Sindacato Nuovo, Agosto 2024, numero speciale "A otto anni dal terremoto".  Manteniamo alta l’attenzione sulla ricostruzione: l'editoriale di Alessandro Genovesi      

Sono passati 8 anni dai drammatici eventi che nel 2016 sconvolsero l’Appenino Centrale. Tanto tempo agli occhi di chi guarda ai processi economici, politici e sociali del nostro Paese; troppo, per chi viveva o lavorava in quei territori. 

E allora non dobbiamo permettere che l’attenzione cali, che ci si dimentichi dell’importanza di ricostruire le tante cittadine (e relative comunità) colpite dal Sisma del 2016. Non può calare l’attenzione (e le risorse e gli impegni) affinché nuovi e più avanzati tessuti produttivi possano generarsi e rigenerarsi in quei luoghi. Non deve accadere che altre emergenze rallentino l’importante lavoro avviato nel Lazio, in Umbria, in Abruzzo e nelle Marche. 

Non dobbiamo permettere che l’attenzione cali anche sulle tante realtà imprenditoriali, sui tanti amministratori - pieni di coraggio e anche di fantasia - e soprattutto sui tanti lavoratori (locali e non, italiani o di origine straniera poco importa) che stanno operando in migliaia di cantieri disseminati in centinaia di comuni e frazioni lungo l’Appennino.

Anzi, partendo da quello che ha funzionato e da quello che non ha funzionato, dalla qualificazione o meno delle pubbliche amministrazioni, dal ruolo attivo (o meno) di istituzioni e forze sociali, dalle buone pratiche (perché ce ne sono state e ce ne sono, anche per merito della Fillea Cgil) dobbiamo giungere presto ad una legge quadro che – in un Paese fragile e a rischio come il nostro – non ci debba ogni volta “far ricominciare da capo”.

Da capo su come gestire le emergenze, da capo su come ricostruire, su come tenere insieme ricostruzione fisica e rilancio economico, governo dei processi demografici e strategie per le aree interne; da capo nel tutelare i lavoratori e i tanti imprenditori seri, combattendo sfruttamento, illegalità, malavita organizzata. 

Come Fillea Cgil abbiamo voluto, per queste ragioni, investire su una inchiesta autoprodotta, raccontata “come un viaggio attraverso la stessa ricostruzione” facendo parlare i diretti protagonisti: amministratori, tecnici, lavoratori, prefetti, cittadini. Andando a raccontare le loro critiche ma anche le loro soddisfazioni, raccontando che le imprese non sono tutte uguali e raccontando la grande funzione “sociale”, l’orgoglio (oltre che passione e professionalità) di migliaia di lavoratori. 

Un viaggio – quello che abbiamo fatto – raccontato grazie all’aiuto di un bravissimo giornalista che ci ha assistito nell’assemblare storie, valutazioni, opinioni per un “prodotto” editoriale che vogliamo far vivere proprio in quei territori. A lui, a nome anche delle tante compagne e compagni delle strutture locali della Fillea, un grazie sincero e affettuoso per averci aiutato per questa “testimonianza”.

Quella che avete oggi tra le mani, sotto forma di numero monografico di SN, ne è una sintesi. In autunno la pubblicazione integrale per raccontare anche storie di militanza sindacale, di impegno quotidiano di centinaia di lavoratori che si organizzano e di decine e decine di funzionari e delegati sindacali, della Fillea ma anche delle Camere del Lavoro.

Un racconto, un viaggio, una testimonianza (scegliete il termine che più vi piace) che dovrà essere anche uno “strumento” per continuare a sostenere le nostre battaglie e vertenze: dalla generalizzazione del badge di cantiere alla reale e diffusa applicazione dei protocolli di legalità, a partire dal settimanale di cantiere semplificato. Rafforzando ancora di più il ruolo delle parti sociali e dei loro “strumenti operativi”, primo fra tutti la Cassa Edile, presidio di legalità, di controllo sociale, di concreta collaborazione con lo Stato, quello con la S maiuscola. 

Forti dei risultati raggiunti (e poi generalizzati, pensiamo al Durc di Congruità, nato in Umbria, rilanciato con il sisma 2016 e divenuto strumento nazionale con il Decreto Ministeriale 143 del 2021), ma anche consapevoli di quanto (tanto) dobbiamo ancora fare come sindacato. 

Come Fillea Cgil, per esempio, per migliorare le nostre scuole edili, i nostri Comitati Paritetici per la Sicurezza, il ruolo e funzione degli RLST, ecc. ma anche come Confederazione, affrontando le contraddizioni di una pubblica amministrazione nei decenni “spolpata”, privata di competenze tecniche ordinarie (svuotamento degli enti locali) e straordinarie (si pensi a tutta l’annosa vicenda del “precario unico” per gli Uffici Speciali per la Ricostruzione) e che oggi devono essere invece la base stabile per strutture competenti in grado di accompagnare anche lo sviluppo economico di aree colpite dal terremoto ma già, da anni, in fase di spopolamento perché prive di reali prospettive di sviluppo e di attrazione di attività, saperi, giovani. 

Con una nota di ottimismo che ci deve accompagnare, perché alla fine emerge comunque un quadro in cui la voglia di ripartire predomina sui problemi, dove anche se emerge potentemente quanto per anni si siano abbandonate categorie come “programmazione economica”, “sviluppo delle aree interne” (se escludiamo la positiva ma breve esperienza del Ministro Barca) financo “concertazione sociale”, ecc. si rimane convinti (io rimango convinto) che la capacità di resilienza di quelle aree, la loro bellezza, la loro ricchezza siano ancora alte. E siano il vero potenziale di crescita che nessuno di noi si può permettere di disperdere. 

Resilienza è la parola che, alla fine di questo viaggio (il testo è del resto organizzato proprio come una specie di “atlante dal basso” della ricostruzione), mi sembra meglio descrivere il tutto e meglio sintetizzarlo.

Una resilienza istituzionale alimentata anche – virtù più unica che rara nel nostro paese – da una scelta di continuità nelle impostazioni di fondo tra i diversi commissari. 

Ma anche una resilienza dei lavoratori, con il cantiere luogo pieno di insidie, di rischi (anche di furberie come dimostrano le vertenze portate avanti e raccontate – solo in minima parte – nel diario di viaggio), ma anche luogo di integrazione, sociale e multiculturale, linguistico e finanche sindacale. 

E proprio a questi ultimi (operai semplici o capi cantiere, gruisti o impiegati, restauratori o autisti) è dedicato questo racconto, questa inchiesta. A loro che ricostruiscono dove la natura è stata “matrigna”, a loro che portano avanti e alimentano concretamente la speranza di chi in quelle case, in quelle piazze, in quelle aziende vuol tornare e stare anche meglio di prima. 

Forti del loro saper fare ma anche – mi si permetta solo questo piccolo accenno – di un sindacato che è stato e sarà sempre al loro fianco. 

Un sindacato fatto da donne e uomini – mi vengono in mente i volti dei nostri compagni della Fillea Cgil “del cratere” – cui lavoro quotidiano non conquista quasi mai neanche un trafiletto sui giornali, ma che è faticoso, impegnativo, sia in termini di competenze che di vera e propria fatica fisica. 

Anche a loro dedichiamo questo viaggio. 

Alessandro Genovesi - Segretario generale Fillea Cgil 

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