Sindacato Nuovo, luglio 2020. La voce dei Sindaci delle aree interne. Problemi e prospettive della Strategia nazionale. A cura della redazione.

La crisi (sanitaria, economica e sociale) che stiamo attraversando ci obbligherà a verificare le scelte di politica definite negli ultimi decenni. Difficile immaginare che tutto debba funzionare come prima e che sia sufficiente “ricostruire” il Paese com’era prima della pandemia per aver risolto i problemi. È un errore che abbiamo già visto commettere ai tempi del terremoto del 2016/17. “Ricostruiremo tutto com’era e dov’era” disse un capo del Governo più veloce nelle parole che nei ragionamenti. Ci accorgemmo poi che quel terremoto aveva colpito territori già fragili e abbandonati a loro stessi sia dalla politica che dalle dinamiche demografiche e sociali.

A leggere il bel libro “La voce dei sindaci delle aree interne”, Rubbettino, si ha la sensazione che la strategia delle Aree interne (Snai) sia oggi ancor più giusta e necessaria di prima, tanto da poter essere estesa e rafforzata fino a farne diventare uno degli indirizzi di programmazione dell’intero Paese. Non solo per la dimensione demografica e territoriale che hanno le 72 aree interne selezionate. Ma per la metodologia usata nella loro individuazione e nella condivisione dei programmi di intervento da finanziare con risorse specifiche e vincolate.

Il libro è davvero un’opera collettiva, un “corale” si direbbe in musica. Dove sia le note di chi l’ha curato (Sabrina Lucatelli e Franco Monaco), sia gli interventi di chi ha inventato e avviato la Snai (a partire da Fabrizio Barca) lasciano davvero voce ai sindaci di quei territori: alla molteplicità delle situazioni e delle scelte. Nell’unicità della metodologia perseguita. Anche in questo il libro è originale e innovatore. Nel portare, finalmente, sotto i riflettori una parte importante del tessuto amministrativo e istituzionale del Paese. In controtendenza rispetto alla solita passerella delle Città Metropolitane e delle Regioni. Una passerella che si è dimostrata piuttosto fragile e scricchiolante nella crisi che stiamo attraversando. Anche in questo la Snai può essere presa a modello. Invece che limitarsi a un rapporto tra Governo nazionale e Regioni (o affidarsi all’ennesimo “commissario straordinario”) la gestione della Snai ha significato stabilire relazioni continue e dirette con i sindaci degli oltre 1000 Comuni interessati. In questo il gruppo di lavoro che ha gestito la Snai fino al 2019 (a partire da Sabrina Lucatelli e dai suoi collaboratori) hanno il principale merito: non bypassare nessun livello istituzionale ma promuoverne ed esigerne un’azione programmatoria coordinata, a partire dalla collaborazione (che sappiamo tutt’altro che spontanea) tra comuni limitrofi. Affidando ai sindaci, come è giusto, il compito di interloquire con i propri cittadini e le numerose e diffuse associazioni per “rappresentare” davvero la comunità. E supportarli dal lato tecnico quando necessario. In modo da allargare i confronti sociali e praticare nel lavoro quotidiano quella “coesione territoriale” di cui parla Barca.

Tra le tante sensibilità e i concreti temi toccati dalle voci dei sindaci, vorrei sottolinearne solo alcuni che vanno oltre l’ambito dei servizi essenziali (che restano in ogni caso imprescindibili) perché li ritengo di portata generale e di grandissima attualità in quanto obbligano a ripensare il sistema di welfare fin qui conosciuto. E ci inducono a ragionare, al contrario di quanto si possa immaginare, in senso induttivo: dalla specificità territoriale una ricetta generale per il Paese. Non vi è dubbio che le aree interne spingono per una assistenza sanitaria più territoriale e meno concentrata nei pronto soccorso degli ospedali. Servizi di assistenza e prevenzione diffusi nei territori significa agire per evitare l’emergenza. Questa ricetta è utile non solo alle aree interne ma anche alle città, come abbiamo visto durante la crisi sanitaria del Covid19. Per quanto riguarda gli anziani non autosufficienti l’assistenza domiciliare è ciò che evita le sciagure delle case di riposo. E l’assistenza è necessario garantirla anche agli anziani autosufficienti che vivono spesso in solitudine nei borghi e nelle frazioni delle aree interne (o nelle periferie delle città). Servizi più diffusi necessitano di più occupazione nel sistema sanitario e assistenziale e un ruolo più strutturato e riconosciuto del terzo settore. 

Il secondo punto di qualità in grado di contrastare lo spopolamento è il sistema scolastico. In questo caso la fragilità delle aree interne è evidente. Spesso i campanilismi impediscono investimenti in plessi scolastici di qualità che sono essenziali per la crescita delle competenze e il mantenimento della popolazione insediata con figli.

Infine le infrastrutture (sia pesanti che leggere). Occorrono strade sicure e trasporti pubblici su ferro e su gomma in grado di garantire la mobilità necessaria per rendere compatibili lavoro e residenza. Su tutti questi temi l’investimento in nuove tecnologie può essere un’opportunità in più per le aree interne. Su tutti questi temi sarebbe necessario agire anche nelle periferie delle città.

Le voci dei sindaci parlano di molte altre questioni essenziali. Le attività economiche da attrarre ma soprattutto da creare sul posto, in base alle specifiche potenzialità locali. Il turismo come volano di valorizzazione e sviluppo: ma un turismo di qualità, attratto dal patrimonio storico, culturale e paesaggistico. Insomma, una delle lezioni importanti che viene dalla lettura di questo bel libro è che il “territorio” con le sue specificità è il vero bene comune da mantenere e valorizzare. E anche questa è una indicazione da adottare a livello generale di Paese.        

Leggendo “La voce dei sindaci” si ha la certezza confortante che, tra mille difficoltà, esiste un Paese vivo che si rimbocca le maniche per superare le proprie difficoltà e l’abbandono in cui spesso è relegato. E, dall’altra parte, che quando lo Stato, come è accaduto con la Snai, appare “fatto di persone” e non di regolamenti e procedure, la combinazione locale-generale è davvero praticabile e proficua. 

C’è da augurarsi che la Snai continui a lavorare con le metodologie fin qui sperimentate e a portare avanti i progetti approvati con la stessa efficacia degli anni scorsi.

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