Dal blog della Fillea sul sito Diac, Diario delle Infrastrutture e Ambiente Costruito. 

Il nostro cemento fra contratto e decarbonizzazione. La mina import da Paesi non virtuosi.
Il cemento è in tutto ciò che ci circonda. Da secoli accompagna urbanizzazione e sviluppo delle società. Durabilità, resistenza e isolamento acustico, hanno reso questo materiale da costruzione, tra i più diffusi nel nostro pianeta. Secondo il Global Cement Market Report 2023, la produzione mondiale di cemento nell’ultimo anno è stata di 4,37 miliardi di tonnellate, (+6% rispetto all’anno precedente). In Italia invece di oltre 20 milioni di tonnellate nel 2022, con 16 aziende, 26 cementerie a ciclo completo e 14 centri di macinazione.


di Elisa Castellucci

Oggi in Europa ci sono 40mila persone coinvolte nelle varie fasi produttive. Un mercato destinato a crescere con un tasso annuale del 5,10% rispetto all’anno precedente. Un intero comparto che risulta anche responsabile dal 5 all’8% delle emissioni globali di gas serra e del 4% di quelle di anidride carbonica. Per promuovere la transizione verso l’economia circolare, da alcuni anni, l’Unione europea ha focalizzato l’attenzione su alcuni settori specifici, le costruzioni giocano un ruolo di primo piano. L’edilizia, fino ad oggi responsabile del consumo di circa il 50% delle materie prime estratte, produce anche un terzo del totale dei rifiuti. In Italia il 45,1 % di tutti i rifiuti speciali sono gli scarti provenienti dal settore edile (Rapporto Ispra Rifiuti Speciali 2022). Da anni, normative sempre più stringenti rispetto alle emissioni e politiche industriali improntate sui criteri ESG (Environmental, Social and Governance), unite ad una sensibilità crescente su questi temi, spingono tutti gli attori del settore delle costruzioni verso una maggiore eticità e sostenibilità. Non fanno eccezione gli operatori della filiera del cemento e del calcestruzzo, primo anello di quella catena che conduce alla realizzazione di infrastrutture ed edifici sicuri e affidabili. Una conferma arriva dal Terzo Rapporto di Sostenibilità della filiera del cemento e il calcestruzzo. Da alcune analisi di dati emerge infatti che, seppure in un contesto difficile generato dalla pandemia, e poi aggravato dalla situazione geopolitica internazionale e dal caro energia, la filiera del cemento e del calcestruzzo conferma il proprio impegno per l’ambiente e l’innovazione, verso un futuro carbon neutral. Quasi 160 milioni di euro investiti in tecnologie per la sostenibilità, la sicurezza e l’economia circolare e circa 370 mila tonnellate di emissioni di CO₂ risparmiate.

Tuttavia la strada per la carbon neutrality è ancora lunga. Difatti lo sviluppo di prodotti innovativi a basso contenuto di carbonio e l’applicazione dei principi dell’economia circolare, incluso il reimpiego a fine ciclo di vita del prodotto, sono solo alcune delle strategie su cui il settore si sta impegnando per contrastare il cambiamento climatico. Nonostante ciò, l’industria italiana del cemento rischia una contrazione perché il cemento delle nostre infrastrutture potrebbe avere origine extra-EU. Parliamo di Paesi che non condividono gli stessi obiettivi di decarbonizzazione delle aziende europee, non sostengono i conseguenti investimenti e quindi hanno costi di produzione inferiori. Una situazione che produce effetti negativi per la competitività delle imprese italiane ma, ancor più grave, delle emissioni di CO2 a livello globale. Questo, per una nazione con 8.000 chilometri di coste come l’Italia, si traduce in un aumento esponenziale delle importazioni, cresciute del 30% nei primi 7 mesi del 2023, con conseguenze ambientali disastrose. Il settore rappresentato da alcuni dati di Federbeton conta 36 mila addetti e circa di 2.700 imprese, con un fatturato nel 2022 di oltre 13 miliardi di euro. Parliamo di un comparto che ha già avviato un percorso di decarbonizzazione, con investimenti previsti di 4,2 miliardi di euro. Un eventuale arresto della produzione nazionale della filiera sarebbe dunque un rischio da scongiurare perché causerebbe una immediata contrazione del Pil del 4,1%. Un esempio chiaro del percorso tracciato e avviato in Italia è a Matera.

LO STABILIMENTO DI ‘HEIDELBERG MATERIALS’ DI MATERA. Angelo Scasciamacchia, il segretario della Fillea Cgil Matera, racconta il funzionamento di uno degli stabilimenti più importanti della filiera produttiva nazionale del cemento. Da novembre la storica fabbrica di Italcementi diventa ‘Heidelberg Materials’, la multinazionale tedesca tra i maggiori player mondiali del nostro settore.

“Un esempio virtuoso”, dice Angelo. “Prima del 2016 eravamo Italcementi, ora siamo diventati dipendenti di Heidelberg, una multinazionale tedesca, un passaggio che si è definitivamente concluso quest’anno”. Un cambiamento che ha un significato politico. “Abbiamo perso un altro marchio italiano – afferma Scasciamacchia – Italcementi aveva diversi stabilimenti in tutta Italia a ciclo continuo. Nel nostro Paese esistono diversi centri macinazione, si tratta di stabilimenti che si occupano solo di alcune fasi del prodotto. In questo caso il passaggio ad Heidelberg non ha comportato alcuna peculiarità, l’impianto organizzativo è rimasto lo stesso”.

La cementeria di Matera ha 103 dipendenti diretti, ed è uno degli stabilimenti più vecchi d’Italia, con oltre 50 anni di storia. Oggi Heidelberg Materials Matera è un impianto avanzato nel sistema produttivo della multinazionale, valido esempio di economia circolare. I lavori di costruzione della cementeria, che si trova a est della città, in località Trasanello, a pochi km dal centro cittadino, risalgono agli inizi degli anni ’70. “Nel dicembre 1974 è entrato in esercizio il forno. Nel corso di questo tempo, sono stati eseguiti molti lavori di ammodernamento dell’impianto volti a migliorare sempre più le prestazioni produttive ma anche ambientali oltre alle condizioni di lavoro dei dipendenti nella direzione della tutela di salute e sicurezza, ma soprattutto garantendo una continuità di esercizio a favore anche dell’occupazione locale”, racconta ancora il segretario della Fillea.

Angelo lavora nella fabbrica dal 2005 e spiega come “grazie al revamping del 2011, la struttura è ancora più efficiente e rispettosa dell’ambiente. Ci teniamo molto a ribadirlo sia come cittadini che dipendenti della fabbrica. Un rinnovamento reso possibile grazie ad un grosso investimento con una nuova linea di cottura. Difatti, la sostituzione dei classici combustili con quelli di solido secondario, provenienti da raccolta differenziata, ha permesso l’avvio di un percorso di economia circolare”. Come in molte cementerie l’obiettivo di Heidelberg Materials è l’ampliamento del portafoglio di prodotti ed applicazioni sostenibili, attraverso la riduzione delle emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi europei al 2030 e 2050 (carbon neutrality). Con questo scopo, da un lato nascono le azioni dirette mirate alla riduzione delle emissioni di CO2 attraverso i progetti di Carbon Capture Usage & Storage e dall’altro le attività di ottimizzazione di processo e prodotto.

“Adesso è interessato da un altro grosso investimento che porterà ad essere Matera uno stabilimento ancor più performante e sostenibile dal punto di vista ambientale a livello europeo”. Si tratta di 30 milioni di euro con lavori che dovrebbe concludersi nel 2026 per la sostituzione del vecchio combustibile al 90%. Possiamo dire come lavoratori che è una bella realtà industriale. Nel 1997 la cementeria ha conseguito la certificazione di qualità ISO 9002. Negli anni 2006 e 2007 i dipendenti, utilizzando il loro tempo libero, hanno recuperato una cisterna a tetto e la fontana Cilivestri restituendole al patrimonio storico ed architettonico del territorio. Nel 2008 sono iniziati i lavori di ammodernamento dell’impianto e nel maggio 2010 il nuovo forno. E’ stata attivata sul sito del comune un’area dedicata alla ‘Qualità dell’Aria’ nella quale è possibile consultare tutti i dati di emissione relativi al monitoraggio in continuo della cementeria.

Marco Romanelli è rappresentante sindacale Rsu e Rlssa dello stabilimento Heidelberg Materials Matera. “Oltre il 70 per cento sono nostri iscritti e possiamo dire che in tutti questi grandi cambiamenti, siamo stati coinvolti dal punto di vista innovativo e della gestione del personale. Un rapporto costruttivo con l’azienda. Un dialogo aperto e molto positivo. In termini economici indubbiamente è una delle realtà più importanti del territorio, quindi in termini di sviluppo, la virata su economia circolare punta ad abbracciare la Basilicata e la parte confinante della Puglia. Nel passato abbiamo avuto dei problemi sul fronte salute e sicurezza. Oggi si tratta di un polo industriale complessa con delle criticità, ma grazie al supporto della popolazione che orbita attorno allo stabilimento, è stato fatto un buon lavoro sorveglianza sanitaria che è andata oltre alle norme vigenti. Abbiamo ottenuto qualcosa di più per la salute dei dipendenti. Possiamo dire come lavoratori è una bella realtà industriale”.

“Ottenere qualcosa in più con l’approvazione dell’accordo sulla base dell’art. 44 su aumenti retributivi del prossimo triennio – aggiunge Romanelli – è stata una bella notizia per tantissimi lavoratori. I lavoratori del settore porteranno a casa 120 euro con più 39. Condivisa e sostenuta dai lavoratori. Siamo soddisfatti. Al contempo ci stiamo proiettando sul prossimo rinnovo. Le nostre richieste che porteremo alla controparte, prevedono una serie di punti che vanno dalla regolamentazione, inquadramenti e competenze del personale, salute e sicurezza. Alla luce della buona salute del settore in termini di sviluppo in questa fase, per quanto riguarda la parte economica ci aspettiamo un accordo dignitoso ed adeguato”.

ACCORDO CEMENTO. Un settore che il 15 ottobre ha chiuso un verbale con Federbeton per adeguamento del salario e che si avvicina al rinnovo. Per anni i salari dei lavoratori italiani sono rimasti fermi al palo, ancorati su livelli inferiori rispetto alla fase pre Covid, quest’anno emergono segnali in controtendenza, sotto la spinta dei rinnovi contrattuali. Anche nel terzo trimestre del 2024, come già nei due trimestri precedenti, nel privato la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali è stata più elevata di quella dell’inflazione. L’incremento retributivo più sostenuto ha riguardato l’industria – grazie agli incrementi contrattuali erogati nella manifattura – ma anche nei servizi è stato sensibile, trainato dagli incrementi economici fissati dai rinnovi del credito e assicurazioni e del commercio. La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-giugno 2024, come emerge dall’osservatorio Istat, è cresciuta del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a giugno 2024 segna un aumento dell’1,2% rispetto al mese precedente e del 3,6% rispetto a giugno 2023; l’aumento tendenziale è stato del 4,9% per i dipendenti dell’industria, del 3,7% per quelli dei servizi privati e dell’1,6% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

Tatiana Fazi, segretaria nazionale della Fillea Cgil, con delega ai settori dei materiali da costruzione legno-arredo, cemento, laterizi e lapidei spiega la natura innovativa dell’intesa raggiunta tra Federbeton, Filca Cisl e FeneailUil per adeguare le tabelle salariali. “Oggi chiudiamo un importante accordo, guardando al rinnovo contrattuale. Sono 8.500 gli addetti del settore cemento, calce, malte e gesso che beneficeranno di questo innovativo adeguamento previsto dalle tabelle salariali, che prevede un aumento di 120 euro al parametro di addensamento medio. L’accordo, risponde ad una richiesta fatta dalle organizzazioni sindacali all’associazione di categoria in applicazione dell’articolo 44 del contratto nazionale di settore, che consente di recuperare l’inflazione registrata nel triennio di vigenza contrattuale 2022-2024. Infatti l’incremento retributivo di 120 euro sottoscritto oggi andrà a sommarsi all’ultima tranche di aumento pari a 39 euro, che erogato nel mese di dicembre 2024 porterà nelle buste paga delle lavoratrici e lavoratori un ulteriore aumento medio di 159 euro (120 euro + 39 euro). Con questo accordo, in conclusione, l’aumento sul triennio 2022-2024 raggiungerà la cifra di 239 euro. Abbiamo recuperato l’inflazione per le lavoratrici e ai lavoratori”. Una tappa importante in vista del rinnovo contrattuale di dicembre.

“Un risultato che è il frutto – dichiara ancora la segretaria nazionale Fillea Cgil – del clima costruttivo e di moderne relazioni sindacali che da sempre contraddistinguono il settore. Le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori hanno trovato risposte concrete in una presa di responsabilità di tutte le aziende associate a Federbeton”.

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