Sindacato Nuovo, Gennaio 2023, pagina 9-12. Lo Speciale sull’Assemblea Nazionale Fillea dei quadri e delegate/i per la salute e sicurezza, a cura di Giulia Bartoli e Barbara Cannata.

Aprendo l’Assemblea Nazionale “Vertenza Sicurezza”, che ha visto lo scorso 17 novembre a Roma circa duecento quadri e delegate/I per la Salute e Sicurezza Fillea, Rls e Rlst, la segretaria nazionale Giulia Bartoli ha annunciato che “in continuità con quelle nazionali confederali e in linea con la Piattaforma unitaria su Salute e Sicurezza, vogliamo che questo diventi un appuntamento di riflessione e confronto costante, sia a livello nazionale che territoriale, per costruire insieme le proposte, le iniziative le politiche della nostra categoria in materia di Salute e Sicurezza.”

Riportando i dati dell’Ispettorato sul 2022, per la segretaria Fillea “si confermano tutti i nostri timori: sono del settore edile il 59% delle violazioni in materia di sicurezza, il 18% dei lavoratori in nero e il 17% dei lavoratori a cui si riferiscono le violazioni (compresa intermediazione illecita di manodopera). In questo clima di diffusa irregolarità, evasione contributiva e violazione dei contratti, purtroppo non ci stupiscono i 110 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno in tutti i nostri settori, il 56% per caduta dall’alto, tra cui tanti over 60 che sulle impalcature non dovrebbero più starci.” 

Per la Fillea è prioritario combattere irregolarità e illegalità “potenziando i servizi ispettivi con migliaia di nuovi assunti a rafforzare i controlli sulla sicurezza,  sulla regolarità del lavoro e per contrastare a qualsiasi forma di dumping, sia quello dei contratti pirata sottoscritti da improbabili sigle sindacali sia quello che vede nei nostri cantieri la presenza di maestranze con Ccnl multiservizi, metalmeccanico, florovivaisti etc, come è accaduto per il comparto metalmeccanico artigiano che ha generato una fuga dal contratto edile, prima con i pontaggiatori e poi con i restauratori. Per fortuna, l’introduzione della congruità e soprattutto dell’applicazione del Ccnl edili per l’ottenimento dei bonus hanno spinto molte aziende a rientrare nel perimetro edile (come è accaduto recentemente, anche grazie alla tenacia della Fillea, ad una azienda di restauro veneziana). Il problema dell’opacità dei contratti applicati, in particolar modo nella catena degli appalti e subappalti, non riguarda solo l’edilizia ma anche gli altri nostri settori, pensiamo alle aziende del cemento, dei lapidei, le imprese addette al ferro, alla gestione dei piazzali, al magazzinaggio, a cui si applicano contratti diversi dall’azienda madre di produzione, colleghi che lavorano anche spalla a spalla con tutele e retribuzioni differenti.”

Sul fronte degli infortuni, l’aumento delle denunce all’Inail (in particolare nel legno + 21,6% rispetto al 2020) fa il paio con il mancato rispetto delle regole sull’orario, carichi di lavoro e relativa perdita di attenzione, e con la forte crescita di contratti precari. Per Bartoli andrebbero eliminati, rafforzando invece il lavoro buono, il tempo indeterminato e le stabilizzazioni dopo i contratti a termine “a maggior ragione se pensiamo alle grandi trasformazioni che, spinte dalla ricerca e dalle innovazioni tecnologiche, porteranno ad una riorganizzazione dei processi e del ciclo produttivo dell’intera filiera delle costruzioni. In questo contesto l’unica strada da percorrere è quella della qualità, con l’introduzione della patente a punti per le imprese e la formazione professionale continua.”

E proprio in questa direzione, il sindacato ha raggiunto già significativi risultati. Di natura contrattuale “conquiste come la congruità o gli ultimi rinnovi contrattuali, sia quelli dell’edilizia, con la lotta al sotto inquadramento e la valorizzazione e la promozione della formazione, che degli impianti fissi, con sempre maggiore sensibilità sul tema sicurezza, all’istituzione del delegato alla formazione e maggiore agibilità alle RSU (come nel cemento), con maggiore partecipazione e diritti d’informazione che proveremo a confermare nei contratti non ancora rinnovati”. E poi risultati di natura politica “i bonus legati all’applicazione dei Ccnl di settore, i protocolli con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, protocolli con RFI e ANAS e quelli col Governo su opere commissariate e Pnrr dove abbiamo difeso l’applicazione del CCNL, inserito buone pratiche su relazioni industriali e salute e sicurezza, e soprattutto aggredito il nodo degli orari di lavoro eccessivi, spesso causa di infortuni, con il divieto di straordinari e l’obbligo di costituire la quarta e quinta squadra in caso di lavoro a ciclo continuo; infine le linee guida dell’Inail sul caldo, che sarà sempre di più un enorme problema per chi lavora sotto il sole anche a causa dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature”.

In questo percorso di qualità un posto di rilievo spetta ai Rappresentati dei Lavoratori per la Sicurezza “figure di fondamentale importanza, da estendere in tutti i luoghi di lavoro e, dove non è possibile, dare i giusti strumenti agli RLST. Figure indispensabili che insieme alle RSU dovrebbero partecipare alle scelte aziendali contrattando su organizzazione del lavoro come: orario di lavoro (anche in un’ottica di riduzione dell’orario di lavoro e redistribuzione già da affrontare nei contratti nazionali), carichi di lavoro, procedure, nuovi modelli in funzione delle nuove tecnologie a disposizione”.

Per favorire tutto questo però “occorrono politiche industriali pubbliche in grado di spingere il sistema delle imprese a compiere questo salto di qualità. Non serve certo riproporre i soliti strumenti come incentivi e sconti fiscali a pioggia che hanno prodotto tanti costi e pochi risultati, ma questo Governo sembrerebbe orientato in direzione opposta”.

Infine, la Segretaria ha toccato il tema dell’aumento delle malattie professionali “in particolare quelle osteomuscolari, del sistema nervoso e dell’orecchio. Non dimenticando l’amianto, che uccide ancora e lo farà ancora per molti anni, con una esposizione al mesotelioma che per i lavoratori edili è di oltre il 16%”. Proprio per approfondire queste tematiche, la Fillea “costituirà un Osservatorio richiedendo il contributo a esperti in materia, medici e ricercatori che a supporto dell’attività del Dipartimento Salute e Sicurezza. Contestualmente per il 2023 la Fillea lancerà 5 campagne di informazione su 3 temi: per l’Edilizia la caduta dall’alto, prima causa di morte nel comparto; per Laterizi, Lapidei e Cemento le malattie muscolo scheletriche, che sono al primo posto delle denuncie e malattia professionale in questi comparti; per il Legno le malattie derivanti dall’inalazione di polveri del legno e formaldeide che ha visto, con l’attuazione della Direttiva Europea, ridurre ulteriormente i limiti di esposizione da gennaio 2023”. (B.C.)

IL DIBATTITO NEI GRUPPI DI LAVORO

La giornata ha visto un momento di grande partecipazione, degli RLS e RLST che, divisi in gruppi di lavoro settoriali, hanno dato un contributo operativo alla discussione.

In particolare sono stati chiamati a rispondere a 3 livelli di sollecitazione: qual è la percezione del rischio nei luoghi di lavoro, cosa fate e come svolgete la vostra attività? Di cosa avete bisogno e cosa manca per garantire la vostra piena operatività (suggerimenti contrattuali, procedurali e normativi)? Come vi rapportate con le strutture FILLEA/CGIL/INCA e cosa vi aspettate da loro?

Questi in sintesi i suggerimenti e le problematiche rilevate.

Sicuramente vi è poca consapevolezza del rischio sia di infortunio che, soprattutto, delle malattie professionali legate ai vari tipi di attività nonostante la formazione e l’informazione che nelle aziende (almeno in quelle degli RLS presenti, indubbiamente più strutturate) viene fatta. Servono strumenti di monitoraggio continuo (rischi evidenziati con cartelli in ogni posto di lavoro, bacheche, messaggi ‘di pericolo’ per le polveri, i macchinari ecc…), serve più formazione oltre quella obbligatoria, bisogna intensificare la formazione per i lavoratori polivalenti, trovare gli strumenti per verificarne l’efficacia.

La percezione del rischio non ha differenze generazionali, seppur per motivi opposti, giovani ed anziani agiscono senza considerare a pieno le possibili ricadute. La scarsa consapevolezza e l’aumento del rischio è più presente nelle imprese in subappalto, nelle piccole aziende e soprattutto nei lavoratori precari o in somministrazione. In quest’ultimo caso si verificano situazioni di non omogeneità nella informazione/formazione e nelle procedure con i lavoratori stabili. Serve intervenire sulla precarietà e gestire anche contrattualmente i contenuti della formazione collettiva (con tutti i lavoratori) e assemblee in comune.

La manutenzione dei macchinari non avviene in maniera sistematica ma “a rottura”, quindi - come un mancato infortunio - serve maggiore programmazione e agire anche su sollecitazione degli RLS/RLST.

Preoccupazione sui nuovi rischi di infortuni e malattie professionali legate a nuovi prodotti e nuovi processi: occorre una formazione continua ogni volta che si verifica un cambiamento con il coinvolgimento dei delegati alla sicurezza. Necessario un aggiornamento continuo delle malattie professionali da parte dell’Inail. Inoltre è necessario aumentare i controlli e la sorveglianza sanitaria specifica, una maggior attenzione, monitoraggio e analisi dei mancati infortuni con tutti i lavoratori e i loro rappresentanti, per intervenire dove necessario; in una parola più partecipazione alle scelte sull’organizzazione del lavoro considerato anche come orari e carichi di lavoro.

Per l’edilizia si evidenzia la necessità di un maggior rapporto con i CPT (comitati paritetici territoriali) anche attraverso visite congiunte ognuno per il proprio ruolo. Attivazione di una capillare rete tra RLS/T dei territori anche attraverso piattaforma comuni, con l’obiettivo di omogeneizzare comportamenti e procedure operative nei cantieri.

è stato posto il problema dei medici competenti, legati all’impresa, ed evidenziata la necessità di figure più autonome e più presenti che si rapportino proficuamente con i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza. Inoltre è indispensabile un più stretto rapporto con le Ausl territoriali, Inail e ispettorato del lavoro con feedback sulle ispezioni e sull’utilizzo degli elenchi e delle comunicazione degli RLS/RLST inviati loro dalle aziende e dagli enti bilaterali.

Viene evidenziata la difficile lettura dei DVR (documento di valutazione dei rischi) e lo scarso coinvolgimento degli RLS nella loro stesura; viene ravvisata l’esigenza di affiancarvi un modello semplificato e di facile lettura nonché più operativo. Inoltre il DVR dovrebbe essere un documento in continuo aggiornamento invece si sostanzia con modelli pressoché fotocopia.

Infine, gli RLS/T sono convinti che dove c’è la presenza del sindacato e dove c’è maggiore coinvolgimento dei delegati ci sia più sicurezza, più sensibilizzazione e più consapevolezza nonché più rispetto delle regole da parte delle imprese. Chiedono più presenza della Fillea CGIL e più attenzione al tema salute e sicurezza. Il rapporto con la CGIL è di fondamentale importanza, ogni volta che accade un infortunio o che si evidenziano problematiche non risolvibili nella pratica quotidiana il sindacato deve essere immediatamente informato; da rafforzare inoltre il rapporto con l’INCA anche con momenti formativi congiunti ma valorizzando l’attività e l’apporto che il patronato può dare nella tutela del lavoratore.  (G.B.)

LA TAVOLA ROTONDA

Una tavola rotonda molto interessante con interlocutori che hanno permesso di affrontare il tema della salute e sicurezza sul lavoro da un punto di vista contrattuale, sindacale e istituzionale .

Inevitabile partire dalla condivisione comune che il caso specifico dell’infortunio mortale di Zyber Curry rappresenta simbolicamente il dramma umano di tutti quei lavoratori che muoiono sul luogo di lavoro, soli e, come in questo caso, scaricato da ogni azienda presente, senza dignità. Situazioni di sconfitta dell’intero sistema. Ma l’azione del sindacato, pur non potendo restituire Zyber all’affetto dei suoi cari, ha potuto fare giustizia.

Indubbiamente il settore non ha e non rappresenta solo predatori e irregolari ma ci sono tante, la maggior parte, imprese serie e corrette che stanno sul mercato rispettando le regole e i diritti dei lavoratori. Imprese che hanno alla base il valore del lavoro e quanto la qualificazione e la tutela dei lavoratori può veramente fare le differenza in competitività e qualità di tutta la produzione.

Soprattutto in edilizia importante è avere la Bilateralità quale luogo di sintesi e di contrattazione, luogo in cui si condividono le scelte e si attuano politiche di settore volte a supportare le imprese e i lavoratori con consulenze sulla sicurezza attraverso i Comitati paritetici territoriali, la formazione attraverso le scuole edili e la legalità e la regolarità grazie alle Casse Edili e al loro governo. Assunzioni di responsabilità che hanno come obiettivi principali sicurezza sul lavoro, tutela dei lavoratori e dei loro salari e lotta al dumping affinché le imprese concorrono sul mercato della qualità e non su quello dei costi.

Pericolo più che mai presente oggi, con l’aumento esponenziale dei costi, l’instabilità per le guerre, l’aumento dei tassi di interesse, le imprese potrebbero avere la “tentazione” di trovare i risparmi contraendo i costi e in particolare quelli sul lavoro e sulla sicurezza. Non è proprio il momento di una deregolamentazione principalmente sugli appalti. Possiamo pensare ad una sburocratizzazione per velocizzare i lavori e le procedure ma non abbassare la guardia sulle regole. Principalmente quelle sul subappalto, sui costi della manodopera che, al pari di quelli alla sicurezza non devono essere ribassabili e va rispedita al mittente l’idea del subappalto a cascata che senza più limiti determinerebbe la giungla. 

Inoltre, in questo contesto con una emergenza sociale alle porte, un’inflazione al 12%, una forte riduzione del potere d’acquisto dei salari delle persone, dobbiamo intervenire con un’azione fortemente redistributiva e di aumento salariale altrimenti, rischiamo di rendere le persone preda di ricatti occupazionali, disponibili (per la propria sussistenza) ad accettare qualsiasi condizione di lavoro con un aumento del lavoro nero.

La tutela della sicurezza e la consapevolezza della sicurezza sul lavoro partono dalla cultura, prima ancora di sapere se nella vita sarai imprenditore o operaio, impiegato o dirigente. Il concetto di cultura è stato molto presente nel dibattito, evidenziando quanto questo debba necessariamente partire dalle scuole e dagli istituti professionali con ore dedicate al tema. La formazione continua e calata nelle varie fasi dell’esperienza lavorativa è indispensabile e imprescindibile se vogliamo incidere sulla riduzione del numero degli infortuni che, saremo sempre convinti di questo, deve tendere allo zero. Come sindacato non accetteremo mai il concetto che zero infortuni sia irrealizzabile perché vorrebbe dire che esiste una soglia accettabile di morti sul lavoro. Non possiamo permetterlo: anche questa è cultura della sicurezza.

Grande spazio è stato dato alle nuove tecnologie e al cambiamento dei processi produttivi e dei prodotti imposti dalle sfide della trasformazione e dell’innovazione, su come le nuove tecnologie possono essere al servizio del miglioramento della qualità del lavoro e della sicurezza, su quale spazio è possibile dare al metaverso e se questo può essere una nuova frontiera anche nella formazione e nella produzione. In altre parole la tecnologia non è ne buona ne cattiva, va governata e questo lo si fa con più partecipazione. Questo modello partecipativo dovrebbe essere esteso e promosso anche attraverso politiche pubbliche che favoriscano tali scelte, abbandonando interventi quali incentivi a pioggia ma, selezionando le imprese che decidono di andare in questa direzione.

Se i rischi derivanti dalla nuove tecnologie devono essere evitati, monitorati e con maggiore adattabilità attivare una continua revisione delle malattie professionali conseguenti e ad ora sconosciute dall’altra parte ancora vi sono quelle lavorazioni “tradizionali” in cui si possono verificare quelle dinamiche infortunistiche conosciute e che sono quelle di 50 anni fa (caduta dall’alto, schiacciamento ecc….) su cui va tenuta alta l’attenzione. Problematicità che si aggiunge al lavorare sotto il sole e quindi essere sottoposti a colpi di calore o infarti, condizione sempre più preoccupante e favorita dai cambiamenti climatici. Finalmente, grazie all’intervento e alle sollecitazioni della Fillea, Inail e Inps sono riuscite a produrre linee guida congiunte e procedure condivise sul tema.

Inevitabilmente è stato affrontato il tema della precarietà del lavoro, delle varie forme contrattuali esistenti e di quanto queste indeboliscono i lavoratori e li rendono ricattabili e disponibili a lavorare in condizioni di lavoro rischiose sotto la spada di Damocle del rinnovo del contratto. In questa analisi vi entra a pieno titolo l’uso dei tirocini formativi e dell’alternanza scuola lavoro con una formazione inadeguata e l’utilizzo dei ragazzi e delle ragazze al pari di lavoratori dipendenti, con un rischio enorme per la loro incolumità. 

Incolumità che va garantita anche a coloro nelle fasce di età più avanzate in cui l’INAIL ci dice concentrarsi il maggior numero di infortuni e malattie professionali. Per questo è indispensabile intervenire strutturalmente sulla legge Fornero e sulle pensioni perché sia permessa l’uscita dal mondo del lavoro a chi è più anziano.

Infine, dopo 10 anni di crisi in cui il sistema d’impresa è stato destrutturato, l’iniezione di risorse consistente ha trovato parte del sistema impreparato, tanto da determinare da una parte la nascita di imprese improvvisate, dall’altra la rincorsa a sfruttare il tempo a disposizione per non perdere opportunità intensificando i carichi di lavoro quanto attento su congruità, rispetto del ccnl edile per l’ottenimento dei bonus ecc…. hanno permesso di gestire la fase, ora bisogna difendere tali conquiste affinché la sfida “qualità d’impresa uguale qualità del lavoro” sia vinta. (G.B.)

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