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Referendum

14.03.14 Si è concluso il 24 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea di La Spezia. Di seguito la relazione del segretario uscente Roberto Canale, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Nell’aprire i lavori di oggi, consentitemi innanzitutto di porgere innanzitutto un doveroso ma soprattutto piacevole saluto e un vero ringraziamento a voi tutti delegate e delegati, oltre che agli invitati e ai nostri graditissimi ospiti per la vostra presenza al VIII congresso provinciale della Fillea CGIL di La Spezia. L’appuntamento di oggi della nostra categoria è parte integrante di tutto il percorso congressuale iniziato con le assemblee di base, nei cantieri, nelle fabbriche, un lungo cammino che ci porterà fino alla conclusione l’08 maggio con il congresso della CGIL nazionale, passando attraverso i congressi provinciali confederali e nazionale di categoria il 02-03 aprile. Il congresso, per definizione, è il momento di discussione, di confronto, di sintesi, dove tutti gli iscritti alla nostra organizzazione possono una volta di più esprimersi, portare il loro contributo per analizzare tutto ciò che abbiamo costruito fino ad ora e gettare le basi per il prosieguo nei prossimi quattro anni. Coinvolgere quanto più possibile gli iscritti ma anche i lavoratori nel complesso, raccogliere le idee di tutti, discutere e confrontarsi, magari anche scontrarsi ma sempre con rispetto reciproco, non può che essere sicura fonte di arricchimento per poter lavorare insieme in modo proficuo, onesto e costruttivo. Sono caratteristiche queste peculiari della democrazia intesa in senso lato, e, nello specifico, per ciò che riguarda la CGIL, parte fondamentale del nostro modo di intendere “fare sindacato”. Questo congresso si va ad inserire nel peggiore contesto sociale ed economico, che si potesse mai immaginare. Quello cui stiamo assistendo, quello che le famiglie italiane stanno vivendo, va oltre ogni possibile scenario che oramai nel lontano 2008, sembra distante anni luce, si poteva mai immaginare e che nessuna frase, nessuna analisi sociale, nessun sentimento anche il più profondo e sensibile, può mai spiegare con semplici parole. Solo chi vive quotidianamente queste situazioni, e, lo dico senza presunzione, solo anche chi è tutti i giorni dentro i nostri uffici, riesce a percepire. Per dare un’idea, stiamo parlando complessivamente di oltre 440 mila lavoratori coinvolti in processi di cassa integrazione a zero ore a gennaio che hanno subito un taglio del reddito di 311 milioni di euro, ovvero 700 euro in meno in busta paga per ogni singolo lavoratore. Il tutto frutto delle 81 milioni di ore di cig, richieste e autorizzate, registrate lo scorso mese. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 2 Il congresso è il momento di profonda analisi che dobbiamo fare, dove dobbiamo spingerci a riflettere e a proporre scelte strategiche per il futuro, sapendo che appunto, questa volta è ancora piu difficile che le altre. La discussione deve essere franca, libera, partecipata, dove ognuno deve dare il proprio contributo a costruire una CGIL pronta e forte per affrontare il futuro che ci attende. Per far ciò la CGIL ha elaborato due documenti, di cui il primo, a firma della Segretario Camusso e in cui il 99% del nostro sindacato si identifica, risulta ricco e completo nella trattazione dei delicati temi di stretta attualità, dal pensare ad una politica economica europea vera, a proporre una radicale modifica ed estensione degli ammortizzatori sociali, fino alla modifica della legge Fornero. Ciò che avremo di fronte per i prossimi anni, sarà, consentitemi questa similitudine, come avere un paese, una città, una nazione, rasi al suolo dopo una lunga e falcidiante guerra o un’alluvione di quelle purtroppo sempre più attuali. Lo sappiamo, l’opera di ricostruzione è complessa, in quanto non ci sono dei semplici edifici da costruire, in quanto si tratta di riprogettare tutto l’insieme quello che possiamo definire il piano regolatore, tutto quello che prima era sistema e regole e che ora non si può assolutamente riproporre, pena il correre il rischio di ricostruire nuovamente su zone rosse alluvionabili. Occorre mettere in sicurezza tutto il patrimonio di valori morali che ancora resiste, che è sopravvissuto, cercare nelle macerie che questa crisi ha creato i valori veri che hanno spinto l’Italia a diventare un Paese fra i più industrializzati nel mondo, valorizzando le potenzialità in nostro possesso che sempre ci hanno contraddistinto, ovvero la mano d’opera, la capacità imprenditoriale, e la qualità dei nostri manufatti. Fare questo non è un semplice agire su un interruttore, decidere di dare la svolta per poter ripartire, non sono più gli anni del dopoguerra dove chi aveva un minimo di capacità, decideva di avviare attività e metteva su una ditta, tanto per usare espressioni dell’epoca, qui oggi la situazione è molto più delicata e molto più complessa. Occorre innanzitutto valutare sia gli aspetti psicologici della società, dei lavoratori e degli imprenditori, i quali hanno subito notevoli contraccolpi, dalla difficoltà di poter mantenere attiva la loro occupazione o imprenditorialità, alla mutazione della condizione normativa e sociale stessa. Per fare un esempio di ciò che sto dicendo, cito un fatto che ci deve spingere a porci delle domande per poi approfondire e provare a dare delle risposte: è quello che avviene nel momento in cui si indicono assemblee dove 5 lavoratori partecipano e 10 rimangono a lavorare. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 3 È un’analisi che obbligatoriamente il sindacato deve fare, che la CGIL si vuole porre e la cui triste risposta è verosimilmente articolata, che non si esaurisce in qualche battuta ma che passa anche e soprattutto dal dire che sono situazioni figlie dei tempi moderni, del distacco, dall’individualismo e dal populismo che si è instaurato nella collettività, il tutto patrimonio genetico derivante dal berlusconismo che ci ha pervaso la vita quotidiana devastandola negli ultimi 20 anni. Noi dobbiamo sicuramente lavorare parecchio per riportare la barra del timone al centro, ma allo stesso tempo però gli stessi lavoratori devono svegliarsi da questo stato di torpore, di generazione anestetizzata in cui ci si ritrova. La proposta nostra, a distanza di 64 anni dal piano del Lavoro firmato da Giuseppe Di Vittorio, è il rilancio di un “secondo” Piano del Lavoro. Ci sono infatti analogie nelle condizioni di partenza: l'Italia usciva da una devastante guerra; oggi, dopo un altrettanto devastante crisi economica, c'è ancora bisogno di “ricostruzione” e innovazione. La proposta di un Piano del Lavoro, infatti, nasce dalla ferma convinzione che non si aprirà una nuova stagione di crescita e sviluppo se non si riparte dal lavoro e dalla creazione di lavoro. Un lavoro che invece negli anni è stato “svilito e messo da parte” mentre, parallelamente, la crisi del sistema diventava strutturale. Quindici anni di non aumento della produttività, vent'anni di profitto spostati a rendite finanziarie e immobiliari, un miliardo di ore di cassa integrazione negli ultimi anni, circa quattro milioni di lavoratori precari, sono il quadro del declino del nostro Paese, di un processo di deindustrializzazione che ha visto una forte accelerazione nei cinque anni della crisi. C’è chi sta parlando di Job Act, noi invece parliamo di Job Fact! Oggi siamo nel punto più basso di ciò che è la condizione sociale, imprenditoriale e lavorativa che si possa ricordare se non addirittura sapere, dobbiamo dare una svolta a ciò che stiamo vivendo per poter iniziare a ritornare una nazione che produce, che consuma, che esporta e che cresce, ma lo diciamo apertamente e senza nessuna paura nel farlo, da solo, senza stimoli il tessuto produttivo italiano va poco lontano. Il Paese ha bisogno di una guida politica che sia davvero tale, che possa indicare obiettivi davanti a se e che di conseguenza, fissi le strategie migliori per poterli centrare, indicando la via maestra in cui tutti debbano obbligatoriamente fare la propria parte. Occorre stabilità di governo, occorre riuscire a riconquistare quel ruolo in Europa che fino a poco tempo fa ci competeva ma è necessario anche che chi esercita il potere esecutivo, possa mettere come primo capitolo della propria agenda di programma, il lavoro. Il lavoro. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 4 Il mondo del lavoro inteso come conservazione e obbligatorio recupero delle migliaia di posti persi fino ad oggi, inteso come incentivazione per le aziende alle assunzioni e alle stabilizzazione dei posti di lavoro precari, rappresentanti oggi l’80% delle assunzioni, il lavoro inteso come costo! Il costo del lavoro oggi in Italia è il più alto in Europa, la tassazione su di esso non ha eguali in tutto il continente ed è sintomo di tutta una serie di conseguenze che sono ben note a tutti: primo un impoverimento dell’occupazione fissa dipendente a scapito della precaria, e secondo la degenerazione verso l’illegalità e l’irregolarità, vere piaghe queste dell’economia italiana. Questo è un capitolo che mette la Cgil in prima linea nella discussione, condivisa con gli altri sindacati e le parti datoriali, ma anche se può sembrar banale la nostra richiesta di intervento al governo sul tema, sempre, ogni volta, non possiamo far altro che registrare le sue resistenze e blocchi nell’applicarsi in maniera risolutiva. Infatti, sul lavoro dipendente, sulla produzione, sulla busta paga, c’è sempre il modo di poter far cassa per riuscire a fare quadrare i conti dello Stato. Talvolta anche in maniera scorretta se non raccapricciante. Questi che vi vado a raccontare ora sono i fatti accaduti proprio qui a Spezia il mese scorso. L’agenzia delle entrate ha mandato delle cartelle esattoriali a ex lavoratori di una azienda edile intimandogli a pagare somme i cui importi erano di diverse migliaia di € in quanto la loro azienda, in qualità di sostituto d’imposta, nel 2008, non li aveva versati in nome e per conto loro. Ma esistono le buste paga, li sopra è indicato il netto percepito, non solo il lordo. I lavoratori in quella situazione erano perciò nella condizione di asserire nella massima trasparenza e certezza che avevano già pagato, tant’è che il cud relativo all’anno riportava quanto da noi testimoniato. Bene, se non fosse che non si è fatto i conti con la legislazione e la burocrazia italiana. Infatti a fronte di interpretazioni di sentenze della Corte di Cassazione, l’Agenzia delle Entrate comunica che i lavoratori dipendenti sono responsabili solidali del comportamento tenuto dall’azienda, che quindi avrebbero dovuto pagare il richiesto e che sarebbero stati quindi poi casomai nella condizione di far rivalsa sulla stessa. Abbastanza complicato, ma purtroppo è la risposta cliché della cattiva burocrazia. Se non che nei risvolti c’è una vera situazione kafkiana, la cosiddetta beffa: l’azienda non esiste più in quanto fallita. Ma questa condizione all’Agenzia delle Entrate non interessa molto. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 5 Solo dopo l’intervento della Fillea, i lavoratori hanno potuto presentare il loro ricorso per far si che la pretestuosa richiesta fosse archiviata senza nulla dovuto. Bene, ho citato questo episodio, per far capire, se ce ne fosse bisogno, quale è la qualità, lo spessore della considerazione che lo Stato ha nei confronti dei lavoratori, se non quella di vederli come Bancomat nei continui momenti di necessità. A questo punto è chiaro a tutti che la direzione che le istituzioni prendono con l’obiettivo di far gettito nelle casse è sempre quella di percorrere la strada più semplice e breve, ovvero colpire il reddito e il lavoro dipendente oltreché dei pensionati, e non mai quella di perseguire i veri reati e i veri evasori. Si, un po’ più difficile e tortuosa, ma di gran lunga più etica ma, aggiungo, anche e soprattutto doverosa da attuare per un’istituzione che è pubblica per definizione. Su questo tema le richieste nostre della CGIL a tal proposito sono sempre tristemente attuali ovvero fare una lotta senza remore all’evasione fiscale e all’elusione contributiva, due fenomeni prettamente italiani che diventano vere piaghe per la nostra economia, che sommata ai sistemi corruttivi radicati, sono il vero disincentivo per i potenziali investitori esteri. Altro che articolo 18. Ogni anno escono dati relativi alla evasione e all’elusione fiscale. Dalle ultime stime, in quanto non si possono avere dati certi ma molto realistici si, si parla di cifre mostruose, di un’evasione pari a 180 miliardi di € a cui va aggiunta la fetta di evasione fiscale di pari entità creata dai traffici illeciti della criminalità organizzata: si arriva quindi a ipotizzare con tutta ragion di veduta, che l’illegalità nel nostro Paese, genera un flusso di denaro parallelo nascosto pari a oltre 350 miliardi di €. E come se non bastasse, in tutto questo delirio di numeri, la cosa più raccapricciante è che la crisi è un fattore che incide in maniera esponenziale. Se qualcuno poteva immaginare che questa poteva essere un freno e rallentare, se non addirittura fermare la crescita del problema, la realtà dice proprio il contrario, perché proprio grazie alla congiuntura negativa, c’è chi vuole ricorrere molto più spesso ai sistemi che generano evasione fiscale, ma anche contributiva aggiungo io, creando quindi un circolo vizioso e un effetto domino per cui tutto ricade sempre in maniera ancora più pesante sulle spalle dei virtuosi della legalità, ovvero guarda caso sempre i soliti noti, i quali, di conseguenza, dovranno subire o un innalzamento della pressione contributiva e fiscale, o in alternativa una diminuzione di sevizi e prestazioni sociali. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 6 Questo dell’evasione è il primo dei problemi, forse proprio quello per eccellenza che ci troviamo puntualmente a denunciare, e che in contesti di crisi, dovrebbe essere il primo per le istituzioni a dover essere affrontato. Cosa che però con vero disappunto, riscontriamo che non avviene. Nei vari programmi politici ne troviamo la lotta collocata sempre fra i capitoli iniziali, quelli in cima alle agende di lavoro, salvo poi constatare che solo pochi governi, guarda caso solo quelli di centrosinistra, hanno messo mano al problema, per poi i successivi, disfare puntualmente quello che di buono si è prodotto. I dibattiti e i lavori parlamentari negli ultimi anni, si avvitano poi sempre su discussioni che, in tutta libertà, possiamo definire sterili, con argomenti di interesse solo di schieramento ideologico, ma che lasciano dietro di loro come effetto se non quello di un placebo su un malato, poco di più. Un tema invece su tutti che ha catalizzato per svariato tempo le agende politiche è stato quello dell’Imu, la tassa sulla prima casa che ha mutato i nomi non so quante volte, come se fosse la panacea per i mali che stiamo vivendo. Tenendo presente che non vi è un Paese europeo senza una tassa sulla prima casa, qui da noi si è riusciti a fare solo danni: prima levandola, poi rintroducendola con aumenti, poi sopprimendola nuovamente e, aggiungo, indiscriminatamente per tutti, creando incertezza per chi la casa, se non già in possesso, la costruisce, la vende e anche la compra. Tema quello dell’abitazione, che, proprio perché vicino a noi, mi permetto di fare solo un breve ma doveroso accenno, anche solo per dire come la pensiamo noi sul tema. Si sente addebitare a questa tassa il calo delle vendite, il calo del valore degli immobili. I dati dimostrano che il valore reale del costruito si riduce ma non in maniera proporzionale alle compravendite. Sono due i fattori sui quali intervenire, la rendita finanziaria e quella immobiliare, che provocano una distorsione del mercato, determinano un sovrapprezzo nettamente superiore ai costi industriali. Partendo da questi presupposti bisogna agire quindi su due versanti: occorre una diversa gestione della parte fiscale introducendo una vera imposta sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari e servono interventi sulle rendite, finanziarie e immobiliari. In questo modo si recuperano risorse di cui c’è grande bisogno per progetti di riqualificazione urbana, per affrontare i problemi di un territorio sempre più devastato che non regge l’urto anche di un semplice temporale. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 7 La stretta creditizia da una parte, i redditi di tanta parte dei cittadini che hanno perduto capacità di acquisto, bloccano il mercato delle vendite e anche quello degli affitti. Il fenomeno, se così si vuol chiamare, dei figli, con famiglia, che tornano ad abitare con i genitori, è sotto gli occhi di tutti. Così come quello di chi non ce la fa a pagare il mutuo e perde tutto. Veri e propri drammi. In tutto questo fa sorridere la battuta, che battuta non è perché sintomo di vera ignoranza, di mancanza di rispetto se non di completo distacco dalla realtà, ma questo si può ben capire, quella uscita da John Elkann quando dice che i giovani non lasciano la famiglia di origine per costruirsene una propria perché stanno bene a casa con i genitori….. Una battuta di pessimo gusto che per risposta, gli vogliamo fornire solo un dato: quello della disoccupazione giovanile, che l’ultimo rilevamento la dà pari al 40%. Un mondo del lavoro che nelle parole, incentiva l’assunzione dei giovani, mettendo a disposizione risorse, ma solo sulla carta, ma che nella realtà li respinge in quanto poi si bloccano le uscite di chi è pensionando o di chi vorrebbe uscire dal mondo del lavoro ma non può. Fornero docet. È un mercato del lavoro che si deve occupare non solo di una parte di soggetti, quelli giovani, ma a 360°. Chi è espulso dal mondo produttivo, che sia prossimo alla pensione o meno, non deve essere escluso a priori da ragionamenti o valutazioni sulle possibilità di rimpiego, anzi, provocatoriamente noi diciamo che forse dovrebbe essere maggiormente tutelato in quanto è presumibile pensare che possa avere una famiglia da accudire, e magari proprio un giovane di cui prima. Ad oggi nel settore delle costruzioni si sono persi circa 320 mila posti di lavoro e altri 200 mila e forse più nella filiera che riguarda il cemento, i manufatti, il legno, il ferro. E’ un intero comparto industriale che perde pezzi, con aziende che chiudono. Servono scelte di politica industriale, così come per altri settori portanti della nostra economia, a partire dalla meccanica. In un anno ogni lavoratore di aziende in crisi ha perso circa 8 mila euro. Più di un miliardo le ore di cassa integrazione, più di quattro miliardi a partire dall’inizio della crisi. Non sono solo numeri, sono persone, famiglie, lavoratori. Così non si va avanti, la crescita non è neppure una speranza. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 8 Noi, con le nostre lotte e le nostre proposte vogliamo ridare una speranza, quella del lavoro. Se questo significa essere conservatori, come diceva Monti, ebbene non ce la prendiamo a male. Si, vogliamo conservare, vogliamo sviluppare, vogliamo il lavoro. Un diritto scritto nella Costituzione, la “ bella Costituzione” come la chiama Benigni. E se parliamo di costituzione, dobbiamo parlare di politica. La politica, come soggetto principale, deve inevitabilmente fare la sua parte. Ha l’obbligo di dare risposte alle impellenti esigenze di lavoratori, imprese e pensionati, oggi sempre più messi nell’angolo, incapaci da soli di poter reagire ed alzarsi dall’asfaltatura a cui sono stati sottoposti. E qui entra in gioco la CGIL. Il sindacato, la CGIL, ha il ruolo di dare forza, di dare fiato a quanti non hanno la possibilità di potersi far sentire, per fare da sentinella, da voce critica ma anche propositiva in merito alle discussioni. Talvolta favorevoli, spesso critici, dialogando se possibile, ma alzando anche la voce e pure le bandiere. Sempre sul pezzo per dare il nostro contributo, scioperando per far sentire l’opposizione a scelte che danneggiano i lavoratori e i cittadini, che penalizzino il mondo del lavoro o i pensionati, che fanno pagare, come dicevamo prima, sempre i soliti noti. È semplice difatti, in un momento come questo, quando si va a chiedere misure o provvedimenti che implicano lo stanziamento di impegni o anche risorse, sentirsi rispondere “c’è crisi…”. Noi questa risposta la rifiutiamo a priori in quanto le responsabilità dalle nostre controparti, con giusta ragione, le pretendiamo. Pretendiamo, dialoghiamo, e dove possibile, se nell’interesse dei lavoratori, facciamo accordi da sottoporre poi al vaglio dei lavoratori. Come ho detto poc’anzi, la nostra vuole essere una discussione aperta, rivolta a tutti i lavoratori e non solo, impegnandoci per poterla estenderla alla più ampia platea possibile. Principio questo che ha spinto la CGIL a lavorare insieme agli altri sindacati, per fare un accordo con Confindustria, che sarà il punto cardine di ogni decisione sindacale futura: l’accordo sulla Rappresentanza. Lo scorso 10 gennaio, è stato firmato l’accordo fra le Parti Sociali dove si stabiliscono le regole del gioco per le trattative sindacali, figlio dei precedenti accordi del 2011 e del 2013. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 9 È un accordo complesso, articolato di cui mi permetto di citare solo due capitoli di notevole importanza, sulla rappresentatività e di conseguenza sulla definizione degli accordi, e sul sistema di azione nei confronti di chi vuole essere più furbo degli altri. Innanzitutto questo accordo ribalta lo schema nel quale per decenni si sono sviluppate le relazioni sindacali ed afferma con chiarezza che da oggi in poi non potranno più esistere accordi separati, poiché, ogni intesa dovrà essere sottoposta al voto delle lavoratrici e dei lavoratori e quando diciamo che non potranno più esserci accordi separati, non parliamo solo della prevalente propensione ad escludere la CGIL, quanto, di una scelta sempre in capo alla parte datoriale, perché sappiamo che gli accordi separati sono la conseguenza di una scelta fatta sempre dai “padroni” che individuano gli interlocutori di comodo per definire le soluzioni più congeniali agli interessi unilaterali delle imprese. E questa è la prima grande vittoria della CGIL, il voto dei lavoratori. Con quell’accordo finalmente ci contiamo! Così come aver definito un impianto sanzionatorio che non scarichi sui lavoratori, ma sulle loro organizzazioni, le eventuali sanzioni e che preveda, grazie alla CGIL, sanzioni anche per le aziende non rispettose degli accordi sottoscritti, colloca questa criticità in un contesto in ogni caso innovativo, poiché è la prima volta che nel sistema di relazioni viene introdotta la sanzionabilità anche per le aziende. Sono due esempi per dire che, senza negare le possibili criticità di un accordo così complesso, la CGIL si è mossa seguendo coerentemente un tracciato di rotta che non confondesse la gerarchia dei valori contenuti in tutta questa operazione. Certi della sua bontà, ora però ci attende un’altra sfida, forse ancora più importante e complessa di quella che si è presentata nel far sottoscrivere questo Testo Unico: estenderlo a tutti i lavoratori, di tutti i settori, di tutte la associazioni di categoria, non solo Confindustria. È stato quindi il voler progettare un futuro diverso, volendo dare il proprio contributo alla discussione apportando idee non solo concrete, ma anche innovative per poter svoltare decisamente, traguardando orizzonti slegati dal passato, lo spirito che ci ha guidato nello scegliere il titolo del congresso della Fillea. Ed è da qui che nasce “CITTA’ FUTURE, UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO.” L’abbiamo detto, stiamo attraversando un momento critico non solo per l’economia del Paese, ma anche culturale della società. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 10 Troppi errori sono stati commessi in passato, errori da cui bisogna obbligatoriamente trarre insegnamento per il futuro. Se pensiamo ad esempio al settore edile, a causa deleterie scelte compiute, oggi il settore è quasi sempre associato al sostantivo cementificazione. Per giunta selvaggia. Noi respingiamo con forza questa associazione. Non è il nostro modo di immaginare e di progettare la nostra categoria stessa. Anticipando quelli che sono stati gli effetti degli eventi meteorologici catastrofici passati, la Fillea ha avviato da tempo un nuovo modello di sviluppo, il modello sostenibile, unica possibile via d’uscita alle pericolose situazioni di degrado, sia climatico che di consumo del suolo, oltre che, non dimentichiamolo mai, di manovella per il riavvio di tutto il comparto delle costruzioni. Il dissesto geologico in cui l’Italia si sta trovando, è senza precedenti le cui cause non sono sempre legate o indotte dall’edificazione, anzi, spesso proprio il contrario e l’esempio di ciò che sto dicendo è proprio lo spezzino tre anni fa. Riprogettare le città ripartendo dal costruito prima di utilizzare nuovi spazi, adottare soluzioni ad impatto ambientale zero e che favoriscano il recupero energetico, utilizzare tecnologie ecosostenibili che si basino sul rinnovabile. Soluzioni di nuove tecnologie che possono dare risultati pienamente paragonabili in termini di efficienza a quelle tradizionali, se non superiori, ma che stentano ancora a divenire parte integrante e stabile delle nuove progettazioni solo anche per retaggio tecnologico industriale del passato che qualcuno ancora si porta dietro. Questo è anche il motivo per cui ci si trova di fronte a costi ancora superiori rispetto al tradizionale, la cui unica soluzione è quella che lo Stato intervenga a supportare sia le realizzazioni che gli studi in materia, e soprattutto che lo faccia in modo strutturale e non saltuario e ottuso come purtroppo sta accadendo. Scelte che se dovessero essere fatte, oserei definirle strategiche per il futuro. Perché se questo qualcuno lo legge come costo per la collettività, noi ci permettiamo di correggerlo e di suggerirgli il termine investimento. Questo è il settore dell’edilizia, ma nella nostra categoria, qui in provincia, sono presenti altri due settori, altri due contratti. Il primo, quello del lapideo è un settore che ha vissuto nel passato un forte momento di difficoltà, dove i mercati italiani e, parimenti quello locale, hanno toccato il loro flesso, vittime della crisi 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 11 economica mondiale sommata anche a quella del settore delle costruzioni, ma anche perché sono state fatte scelte volte in direzione opposta a quelle di comparto e di filiera, che potessero quindi rafforzare l’intero segmento. Vittime anche di una crisi di rappresentanza che le aziende stesse stanno vivendo e che la loro associazione di categoria di rappresentanza non riesce a cogliere, a intercettare. In tutto questo i sindacati e la Fillea in testa, continuano a sollecitare l’Ance perché le stessa si giochi fino in fondo il proprio ruolo, in un settore che per la nostra provincia, pur piccolo che possa essere, rappresenta comunque un punto di eccellenza, senza esagerare, riconosciuto in tutto il mondo, visti la storicità delle aziende presenti e i materiali pregiati che esse stesse estraggono e lavorano. Ruolo associazionale il quale passa anche nel rinnovare il contratto provinciale di lavoro scaduto già da diversi mesi e che non può essere ancora procrastinato. Contratto provinciale che invece è stato rinnovato per il settore edile, sia artigiano che industria, superando difficoltà e fattori anche estranei alla discussione, ma che incidevano in maniera pesante e negativa. Due buoni contratti, pieni di valore politico ed anche economico. Contratti integrativi innovativi visti anche i contenuti, ovvero l’istituzione del Promotore per la Cassa Edile e la figura del RLST che diventerà finalmente operativo qui nella nostra provincia. Troppo spesso assistevamo a imprese che venivano a lavorare nella nostra provincia e che ignoravano gli adempimenti contrattuali, compreso quello delle iscrizioni agli Enti Bilaterali con la conseguenza di tradursi in diritti non riconosciuti e salari non corrisposti ai lavoratori. Ora abbiamo la vera possibilità di arginare questo fenomeno elusivo che ha come effetto la messa in difficoltà anche di lavoratori delle altre aziende che, diversamente, sono ossequiose dei dettami contrattuali e di legge, con la figura di promotore/ispettore che suggerirà alle imprese di mettersi in regola. Parallelamente a questa figura, agirà anche quella del RLST. Ci siamo sempre battuti perché l’aspetto della sicurezza conquistasse un ruolo importante nel mondo del lavoro. Sempre più si sta puntando la lente d’ingrandimento su questo argomento, e per fortuna ma non solo, nonostante sempre qualche increscioso episodio, si nota una evoluzione verso ambiti di maggiore rispetto delle norme di sicurezza. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 12 Certo, purtroppo c’è ancora molto da fare, non li consideriamo assolutamente punti d’arrivo, ma crediamo fortemente che queste figure possano agire nel bene e nell’interesse dei lavoratori, sempre coloro che sono l’anello debole della catena produttiva. C’è poi l’aspetto salariale, gli aumenti economici che si riverberanno sulle buste paghe. Si tratta di aumenti che incideranno su istituti indiretti, come l’indennità mensa e trasporto, e diretti come il nuovo Premio di Produzione denominato EVR: il tutto, nel complesso, peserà in media per il 2014 circa 60 €. Possono sembrare cifre banali, di tutt’altro tenore rispetto a quello che sono i fabbisogni quotidiani dei lavoratori, ma consentitemi di dire che non è così. Pur modesti che siano, rappresentano il valore medio di aumento ottenuto in tutte le province italiane e che comunque, se analizzate nel contesto economico e di crisi attuale, assumono una notevole importanza e, di conseguenza, connati di grande rispetto. A tutto ciò poi si sommano i contratti nazionali, rinnovati, a cui si sommeranno poi, speriamo presto, quelli ancora in via di definizione, che fino ad oggi hanno portato in dote aumenti che oscillano fra 110 e 130 €. Infine il settore del legno con le aziende locali più rappresentative, tutte di livello internazionale, presenti in vari comparti, della nautica, del mobile da casa e del mobile d’arredamento. Attraversa anch’esso momenti e fasi di forte rallentamento, denotando proprio quei fenomeni di crisi o di ripartenza di mercati e di economie che tutti sappaimo, cioè scenari italiani in forte fase di stallo se non di recessione, mercati europei dove si nota una lieve brezza che sospinge le vendite e gli ordinativi, mentre quelli asiatici dove, nonostante un leggero e, aggiungo io, fisiologico e ineludibile rallentamento dovuto alla riflessione e all’influenza della crisi mondiale sui loro, riesce a marciare sempre con margine di crescita se non in doppia cifra, poco di meno. Mercati asiatici a cui tutte le aziende si rivolgono non solo per l’esportazione dei loro prodotti, ma ultimamente anche per trovare partnership manageriale o, come molto più realisticamente accade, per racimolare denaro per aumentare il capitale sociale. Aziende, società, gruppi, i cui relativi contratti integrativi aziendali, che se in fase di rinnovo, di conseguenza vengono condizionati inevitabilmente dell’andamento dei bilanci aziendali troppo spesso in negativo. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 13 Tre settori, legno, lapideo ed edilizia che oltre ad aver in comune il settore delle costruzioni, apparentano anche un’altra triste prerogativa: l’alta componente di vertenzialità, che spazia dalla piccola o individuale, alla collettiva o aziendale nel suo complesso. Non esiste giorno in cui non vi sia un solo, un singolo lavoratore che si presenta nei nostri uffici a lamentare retribuzioni non corrisposte, tant’è che la quotidianità del nostro lavoro sta assumendo connotati di vera assistenza legale a loro supporto per far ottenere quanto dovuto. Casi simili fra loro ma anche eclatanti per non dire disperati, dove si ha neppure i soldi in tasca per affrontare anche un solo viaggio in treno a Parma per recuperare mezzo stipendio di novembre…… pagato la scorsa settimana! Vertenzialità complesse come quella della scorsa settimana al Ministero dello Sviluppo Economico a cui si è dovuti ricorrere per uscire dall’empasse che si era creata con l’azienda, la quale a fronte della crisi che ricorre, non ha trovato altra soluzione che inventarsi la chiusura di uno stabilimento, e come criterio di individuazione su quale, sostanzialmente tirando a sorte. O ancora, di intere aziende che in estrema difficoltà di liquidità, ma paradossalmente non di portafogli ordini, implicitamente e anche involontariamente dal canto loro, inducono i lavoratori nella condizione di dover decidere di trarre il dado, proprio loro malgrado perché contro il loro stesso posto di lavoro ma, soffocati e pressati dai dediti quotidiani, in difficoltà estrema nel fare gli equilibristi fra le varie scadenze di pagamenti da onorare, non riescono più a destreggiarsi e soprattutto a resistere, dovendo così inevitabilmente poi ricorrere all’intervento del giudice di lavoro. Aziende in possesso di ordini, di piani produttivi che garantiscono l’intera e completa forza organica aziendale, ma che ciò che producono non da loro le risorse economiche per far, non solo margini d’utilità, ma anche il coprire i costi fissi. Questo è un elemento su cui dobbiamo obbligatoriamente fermarci a riflettere, anche se le cause che scatenano questi fenomeni distorcenti dei mercati, le identifichiamo benissimo, e hanno anche un nome preciso: massimo ribasso. Che sia edilizia, che sia nautica, che sia qualsiasi azienda di qualsivoglia dimensione o settore, nel momento in cui si affaccia ai mercati o agli appalti, è la mina vagante su cui corre il rischio sempre più spesso di inciampare. E uno scenario di crisi come questo non può far altro che amplificare gli effetti moltiplicatori che ne derivano, creando un circolo vizioso in cui un’azienda, soprattutto se già indebolita di suo, non riesce poi più a divincolarsi finendo fagocitata nel buco nero del diritto fallimentare. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 14 E per evitare ciò occorre semplicemente che le istituzioni facciano il loro dovere. Ad esempio, nel momento in cui unitariamente le Parti Sociali decidono di chiedere l’abolizione di determinati bandi di gare, genesi questi dell’effetto catena che si viene a creare nel sistema degli appalti e sub-appalti, non si capisce perché ci debbano essere queste resistenze nell’abrogare una norma che oserei definire, da paese incivile. State tranquilli, la mia è pura retorica, li conosciamo bene i motivi ostativi vantati dalle P.A., occorrerebbe però quella cosa che purtroppo notiamo latitare da troppo tempo in questa classe politica, quella cosa che sia chiama coraggio di fare. Difetto questo che si ripercuote in tutte le direzioni e in tutti gli ambiti ove vi sia da fare un salto di qualità richiesto per il bene comune e anche sociale, perché, tanto per esemplificare, una semplice azienda in difficoltà crea un effetto domino che non solo fa perdere i soldi delle buste paghe al lavoratore, ma produce debiti alla collettività di natura fiscale e anche contributiva, drena risorse agli enti statali attraverso l’utilizzo dei fondi di garanzia per vedersi pagato una parte del dovuto, crea disagi ad aziende collegate e fornitrici che a loro volta si trovano invischiate nello stesso percorso. Il tutto anche attraverso strumenti legali di dichiarazione di incapacità di solvenza, il famigerato concordato preventivo, la formula oggi più di moda di uscita d’emergenza per chi non vuole impegnarsi a fare il vero imprenditore. A onor del vero, spinte anche dalla stretta creditizia che non solo non molla assolutamente la presa, ma agisce anche da leva di ricatto invece di favorire la ripresa di circolazione di denaro, deprimendo ancora di più i mercati. Mi avvio a concludere cari compagni avendo tracciato, brevemente ma spero anche in maniera esaustiva, quale dovrà essere la nostra rotta in futuro, quali sono i nostri impegni e cosa ci aspetta fuori dalla porta appena finito questo congresso. I problemi purtroppo non sono di certo pochi e forse non possiamo nemmeno permetterci di dire che li analizzeremo e li affronteremo uno per volta, ma dobbiamo invece trovare dentro di noi le risorse per dare il 110% di noi stessi sempre. Non deve mancare mai la volontà di confrontarci né noi al nostro interno, né soprattutto voi sul posto di lavoro fra i vostri colleghi, perché solo attraverso il dialogo si riescono a trasmettere i veri valori troppo spesso dimenticati proprio perché sotto attacco dal qualunquismo quotidiano. 8° CONGRESSO PROVINCIALE FILLEA CGIL DELLA SPEZIA Relazione introduttiva VILLAGGIO DEL PORTO – MOLO ITALIA, LA SPEZIA 24 febbraio 2014 15 Dobbiamo tracciare orizzonti di progresso senza paura di sbagliare, senza paura di fare, con il solo obiettivo di contribuire al miglioramento della nostra società e del nostro Paese. Così intendiamo e dobbiamo vivere l’impegno di fare sindacato, con spirito positivo e con la voglia di fare. Solo con questa passione, solo con questa dedizione, solo con questa tensione si deve lavorare. E ciò che vogliono i lavoratori, è ciò di cui necessitano, e noi non ci tireremo indietro. Dobbiamo cercare sempre di unirci senza confonderci e distinguerci senza separarci. Grazie compagni e un ringraziamento a tutti i presenti, e mi scuso di aver abusato della vostra buona pazienza. Non perdiamo mai il coraggio di fronte agli avvenimenti avversi e stringiamoci tutti assieme nella nostra Fillea CGIL. Buon lavoro e grazie a tutti.

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