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Referendum

06.03.15 Resta piu' che mai urgente il problema degli appalti in Emilia-Romagna dal punto di vista delle infiltrazioni mafiose. Se la nuova giunta regionale sta annunciando da settimane nuovi norme contro il massimo ribasso e la proliferazione di stazioni appaltanti, sono le categorie edili di Cgil, Cisl e Uil regionali a consolidare in agenda oggi l'urgenza della questione. Che riguarda sia gli appalti pubblici sia gli appalti privati. "Piu' dell'80% degli appalti in regione vengono assegnati tuttora col meccanismo del massimo ribasso, che varia dal 30 al 40% grazie a irregolarita' contributive e sulla manodopera", dice il segretario regionale Fillea-Cgil Luigi Giove.
L'occasione e' il convegno promosso dai sindacati oggi a San Felice sul Panaro, nel cuore del sisma 2012, "L'edilizia non e' cosa vostra", in presenza tra gli altri del procuratore di Modena Lucia Musti e della responsabile legale di Libera Enza Rando. Le sigle Cgil, Cisl e Uil riprendono le stime secondo le quali si colloca attorno ai 20 miliardi di euro il giro di affari delle mafie in Emilia-Romagna, anche grazie alle costruzioni. Proiettando la foto in sala di un cantiere nel Riminese (gia' segnalato alla Direzione del lavoro) apparentemente chiuso la domenica, ma in realta' con gli operai dentro a lavorare in condizioni di nero e irregolarita' varie, i vertici Fillea ribadiscono tutte le proprie proposte di legalita' (appalti secondo l'offerta economicamente piu' vantaggiosa, in particolare) e segnalano che i controlli restano a campione. Riguardano "appena il 10% dei cantieri: 9 su 10 possono farla franca", fa presente Giove. Cosi' come non ci sono obblighi o incentivi a pescare le imprese negli elenchi di merito, anche i tavoli di flussi della manodopera restano al palo nelle prefetture.
E "rimane scarsa l'attenzione al problema anche da parte della cosiddetta societa' civile", lamentano i sindacati, che in questo senso lanciano un appello a Ance e alle altre controparti datoriali: "Fate la vostra scelta in modo netto, non rappresentate piu' le aziende infiltrate", esclama ancora il segretario Fillea.
Intanto, per la Regione in sala c'e' Gian Guido Nobili dell'osservatorio criminalita', che aggiorna ad esempio sul complesso capitolo confische, per il quale l'Emilia-Romagna continua a chiedere all'agenzia nazionale di riferimento piu' informazioni e comunicazione. Al momento i beni confiscati sono una quarantina da Piacenza a Rimini, "impiegati all'80% per finalita' sociali". Nobili condivide poi l'appello alla prudenza dopo la relazione degli inquirenti della Dna ("L'Emilia e' terra di mafie"): "Userei prudenza, e' dimostrato che queste uscite non aiutano. In tre anni abbiamo coinvolto 20.000 studenti in iniziative di sensibilizzazione dopo le nostre tre leggi regionali a tema emanate tra 2010 e 2011, sull'edilizia e sui trasporti-facchinaggio".
 
Fonte: Agenzia Dire

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