Sindacato Nuovo, Aprile 2023. In piazza il 21 Aprile: le ragioni dello sciopero generale del settore legno-arredo, di Tatiana Fazi, Segretaria nazionale Fillea Cgil.

Si dice che il buon giorno si vede dal mattino e che il nostro si presentasse nuvoloso ne eravamo consapevoli, che fosse completamento tutto coperto e nero un po’ meno.

I primi due incontri sono sempre di forma: nel primo i sindacati spiegano la piattaforma inviata, nel secondo le controparti fanno delle prime sommarie riflessione e si concordano le modalità con cui si vuole proseguire.

Federlegno, invece, si è presentata al tavolo accusandoci di aver proposto una piattaforma irricevibile perché troppo ricca di contenuti, decontestualizzata dal momento e con delle richieste economiche al di fuori dell’immaginabile.

Ciò nonostante, conoscendo anche la natura provocatoria di questa controparte, ci siamo resi disponibili ad aspettare qualche settimana perché maturassero meglio alcune riflessioni, ribadendogli però che sugli impegni presi per noi margini di trattativa non ci sarebbero stati.

Se il tempo porta consiglio cosi non è stato per Federlegno che all’incontro successivo, il 22 febbraio, si è presentata alla discussione con un aumento per il 2022 calcolato con l’Ipca depurata dai beni energetici, circa 65 euro, con il blocco di un anno del rinnovo e nessuna garanzia sul calcolo dell’aumento salariale con l’attuale metodo (la doppia pista salariale). 

Tutto questo, in sintesi, avrebbe significato: 65 euro proposti da loro contro 130 euro calcolati con l’Ipca non depurata dei beni energetici, cosi come scritto nel testo del contratto e la mancata conferma del modello di calcolo del salario, sottoscritta da tutte le parti nel lontano 2016, che ha trovato sempre riconferma e ora messo in discussione a causa di un‘inflazione troppo alta e che ha fatto sì che il contratto del legno arredo sia risultato essere quello che ha tenuto meglio il potere d’acquisto delle retribuzioni (dati Istat). Come se non bastasse, infine, anche il blocco del rinnovo di un anno del contratto con nessun avanzamento normativo per le lavoratrici e i lavoratori.

Il tutto in presenza di enormi profitti registrati dalle imprese dal 2020 ad oggi.

A fronte di questa posizione cosi netta e di diniego non si è trovata altra via che la rottura del tavolo contrattuale.

Così con la delegazione trattante si è deciso, in quella stessa sede, che la risposta a tanta arroganza dovesse essere forte e immediata e che una giornata di mobilitazione andasse fissata immediatamente, accompagnata dal blocco degli straordinari e della flessibilità, tanto più che il momento era a nostro favore in considerazione anche dell’apertura del Salone del Mobile nella settimana dal 19 al 23 Aprile, vetrina internazionale e fondamentale per il comparto dell’arredamento.

La scelta è caduta su venerdì 21 Aprile con iniziative nei distretti più importanti: Pesaro dove confluiranno Umbria, Abruzzo e Molise; Matera dove confluirà tutto il sud Italia e il Lazio; Forli; Treviso con Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia; Liguria; Sardegna; e infine Milano dove confluiranno Piemonte, Toscana e Valle D’Aosta. Quella di Milano sarà la piazza principale con iniziative e volantinaggi per l’intera settimana al Salone del Mobile e al FuoriSalone.

Lo sciopero è stato preparato da attivi unitari e assemblee nei posti di lavoro, perché solo una risposta forte che provenga dalle fabbriche e dai posti di lavoro potrà far schiarire quel cielo che oggi è così cupo.

Abbiamo, infine, la presunzione di pensare che la lotta che stiamo facendo, consapevoli anche del grande impegno che stiamo chiedendo alle lavoratrici e lavoratori, sia fondamentale per difendere quanto abbiamo conquistato e per aiutare altri a costruire un modello salariale più giusto ed equo; sappiamo che siamo attenzionati da tutti, che Confindustria vorrà giocare la sua partita cosi come noi la nostra, ma siamo forti nel pensare di essere nel giusto perché gli impegni sottoscritti vanno rispettati sempre e che rimetterli in discussione oggi vorrebbe dire perdere un altro importante pezzettino e questo non possiamo permettercelo.

Nel giro di assemblee di questi giorni, ho consigliato a tutti la lettura del libro 7 minuti di Stefano Massini: “Sette minuti, solo sette. Cosa sono sette minuti? Perché, vedete, quei sette minuti saranno anche pochi. Ma sono sette per ognuna di noi”.

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