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23.07.15 "La crisi non è finita: servono investimenti e politiche industriali per favorire la riconversione delle imprese di costruzioni, ma soprattutto bisogna accelerare l'attuazione dei programmi di spesa per far ripartire i cantieri. Cosi Walter Schiavella in una intervista rilasciata a Giorgio Pogliotti per il quotidiano Edilizia % Territorio.

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Schiavella (Fillea-Cgil): la crisi non è finita, investimenti e spesa più veloce servono più che i tagli delle tasse
di Giorgio Pogliotti

«Sul piatto ci sono sempre gli stessi 20 miliardi. I costruttori sollecitano di spendere almeno il 20%, sarebbero 4 miliardi.È tempo che il governo si assuma le proprie responsabilità »

«La crisi non è finita: servono investimenti e politiche industriali per favorire la riconversione delle imprese di costruzioni, ma soprattutto bisogna accelerare l'attuazione dei programmi di spesa per far ripartire i cantieri»: lo chiede a gran voce il segretario generale della Filea-Cgil, Walter Schiavella, che sabato scorso ha manifestato a Roma con Cisl e Uil anche per sollecitare modifiche alla legge Fornero per riconoscere la flessibilità in uscita senza penalizzazioni ai lavoratori edili.

Segretario, iniziamo dal premier Renzi che si è impegnato a spendere «fino all'ultimo centesimo» dei 20 miliardi di euro disponibili da tempo per gli investimenti nelle infrastrutture. È un impegno che vi soddisfa?

Da anni ripetiamo che il problema principale è la velocità di spesa. Più che chiedere nuove risorse per incrementare la il volume di investimenti pubblici che peraltro è insufficiente - visto che dobbiamo fare i conti con i vincoli del patto stabilità - chiediamo che almeno si spendano le risorse che ci sono. Purtroppo da anni assistiamo allo stesso copione, con i diversi governi che scaricano le responsabilità su altri, cosa che accade anche con l'attuale Esecutivo. La velocità di spesa è insufficiente, siamo giunti all'ottavo anno consecutivo di crisi, ed un'accelerazione è decisiva per far sopravvivere il settore. Servono tavoli di monitoraggio permanente. Sul piatto ci sono sempre gli stessi 20 miliardi, stimiamo che per il dissesto idrogeologico, lo Sblocca Italia, l'edilizia scolastica nel 2015 si spenderà solo una quota minima, circa il 10% delle risorse disponibili. Nel 2016 ci attendiamo un piccolo incremento, il grosso andrà nel 2017. I costruttori sollecitano di spendere almeno il 20%, sarebbero 4 miliardi.È tempo che il governo si assuma le proprie responsabilità.

Cosa dovrebbe fare il governo?

Con 20 miliardi di euro in cantieri aperti, facendo una stima prudenziale, solo di lavoro diretto verrebbero generate 20 milioni di giornate di lavoro, che corrispondono ad oltre 25mila posti di lavoro per tre anni o 38 mila per due. Cifre che con l'indotto raddoppiano, sempre per essere prudenti. Dunque è solo con gli investimenti che si risolleva l'economia, non con le promesse di tagli di tasse che si trasformano in tagli su welfare e servizi.
Inoltre serve una svolta nelle politiche industriali, bisogna aiutare le imprese a riconvertirsi, per puntare sulle filiere innovative come la messa in sicurezza del territorio, la demolizione e ricostruzione del patrimonio esistente, la riqualificazione. Le imprese hanno ragione quando dicono "come facciamo a riorganizzarci per puntare sul nuovo, se gli incentivi sono aleatori e ogni anno sono concessi in base alle disponibilità della legge di stabilità". Questi incentivi vanno resi strutturali e legati a provvedimenti sulla tracciabilità della fatturazione e sulla qualità del lavoro. Chiediamo il Durc di congruità almeno per le opere che fruiscono degli incentivi.

Chiedete al governo di intervenire, ma come sindacati che contributo avete dato alla ripresa dei cantieri? 

Abbiamo fatto la nostra parte, ad esempio alcuni mesi fa abbiamo sottoscritto con l'Unità di missione un protocollo di intesa sul dissesto idrogeologico, mettendo a disposizione la possibilità di lavorare su 3 turni. Possiamo svolgere un ruolo importante con la contrattazione, possiamo migliorare il processo produttivo, anche se il governo sembra non se ne sia accorto. Sulla Salerno-Reggio Calabria c'erano due cantieri vicini che hanno avuto due diversi esiti; in uno i lavori sono terminati un anno prima della scadenza, è venuto il ministro Lupi per l'inaugurazione. L'accelerazione è stata possibile grazie ad accordo con il sindacato, sul lavoro su tre turni in cambio di garanzie per evitare il proliferare del ricorso al subappalto. Al contrario del cantiere vicino, dove i lavori sono conclusi in ritardo.

A che punto sono i negoziati per i rinnovi contrattuali e che peso avrà la contrattazione di secondo livello che può contribuire all'incremento della produttività?

A luglio 2014, come è noto, abbiamo firmato il contratto nazionale degli edili che ha previsto 41 euro di aumento, introducendo alcune importanti novità come l'adesione collettiva ai fondi integrativi contrattuali sostenuta da altri 8 euro, la salvaguardia della responsabilità in solido. Bisogna evitare di far saltare la tornata contrattuale che è in corso. Abbiamo presentato la piattaforma unitaria per il cemento, siamo in fase di consultazione unitaria e presenteremo a settembre la piattaforma per legno, lapidei e per gli altri settori. La tenuta del contratto nazionale è indispensabile, vanno rafforzati il ruolo e le funzioni della contrattazione di secondo livello. Ma vorrei ricordare anche come nel nostro settore abbiamo stipulato alleanze con le imprese con gli stati generali, e abbiamo consolidato il rapporto unitario della categorie, che può servire come stimolo anche alle confederazioni.

Sul fronte dell'occupazione da gennaio si registra mensilmente una ripresa dei contratti a tempo indeterminato, per effetto della stabilizzazione dei tempi determinati, sotto la spinta dagli incentivi della legge stabilità. Sta accadendo lo stesso nelle costruzioni che dall'inizio della crisi ha peso nel complesso 800mila posti di lavoro?

È un fenomeno che non riguarda il nostro settore. Anche i dati sulla nuova occupazione stimata da alcuni centri studi, il Cresme parla di 150-200mila addetti nell'impiantistica, non trovano conferma nelle casse edili. La realtà è che i cantieri sono ancora pochi, che non basta semplificare ma bisogna contrastare con forza il lavoro irregolare e insicuro.

In vista della legge di stabilità, si sta ragionando di modificare la legge Fornero, un tema che impatta sul vostro settore. Quali sono le vostre richieste?

I lavoratori non sono tutti uguali, arrivare a 67 anni di età per un edile non è stessa cosa che per altri, inoltre abbiamo una contribuzione discontinua con pensioni da fame. Per questo chiediamo di garantire ai lavoratori delle costruzioni un'uscita flessibile senza penalizzazioni riconoscendo la gravosità del lavoro. Va ridotta la pressione fiscale sugli accantonamenti della previdenza integrativa, dando sostegno a forme di adesione collettiva ai fondi previdenza integrativa contrattuali, sul modello di quanto fatto con gli edili. Il fondo integrativo dello 0,10% del monte salari per consentire di anticipare il pensionamento va incrementato, e rappresenta un modello da estendere. Nella riforma degli ammortizzatori deve aumentare la copertura contributiva per i lavoratori discontinui.

 

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