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Sindacato Nuovo, gennaio 2024,  pag. 1-3. Abbiamo davanti un anno impegnativo: l'editoriale di Alessandro Genovesi. 

Mi si permetta prima di tutto di augurare “un buon 2024” ai dirigenti, delegate e delegati, militanti della nostra Fillea Cgil e della nostra Confederazione. Un augurio che estendiamo ai sempre più numerosi lettori di SN esterni alla nostra organizzazione e che, per motivi professionali, politici, culturali e anche di “simpatia” consideriamo parte della nostra comunità.

Il 2024 sarà un anno impegnativo ed importante. Impegnativo per le tante scadenze che ci attendono: la finanziaria dispiegherà i suoi effetti – o meglio – non produrrà quei cambiamenti necessari di fronte alle difficoltà sempre più palesi dell’apparato produttivo; sarà l’anno della contro riforma fiscale, con ancora meno progressività e con più vantaggi solo per i redditi alti proprio quando, invece, tra Finanziaria fatta a debito e nuovo patto di stabilità avremmo bisogno di più giustizia fiscale, di tassare le varie ricchezze e provare a recuperare i 120 miliardi di evasione che ogni anno si producono, pena una nuova stagione di tagli a scuola, sanità, servizi sociali, trasporti pubblici, cultura che già non se la passano bene…

Il 2024 sarà anche l’anno del tentativo della destra di riformare le nostre istituzioni e stravolgere la nostra carta costituzionale, in quel mix di Presidenzialismo da un lato e Autonomia differenziata dall’altro che renderanno ancora più fragile la nostra democrazia e ancora più esasperanti i divari sociali e territoriali. 

Il 2024 segnerà un’importante stagione di rinnovi contrattuali (pensiamo solo al settore dell’edilizia, per stare “in casa Fillea Cgil”) dove dovremo, in continuità con i positivi rinnovi del 2018 e 2022, dimostrare la qualità e la tenuta del nostro sistema di relazioni industriali che tanto ha portato in termini di salari e diritti, alle lavoratrici e lavoratori delle costruzioni. Forti di risultati e consensi che hanno, pur nelle mille difficoltà della fase, fatto avanzare la nostra capacità – dentro e fuori i cantieri, le fabbriche, gli uffici – di stare sul pezzo. Dalla parità dei CCNL in edilizia sancita nel 2018 e consolidata nel 2022, con importanti innovazioni di cui le ultime recenti code contrattuali (si veda l’ultimo numero di SN) sono parte integrante, ai risultati ottenuti in termini normativi (congruità e non solo), alla vittoriosa vertenza nel rinnovo dei CCNL del Legno a livello Confindustriale e PMI (vedi sintesi CCNL Confapi Legno). Sapendo che molto rimane da fare: in edilizia concentrandoci sulla tenuta salariale e negli impianti fissi per una vertenza – quello dei rinnovi dei CCNL artigiani – che non potrà non portarci anche a momenti di denuncia e mobilitazione contro le chiusure irresponsabili delle associazioni datoriali. 

Ma il 2024 sarà anche l’anno dove dovremmo fare i conti con la messa a terra “vera” del PNRR, con la missione 3 (grandi opere) e la missione 5 (rigenerazione urbana), pena una sconfitta di tutti, del sistema paese, delle nostre imprese, della capacità di rimanere competitivi dentro la nuova divisione internazionale del lavoro. Nel 2024 il PNRR dovrà essere, se non per quantità almeno per qualità visti anche i tagli operati (quelli che il Governo chiama “rimodulazione del PNRR”, ma che sono tagli e basta), la vera alternativa alla crisi occupazionale che la gestione pessima che questo Governo ha fatto dei vari bonus edili, produrrà. Con una vertenzialità che per noi rimane aperta: questa destra ha di fatto boicottato la direttiva UE “case green” e reso la possibilità di avere case più efficienti in termini energetici e più sicure in termini sismici (in un Paese dove il patrimonio immobiliare produce il 40% di tutta la Co2 e dove 3 italiani su 4 sono in aree a rischio terremoti e/o dissesto idrogeologico) opportunità solo per i ricchi. Con buona pace di ogni politica di rigenerazione urbana, di riqualificazione delle periferie, di sostegno ai redditi più bassi. 

Il 2024 sarà, infine, l’anno di entrata a regime del nuovo Codice degli Appalti. 

Al riguardo dobbiamo quindi essere consapevoli della portata delle questioni che dovremmo affrontare, ma anche dei nostri punti di forza. 

Sul PNRR prosegue infatti l’azione di presidio sindacale e politico di tutte le grandi opere da parte della struttura nazionale e delle compagne e compagni del territorio, continuando a sottoscrivere importanti accordi che vanno, come sempre, fatti vivere prima di tutto tra i lavoratori. 

Sulle vertenze per una giusta rigenerazione urbana, che vuol dire anche una giusta transizione industriale, forti delle positive esperienze fatte con l’associazione Nuove Ri-Generazioni e con diverse Camere del lavoro, in coerenza con il Manifesto della Fillea Cgil dell’estate 2023. 

Sulla gestione del nuovo Codice Appalti, non solo continuando ad utilizzare tutti gli strumenti previsti dalla norma e che questo Governo non ha avuto la forza di toccare (dalla parità di trattamento economico e normativo tra lavoratori in appalto e lavoratori in subappalto alla congruità, ecc.), continuando anche nella positiva interlocuzione con l’ANAC, ma esportando l’intesa raggiunta a Roma con la sottoscrizione (si vedano gli articoli in questo numero di SN) di uno specifico protocollo per le opere Giubileo 2025. Un accordo ora da generalizzazione e che rappresenta un precedente utilissimo per una stagione 2024 di contrattazione preventiva a tutto campo con il maggior numero possibile di stazioni appaltanti. 

Obiettivo: sempre quello che ci siamo dati, anche partendo dall’ultimo congresso nazionale svolto a febbraio scorso a Modena. Qualificare il lavoro, qualificando e facendo crescere imprese e filiere, migliorando così i prodotti e processi finali a vantaggio di cittadini, ambiente e comunità locali.

Ovviamente in una stretta connessione tra vertenze di categoria, alimentazione continua di partecipazione di lavoratrici e lavoratori e strategie confederali.

Nel 2024 dovremmo dare continuità all’azione che da mesi ci vede in campo come Cgil sul fronte della difesa democratica, insieme alle associazioni, alle forze politiche progressiste, alle tante esperienze di neo mutualismo, e insieme alla UIL (senza mai rinunciare ad una possibile unità di azione anche con la CISL) per difendere al contempo le ragioni del lavoro, il welfare pubblico, un ruolo attivo dello Stato nella programmazione e nel rilancio economico del Paese. 

Sapendo che non viviamo sotto una campana di vetro, che il mondo intorno a noi continua a girare e, purtroppo, a concedere alle armi sempre più spazio rispetto alla voce della politica e della diplomazia. Anche per questo il 2024 sarà un anno importante. 

Sarà l’anno in cui si rinnoverà il Parlamento Europeo, chiamando il mondo del lavoro (si vedano gli articoli sul recente congresso europeo) a farsi parte attiva. Contro chi, soffiando sul fuoco dei nazionalismi, vuole un’Unione Europea debole, ignava, poco più di un’area di libero scambio, ma anche contro chi pensa che l’Europa così come è vada bene, per cui la parentesi del Covid va presto chiusa per tornare all’ingiusta e fallimentare politica dell’austerità. 

No! Le forze del lavoro dovranno essere in campo perché si realizzi, ora o mai più, quell’Europa del modello sociale forte, della democrazia partecipata e della pace, per cui si possa essere, con l’esempio prima di tutto, motore di un mondo più giusto e sostenibile. 

Ecco il 2024 dovrà essere l’anno dell’impegno per perseguire, con ancora più tenacia, i nostri obiettivi strategici: attuare la costituzione nel nostro Paese (altro che smantellarla), costruire l’Europa di Spinelli contro la “terza guerra mondiale a pezzi” che da tempo va contaminando il mondo.

Noi dovremmo fare ciò tenendo insieme contrattazione, pratica partecipativa, strategia delle alleanze e protagonismo politico, per unire tutte le forze, idee, esperienze democratiche e progressiste, femministe (si veda da ultimo la grande mobilitazione che il 25 novembre ha portato milioni di cittadine/i in piazza contro ogni forma di violenza e disparità verso le donne) e ambientaliste che sono già in campo ed essere quindi – come sempre è stato nei momenti più complicati della storia – forza dirigente, che mette gli interessi generali sempre e comunque contro egoismi, paure, populismi, rigurgiti autoritari. Parlando anche alla parte più avanzata delle imprese, delle professioni, dei ceti medi per disarticolare quel “grumo” di corporativismi, rendite, parassitismo che sta alimentando le peggiori pulsioni di questa destra reazionaria.

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