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12.12.11 Non e' possibile che "a pagare l'esigenza di risanamento del Paese siano solo lavoratori e pensionati", e che per questo motivo "vedremo sulle impalcature i lavortatori con le badanti". E' netto il giudizio di Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, sulla manovra del governo, contro la quale oggi Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato tre ore di sciopero nel Paese.

Secondo il leader degli edili della Cgil, intervistato da LABITALIA, infatti, "di fronte a un'esigenza di risanamento del Paese si e' proposta una manovra che ha tratti profondi di iniquita' e che non affronta in maniera adeguata un nodo fondamentale che e' quello della crescita e dello sviluppo: l'iniquita' finisce per scaricare su lavoratori e pensionati il peso principale della manovra". Un provvedimento che porta Schiavella a dire che, "al di la' delmetodo, a me sembra in continuita' con quanto avvenuto in precedenza: su questo terreno le forze sociali hanno trovato un punto di sintesi".Forze sociali che da tempo, in modo unitario, hanno sollevato il problema della crisi del settore delle costruzioni che in tre anni ha lasciato sul terreno 300mila posti di lavoro persi.

Schiavella ricorda, infatti, "gli Stati generali delle costruzioni dell'anno scorso quando sindacati e imprese insieme, davanti a Montecitorio, dicemmo no alla politica del governo di allora che non sosteneva la crescita e non dava risposte al settore per affrontare la crisi". "A un anno di distanza, con la crisi che si e' aggravata - avverte - e con la prospettiva per il 2012 che e' ancora peggiore, il mondo delle costruzioni scende in modo convinto inpiazza contro questa manovra con ragioni coerenti a quelle di allora".

Per il leader della Fillea, "il costo della manovra cade in gran parte sui lavoratori dipendenti e quindi sul nostro settore, che e' gia' pesantemente segnato dalla crisi, anche in termini di tenuta dal reddito". "Un settore che ha scarsissime protezioni sociali: il lavoratore edile -sottolinea ancora Schiavella- e' doppiamente penalizzato dalle norme inserite in manovra sulla contribuzione massima per avere accesso alla pensione d'anzianita'. Abbiamo detto con una battuta che si rischia di mandare sulle impalcature i lavoratori con la badante".

E al sindacato non va giu' neanche il ritorno dell'Ici "solo per far cassa". "Un'imposizione come quella che si sta prefigurando sulla casa -spiega ancora Schiavella- pone al settore un problema in piu' oltre a quello di equita'. Le risorse derivanti da questa imposizione infatti vanno in gran parte allo Stato e non attivano quel circolo virtuoso che si potrebbe realizzare con una diversa finalizzazione, perche' sono usate solo per far cassa. E poi rischiano -aggiunge- di 'scaricarsi' su un mercato immobiliare chee' gia' di per se' in crisi".

Nella manovra Schiavella vede solo un 'raggio di luce'. "Unica nota positiva -conclude- e' il reperimento di quasi 5 miliardi di risorse per le infrastrutture ma con due grossi limiti: la scarsa presenza di investimenti nel Mezzogiorno, che dovrebbe invece diventare una priorita' per il Paese, e poi l'incertezza che grava suitempi di effettiva erogazione delle risorse rispetto a un settore che ha bisogno oggi di averne".

Lo sviluppo e la crescita si possono realizzare "con una lotta all'illegalita'" nel mondo del lavoro, senza aumentare la "flessibilita', che non e' la strada percorrere", ma con "controlli piu' stringenti", specie nel settore dell'edilizia. E' questa la 'strada' che Walter Schiavella indica al governo che nelle prossime settimane dovrebbe affrontare il dossier della riforma del mercato del lavoro.

Secondo Schiavella, nella manovra del governo c'e' un tema di fondo che non viene affrontato ed e' "la lotta all'illegalita' che in edilizia si declina sia dal versante fiscale che dal versante della qualita' delle imprese che accedono a questo mercato, sia dal versante della qualita' del lavoro e della sua legalita'". "L'edilizia -sottolinea ancora Schiavella- e' un settore che ha forme di grandissima flessibilita' nell'utilizzo della manodopera: e' l'unico settore dove vige la possibilita' di licenziare per fine cantiere o per fine fase lavorativa, dove l'assenza di controlli e l'insufficienza delle norme ha fatto si' che insieme a 300mila occupati in meno ci fossero 400 mila lavoratori in nero, che si sviluppasse una consistente quota di elusione. Tutto questo -aggiunge-non ha salvato certo il settore dalla piu' grande crisi del dopoguerra".

Per il leader della Fillea, l'edilizia e' "la 'dimostrazione vivente' che la flessibilita' non e' la strada, ma la via da percorrere e' piuttosto quella di definire regole chiare al mercato, in termini di qualificazione dell'impresa, per dare regolarita' e trasparenza al mercato del lavoro nel settore".

Per questi motivi, secondo Schiavella, il governo non dovrebbe concentrarsi sul tema "dell'aumento degli strumenti di flessibilita' in uscita o in entrata, ma piuttosto costruire le condizioni perche' le forme di accesso al lavoro siano regolate sostanzialmente nelle modalita' stabilite dai contratti nazionali e che le norme siano applicate con controlli stringenti, per evitare innanzitutto quelli che sono veri 'omicidi del lavoro' troppo frequenti nel settore come il nostro".

FONTE: LABITALIA / ADNKRONOS
 

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