Al Direttivo nazionale Fillea Alessandro Genovesi ha illustrato le ragioni della mobilitazione del 25 maggio: al primo posto pensioni ed ammortizzatori sociali. Casa Italia piano del lavoro?

19.05.17 “Pensioni e ammortizzatori sono il primo punto della piattaforma unitaria, perché la fase 1 del confronto con il Governo, pur segnando alcuni avanzamenti, sconta il peccato originale di una mini riforma fatta partendo dalle risorse per giungere alle platee e non il contrario, come sarebbe stato giusto. L’Ape agevolata per gli edili ne è la prova più lampante, perché il principio sancito sulla carta per cui i lavori - e quindi l’aspettativa di vita - non sono tutti uguali, viene poi svilito da paletti enormi che, in sostanza, consentiranno di accedere all’Ape agevolata a meno di 2mila lavoratori sui 23mila edili anziani che ancora stanno sulle impalcature. Per questo l’Ape agevolata, così come è, per noi sa di truffa.” E’ quanto ha detto oggi il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi, illustrando al Direttivo Nazionale della categoria i temi al centro della mobilitazione nazionale degli edili indetta da Fillea Filca Feneal per il 25 maggio, con manifestazioni a Bologna, Roma, Bari, Palermo, Cagliari.
Per il segretario “sembra quasi che il legislatore non sappia che il nostro è un lavoro discontinuo per definizione, che il settore ha conosciuto dal 2009 ad oggi una crisi enorme, con oltre 800 mila posti di lavoro persi ed una speculare crescita di lavoro nero, grigio e sotto denuncia di ore lavorate, e che tutto questo contribuisce a rendere la pensione per un edile semplicemente un miraggio.”
E mentre si sogna la pensione, si mette a rischio la propria vita e quella dei colleghi “negli ultimi anni gli infortuni mortali tra i lavoratori anziani sono cresciuti enormemente, nel 2016 il 22% del totale delle vittime aveva più di 60 anni” ha ricordato Genovesi “mandare gli edili anziani in pensione è innanzitutto un atto di giustizia, ma anche una leva per favorire quel ricambio generazionale e professionale necessario ad affrontare la nuova sfida delle costruzioni, quella che il Cresme chiama il primo ciclo dell’ambiente costruito, fatto più da rigenerazione, antisismico, risparmio energetico che non da nuove edificazioni” sfida che non può giocarsi senza l’obiettivo del “lavoro sicuro e professionalizzato, in grado di accompagnare la riconversione di questo settore strategico.”
Piano periferie, riqualificazione dell’edilizia popolare residenziale, piani straordinari di manutenzione delle infrastrutture esistenti, a partire da strade e viadotti “quanto lavoro si potrebbe creare, e quanto bene farebbe al nostro territorio dare gambe, risorse, tempi certi a tutto questo?” dunque il tema delle opere e di un nuovo slancio agli investimenti pubblici, che gli edili di Cgil Cisl Uil porranno con la loro mobilitazione, chiedendo di rafforzare la parte contenuta prima nel Documento Connettere l’Italia poi nell’Allegato al DEF 2017 “perché, al netto di casi di illegalità, mancato collaudo, crolli legati a scarsa qualità dei materiali, ecc., siamo di fronte all’esaurirsi del ciclo di vita di molte opere. I numeri parlano da soli: il 65% delle infrastrutture stradali e autostradali risalgono agli anni 60 e 70, solo il 10% e stato sviluppato negli ultimi 25 anni. La rete stradale italiana è una rete matura che sarà sempre di più, nei prossimi 5 anni, sottoposta ad un rapido incremento di malfunzionamenti/guasti/crolli.”

Serve allora una “mappatura minuziosa di tutte le strade e un piano straordinario di manutenzione. Per questo chiediamo che i 500 nuovi assunti all’Anas siano tutti tecnici ed operai” e che  “con Autostrade e concessionari vengano siglati contratti almeno triennali per le manutenzioni” e che si chiuda “la babele sull’80-20 relativamente ai lavori in house e, anzi, si mettano fuori patto tutte le risorse destinate alle manutenzione straordinarie.”

Su Casa Italia, che per Genovesi potrebbe essere “il vero Piano del Lavoro di cui il paese ha bisogno” arriva infine dalla Fillea la critica al Governo “rimettendo tutto nel cassetto non si rinuncia solo ad un intervento per il nostro settore, ma anche e ad un riposizionamento strategico di gran parte della propria economia nazionale, in quanto la messa in sicurezza del territorio, la prevenzione sismica, il risparmio energetico, la riqualificazione e salubrità del costruito sono moltiplicatori di sviluppo e fattori di equilibrio finanziario generali. Quello che serve è invece pianificazione, multi settorialità, certezza di risorse, implementazione e dialogo tra politiche per tenere insieme la riconversione di un settore con le politiche più generali per il territorio. In sostanza una visione di riconversione in un’ottica di sistema.”

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