19.10.11 Un decreto senza risorse sarebbe “una condanna a morte per il settore delle costruzioni, che ha bisogno invece di investimenti e regole per poter fare la sua parte per assicurare al paese una speranza di ripresa” è quanto afferma Walter Schiavella, segretario generale Fillea Cgil, commentando le anticipazioni sui contenuti del decreto sviluppo all’esame dell’esecutivo.
Oltre all’assenza di risorse per lo sviluppo e alla ulteriore deregolazione del mercato, ulteriore elemento di preoccupazione è “il futuro delle opere già cantierate o in fase di progettazione il cui finanziamento rischia la revoca, come alcune linee metro di Roma, Milano, Napoli, linee ferroviarie, strade statali, superstrade come il megalotto 3 della 106 ionica, numerosi schemi idrici nelle regioni del Mezzogiorno. La strada delle sanatorie, delle deregolamentazioni, dello sviluppo senza risorse è esattamente opposta - prosegue il leader degli edili Cgil -  a quella che andrebbe percorsa per dare respiro e prospettiva ad un settore che sta lottando per affermare la qualità dell’impresa e del lavoro, la regolarità e la legalità.”
Il governo è “miope, perché si potrebbe fare molto, intanto per affermare la qualità dell'impresa e del lavoro, con interventi a costo zero per rafforzare il sistema delle regole” mentre le risorse andrebbero trovate "con la lotta all’evasione, l’allentamento selettivo del patto di stabilità ed il ripristino dell’Ici sopra una adeguata soglia di reddito che -  come abbiamo più volte proposto e come da ultima la Banca d’Italia suggerisce -  potrebbe fornire ai comuni risorse importanti per finanziare le politiche abitative e per mettere in sicurezza il territorio dai rischi sismico ed idrogeologico."
Le proposte che la Cgil ha presentato per recuperare risorse "sono note a tutti e vanno nella direzione di creare sviluppo salvaguardando chi è più debole e chiedendo uno sforzo maggiore a chi è più forte, ad esempio con l'introduzione di una tassa sui grandi patrimoni" conclude Schiavella  “ma questo governo è talmente miope che, oltre a non vedere che esitono risorse da poter recuperare per rilanciare l’economia, non riesce neanche a vedere che nessuno gli fa più credito, a cominciare dalle imprese.”