15.12.16 I segnali di ripresa ci sono, ma sono timidi e insufficienti. Quella che manca è una ripresa della domanda aggregata per stimolare il mercato e quindi favorire l`innovazione. Da qui la «stagnazione» occupazionale. Mancano cioè investimenti (pubblici e privati) e manca una ripresa dei` consumi di massa. Questi ultimi - come ci insegnano gli economisti - possono essere rilanciati con una politica fiscale che recuperi pienamente il principio della progressività (alleggerendo la pressione su pensioni e salari), con una riduzione delle tariffe locali e nazionali (pensiamo al tema della liberalizzazione delle professioni), con l`aumento dei salari." Così Alessandro Genovesi, ospitato oggi sulle pagine dell'Unità, che ringraziamo.
L'intervento prosegue:
Come Fillea Cgil, in fase di rinnovo dei Ccnl più importanti per noi (il Legno appena sottoscritto e quello del comparto edile) ci siamo ovviamente concentrati su questo ultimo punto, convinti unitariamente che la contrattazione collettiva debba non solo difendere i salari dall`inflazione (che non è il problema principale oggi, essendo fin troppo bassa) ma anche aumentare il potere di acquisto dei lavoratori, proprio per una funzione macro economica di sostegno alla ripresa.
Un aumento che può avvenire soprattutto a livello aziendale e territoriale, sperimentando anche forme nuove (di filiera, di sito, di distretto) in grado di valorizzare professionalità e competenze dei lavoratori, ma che deve rimanere anche nella funzione degli stessi aumenti contrattuali nazionali sui minimi.
Perché vi sono specificità di settore, innovazione diffusa e di sistema che non si può meramente calcolare nel perimetro della singola azienda (potenza delle interconnessioni) e perché - ci piaccia o non ci piaccia - il nostro sistema imprenditoriale è fatto di aziende diverse, per lo più piccole e medie, con pochi addetti e che si posizionano diversamente nella produzione di valore. Alcune con una buona cultura in termini di relazioni industriali (e di solito sono le più grandi e le più innovative), molte con una visione ancora ostile o paternalista verso i propri dipendenti.
Magari l`imprenditoria italiana fosse pronta ad una vera partecipazione dei lavoratori dove, con commissioni aziendali paritetiche, si possano definire obiettivi comuni da raggiungere, analizzare eventuali problematicità fino a giungere - nelle aziende più strutturate - a veri e propri consigli di sorveglianza aziendali.
La conservazione sta più dalla loro parte, temo, che non dalla nostra. Anche per questo nel rinnovo del Ccnl del Legno e Arredo industriale (un contratto che si rivolge a circa 250 mila lavoratori) abbiamo preteso ed ottenuto il riconoscimento di questa doppia funzione degli aumenti salariali nazionali. Con un aumento sui minimi salariali di circa 47 euro dal 1 gennaio 2017 (riferimento al 1° livello dell`operaio specializzato) che è esplicitamente riconosciuto come specificità del settore e anche ai fini di rafforzare la domanda interna (e quindi un aumento non soggetto a verifica proprio perché non ha una funzione di tutela del potere d`acquisto) e poi con un sistema annuale di verifica sull`inflazione che rivaluta, anno su anno, una specie di «valore punto» (di fatto ricostruito prendendo a riferimento paga base, contingenza, Edr e tre scatti di anzianità) che utilizzerà l`indice Ipca Generale (comprensivo dei prodotti energetici) per aumenti a Gennaio 2018 e Gennaio 2019.
Qualcuno ha definito questo possibile modello una «terza via» (il Sole 24 ore) anche rispetto ad altri contratti recentemente sottoscritti. Personalmente ritengo che sia più semplicemente una buona mediazione tra esigenze diverse e che tiene conto della difficoltà - in questa fase delle relazioni sindacali - di non avere un modello contrattuale. Speriamo come Fillea di contribuire, con questo rinnovo, affinché questo nodo si possa sciogliere positivamente a vantaggio del Paese e dei lavoratori.