"Brandizzo un anno dopo": questo il titolo dell'Assemblea nazionale Fillea che lancia la vertenza nelle manutenzioni ferroviarie e stradali. Video e rassegna stampa
A meno di un anno da Brandizzo, a pochi mesi dalle stragi di Firenze, Bologna, Palermo, con una media di un incidente mortale ogni 20 giorni nelle manutenzioni edili, la Fillea Cgil, insieme alla Cgil, rilancia le ragioni di una vertenza di settore per lo sviluppo e per i lavoratori del Paese. Lo fa a partire dalla grande assemblea nazionale di lavoratori e delegati, in programma il 5 Luglio a Vercelli, con Alessandro Genovesi e Maurizio Landini.
“Ora più che mai è necessario un salto di qualità a tutela della sicurezza e delle professionalità di decine di migliaia di lavoratori, a fronte della grande mole di investimenti per ammodernare un sistema infrastrutturale fortemente invecchiato, sia in termini ambientali che tecnologici a cui saranno destinati decine e decine di miliardi di euro tra Pnrr, Fondo complementare, Risorse comunitarie e nuovi accordi di Programma FF.SS-Anas. Una cifra complessiva di 34 miliardi di euro solo per i prossimi 4 anni, senza contare i tanti investimenti di concessionarie e municipalizzate”, spiega il Segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi.
“Le manutenzioni sono sempre più lo specchio di un certo modello d’impresa - continua Genovesi - che alimenta fretta nel lavoro, eccesso di carichi, diminuzioni di attenzione alla salute e sicurezza, minore importanza ai saperi di chi lavora. Per queste ragioni si devono tenere i piani di un’unica vertenza. La piattaforma che proponiamo è per una vertenza che sia generale, settoriale e aziendale. Le battaglie di carattere generale riguardano i referendum proposti dalla Cgil, in particolare quello per estendere la responsabilità in solido proprio in materia di salute e sicurezza e la proposta di legge di iniziativa popolare che punta a rispristinare le tutele della legge 1369/60”.
Per quanto riguarda invece la vertenza di settore la Fillea Cgil ritiene che “occorre estendere alle grandi committenze nazionali e alla grandi aziende municipalizzate quanto ottenuto con diverse Stazioni Appaltanti pubbliche a livello locale e che non a caso riguardano sia i lavori per le nuove opere sia gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria: il protocollo per i lavori del Giubileo a Roma, il protocollo sottoscritto con il comune di Bologna, il protocollo per la ricostruzione di Ischia e quelli in molti comuni della Romagna”.
E ancora, “la lotta al sotto inquadramento, applicando e rafforzando quanto previsto dai CCNL edili. Difatti fino a che vi sarà un abuso di lavoratori al primo e al secondo livello non si potrà parlare di qualità nel lavoro e gli stessi operai saranno spinti a forme di ‘auto sfruttamento’ per raggiungere, con più ore e maggiori carichi con un giusto livello salariale. La stessa richiesta di 275 euro mensili al primo livello è la risposta obbligata a questa tendenza.”
“Occorre inoltre – ricorda il sindacato edili della Cgil - rafforzare ruolo e potere dei Rappresentati dei lavoratori per la sicurezza territoriali (Rlst) e degli stessi lavoratori. “Questo obiettivo può essere realizzato con maggiori risorse economiche e tecnologiche e con la possibilità di assemblee anche dove non ci sono Rsu, con un controllo reale sui troppi Rls di comodo. Nella piattaforma per il rinnovo dei CCNL edili puntiamo a ricomporre, con la forza e la partecipazione dei lavoratori - afferma Genovesi - quello che subappalti a cascata e deresponsabilizzazione dei committenti hanno frantumato. In questa direzione vanno anche le richieste per tutele reali, giusto inquadramento e assicurazione per i lavoratori chiamati a fare i preposti, così come la rivendicazione di professionalizzare di più i tecnici di cantiere. Il tutto con una funzione sempre più centrale dei nostri enti bilaterali che devono includere anche gli impiegati, per tutelare meglio tutti e rendere più trasparente la reale composizione delle imprese. La lotta sul rispetto degli orari di lavoro e la riduzione degli orari di fatto è una battaglia strategica: questa rappresenta una battaglia costante della categoria ma da soli non ce la stiamo facendo a vincerla. Occorre che il tema degli orari, del rispetto delle ore massime di lavoro, dell’analisi e verifica dei carichi diventi una priorità per tutti: committenti, Ispettorato del lavoro, enti locali, aziende sanitarie, forze dell’ordine e associazioni datoriali”.
Per questo come Fillea Cgil “non giudicheremo mai negativamente quei piani industriali che prevedano nuove assunzioni dirette da parte dei committenti presso le ‘aziende madri’ per svolgere attività di manutenzione ordinaria. Tutto questo però garantendo il rispetto di alcune condizioni che tutelino i lavoratori oggi impiegati negli appalti di manutenzione. La prima condizione riguarda le assunzioni dirette: queste devono essere fatte veramente presso la ‘casa madre’, dando priorità nelle selezioni e assunzioni, agli operai che per le ditte in appalto o subappalto già svolgono tali lavori. Inoltre devono essere mantenute quelle specificità normative, professionali, contrattuali, di organizzazione del lavoro, come ad esempio il rilascio di patentini, di formazione, applicazione del Durc di Congruità, oltre che i livelli salariali raggiunti dai CCNL edili. Infine indipendentemente dal modello aziendale del committente, devono essere regolati con specifici accordi: contenenti più tutele, migliore organizzazione del lavoro, giusti riconoscimenti salariali e i contratti di appalto per le manutenzioni ordinarie e straordinarie. Per questo dobbiamo ampliare la portata degli accordi sindacali in essere tra OO.SS. dell’edilizia e i grandi committenti nazionali a partire dal gruppo FF.SS e Aspi”.
La Piattaforma dell'Assemblea Nazionale >
La rassegna stampa del giorno dopo >