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Sindacato Nuovo, Aprile 2021. Dalla pandemia il nuovo paradigma dell’unione è programmazione, green economy, digitale, sostenibilità sociale e coesione. Intervento di Emanuele Felice, Economista Università ”G. d’Annuzio” di Chieti-Pescara

La pandemia globale ha avuto due conseguenze, sul piano geopolitico ed economico, di grande impatto. Una di cui dovremmo preoccuparci, l’altra che invece apre qualche speranza. La prima è il rafforzamento della Cina e dell’appeal del suo modello di «capitalismo autoritario», come l’ha definito Branko Milanovic (Capitalismo contro capitalismo, Laterza, 2020). Un’ascesa, quella del gigante asiatico, che peraltro era già in atto prima del Covid, come sappiamo. Ma che adesso pare rafforzarsi.

L’altra conseguenza sembra però positiva, e riguarda invece il campo delle democrazie. Si tratta dell’arretramento delle fascinazioni populiste e sovraniste. Un arretramento sancito, negli Stati Uniti, dalla sconfitta di Trump, nella quale probabilmente anche la disastrosa gestione della pandemia ha avuto un ruolo. In Europa, l’arretramento è stato dovuto al modo in cui l’Europa ha reagito alla crisi: con politiche espansive, di stampo keynesiano; cioè con la messa in campo di risorse consistenti, per rilanciare la crescita e indirizzarla verso un nuovo modello di sviluppo. Sono risorse che fanno gola a molti, ovviamente. Al punto da avere contribuito a che il principale partito sovranista italiano, la Lega, sostenesse un governo di unità nazionale, presieduto da Mario Draghi. L’europeista per eccellenza.

Che le forze anti-euro e sovraniste, forze di estrema destra, si ridimensionino e perdano consensi in tutto l’Occidente è, di per sé, un fatto positivo; a prescindere dalla sincerità o meno della loro conversione. È positivo anche per l’Italia. Dobbiamo però riconoscere che tutto ciò apre un problema politico: giacché le scelte da fare sull’utilizzo del Recovery Plan, anche se già incanalate in alcuni grandi ambiti stabiliti dall’Unione Europea (transizione energetica, innovazione digitale, coesione sociale), non sono affatto neutre, né tantomeno scontate. Queste risorse avranno un impatto notevole sull’economia e la società italiana per i prossimi anni e le forze riformiste e di sinistra, che pure sostengono Draghi, devono ora misurare la loro visione e i loro progetti con quelli della destra, ugualmente rappresentata al governo. A maggior ragione sarà utile quindi mettere alcune idee in chiaro. 

Prosegui la lettura su Sindacato Nuovo, pag. 6 e 7 >

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