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Concluso il 2 ottobre il Convegno Nazionale CNCE. Di seguito la relazione del vicepresidente Mauro Macchiesi nella

sezione dedicata al tema "Enti Bilaterali e crisi edilizia in Europa"...
Nel definire il programma dell’annuale Assemblea Nazionale, il Comitato di Gestione ha ritenuto utile al Sistema delle Parti Scoiali Contrattuali costituenti la CNCE, approfondire dal versante sovrannazionale il carattere della crisi del settore , e le possibili soluzioni per uscirne, facendo assumere al settore quel ruolo anticiclico che sempre ha avuto di fronte a crisi di ciclo ma anche strutturali.

Il settore Edile produce l’11% del prodotto interno lordo europeo, il settore da lavoro attualmente a circa 16 milioni di lavoratori dipendenti, il numero reale di lavoratori supera nettamente questa cifra se si tiene conto anche dei lavoratori al nero e gli autonomi fittizi.

Se si estende la sfera d’influenza dell’edilizia ai fornitori, all’indotto urbanistico e commerciale, il dato viene stimato in una volta e mezzo di quello degli addetti in senso stretto. Nel complesso si stimano circa 26 milioni di persone che vivono del lavoro in questo settore e assicurano con esso il mantenimento delle loro famiglie, dopo oltre 10 anni di un ciclo espansivo nel settore dell’ edilizia europea, dovuta a fattori diversi da un paese all’altro ma comunque di crescita generalizzata si è trattato.

Si sono sommati effetti globali di carattere finanziario, con effetti del mercato domestico come ad esempio la riunificazione della Germania o il recupero urbano della Spagna, la manutenzione del Patrimonio Immobiliare privato in Italia con gli incentivi fiscali al committente.

Le prospettive future sfuggono, in ragione della crisi economica e finanziaria attuale a qualunque analisi definitiva:



a) Una recessione provocata da una domanda insufficiente e della carenza di mezzi finanziari;

b) Un inizio di ripresa visto che nel passato, l’industria ha spesso dimostrato la propria capacità di svolgere il ruolo di motore per l’occupazione in tempo di crisi, soprattutto una forma di raccolta del risparmio in sostituzione dell’investimento finanziario.

La crescita o la contrazione in un mercato complesso come quello edile determina tensioni che mettono in discussione la leale concorrenza fra imprese e questo è un punto su cui si può condeterminare iniziative comuni fra le Associazioni che rappresentano le imprese e le Federazioni che rappresentano i lavoratori.

E’ quindi, il corretto rispetto della Normativa Sociale e della Contrattazione Collettiva sono i punti su cui lavorare insieme, per realizzare ciò, occorre focalizzare i tre punti di maggiore esposizione che sono; i finti lavoratori autonomi, il lavoro nero, la Sicurezza nei cantieri.

Su queste condizioni occorre vigilare per trovare soluzioni equilibrate fra il diritto alla libera circolazione delle merci, delle imprese e dei lavoratori con il rispetto delle normative che regolano i rapporti di lavoro nei singoli stati.

Il Nuovo Parlamento Europeo uscito dalle elezioni del 7 giugno 2009 e la composizione della Nuova Commissione Europea porterà avanti dibattiti dedicati alla Direttiva “ distacchi” i neoeletti rappresentanti dei popoli europei con una qualificata presenza di Parlamentari di fede liberale potrebbero riaprire il dibattito di rivedere la Direttiva “DISTACCHI” con un avvicinamento alla filosofia della Direttiva “servizi”. Una strada che oltre a creare problemi sui mercati nazionali e l‘introduzione di maggiori difficoltà per combattere le forme elusive sui contratti e la previdenza, ma attenzione, certe tendenze radicali potrebbero far tornare in auge le nozioni di protezionismo e segmentazione nel mercato dell’impiego e negli spazi economici nazionali.

E’ essenziale fornire nuovi spunti di riflessione in materia di relazione sociale, di politica sociale e, soprattutto, di evoluzione retributiva. Questi spunti meritano di essere esplorati in profondità affinchè possa esser costruita un Unione Europea non solo sulla base di interessi economici ma anche su solide realtà sociali e, aggiungerei, democratiche.

Il Sistema Contrattuale Collettivo Italiano e il Sistema bilaterale italiano che ne deriva, con tutti i limiti che può avere, ha prodotto una originale esperienza che ha fatto assumere ai contratti un valore nazionale importante, in una situazione in cui si parla di federalismo: senza fare i conti con le dimensioni territoriali, l’assenza di leggi sociali che valorizzino le professioni e il Sistema di Impresa, il Contratto Nazionale costituisce un punto insostituibile di equilibrio regolatrice del mercato

Un Contratto Nazionale Edili è formulato su un sistema vecchio di oltre 50 anni ma di giovane attualità, basta vedere, rispetto al dibattito attuale in corso sulla contrattazione di 2° livello, come il Contrato Nazionale esalti la Contrattazione Territoriale e come gli Enti Bilaterali di emanazione contrattuale hanno contribuito a dare una rappresentanza nazionale al settore (questa stessa giornata ne è un esempio).

La crisi sta colpendo il settore nel nostro paese come denunciato dagli Stati Generali tenutesi a Roma il 14 maggio 2009, la forte contrazione registrata fra la fine del 2008 e il primo semestre del 2009, continua a diminuire ma su ritmi più contenuti. Nonostante il moderato recupero della fiducia di famiglie e imprese, permane elevata l’incertezza circa i tempi della ripresa interna, su cui pesa il rischio di un ulteriore peggioramento del mercato del lavoro. Indicazioni più promettenti emergono dall’andamento dell’ Economia Internazionale, in corrispondenza con il miglioramento dell’attività e degli scambi commerciali nei paesi emergenti, ma sono dei timidi segnali che si contrappongono ad un uragano che si è abbattuto sull’economia reale.

Per il 2009 si prevede in Italia una riduzione degli investimenti nelle costruzione dell’ 11% rispetto al 2008.

Nei paesi dell’Unione Europea a 15 gli investimenti in costruzioni sono rallentati nel 2007, diminuiscono nel 2008 e crollano nel 2009. In Irlanda per il 2009 si prevede una diminuzione del 31,9% dopo un taglio del 20,8 del 2008.



Nel Portogallo – 15%, Regno Unito - 14%, Spagna - 13%, Svezia -12%.

Nel 2010 le fonti degli indicatori prevedono un ulteriore diminuzione anche se in misura più lieve, con riferimento all’occupazione i dati ISTAT di contabilità nazionale relativi al 2008 segnalano un calo del volume di lavoro – 0,4% per i lavoratori dipendenti e – 0,8 per i lavoratori autonomi senza dipendenti, più marcata è la diminuzione delle ore lavorate con – 1,7% contro uno – 0,5 per l’intero sistema economico.

L’ Osservatorio della CNCE ci segnala che in raffronto Ottobre 2007 – Giugno 2009 abbiamo una riduzione del 18,5 del monte ore versate, del 11,6% dei lavoratori iscritti, del 9,5% delle imprese iscritte, con un dato al quanto significativo, il raffronto giugno 2009 su maggio 2009 abbiamo un rallentamento della diminuzione del monte ore versato e un aumento della diminuzione degli operai e imprese iscritte, questo potrebbe significare l’inizio di una fase di dispersione del patrimonio del settore.

Le forze sindacali ed imprenditoriali insieme hanno richiesto al Governo un tavolo permanente di confronto sui provvedimenti legislativi e finanziari a sostegno del settore , riscontrando l’insufficienza degli investimenti per recuperare il deficit delle infrastrutturale del paese rispetto al resto dell’ Europa, e delle leggi di incentivazione fiscale per favorire l’investimento privato, ma soprattutto un piano straordinario di piccole opere che può essere finanziato con il superamento di parametri del Patto di Stabilità Stato –Enti Locali, almeno per quei comuni virtuosi che oggi hanno un bilancio SANO.

Perché questi lavori essendo sottosoglia potrebbero essere cantierati entro il 1° semestre 2009, e quindi avere un valore anticiclico alla crisi occupazionale.

In Italia come in Europa c’è la necessità di una politica industriale nelle costruzioni fondata sull’innovazione sostenibile.

La crisi economica globale che stiamo vivendo ci impone una riflessione seria sull’attuale modo di vivere e di produrre: crescita illimitata, uso indiscriminato di risorse, ricerca del profitto oltre ogni regola, aumento della povertà e della disuguaglianza sociale tra le nazione e all’interno di uno stesso paese.

Le contraddizioni del nostro modello di sviluppo sono, per così dire, venute al pettine, a seguito dell’estendersi del processo di globalizzazione.

Occorre ripensare ai termini fonativi dell’attuale sviluppo ed identificare soluzioni che coniughino la sostenibilità ambientale con la redistribuzione sociale e che ripropongono il tema del fondamento etico nell’agire civile.

Anche nei nodi della produzione occorre che si affermino nuovi imperativi: lo sviluppo deve essere SOSTENIBILE, LOCALE, INTEGRALE, se vuole costituire un’alternativa in grado di produrre crescita economica e civile.

Lo sviluppo deve essere SOSTENIBILE, poiché deve garantire la preservazione delle risorse del pianeta e pari opportunità alle generazioni future; LOCALE, in quanto capace di valorizzare le risorse dei territori per offrire prodotti qualitativamente competitivi nel mercato globale; INTEGRATO, perché questo sviluppo deve attuarsi nell’ambito di “ filiere corte” che mettono a sistema le capacità produttive di comparti contigui per perseguire obiettivi di sviluppo territoriale sostenibile.

Anche nell’industria delle costruzioni l’innovazione sostenibile deve essere il riferimento di un nuovo modello di sviluppo, la ricerca della qualità, nei prodotti e nei processi, deve costituire il principale motore di questo sviluppo, e la produzione si deve orientare verso beni e servizi innovativi.

Le Costruzioni costituiscono una delle principali attività per raggiungere gli obiettivi di autosufficienza energetica degli edifici e dei contesti urbani, di minimizzazione di filiere locali sostenibili

Questi obiettivi vanno sostenuti con piani finanziari pluriennali, con una legislazione di sostegno interdisciplinare e con programmi di formazione per far crescere e sostenere processi di riconversione professionale.

Non è compito degli Enti Bilaterali Contrattuali definire strategie e obiettivi delle politiche per il settore, che sono in capo alle parti sociali contrattuali. In questo paese pur in presenza di un mercato complicato e non sempre trasparente, hanno saputo autoproporsi con iniziative innovative dal punto di vista contrattuale ma anche con proposte legislative a sostegno dell’ auto governo la CNCE come è nei suoi compiti statutari vuole mettere a disposizione la conoscenza dei dati ed offrire una sede di riflessione. In questo caso guardando allo scenario del Mercato Europeo e non solo.

Le comunicazioni degli illustri ospiti ci aiuteranno a riempire un quadro di insieme sicuramente utile al lavoro che dovremo compiere nei prossimi mesi.



La relazione

Le grafiche

 

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