La vena romagnola entra nel Patrimonio Unesco, a rischio i posti di lavoro della Cava di Monte Tondo, del gruppo Saint Gobain. il comunicato della Fillea Nazionale.
C'è anche la Vena del Gesso Romagnola (Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola), fra le sette aree che compongono il sito seriale Carsismo e grotte nelle evaporiti dell'Appennino settentrionale, che ha ottenuto recentemente l'iscrizione nella lista dei beni naturali del Patrimonio Mondiale dell'Umanità Unesco.
La bella notizia ha generato preoccupazione dal versante occupazionale, per la presenza nel territorio dello stabilimento di Casola Valsenio e della Cava di Monte Tondo del gruppo Saint Gobain, attività che coinvolge oltre 100 lavoratori, considerando anche l'indotto.
In un messaggio, Fillea Cgil ed Rsu degli stabilimenti del gruppo Saint Gobain hanno espresso la loro solidarietà, ricordando che "la nomina a Patrimonio dell’Unesco della Vena del Gesso Romagnolo rischia di mettere in serio pericolo l’attività estrattiva della cava e la produzione dello stabilimento industriale che, comprendendo l’indotto, rischia di far saltare più di 100 posti di lavoro. La complessa vicenda si trascina da troppo tempo e ha subìto un’accelerazione nelle ultime settimane dopo la pronuncia dell’Unesco. A ciò si somma la recente alluvione che, in assenza di un serio intervento da parte del governo centrale, porterebbe al tracollo socio economico, condizione comune a gran parte delle aree interne dell’Appennino."
Per Fillea ed Rsu "la difesa del lavoro e la candidatura Unesco devono essere la bussola per una convivenza tra lavoro e patrimonio dell’umanità e le amministrazioni devono trovare la giusta soluzione per raggiungere tale scopo. L’obiettivo del sindacato, sarà trovare tutte le interlocuzioni possibili con il Gruppo Saint Gobain, nella ricerca dell’unità di intenti e di una posizione equilibrata che possa garantire un futuro dignitoso ai lavoratori e alle proprie famiglie salvaguardando i posti di lavoro" conclude la nota del sindacato.