“Il quorum non l’abbiamo raggiunto, oggi non è una giornata di vittoria. Contemporaneamente i dati ci dicono che sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro Paese, a cui si aggiungeranno gli italiani all'estero: è un numero importante e un punto di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum restano tutti sul tavolo”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini commenta i risultati del referendum durante la conferenza stampa, dopo la chiusura delle urne alle 15, con l’affluenza poco sopra il 30%. “I contratti precari, i subappalti, la tutela contro i licenziamenti, la sicurezza sul lavoro e il tema della cittadinanza – ha spiegato – sono prioritari. Un anno fa, quando abbiamo raccolto le firme, sapevamo che non era una passeggiata, in un Paese con una grave crisi democratica in atto. L’abbiamo fatto perché pensiamo che oggi estendere e tutelare il lavoro ed estendere la democrazia non sono cose diverse, ma rappresentano la stessa cosa”. Il segretario ha ricordato la lunga campagna nei territori: “Consideriamo il referendum un’esperienza molto importante: la campagna referendaria per tutta Italia è l'inizio di una mobilitazione che continuerà. Abbiamo allacciato rapporti importanti con tanti giovani: anche personalmente, questi mesi mi hanno insegnato che il sindacato deve tornare ad ascoltare le persone. Il disagio che c'è in Italia è profondissimo, proseguiamo l’azione sindacale con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione”. “Le nuove generazioni hanno un livello di precarietà come mai prima – ha detto Landini – : proprio l’ascolto di tante persone, giovani e anziani, per noi è un inizio e ci impegnano a continuare la nostra battaglia, sia in termini contrattuali che con la mobilitazione. Le persone che sono andate a votare sono una base di partenza fondamentale: questo ci pone la necessità di impegnarsi ancora di più e mettere a disposizione la nostra organizzazione anche attraverso un cambiamento”. Il lavoro realizzato in tutti i territori italiani è particolarmente significativo, ha ricordato il leader Cgil: “Non solo ripartiamo da oltre 14 milioni di persone, ma è una base fondamentale su cui agire e lavorare. Adesso l’impegno è rafforzare ancora di più la mobilitazione per ottenere i risultati proposti nei quesiti, che sono fondamentali per il mondo del lavoro e per i diritti delle persone”. Rispondendo alle domande, Maurizio Landini ha affrontato il tema dei costi del referendum: “Noi avevamo chiesto che il referendum coincidesse col primo turno delle amministrative, il Governo ha deciso di non farlo, è sua responsabilità”. In ogni caso, ha poi aggiunto, “la democrazia non si può certo considerare un costo”. Tornando sui risultati, “tantissime persone credono che i nostri temi abbiano bisogno di risposte precise, è un elemento con cui tutti devono fare i conti. Questi mesi hanno rimesso il lavoro al centro della discussione del Paese”, per Landini. Sbagliata invece la politicizzazione dei quesiti: “C'è chi ha scelto di non discutere invitando a non votare, senza confrontarsi sul merito delle questioni. Noi abbiamo costruito l'iniziativa su un tema preciso, cambiare le leggi sbagliate fatte da qualsiasi Governo, era un voto per cambiare le norme balorde degli ultimi vent'anni fatte da chiunque”. E “una parte significativa del Paese vuole cambiare”. “Il lavoro dell'ultimo mese e mezzo, di incontri e assemblee, ci ha insegnato che tutti i temi del lavoro vanno tenuti aperti. Per una grande organizzazione come la nostra, con cinque milioni di iscritti, verificare con una campagna elettorale ci porta a dire che c'è una base iniziale di oltre 14 milioni di uomini e donne. Ora dobbiamo costruire rapporti soprattutto con le nuove generazioni, sempre più precarie. Questo mese e mezzo mi insegna ad ascoltare i problemi del Paese, invitando tutti a votare sempre e non il contrario”.Insomma, “nonostante ciò che è avvenuto, con la campagna contro il referendum e l’invito all’astensione, tutti quelli che sono andati a votare ci affidano una responsabilità – ha concluso -. Continua la battaglia per il lavoro e la democrazia, per cambiare le leggi sbagliate”.
PERCENTUALE DEI QUESITI
Nei 5 referendum dell’8 e 9 giugno il quorum non è stato raggiunto. La quota di votanti è stata la stessa per tutti i quesiti: al 30,58%. Con l’eccezione della cittadinanza, anche il rapporto tra sì e no, nettamente a favore del primo, è simile. Ma vediamo nel dettaglio.
- Reintegro licenziamenti illegittimi
I sì sono stati l’89,06% (12.249.641 voti), i no il 10,94% (1.504.311 voti)
- Licenziamenti e limite indennità
I sì sono stati l’87,60% (12.036.444 voti), i no il 12,40% (1.703.629 voti)
- Contratti e termine
I sì sono stati l’89,04% (12.220.442 voti), i no il 10,96% (1.503.790 voti)
- Responsabilità infortuni sul lavori
I sì sono stati l’87,35% (12.011.982 voti), i no il 12,65% (1.738.977 voti)
- Cittadinanza
I sì sono stati il 65,49% (9.023.665 voti), i no il 34,51% (4.754.382 voti)