Sindacato Nuovo, maggio 2024, pag. 17-18. Campania, 30 associazioni contro la nuova Legge di governo del territorio. Di Francesco Escalona, Presidente di Nuove Rigenerazioni Campania
Non si può che condividere in pieno la posizione fortemente critica e senza ambiguità, contro il Disegno di Legge della Giunta De Luca in materia di Governo del territorio, espressa nei Comunicati stampa di Fillea e delle 30 maggiori associazioni e organizzazioni che operano in campo ambientale, sociale, culturale ed edile in Campania, mai tra loro così compatte e propositive.
È una grande novità: forse, ai margini del vecchio, autoreferenziale, pensiero di Vincenzo De Luca, in Campania sta sorgendo qualcosa di veramente nuovo ed importante.
In Campania si protrae ormai da mesi un aspro dibattitto contro la nuova Legge regionale di governo del territorio, purtroppo approvata, a fine aprile, dal Consiglio regionale.
Adottata in fretta e furia dalla Giunta, nel giugno scorso, senza l’ascolto e senza le consultazioni preventive, qualche giorno fa è stata approvata a maggioranza dal Consiglio regionale dopo un ulteriore immotivato diniego del Presidente della IV Commissione, alla richiesta delle Associazioni di rallentare l’iter di approvazione per insediare, vista l’importanza, la complessità e l’urgenza delle questioni trattate, un serio e agile Tavolo di confronto e collaborazione con la società civile.
Una richiesta negata sempre dal presidente De Luca, senza alcuna spiegazione.
“È il classico gioco delle 3 carte. Si dichiara una cosa ma se ne fa un’altra.”
Norme sbagliate, vecchie, che non affrontano nessuna delle vere, gravi urgenze ambientali, economiche e sociali della Campania. I contenuti rispondono, alla vecchia maniera, più ai desiderata dei grandi costruttori edili campani e nazionali - affiancati da una parte del mondo accademico - che non all’urgente necessità di fornire le risposte concrete che tutti attendono per affrontare i serissimi mutamenti intervenuti nell’ultimo trentennio nelle dinamiche geoclimatiche, sociali ed economiche.
Le piccole imprese edili e quelle artigiane, che in Campania costituiscono più del 90% del totale dei fatturati e degli addetti, sono solidali col movimento di opposizione e schierate in prima fila con gli ambientalisti di Legambiente, WWF, FIAB, Italia Nostra, Rete NoBOX, Marevivo, Ass. Nuove Rigenerazioni e tanti altri.
Ma il fronte del dissenso in questa vicenda è molto più esteso e articolato: sono fermamente contro anche la CNA costruzioni, la Lega Coop, la CIA, la Confagricoltura, la CGIL Campania e le sue federazioni FILLEA, SPI, SUNIA.
Non ultimi gli studenti dell’UDU il cui diritto costituzionale allo studio e alla casa è intaccato pesantemente dai processi di gentrificazione in corso, innescati dal forte rilancio turistico della metropoli partenopea e sempre più soggetti a gravi fenomeni di espulsione progressiva da un centro storico riconosciuto dall’UNESCO nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità proprio per la sua permanente, unica, millenaria, preziosa commistione tra storia, architettura, tradizioni e presenza sociale, popolare e universitaria.
Questa nuova legge punta dichiaratamente a “semplificare la pianificazione” utilizzando disinvoltamente gli incentivi, affidandoli alla “moneta urbanistica”. Consentendo, ad esempio, nel caso di un’azione di demolizione e ricostruzione di immobili dismessi o degradati, una premialità del 35% di aumento di cubatura in più. Ma per alcuni casi anche fino al 50%. Una legge che permetterà a centinaia di capannoni industriali di essere oggetto di abbattimento e ricostruzione per fini prevalentemente residenziali - in una città che ha perso negli ultimi 20 anni più di 300.000 abitanti - col recupero totale della volumetria. Ne deriva il conseguente aumento della superficie coperta e quindi, ovviamente, di consumo di suolo.
Ma, quello che è più grave, è che sarà una Legge che non affronterà, in nessuno dei suoi articoli, la nostra vera urgenza, ovvero: la non più prorogabile transizione ecologica, con nuove idee e nuove regole che facilitino e incentivino le azioni di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici.
A questo quadro, confuso e inadeguato, si contrappongono adesso due interessanti e innovative iniziative di protesta, ancora una volta costruttiva, del mondo sindacale e associativo:
a) Una profonda riscrittura, alternativa, dal basso, di modifica della 16/04 per contrastare davvero il consumo di suolo, curata dagli esperti delle trenta Associazioni. Si è così prodotto un testo ombra “Per una nuova e moderna legge di governo del territorio” che punta a rappresentare “una chiara e concreta proposta organica alternativa”, che sarà presentata pubblicamente a breve, dopo un’ampia consultazione con Istituzioni e cittadini.
b) Parallelamente è in corso di ultimazione la raccolta firme di adesione a una ulteriore Proposta di Legge popolare, complementare alla precedente, che ne integra la visione ad altri settori, tesa in questo caso al contrasto integrato ai cambiamenti climatici e all’adattamento agli effetti degli stessi nei territori.
Questa Proposta di Legge popolare, è stata elaborata e promossa negli scorsi mesi dal neonato Movimento Rigenera Campania - e vede la partecipazione di molti firmatari dell’altro documento - il quale, con l’aggregazione di altre piccole e grandi associazioni come Libera, ANPI o Slow Food. La Proposta di legge di Rigenera Campania, ad oggi, ha già raccolto, in poco più di un mese e mezzo, quasi 9000 delle 10.000 firme certificate necessarie. Ma ha anche già raccolto il voto favorevole di ben 14 consigli comunali (altri si stanno via via aggiungendo), tra cui quello di Avellino, città capoluogo. Tutti fattori che, ai sensi dello Statuto regionale, renderanno obbligatoria la discussione delle due proposte popolari complementari in Consiglio Regionale.
In conclusione, al di là del brutto voto del Consiglio regionale, è in atto in Campania fuori dalle stanze di governo, un grande processo democratico, spinto anche dal grande entusiasmo che si legge negli occhi dei tanti giovani che stanno partecipando alla mobilitazione. Molte cittadine e cittadini si stanno rendendo conto che la partecipazione non è solo un diritto ma soprattutto un dovere.