18.02.14 Si è concluso il 18 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Olbia. Di seguito la relazione del segretario generale Hassan Ben Bouzid.

Compagne, Compagni, cari amici, Gentili invitati, Grazie per aver accettato il nostro invito a partecipare ai lavori del III° Congresso provinciale della Fillea Cgil Gallura. un grazie sentito al segretario della Fillea nazionale Wlter Schiavella, di aver scelto di essere presente al nostro congresso, dimostrando per l’ennesima volta la sua vicinanza alla nostra categoria e al nostro territorio, il segretario della Fillea regionale Chicco Cordeddu presenti al nostro Congresso.

Ringrazio, inoltre, tutti i segretari generali presenti che hanno risposto positivamente al nostro invito. Siamo nati, anzi rinati nell’0ttobre 2005, 4 anni fa come fillea-cgil OT, con la nascita delle nuove Province, abbiamo iniziato a muoverci nel territorio con la presenza continua nei cantieri,nelle aziende e sugli organi di stampa. Intervenendo nella difesa del lavoro e dei diritti. Siamo partiti con circa 400 iscritti, oggi siamo 1624. Dopo quattro anni possiamo dire che abbiamo fatto un buon lavoro, siamo presenti nel territorio e nelle sedi storiche della cgil a Tempio, La Maddalena, Arzachena e Santa Teresa. Siamo passati da essere la categoria “Cenerentola” della Cgil Gallura ad essere la seconda categoria attiva della Cgil nel 2009. Questa analisi non è mia. È di l’ex Segretario della Fillea Lorenzo Manca al II° congresso Provinciale della Fillea Cgil Olbia Tempio. Dico questo per sottolineare l’eredità che mi è stata lasciata. Quattro anni fa lo stesso congresso mi ha votato Segretario di questa Categoria, in un momento di una crisi economica senza fine del nostro paese. Forze sono stato considerato in quell’occasione probabilmente il meno peggio o il più adatto per gestire una categoria in un momento molto difficile, forse molti avevano sperato che non fossi stato all’altezza di continuare il percorso virtuoso promosso dal mio predecessore: un pensiero che, all’inizio, più di una volta ho avuto anch’io. Infatti io non sono nato un Segretario. Ho dovuto impararlo giorno per giorno, ho dovuto passare anche attraverso quegli errore di inesperienza, che però non contraddicono la mia testardaggine e il mio senso di responsabilità e la determinazione di fare bene il compito con tanto impegno, insieme ai compagni della segreteria , che mi hanno accompagnato in questi Quattro anni, Paolo Carboni e Tonino Cansella che voglio ringraziarli per il contributo che hanno dato al sottoscritto ma sopratutto a questa categoria. Oggi la Filllea di Olbia Tempio celebra il momento più importante del nostro sindacato, ma non dobbiamo considerarlo per questo solo un momento cerimoniale programmato, al termine del quale verrà eletto il gruppo dirigente che guiderà la nostra categoria per i prossimi anni. Al contrario questa è l’occasione giusta per invitare tutti ad analizzare i fatti, gli avvenimenti e il nostro modo di essere e di fare i sindacalisti nella realtà che viviamo quotidianamente per svolgere la nostra attività. Desidero, inoltre, ringraziare tutti i lavoratori che hanno partecipato alle nostre assemblee precongressuali, in rappresentanza dei nostri 1803 iscritti.. Un Percorso congressuale in cui abbiamo cercato di raggiungere e coinvolgere il maggior numero possibile degli iscritti. ma con molta difficoltà, forse per lo stato di crisi che dura ormai da molto tempo è che ha portato i lavoratori alla disperazione e quasi alla rassegnazione. Le 13 assemblee congressuali di base svolte nei luoghi di lavoro e territoriali, i lavoratori coinvolti, 496 votanti, il 27,51% del totale dei nostri 1803 iscritti a fine 2012, in termini assoluti, la nostra Categoria ha dato un contributo determinante al Congresso della CGIL di Olbia-Tempio, portando alla causa del 1° documento congressuale primo firmatario Susanna Camusso, al 100% delle preferenze espresse dai lavoratori. I delegati eletti sono stati 45. Provengono da varie realtà produttive, in rappresentanza di tutti i settori da noi seguiti: edilizia, lapidei , legno, cemento. I delegati sono 1 donna, 16 i lavoratori stranieri, di cui 6 Rumeni, 5 Marocchini, 2 Tunisini, 1 portoghese, 1 albanese e 19 Italiani. Il filo conduttore del nostro congresso, tra ricordi e presente, in difesa degli anelli deboli della catena del lavoro, bene si identifica nelle fotografie che avete avuto modo di vedere, forse di apprezzare anche . Queste foto possono raccontare le rivendicazione, manifestazione, scioperi - nazionale, regionale , territoriale, più di una volta la Cgil ha dovuto scendere in piazza anche da sola per rivendicare e protestare contro il mal governo di questo paese. La lenta crescita dell’economia, e la perdita del potere di acquisto, dei salari e delle pensioni, che hanno determinando fenomeni di impoverimento, alla classe operaia e al mondo di lavoro in generale, che avevamo sempre denunciato con forza. Nella difficile fase istituzionale, politica e sociale che sta attraversando il Paese, le condizioni materiali dei lavoratori, giovani, pensionati e la sempre più drammatica emergenza sociale, sono il punto da cui partire. Mentre aumentano le diseguaglianze, esplode la realtà di uno stato di grave deprivazione o di povertà assoluta che ormai è un dato di fatto così ampio e dirompente che nessuno può ignorare. Non stiamo parlando di altri luoghi o di altre situazioni: è la realtà della Sardegna, dove – IL CALO DEL REDDITO MEDIO PRO CAPITE NEL 2013 è diminuito del 2,3%. La ragione principale dell’aumento della povertà è la perdita di un lavoro, periodi lunghi di cassa integrazione, oppure la presenza di un lavoro precario e senza diritti, con un salario sempre più basso. Le code dinnanzi ai centri che distribuiscono un piatto di minestra o un sacchetto con qualche genere alimentare si ingrossano a vista d'occhio, giorno dopo giorno. I nativi hanno preso il sopravvento rispetto ai migranti: sono loro i nuovi arrivati nel paese della povertà. Sono anziani soli, ma anche nonni che fanno la spesa in quel modo per potere continuare a garantire un aiuto a figli e nipoti; uomini in giacca e cravatta che si mischiano ai tradizionali frequentatori dei centri di carità. Donne che ricorrono a questo per poter assolvere all'onere della cura della famiglia. Tutti a cacciar via quel poco o tanto di vergogna, perché, per molta cultura corrente, la povertà è diventata una colpa, è la responsabilità di chi non ha saputo evitarla. Nel sesto anno della crisi, persiste ancora l'idea che chi non ce la fa, ha le sue responsabilità o al massimo è sfortunato, e chi invece, ce la fa, ha sicuramente grandi meriti e si merita di andare avanti. La scala sociale tende a spezzarsi, a cristallizzare le posizioni alte ed a far restare in basso chi già lo è, oppure a trascinare verso il fondo chi, fino a qualche tempo fa, riusciva a tenere la posizione. Anche in Sardegna, la povertà riguarda non solo chi viene espulso dal lavoro, ma anche famiglie di lavoratori, soprattutto i nuclei numerosi, con minori ed i pensionati, in particolare donne, e si sostanzia nella difficoltà ad affrontare le spese per i bisogni primari: casa, utenze, tariffe dei servizi e prestazioni sanitarie. Nel 2013 , in Sardegna, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 18,7%. Fra i giovani nella fascia dai 18 ai 35 anni vola al 57%, 1 giovani su due è disoccupato, il ricorso alle Cassa Integrazione in deroga riguarda oltre 15 mila lavoratori, dato confermato anche nella Provincia Olbia-Tempio, una volta era considerata l’eldorado dell’Isola, Ammonta a più di 10 milioni il monte ore di Cassa integrazione autorizzate dalla Regione Sardegna nel primo semestre del 2013 . Il problema della disoccupazione anche se colpisce tutte le generazioni di persone, è più allarmante verso chi deve iniziare a fare la sua prima esperienza lavorativa: i giovani. Una volta il problema era rivolto ai paesi del Sud, adesso invece anche e, soprattutto, le aziende del nord che stanno chiudendo velocemente, si parla di 1000 aziende al giorno. Chiudono magari trasferendosi verso l’estero e continuare la loro impresa, fuori da un paese che è convinto che mettendo tasse, è possibile bilanciare il debito pubblico. Un debito che ha superato i 2.104 miliardi di euro, dati forniti dalla Banca d’Italia, con questo passo, ognuno dei circa 60 milioni di Italiani ha 35 mila euro di debito pubblico sulle spalle sin dalla nascita. Si è generata così una gigantesca bolla finanziaria fondata sui debiti e alimentata, per anni, da continue scommesse ancora su nuovi debiti che hanno creato enormi quantità di ricchezza sulla carta, senza nessun rapporto con la reale capacità di produrre beni e servizi. Lo slogan che ha ben rappresentato nell’immaginario collettivo questo modello è stato: “fare i soldi con i soldi”. La conseguenza è che, già oggi, la nostra società è ancora più divisa. Ci sono realtà territoriali e produttive che hanno resistito alla crisi e altre realtà che hanno subito danni o addirittura distruzioni. Ci sono persone che hanno perso il proprio lavoro e persone che hanno mantenuto sostanzialmente inalterato il proprio potere d’acquisto. Accade così che, mentre alcune imprese sono uscite rafforzate da questa prova e ora puntano ad incrementare la loro base produttiva, altre sono costrette a ristrutturarsi per far fronte al calo di ordini. La quotidianità ci offre moltissimi esempi di questa condizione, apparentemente contraddittoria, frutto di un sistema economico notevolmente variegato. Insomma, usciremo da questa crisi in modo del tutto diverso da come ci siamo entrati. Si delinea sempre più il quadro di un’Italia economicamente e socialmente frazionata; trasversalmente frazionata, in cui comunque si conferma anche una separazione macro-territoriale, come conseguenza inconscia della logica del; “si salvi chi può”. Il portato di questa crisi è una tacita ma pratica accentuazione dell’idea campanilistica, non tanto come conseguenza delle recenti suggestioni ideologiche quanto come effetto pratico del vissuto quotidiano. Le spinte aggregatrici si sono indebolite non solo tra territori geograficamente distanti tra loro, ma persino negli stessi luoghi di lavoro dove, storicamente, avevano trovato terreno fertile le logiche solidaristiche delle lotte operaie. In una condizione del genere, finiscono col prevalere gli individualismi e non si fanno più sogni collettivi. La dimensione della coesione sociale ma anche del solidarismo, che ad essa è sotteso, si svuota di contenuti e la crescita complessiva del Paese può subirne contraccolpi irreparabili. La crisi della società, quasi una perdita di senso, si manifesta anche nei modi con cui si affronta il fenomeno migratorio. Non dobbiamo dimenticare l’ennesima strage di 366 innocente del 3 ottobre, conseguenza della rivolta della cosi detta “PRIMAVERA ARABA” e i sopravissuti rinchiusi nel CIE “Centro di identificazione ed espulsione” senza conoscere nemmeno il loro distino e come protesta hanno dovuto cucire le bocche. Stiamo parlando di rifugiati delle guerre , si è detto che i rifugiati sono troppi e che l’Italia non si può permettere il lusso di ospitarne tanti, ma i dati dell’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati dimostrano, che l’Italia ha, alla fine del 2012, 64.779 rifugiati contro 589.737 della Germania, 217.865 della Francia, 149.765 del Regno Unito, 92.872 della Svezia e 74.598 dell’Olanda. E' ora ci vuole una vera politica di accoglienza e che si affronti il tema con serietà e lungimiranza, a partire della cancellazione della Bossi-Fini, Deve essere chiaro a tutti, qual è la posizione della Cgil , occorre abolire la Bossi- Fini, legge indecente, che lega i diritti della persona al rapporto di lavoro, facendo si che la gestione del mercato del lavoro nelle mani di pochi , le mani della criminalità organizzata, L’Italia è il Paese che ha avuto la più alta percentuale di emigrati. Ed è paradossale che proprio noi spesso dimentichiamo che, oggi, gli immigrati sono una risorsa per il nostro Paese. Se è ovvio che non possiamo accogliere tutti e che si deve contrastare l’immigrazione clandestina, è vero anche che tutti coloro che vengono a lavorare nel nostro Paese devono essere accolti nel rispetto della dignità delle persone. Per la Fillea i lavoratori sono tutti uguali qualunque sia il colore, la religione e il paese di provenienza. Sono sempre Lavoratori con la L maiuscola. Analoghi quindi devono essere i diritti e le tutele. E questo purtroppo non sempre succede in Italia. Consideriamo Il reato di clandestinità palesemente incostituzionale perche di fatto punisce i migranti non per quello che fanno ma per quello che sono. La crisi del settore delle costruzioni, continua a mordere con effetti devastanti nella nostra provincia; crisi partita dalle speculazioni mobiliari e finanziarie, dalla finanza creativa e dal guadagno facile, generando la convinzione che si può creare ricchezza anche senza lavoro; condizioni queste che hanno alterato il mercato, specie quello immobiliare. I dati forniti dalla Cassa Edile del Nord Sardegna sono sempre drammatici, il numero degli addetti alla Cassa Edile del Nord Sardegna , per la provincia Olbia-Tempio, si è ridotto, passando dai 3.049 dell’anno 2010 ai 2.080 nell’ anno 2013 con una diminuzione di 969 addetti. Con la stessa modalità, il Nord Sardegna ha perso 3.879 addetti. Analizzando i dati della cassa più nel dettaglio, i dati relativi ai lavoratori si rileva che gli addetti che hanno lavorato per l’intero anno sono stati il 39%, mentre il 33% ha lavorato per 6/9 mesi ed il 28% per meno di 3 mesi. Il numero delle imprese di Olbia Tempio attive iscritti alla Cassa è stato di 909 nell’anno 2010 e di 698 nell’anno 2013 con una diminuzione di 211 imprese fuori mercato. Nord Sardegna 658 imprese. La costante riduzione del numero degli addetti ha naturalmente comportato un calo delle ore lavorate denunciate alla Cassa passate da 3.148.528 dell’anno 2010 a 1.919.680 del 2013, con una diminuzione di 1.228.848 ore lavorate. Nord Sardegna 3.986.490. Anche la massa salari si è ridotta per effetto della diminuzione delle ore lavorate, passate da 31.649.572 euro nel 2010 a 19.335.964 euro nel 2013, con un decremento di 12.313608 euro, tutto questo in assoluto silenzio. Nord Sardegna 38.966.722. L’edilizia che ha sempre svolto una funzione anticiclica, , ma è anche e di conseguenza il settore che una volta colpito, ha una fase di ripresa più lenta , in quanto è il settore che ha più bisogno di tempi per ripartire, le opere bisogna programmarle, progettarle, avere le necessarie autorizzazioni e poi pensare a realizzarle-,. La ripresa, non è a portata di mano, anzi i dati peggiorano ormai da qualche anno, da semestre a semestre, ma il settore ha bisogno di pianificare l’uscita dalla crisi, per evitare che tale difficoltà contribuisca alla sua definitiva destrutturazione. le proposte della FILLEA CGIL avanzate dal piano del lavoro per l’edilizia, e le misure contenute nel Patto per lo Sviluppo, come gli interventi infrastrutturali per lo Sviluppo, potrebbero derivare numerosi interventi a sostegno del comparto delle costruzioni, ma gli interventi tardano ad arrivare. A ciò si aggiungono le difficoltà derivanti dal blocco delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale scaduto da un anno, che è chiamato il settore allo sciopero del 13 dicembre scorso. La proposta indecente per noi come sindacato, quella che lo scorso 21 novembre Ance e Coop hanno portato al tavolo della contrattazione: un rinnovo a zero euro di aumenti e la soppressione dell’Ape, l’indennità di anzianità edile, che corrisponde a circa uno stipendio. i governi non sono intervenuti, accettando lo scambio con le imprese tra zero investimenti in cambio di zero regole, che ha generato una crescita esponenziale di irregolarità e illegalità, abbiamo bisogno di un cambiamento radicale quando, dopo il dramma dell’Aquila - cui sono seguite purtroppo quello dell’Emilia e tanti altri, senza dimenticare quello che ha coinvolto la Sardegna e il nostro territorio. Il 18 novembre dell’anno scorso. La riqualificazione urbana è in tutta Europa uno degli obiettivi strategici per fermare il consumo di suolo, ridurre i consumi energetici e l’inquinamento dei sistemi urbani e per creare opportunità di lavoro in un settore oggi in forte crisi, quello dell’edilizia. Un principio che deve guidare anche le politiche in Sardegna e nel nostro territorio. Per questa ragione, avevamo organizzato a gennaio dell’anno scorso un convegno sul tema, insieme alla Camera del Lavoro di Olbia, dove era presente anche Walter che è chiaro e preciso nella sua conclusione, con l’obiettivo di stimolare chi governa, a livello regionale e territoriale, a puntare su uno sviluppo sostenibile. La crisi economica globale che stiamo vivendo, ci impone di svolgere una riflessione approfondita sull'attuale modo di vivere e produrre. Sappiamo che non ci può essere una crescita illimitata né si può continuare a fare un uso indiscriminato delle risorse o della ricerca del profitto oltre ogni regola. Quel sistema infatti, ha generato un aumento della povertà e delle disuguaglianze. Occorre ripensare il nostro modello di sviluppo, privilegiando la sostenibilità ambientale. Anche nell'industria delle costruzioni. La ricerca della qualità, nei prodotti e nei processi, deve costituire il motore principale di questo sviluppo. Dobbiamo sperimentare e fare un salto di qualità nella pianificazione urbanistica, puntando alla sicurezza residenziale e del patrimonio immobiliare pubblico e privato dell'intero territorio regionale. L’obiettivo deve essere l’autosufficienza energetica degli edifici e dei contesti urbani, la riduzione dell’impatto ambientale, l’attivazione di filiere locali sostenibili, Per tutelare il settore è necessario salvaguardare diritti, redditi, professionalità e puntare con decisione ai processi formativi. Assistiamo invece alla destrutturazione dell’organizzazione del lavoro edile a scapito della dignità, della sicurezza, al venir meno dei diritti dei lavoratori e della qualità della professione stessa. Non è un buon segnale la frammentazione del lavoro attraverso la moltiplicazione delle partite Iva e di imprese che operano facendo concorrenza sleale. A questo si aggiungono la catena infinita degli affidamenti e sub-affidamenti aggiudicati al massimo ribasso e il rischio di pericolose infiltrazioni delle mafie negli appalti. Occorre invertire questa tendenza, tutelando i redditi e le professionalità, anche attraverso misure straordinarie, con il sostegno degli Enti Bilaterali. Occorre rilanciare quella storica e lungimirante stagione di relazioni sindacali bilaterali territoriali, in cui gli elementi di autonomia contrattuale, di negoziazione e rappresentanza politico-sindacale, trovano sintesi e punto di eccellenza. L’edilizia può e deve essere motore di sviluppo dell’economia. Si può fare solo con aziende strutturate che investano su innovazione e qualità, senza scaricare tutto sulla riduzione dei costi del lavoro. La nostra provincia ha bisogno di investimenti e finanziamenti pubblici per incrementare il patrimonio edilizio residenziale pubblico e sociale, edilizia scolastica per riqualificare e mettere in sicurezza le nostre scuole, le nostre strade, programmi integrati per recuperare l’esistente e riconvertire gli edifici con materiali ecocompatibili. L’uso indiscriminato del suolo, l’urbanizzazione selvaggia e la cementificazione indiscriminata non sono più accettabili. Abbiamo il dovere di elaborare una proposta per il rilancio del settore, individuando una strada per il rilancio che parta proprio dalle nostre città. Sono stati individuati vari aspetti dell’azione sociale che possono condurre alla costruzione di un’economia e una società più attenta alla dimensione relazionale della vita e l’organizzazione territoriale, in questo senso, un ruolo determinante lo esercita la vita urbana. Perciò è necessario affrontare i nodi problematici dei contesti urbani e rispondere alla complessità dei bisogni presenti, anche in termini di welfare e di inclusione sociale, avviando una “ristrutturazione delle nostre città” senza alimentare speculazioni. 18 novembre scorso e la testimonianza che il nostro territorio ma anche il nostro paese in generale è ancora più fragile di quanto pensavamo, È importante ridurre questo livello di consumi, promuovendo il senso di responsabilità ambientale, attraverso un sempre maggiore uso delle rinnovabili. Naturalmente, serve una politica rigorosa che punti su trasparenza e legalità. Consapevoli dei rischi legati alla crisi, ,. Come Sindacato delle Costruzioni chiediamo insieme alla CISL E UIL, la necessità di istituire un Osservatorio Provinciale di settore che coinvolga tutti i soggetti della filiera delle costruzioni: parti sociali, associazione datoriale e istituzione. L’Osservatorio deve essere lo strumento in grado di raccogliere e mettere in rete tutte le informazioni e le risorse al fine di monitorare l’andamento generale del mercato, le prospettive produttive del settore e gli effetti occupazionali, favorire la conoscenza e lo sviluppo dell’innovazione tecnologica, l’utilizzo di nuovi materiali da costruzione legati alla bioedilizia ed al risparmio energetico ed ambientale, promuovere tra le stazioni appaltanti la definizione dei criteri dei bandi che favoriscano le Imprese strutturate, che puntino verso la qualità dell’opera la sua sostenibilità ambientale superando il “massimo ribasso”. Ma, oltre all’edilizia, anche negli altri settori seguiti dalla categoria, cemento-calce-gesso e calcestruzzo-laterizi, la situazione è critica, con perdite di mercato che superano anche il 50%. Discorso diverso va fatto per il distretto del sughero, che è comunque un settore di eccellenza in Gallura e soprattutto Tempio e Calangianus. negli ultimi dieci anni ha assistito in silenzio alla chiusura di tante piccole aziende artigiane, solo le aziende industriali sono riuscite a resistere meglio conquistando più fette di mercato nazionale ed internazione, grazie alla ricerca, alla innovazione e ai investimenti anche in altre paese come il Portogallo, la spagna ma anche nei paese del Nord Africa, e qui mi riferisco alle tre gigante del settore, Molinas, Ganau e Martinese, con una occupazione di 680 all’incirca più altre 250, ma anche li, possiamo dire che la crisi é arrivata, comunque, per la sopravivenza delle piccole aziende,serve l’intervento della politica, «I politici sardi non hanno mai fatto nulla»,' anche se la regione ha avuto alcuni fondi dalla Comunità europea e non ha saputo come spenderli, semplicemente perché non sappiamo valorizzare i nostri prodotti locali e le nostre risorse naturale, mentre in Gallura abbiamo una miniera d’oro che sta spegnendo non solo per il sughero!!!!!!!! “Il Piano del Lavoro della Fillea Cgil non è un testo accademico da discutere nei convegni, ma è uno strumento di contrattazione, perché contiene proposte e richieste puntuali che la nostra Categoria avanza per reagire al disastro di 550mila posti di lavoro bruciati dal settore in 4 anni”. Tre le priorità indicate: una copertura minima salariale anche per quei lavoratori del settore che non hanno accesso agli ammortizzatori sociali, un alleggerimento del prelievo fiscale sul lavoro nel medio periodo, la difesa dell’occupazione attraverso la costruzione di un diverso modello di sviluppo: quello sostenibile, fondato su un lavoro che sia utile al Paese e non solo a chi costruisce”. , Come ci auguriamo e da come stiamo lavorando, il numero di iscritti continuerà ad aumentare, le percentuali stesse di lavoratori edili e lavoratori immigrati che rappresentiamo sono destinate ad accrescersi. Come è destinata ad aumentare la frantumazione degli imprese tradizionali e quindi anche le difficoltà di contattare ed organizzare questi lavoratori. Questo ci fotografa una situazione in cui siamo quotidianamente impegnati ad operare e ci pone un problema di assetto futuro e di strutturazione cioè di un sindacato che sta nel territorio in una forte sinergia con tutte le strutture della CGIL, nel mantenere uno stretto rapporto con i posti di lavoro con una forte democrazia sindacale rappresentata dal direttivo e da tutti gli strumenti utili a questo scopo, con momenti di formazione per i nostri delegati su tutti i temi importanti per il nostro agire, dal mercato del lavoro, al diritto del lavoro e sindacale, alla legge sugli appalti e soprattutto in materia di sicurezza sul lavoro, ed inoltre trovando nel contempo anche dei sistemi innovativi per raggiungere i lavoratori residenti nel nostro territorio e farli partecipare attivamente innanzitutto attraverso l'iscrizione al nostro sindacato. Le giovani generazioni, sicuramente anche condizionate da questo quadro complessivo, appaiono meno interessate alla politica e all’impegno sociale, spesso non conoscono affatto il sindacato e difficilmente sono disposte ad intraprendere questo “mestiere” Occorre, inoltre, prendere atto che spesso le modalità della gestione interna del sindacato a volte sono autoritarie e non permettono ai giovani di emergere e di lavorare secondo nuovi schemi. Gli schemi dell’attività formativa vanno ripensati, introducendo materie “nuove”, che tengano conto dei fenomeni migratori, come dei cambiamenti degli assetti internazionali, delle nuove tecniche di comunicazione, dell’interculturalità, dello studio delle nuove tecnologie, dei materiali e dell’imprescindibile tema dello sviluppo sostenibile, dei cambiamenti climatici e della crisi energetica. Queste tematiche sono indispensabili per un sindacalista “moderno”, se vuole coltivare la speranza di incidere in qualche modo nella vita dei lavoratori e nella tutela dei loro diritti. La Camera del Lavoro, la nostra presenza nel territorio è il punto fondamentale per lo sviluppo della nostra organizzazione. Un lavoratore edile straniero è l’esempio massimo delle esigenze cui dobbiamo dare risposta per tutti i Lavoratori, che vengono da noi per controllare le ore della Cassa Edile, per fare domanda per le prestazioni extracontrattuali, per gli assegni familiari, per il rinnovo del permesso di soggiorno, per il ricongiungimento familiare, per la disoccupazione, per il conteggio della busta paga e, quasi sempre, per la vertenza che ne segue, per i problemi col proprietario della casa dove abitano e cui pagano l’affitto, spesso a nero, per la dichiarazione dei redditi, per la compilazione di qualsiasi modello o bollettino, per la domanda per l’asilo dei figli, per i congedi familiari, ci consegnano praticamente i problemi della loro vita, non solo quella lavorativa. Riusciamo a dare delle risposte solo essendo presenti nei cantieri, nelle aziende e nelle sede del territorio, a stretta collaborazione con la CGIL, con il Patronato INCA, e con i servizi fiscali, Occorre però aumentare questa sinergia, facendo sì che il patrimonio di conoscenze di queste strutture diventi comune a tutti, che si interagisca e si ottimizzi il lavoro svolto, aumentando l’efficienza, la rapidità di risposta ed il senso di appartenenza. Occorre migliorare i nostri standard di valore, di qualità, per farlo è fondamentale un’interazione maggiore fra i servizi e la categoria e fra questi e la Camera del lavoro, elemento centrale nelle politiche del territorio. Le compagne dei servizi sono una risorsa preziosa per noi, l'hanno dimostrato con il rapporto diretto con la nostra categoria in questi ultimi anni, chiediamo loro un maggiore sforzo di presenza e di ruolo nella formazione e nel rapporto con i lavoratori. L’accoglienza dei lavoratori, degli iscritti deve essere la nostra prima risposta, cordiale, rispettosa ed autorevole, il sistema dei servizi assume quindi un ruolo cardine per il proselitismo ma anche per consolidare e valorizzare gli iscritti. La nostra attività e crescita futura non si risolvono ovviamente tutte nei servizi, dobbiamo formare sempre di più i nostri delegati, farli crescere e dargli gli strumenti adeguati per svolgere il loro ruolo. E’ vero: stiamo attraversando una stagione difficile. Ma la forza e il coraggio delle nostre idee guidano le nostre proposte e le nostre scelte. Non dobbiamo avere paura. Mai. C’eravamo ieri, ci siamo oggi, ci saremo domani. E il domani ha i colori della Cgil. Con questi colori, noi, tutti insieme, affronteremo il nostro futuro. Grazie Olbia 18/02/2014 Hassan Ben Bouzid

 

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