Dal sito del Diario del Lavoro Genovesi lancia la proposta: il sindacato chieda al Governo di rendere obbligatoria la vaccinazione contro il Covid.

I diritti individuali o convivono con i diritti collettivi oppure sono lesivi di una concezione democratica delle relazioni sociali. Anzi solo dentro tutele collettive si possono meglio distinguere e rafforzare i diritti individuali. Per tanto, di fronte alla tutela della salute che è un bene comune, il limite alla libertà individuale diventa il dovere di ognuno di noi di prendersi cura degli altri, a partire da chi, pur volendo  non può vaccinarsi e quindi è più esposto, e in generale a tutela dei più fragili.

Per questo, pur consapevole della delicatezza del tema, ritengo che non possano esserci furberie, ambiguità o peggio un “gioco del cerino” tra le stesse forze politiche e di Governo ed ogni giorno che passa alimenta solo caos e tensioni, soprattutto in vista di un ritorno a lavoro, dopo la pausa agostana. Dobbiamo essere noi che chiediamo al Governo di procedere ad un intervento legislativo chiaro che sancisca l’obbligo vaccinale per tutti e tutte, ovviamente salvaguardando chi non può per ragioni mediche vaccinarsi e prestando maggiore attenzione ai soggetti più fragili. Il Governo non può scaricare su altri responsabilità che devono essere prima di tutti del decisore istituzionale e che poi devono vedere – questo sì – protagonisti tutti i soggetti, comprese aziende e organizzazioni sindacali.

Ovviamente tutti siamo consapevoli che il vaccino per quanto riduca di molto sia il rischio a contrarre la malattia sia la sua manifestazione più pericolosa (ricovero, ecc.) non è risolutivo e non porta al rischio zero. Per tanto anche di fronte all’obbligo vaccinale, fondamentale rimane il rispetto dei protocolli sanitari connessi a distanze minime, mascherine, igienizzazione degli strumenti e degli spazi di lavoro, misurazione della temperatura all’inizio della prestazione, all’ingresso in mensa, ecc. oltre che rafforzare al massimo con mezzi e risorse quelle realtà più complesse, a partire da scuola e trasporti pubblici. Per questo continueremo a pretendere il rispetto dei protocolli anti Covid e sosterremo le rivendicazioni per la massima sicurezza possibile nelle scuole e sui mezzi pubblici.

Inoltre occorre che l’autorità sanitaria rafforzi il tracciamento dei singoli non vaccinati. Anche sulla vicenda privacy si rischia, infatti, di compromettere il giusto equilibrio tra tutela dell’uso dei dati personali e dovere del pubblico a garantire la salute e sicurezza delle persone. Oggi il paradosso è che non si pongono di fatto limiti a soggetti privati (come Amazon, Facebook, ecc.) a tracciare i nostri comportamenti e orientamenti in tutti i campi a fini commerciali, ma qualcuno vorrebbe porre limiti che, ad eseguire tracciamenti degli spostamenti e contatti sia il Pubblico/lo Stato.  Pubblico che invece deve agire al massimo delle potenzialità che la tecnologia offre,  per  un interesse legittimo e primario (la salute pubblica) e che sicuramente potrebbe dare più garanzie e tutele sull’uso dei dati stessi, rispetto ad una multinazionale privata.

Ovviamente ognuno deve fare la propria parte, compreso il sindacato: per questo sarebbe utile e saggio che si costituiscano già nei prossimi giorni in tutte le aziende comitati per la vaccinazione (ricorrendo ai comitati con RSU e RLS previsti dai protocolli vigenti), anche per rendere operativo il protocollo sulle vaccinazioni nei luoghi di lavoro.

In particolare dobbiamo essere noi, espressamente e formalmente, a chiedere al Governo un provvedimento legislativo  che preveda l’obbligo di vaccinazione e che rimandi alla contrattazione collettiva la gestione della fisiologica fase transitoria (2/3 mesi) per governare nei posti di lavoro l’obbligo stesso (per  riorganizzazione dei turni mensa o sostituzione mensa con pasto caldo in cestino, ticket, ecc., attivazione di postazioni singole fino a che tutti non si siano vaccinati, definizione delle certificazioni mediche necessarie per esenzione,  riorganizzazione dei turni o del lavoro in remoto per avere meno contatti con altri, riorganizzazione delle squadre, ecc. sempre in attesa di vaccinarsi, ecc.). Insomma rivendichiamo che la legge, che impatterà sui luoghi di lavoro, sia condivisa e se possibile “definita” insieme alle forze sociali per gli impatti che avrà dentro le aziende.

Il provvedimento dovrebbe inoltre: prolungare la validità dei protocolli anti Covid almeno fino a Giugno/settembre 2022, tenendo il tutto monitorato insieme alle parti sociali; codificare le procedure di certificazione medica per l’eventuale esenzione e per identificare in modo stabile e permanente, anche ai fini assicurativi e previdenziali, la figura del “lavoratore fragile”, questo anche alla luce di possibili nuove pandemie. La legge dovrebbe riconoscere le giuste tutele (trattamento di malattia e non cumulabilità con i periodi di comporto) sia per i lavoratori in quarantena che, si pensi agli impatti previdenziali, per gli stessi fragili (si veda da ultimo il messaggio INPS del 6 Agosto 2021 che invece va in direzione opposta). Occorre prevedere modalità certe ed efficaci per assicurare il tracciamento in automatico per tutti coloro che non si sono ancora vaccinati ricorrendo al potenziamento di strumenti come Immuni ecc.

Infine se poi dovesse rimanere – invece – la possibilità di non vaccinarsi, perché l’obbligo sarebbe quello del green pass (che a parer mio genererà solo più caos nella gestione concreta e per questo ritengo strategica la vaccinazione obbligatoria), non può passare che per chi sceglie di non vaccinarsi – e quindi di fatto obbligato a fare un tampone ogni 2 giorni – il costo di questo ultimo sia a carico delle aziende (che nella pratica potrebbe voler dire solo delle grandi) o della collettività solo per i lavoratori.  Cosa diversa e più giusta è invece un’azione più generale per rendere il costo del tampone gratuito per i più fragili e chi non può vaccinarsi, e  più accessibile a tutti gli altri, vaccinati e non, lavoratori e cittadini, precari e pensionati, disoccupati e casalinghe, autonomi e subordinati, introducendo un prezzo calmierato (se non fosse possibile la gratuità universale), come fu per le mascherine, quando venne fissato dal commissario straordinario un prezzo massimo.