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16.11.11 Un casco di protezione, giallo, incatenato e poggiato sopra tanti pomodori, anch'essi schiacciati dalle catene. E' l'immagine scelta dalla Cgil, e dai sindacati dei lavoratori dell'edilizia e dell'agroalimentare, Fillea e Flai per rilanciare la campagna di mobilitazione nazionale 'Stop Caporalato - Ancora un passo avanti', con cui i tre sindacati chiedono sanzioni per i datori di lavoro che ricorrono ai caporali e tutele per i lavoratori che denunciano situazioni di sfruttamento.
La campagna e' stata presentata a Roma dai tre segretari generali: Susanna Camusso (Cgil), Walter Schiavella (Fillea) e Stefania Crogi (Flai). L'immagine del casco incatenato compare in un volantino, tradotto in 4 lingue, e in una cartolina che i sindacati chiedono di inviare al Presidente della Repubblica. Insieme a migliaia di iniziative su tutti i posti di lavoro, dalle campagne ai cantieri, e soprattutto nelle piazze dove operano 'i mercanti di braccia', sara'al centro della nuova fase della campagna, che Cgil, Fillea e Flai hanno avviato quasi un anno fa, a gennaio 2011, e che ha portato al riconoscimento del reato di caporalato nel dl 138/2011, la cosiddetta manovra di Ferragosto.
Nel testo, il caporalato viene individuato come "intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro" e inserito nel Codice Penale come art. 603-bis. Chi e' riconosciuto colpevole di questo reato, e' ora punito con la reclusione da 5 a 8 anni e con sanzioni pecuniarie.
Ma, dicono Cgil, Fillea e Flai, "questo ancora non basta". "Per fermare il traffico di manodopera - hanno ribadito Camusso, Schiavella e Crogi- occorre riconoscere la responsabilita' dell'impresa e chi accetta di utilizzare manodopera illegale, procacciata da caporali, non rispetta la legge e quindi va punito".
Occorre anche "prevedere una clausola di tutela per i lavoratori che denunciano, in particolare per i migranti sprovvisti di permesso di soggiorno". Sono questi un anello particolarmente debole della catena, "che non possono denunciare i loro sfruttatori -spiegano Cgil, Fillea e Flai- perche', essendo clandestini, rischiano l'espulsione". Per questo, chiedono i sindacati, e' importante garantire a questi lavoratori un permesso temporaneo, unico modo per sottrarli al ricatto dei caporali.
In edilizia poi, dicono ancora Cgil, Fillea e Flai, se si considera nel complesso il lavoro, totalmente e parzialmente irregolare o 'sotto ricatto', si arriva a 400.000 lavoratori interessati. A loro viene chiesto o imposto di aprire una 'falsa' partita Iva, di accettare un contratto part time e fuori busta in nero, di essere sottoinquadrati, di dichiarare meno ore lavorate e di ricorrere ai permessi se gravemente infortunati. L'Italia, spiegano i sindacati, e' il secondo Paese d'europa dopo la Gran Bretgna, per lavoratori autonomi senza dipendenti e, rispetto al 2006, nel 2008, l'aumento delle partite Iva nelle costruzioni e' stato del 208%. Di questi imprenditori o liberi professionisti la gran parte e' straniera.
Prima dell'impegno del sindacato di Corso d'Italia, la piaga dello sfruttamento illegale della manodopera era punita con una sanzione amministrativa da 50 euro. Per questo, Cgil, Fillea e Flai hanno iniziato, a gennaio, a consegnare ai parlamentari di Camera e Senato un articolato che prevedeva pene severe per i caporali e responsabilita' per le imprese che vi ricorrono.
Poi e' iniziata una raccolta di firme, anche sul sito "stopcaporalato.it", che ha toccato quota 20.000 adesioni, mentre in tutte le regioni si sono tenute circa 30 iniziative di sensibilizzazione del mondo del lavoro. Molte personalita' dello spettacolo, del giornalismo e di altri settori lanciano un appello: tra di esse Andrea Camilleri, Margherita Hack, Don Luigi Ciotti, Sergio Chiamparino.
A luglio arriva la risposta dei parlamentari alla campagna 'Stop Caporalato': viene presentato al Senato un testo di legge (prima firmataria e' Colomba Mongiello del Pd), cui aderiscono senatori di maggioranza e opposizione e finalmente l'inserimento dell'art.12 della manovra di Ferragosto, che prevede l'introduzione del reato di caporalato nell'ordinamento italiano.Il sindacato li chiama, e non a torto, 'i numeri della vergogna': sono le cifre che raccontano il triste fenomeno dello sfruttamento illegale della manodopera, il caporalato, spesso legato a vere e proprie forme di degrado e schiavitù.
Secondo la fotografia fornita oggi da Cgil, Fillea e Flai, nel corso della presentazione della campagna di mobilitazione 'Stop Caporalato - Ancora un passo avanti', nell'agricoltura sono circa 400mila i lavoratori che vivono sotto caporale, mentre altri 150mila vivono la stessa condizione di sfruttamento in edilizia. In tutto 550mila lavoratori cui vengono negati anche i piu' elementari diritti e elargite paghe da fame.
Sui campi, dove i piu' colpiti dal fenomeno del caporalato sono i migranti, per i quali il reato di clandestinita' rappresenta un'ulteriore arma di ricatto nelle mani dei 'mercanti braccia', circa 60.000 dei 400.000 sfruttati, dicono i sindacati, vivono in condizioni di assoluto degrado, in alloggi di fortuna e sprovvisti dei minimi requisiti di vivibilita' ed agibilita'.

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