29.04.15 Una ricerca rivela che questi lavoratori hanno maggiori probabilità di sviluppare il tumore. Sotto accusa la silice cristallina. Boni (Fillea Cgil): più collaborazione con i medici e avviare percorso per il riconoscimento della malattia professionale. L'articolo su rassegna.it
I muratori sono i più esposti al cancro ai polmoni. Precisamente, hanno il 50 per cento di probabilità in più di sviluppare un tumore polmonare rispetto a tutti gli altri lavoratori. Questo a causa dell’esposizione a numerosi agenti cancerogeni, come la silice cristallina (sotto forma di polvere di quarzo), l’amianto e i composti cromo-nickel. A rilevare quest’associazione è il progetto Synergy dell’International Agency for Research on Cancer, una ricerca internazionale (scarica il pdf) che raccoglie numerosi studi di caso sul tumore polmonare realizzati in 16 paesi, tra cui l’Italia (con indagini effettuate a Roma, Torino, Lombardia e Veneto), con l’obiettivo di analizzare la possibile relazione tra la patologia e i cosiddetti cancerogeni occupazionali.
“Lo studio – commenta il segretario nazionale Fillea Cgil Dario Boni –pone l’attenzione su questo fenomeno, che non abbiamo mai sottovalutato, ma che ci impone maggiormente di essere promulgatori di una campagna di informazione non solo nei luoghi di lavoro, ma in stretto collegamento con i medici competenti e i medici di famiglia. Il loro ruolo è fondamentale, ma va detto che spesso non collegano l’origine della malattia alla professione”. Lo stretto collegamento con il fumo, infatti, può “distogliere l’attenzione dalla correlazione con il lavoro edile, anche se fumare è una concausa rilevante. Come sempre la conoscenza, quindi la formazione, e la prevenzione, quindi l’utilizzo dei dispositivi di protezione, giocano un ruolo significativo”.
Lo studio ha dimostrato una forte associazione tra questa mansione e l’insorgere o sviluppo del carcinoma a cellule squamose e del carcinoma a piccole cellule, con una “correlazione positiva chiara” con la lunghezza del rapporto di lavoro. Un’associazione che potrebbe rivelarsi di grande importanza, considerato che nella maggior parte dei paesi il cancro ai polmoni non è riconosciuto come malattia professionale dei muratori. Venendo ai dati, i lavoratori con diagnosi di tumore polmonare inclusi nello studio sono stati 15.608: di questi, il 4,5 per cento (pari a 695 persone) ha lavorato sempre come muratore. Rispetto agli altri soggetti, precisa la ricerca, i muratori fumano un po’ di più degli altri e hanno un livello di istruzione mediamente più basso.
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“Lo studio – commenta il segretario nazionale Fillea Cgil Dario Boni –pone l’attenzione su questo fenomeno, che non abbiamo mai sottovalutato, ma che ci impone maggiormente di essere promulgatori di una campagna di informazione non solo nei luoghi di lavoro, ma in stretto collegamento con i medici competenti e i medici di famiglia. Il loro ruolo è fondamentale, ma va detto che spesso non collegano l’origine della malattia alla professione”. Lo stretto collegamento con il fumo, infatti, può “distogliere l’attenzione dalla correlazione con il lavoro edile, anche se fumare è una concausa rilevante. Come sempre la conoscenza, quindi la formazione, e la prevenzione, quindi l’utilizzo dei dispositivi di protezione, giocano un ruolo significativo”.
Lo studio ha dimostrato una forte associazione tra questa mansione e l’insorgere o sviluppo del carcinoma a cellule squamose e del carcinoma a piccole cellule, con una “correlazione positiva chiara” con la lunghezza del rapporto di lavoro. Un’associazione che potrebbe rivelarsi di grande importanza, considerato che nella maggior parte dei paesi il cancro ai polmoni non è riconosciuto come malattia professionale dei muratori. Venendo ai dati, i lavoratori con diagnosi di tumore polmonare inclusi nello studio sono stati 15.608: di questi, il 4,5 per cento (pari a 695 persone) ha lavorato sempre come muratore. Rispetto agli altri soggetti, precisa la ricerca, i muratori fumano un po’ di più degli altri e hanno un livello di istruzione mediamente più basso.
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