30.01.13 Nome e cognome “nuovo modello di sviluppo”, segni particolari “sostenibile, legale, di qualità”:  nessun dubbio su cosa scrivere nella carta di identità del  progetto presentato oggi dalla Fillea Cgil, la prima categoria della Cgil che, a distanza di due giorni dalla presentazione del “piano del lavoro”  fatta da Susanna Camusso al Palalottomatica,  prova a dare traduzione concreta e coerente a quel piano, calandolo nella realtà di  un  settore, quello dell’edilizia  - legno arredo – materiali da costruzioni ed escavazione - ed alcune piccole nicchie di particolare pregio come il restauro,, l'archeologia, gli interni per la nautica e per i caravan - che più di altri sta risentendo degli effetti dirompenti della crisi  ma  che - al tempo stesso -  più di altri può fare la differenza nella costruzione di una strategia di uscita dalla crisi. "We Want Work" il titolo dell'Assemblea di programma degli edili Cgil, dove sindacato, associazioni datoriali e e politica si sono confrontati sui temi della crisi e sulle proposte Fillea per portare fuori dal tunnel il settore. Presenti Susanna Camusso, Walter Schiavella, Paolo Buzzetti, Roberto Snaidero, Guglielmo Epifani, Stefano Fassina, Massimiliano Smeriglio e coordinamento del dibattito affidato a Giorgio Pogliotti del Sole 24 Ore.


Fare la cosa giusta: questo propone la Fillea con la scelta irreversibile della sostenibilità,  unica opzione possibile per coniugare sviluppo economico, salvaguardia ambientale e tutela sociale.
E se diseguaglianza sociale e collasso ambientale rappresentano il  prodotto dell’azione sinergica del liberismo esasperato e della globalizzazione, se la crisi che stiamo attraversando è crisi economica, di un sistema industriale e più in generale di un modello di sviluppo, per la Fillea c’è una sola strada possibile da percorrere: abbandonare un modello di sviluppo basato sul consumo illimitato delle risorse e  scegliere un modello ancorato alla sostenibilità sociale ed ambientale.
Territorio, casa, energia sono le priorità del paese, costruire altro e diversamente è la strategia per dare risposta a quelle priorità. E allora ridefinire il modello industriale significa intervenire a tutto tondo su un sistema complesso, dai processi di produzione agli strumenti ai materiali al prodotto, al lavoro stesso, la sua qualità ed evoluzione rispetto alle innovazioni.
7 le proposte della Fillea per rilanciare il settore  nel segno dell’utilità sociale e ambientale, del miglioramento della qualità del vivere, e soprattutto all’insegna della qualità dell’impresa e del lavoro, capaci di dare un impulso al settore, riavviare l’economia, recuperare centinaia di migliaia di posti di lavoro, in gran parte qualificati, e generare un processo virtuoso su tutta la filiera del materiali da costruzioni e degli arredi.

 

I progetti riguardano il  riassetto idrogeologico, la riduzione consumo di suolo, la riqualificazione urbana, l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, la  prevenzione sismica, le infrastrutture.  


LA CRISI NEL SETTORE
dal 2009 nel settore hanno perso il lavoro 120.000 persone l'anno, 328 al giorno. I dati congiunturali di crisi, la più devastante dal dopoguerra, segnano un record negativo storico per le costruzioni, che vede nero da 20 trimestri consecutivi:  perso il 30% della produzione ed il 40% degli investimenti pubblici, tra il 2008 ed il 2010 il crollo del fatturato complessivo è stato di oltre il 16%.  
60.000 le imprese fallite e 550.000 posti di lavoro persi, la metà nel solo settore dell'edilizia, dove si registra una caduta verticale rispetto al 2008 di tutti i valori: - 400.000.000 le ore lavorare, - 2 miliardi la massa salariale.
Ad eccezione di una tendenziale ripresina per il settore dei lapidei, molto proiettato all’export,  per tutti i comparti  numeri da brividi, con il crollo della produzione nel cemento calce gesso, scesa del 40%, e nei laterizi e manufatti in cemento, dove il calo arriva al 50%, avvicinandosi al 60% nella produzione di prefabbricati.  Nel legno arredo 52mila gli addetti spariti in 5 anni, con loro 10mila aziende ed un calo della domanda interna del 40%, con previsioni per il 2013, così come per gli altri comparti, di caduta libera.
Per l’edilizia, la previsione è che in sei anni, dal 2008 al 2013,  il settore avrà perso circa il 30% degli investimenti e si collocherà sui livelli di attività più bassi degli ultimi 40 anni.  Qui soffrono tutti i rami produttivi, ad eccezione della riqualificazione dell’esistente: le nuove abitazioni (-54,2%, in sei anni), l’edilizia non residenziale privata (-31,6%), le opere pubbliche (-42,9%). Solo il comparto della riqualificazione degli immobili residenziali mostra una tenuta dei livelli produttivi (+12,6%).


LE RESPONSABILITA’ DEI GOVERNI  PRECEDENTI…
L’assenza di risorse ed il peso di politiche economiche orientate esclusivamente al contenimento del debito e i conseguenti effetti distorsivi nella distribuzione del reddito, hanno generato conseguenze drammatiche sui volumi produttivi, sulle imprese e sul lavoro. Le politiche messe in atto dal governo Berlusconi e  quelle realizzate in questo ultimo anno dal governo Monti hanno, quindi, finito per aggravare gli effetti di una crisi, che aveva già componenti strutturali, sommando ad essa quelli di una congiuntura economica particolarmente sfavorevole.
La scelta di affiancare alla riduzione delle capacità di spesa dello Stato e delle famiglie una sostanziale e costante opera di deregolazione, ha prodotto da un lato l’indebolimento della qualità delle imprese spinte ad una forte concorrenza al ribasso utilizzando molteplici forme (subappalti selvaggi, falso lavoro autonomo, utilizzo distacchi comunitari, etc.), dall’altro un aggravamento della destrutturazione del lavoro in termini di stabilità e diritti. L’elusione e l’evasione fiscale e contributiva prodotta dal lavoro nero ed irregolare (oltre 400.000 unità stimate) assomma ormai a circa 30 mld di euro e costituisce la via principale di consolidamento nel settore delle economie criminali, facendo della questione legalità la vera emergenza da affrontare attraverso necessari interventi di sistema sul mercato degli appalti, sulla qualificazione delle imprese, sulla regolarità del lavoro e, naturalmente, sul rafforzamento dei controlli e delle misure preventive.


…E QUELLE DEL PROSSIMO GOVERNO
Anche qui, dalla Fillea la richiesta: fare la cosa giusta, a partire dal rafforzamento del ruolo regolatore dello stato, cui la Fillea chiede di un ruolo attivo ed autorevole nella definizione delle norme, nel controllo della loro applicazione, nel contrastare e punire chi le elude. Per la Fillea necessario intervenire per regolare il mercato ed il sistema degli appalti; introdurre la  tracciabilità dei pagamenti a 300 euro; approvare  una normativa sulla qualificazione delle imprese; contrastare la crescita di illegalità e irregolarità; estendere  il Durc per congruità anche ai lavori privati così come previsto dagli accordi sottoscritti dalle parti sociali del settore;  bloccare l’espansione degli interessi criminali nel sistema delle imprese e negli appalti;  estendere la responsabilità penale anche alle imprese che utilizzano la manodopera illegale fornita dai caporali;  restituire un futuro produttivo alle aziende sequestrate e confiscate alle mafie.

 

IL VIDEO INTRODUTTIVO

 

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IL DIBATTITO - VIDEO

Ciro "il muratore perfetto"

il saluto di Schiavella, la presentazione delle proposte di Alessandra Graziani, centro studi Fillea

Si apre il dibattito, con Giorgio Pogliotti, Walter Schiavella e Guglielmo  Epifani

Pogliotti e Paolo Buzzetti

Pogliotti, Roberto Snaidero e Stefano Fassina

Pogliotti e Massimiliano Smeriglio

Ultima domanda di Pogliotti a Susanna Camusso e Walter Schiavella