26.04.16 "Sindacati infuriati sul codice della appalti recentemente varato dal governo." Lo scrive Enrico Marro nella sua rubrica "Diario Sindacale" del CorriereEconomia, che ripercorre attraverso i comunicati di Cgil e Fillea la storia di quel che il sindacato considera  un "colpo di mano"..

 

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Gli accordi presi in Parlamento e con il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, sono stati traditi al punto che perfino un sindacato attento come la Cgil è stato colto di sorpresa e dopo aver diffuso un commento di plauso al provvedimento ha dovuto far marcia indietro una volta letto il testo in Gazzetta Ufficiale. Il 19 aprile il segretario confederale, Franco Martini, aveva infatti commentato come «un fatto positivo l`approvazione del nuovo codice», che «va nella direzione auspicata». «Una buona legge continuava Martini - che potrà dare un impulso notevole al sistema in una cornice di maggiori diritti e garanzie e di trasparenza e lotta alla corruzione».

 

Ventiquattro ore dopo, il dietro front, sollecitato dalla Fillea, il sindacato degli edili di Walter Schiavella, che si è accorto di come il testo uscito dal consiglio dei ministri del 16 aprile era diverso da quello entrato. E Martini allora, il 20 mattina, ha dettato alle agenzie di stampa: «Ancora una volta il governo ha manomesso il codice degli appalti! Il testo pubblicato contiene delle modifiche che ci costringono a dare ora un giudizio negativo».

Tre, in particolare, le modifiche contestate: 1) consentire le gare al massimo ribasso per le opere di importo inferiore a un milione di euro, che rappresentano l`80% del mercato, invece che per gli appalti sotto 150 mila euro come era stato concordato nel parere espresso dalle commissioni parlamentari; 2) aver reso facoltativa anziché obbligatoria la clausola sociale che prevede per le imprese che subentrino in un appalto di ereditare i lavoratori delle precedenti aziende; 3) aver messo a rischio il futuro dei lavoratori della manutenzione autostradale, finora affidati per i160% in house.

 

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