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24.06.15 “Politica industriale e Mezzogiorno sono i due grandi assenti dal dibattito politico di questi anni. Politiche energetiche, produzione e consumo sono  punti centrali di quelle politiche assenti e al tempo stesso l’opportunità che il Mezzogiorno, più di altri può e deve cogliere”  è quanto ha affermato stamane Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, intervenendo a Messina, nel corso del convegno Fiom dal titolo “stesso Lavoro, Stessi Diritti” per un modello sostenibile del settore petrolchimico.

“Quali fonti, quali tipologie produttiva, ma anche quali politiche per sostenere un processo di riconversione sostenibile dei settori che energia la consumano a partire dall'edilizia? E' qui che dobbiamo collocare la discussione di oggi perché senza un lavoro di qualità, stabile e sicuro per tutti gli attori del processo, tali politiche innovative non sono realizzabili.”
“In fin dei conti, oggi parliamo di noi, di come facciamo a rappresentare al meglio le esigenze della nostra gente al di là ed oltre i confini delle categorie, delle diverse tipologie di lavori e oltre i confini stessi della fabbrica e dei luoghi di produzione. Parliamo cioè di obiettivi condivisi, di obiettivi che ci uniscono e ci impegnano” ha proseguito Schiavella “quindi parliamo di unità del lavoro e della sua rappresentanza, una unità importante  sempre, ma oggi imprescindibile di fronte agli effetti devastanti della crisi, della deregolamentazione normativa e dell'attacco ai diritti, della assenza di una adeguata rappresentazione delle ragioni e della soggettività  del lavoro sullo scenario politico.”
Ma proprio “perché parliamo di valori e di obiettivi condivisi è fondamentale che, nel quadro da essi tracciato, si sviluppi una discussione vera sulle strategie e sugli strumenti per realizzarli; quale modello di sviluppo, quale rappresentanza nei siti produttivi, quale struttura della contrattazione, quale unità, quale rapporto con la società e la politica. Su questo abbiamo idee e storie diverse, che non debbono però diventare separazione ma ricchezza, se finalizzate alla definizione di una sintesi, senza la quale - al di la delle ragioni di ciascuno - restiamo tutti più deboli.”
Per la Fillea quella della sostenibilità “è una scelta irreversibile. Al XVIII congresso abbiamo posto l’obiettivo strategico d di uscire dalla crisi non costruendo più case. Abbiamo scelto la strada del consumo di suolo zero, la strada della rigenerazione urbana e della messa in sicurezza del patrimonio edilizio e del territorio. In questa nostra scelta, strutturata in un rapporto organico con la società civile, da Lega Ambiente, al forum Salviamo il Paesaggio, dalla coalizione per il clima alla battaglia per la legalità, non possiamo però perdere la nostra soggettività che ci lega indissolubilmente alla rappresentanza del lavoro, alla sua autonomia.”
Su questo “abbiamo opinioni diverse con la FIOM  perché per noi quel necessario quadro di confronto e alleanze non può assumere forme strutturate e organizzate che tale autonomia e soggettività del lavoro finirebbero per soffocare” ha proseguito Schiavella “la soggettività e la rappresentanza del lavoro, la sua stessa autonomia non possono però  prescindere dalla sua unità. Il problema è come e dove realizzarla.”
In primo luogo “è fondamentale l'unità dei lavori contrastando precarizzazione del lavoro e destrutturazione dei cicli produttivi, rappresentando i lavori al di la della loro tipologia a partire dal contrasto degli effetti del  Jobs Act. Ancor più dobbiamo unire il lavoro nei luoghi dove esso si svolge, nelle fabbriche e ..nei cantieri. Sta qui la questione di oggi, che riguarda i petrolchimici, ma potrebbe analogamente riguardare quanto accade in una grande acciaieria o in un cantiere di una grande infrastruttura. Esternalizzazioni, appalti, destrutturazione dei cicli produttivi generano una frammentazione delle condizioni di lavoro e della sua rappresentanza aprendo varchi ad un complessivo abbassamento dei salari, delle condizioni di lavoro e di sicurezza per i lavoratori.”
Per il segretario Fillea occorre “contrastare la pratica dei ribassi, modificare la legislazione sugli appalti, ma intanto abbiamo uno spazio di intervento tutto nostro, quello della contrattazione e dei suoi strumenti, ma anche quello delle nostre prassi organizzative quotidiane. In un grande sito industriale la strada per riunificare lavoro e rappresentanza parte dalle cose più semplici. Le nostre prassi debbono riscoprire e rilanciare il ruolo della confederalità  come confronto e sintesi e valorizzarne le sedi e i luoghi, le camere del lavoro”.
E deve “cambiare anche la nostra strategia contrattuale. Ridurre il numero dei contratti, azzerare il dumping contrattuale è la strada giusta ma senza eliminare la capacità di rappresentare lo specifico di ogni lavoro. Per questo, oltre che per la sua oggettiva impossibilità nel breve periodo, non ho mai condiviso la strada di una eccessiva semplificazione contrattuale verso un ipotetico contratto dell'industria.”
Da subito invece “dobbiamo lavorare per riconoscere nei contratti lo specifico dei luoghi produttivi, dei siti e dei cantieri, costruendo spazi e strumenti per una contrattazione di sito capace di unificare il lavoro. Si può fare, in parte già si fa come ad esempio nella contrattazione d'anticipo prevista dal CCNL edilizia, ma occorre fare di più. Occorre costruire nei contratti spazi negoziali e agibilità di sito almeno sulle materie sulle quali tutti i lavori sono uguali , su quelle materie dove lo slogan di oggi ( stesso lavoro, stessi diritti) è ancor più vero: sicurezza, formazione, clausole sociali, organizzazione produttiva e orari, senza timori di mettere in campo anche quella strumentazione bilaterale fondamentale a rispondere alle esigenze dei lavori più dispersi e frammentati. Su questo dobbiamo lavorare di più, confrontarci oltre ogni steccato e oltre ogni barriera fra di noi.”
Infine “se il nostro obiettivo è unire il lavoro, non possiamo evitare di porci il tema dell'unità di chi il lavoro rappresenta, di come, oggi si realizza l'unità con CISL e UIL. Se è vero che i modelli degli anni 70 non sono riproducibili, così come la negazione del ruolo della intermediazione sociale praticata dal governo Renzi esclude ogni riproposizione delle politiche concertativi degli anni 90, non possiamo però eludere la necessità di costruire oggi e non domani una effettiva unità di azione e mobilitazione unitaria su obiettivi precisi e concreti dal lavoro che non c'è alla riforma delle pensioni. Va in questa direzione la nostra mobilitazione unitaria, che porterà Fillea Filca Feneal alla manifestazione nazionale del prossimo 18 luglio a Roma "OggiXDomani". Una unità diversa, basata su sintesi di merito vere, avanzate e innovative, realizzabili solo se nessuno pretende di piantare le proprie storiche bandiere; questa deve essere la novità che la distingue dal passato, una sintesi di merito che non è mediazione ma innovazione. Ovvio che tale innovazione per realizzarsi abbia bisogno di ampliare spazi e processi democratici, ma oggi tali processi ci sono: sono quelli definiti dall'accordo del 10 gennaio 2014 che per questo va scrupolosamente e velocemente attuato. “
Così come è ovvio che questo processo “debba essere affiancato dalla velocizzazione del processo di autoriforma e sburocratizzazione del sindacato confederale per come lo abbiamo conosciuto finora, ma senza alcuna deriva plebiscitaria che negherebbe la complessità della rappresentanza sociale. Non serve quindi auspicare ed attendere momenti catartici o  improbabili palingenesi che hanno come presupposto scioglimenti e rinascite” ha concluso Schiavella “ serve dare oggi al lavoro rappresentanza, energia e capacità di mutare gli attuali rapporti di forza senza rinunciare, nel farlo, all'ambizione di cambiare noi stessi. Usciamo da questa discussione con impegni semplici e concreti; con la Cgil individuiamo alcuni siti, alcuni cantieri dove da subito proviamo a passare dal dire al fare. Noi siamo disponibili, noi siamo pronti.”

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