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 Lotta a lavoro nero e morti sul lavoro siano vere priorità del nuovo Governo. Genovesi: invertire la rotta a favore del lavoro e dei lavoratori.                                            

 “I morti sul lavoro da tempo non fanno più notizia. Se poi il circo mediatico è tutto concentrato sui nomi del prossimo governo, sulle sparate reazionarie di Salvini o sugli appetiti personali di Di Maio, figuriamoci se interessa qualcuno sapere che ad agosto, nonostante le chiusure, nei cantieri si è consumata una strage, con almeno 12 vittime. Se si vuole veramente segnare una discontinuità rispetto al passato, si faccia allora della lotta al lavoro nero e agli infortuni sul lavoro uno dei punti programmatici del prossimo esecutivo, visto che il Governo uscente ha fatto poco e male, provando solo a trasformare l’Inail in un Bancomat”. Così dichiara in una nota Alessandro Genovesi, Segretario Generale dell Fillea Cgil, il principale sindacato delle costruzioni, all'indomani dei due ennesimi incidenti mortali avvenuti a L'Aquila e a San Giuliano Milanese.

“Nel nostro paese, nonostante una crisi persantissima, ci sono ancora un milione di lavoratori nelle costruzioni, molti impiegati in cantieri che sembrano veri e propri campi di battaglia. Occorre allora ripartire da un Codice degli appalti che tuteli lavoro, legalità e trasparenza, dopo che lo “sblocca porcate” varato dal passato Governo ha ridotto diritti e protezioni, aumentando la soglia di sub appalto e incentivando il massimo ribasso" prosegue Genovesi, che chiede di  "generalizzare la congruità come principale strumento di lotta al lavoro nero in edilizia dando attuazione all’articolo 105 del Codice degli appalti e subordinando tutti gli incentivi privati, dall’eco bonus alle agevolazioni per l’antisismico, al possesso del Durc per congruità. Occorre - prosegue Genovesi - ripristinare il Dol (Durc on line) per cantiere, riportandone la validità a tre mesi. Occorre introdurre il reato di omicidio sul lavoro, equiparandolo a quello dell’omicidio stradale, per dare un segnale di tolleranza zero verso chiunque risparmi su salute e sicurezza. Occorre dare attuazione piena all’articolo 39 della Costituzione per contrastare i troppi contratti collettivi in dumping, per cui in un cantiere si trova oramai di tutto, dalle false Partite Iva, a lavoratori assunti con il contratto delle pulizia, del lavoro agricolo, dei metalmeccanici artigiani, contratti che non solo costano meno, ma che non prevedono quella formazione e quelle tutele per la prevenzione degli infortuni che invece ha il contratto dell’edilizia e il suo sistema bilaterale. Occorre infine permettere agli operai edili sopra i 60 anni di poter andare in pensione, di vedersi riconosciuta concretamente la gravosità del loro mestiere, di scendere dalle impalcature dove rischiano tutti i giorni di farsi male”.

“ Questi - conclude Genovesi - sarebbero punti qualificanti di un programma per tornare ad occuparsi concretamente dei lavoratori. Al Presidente della Repubblica spetterà nelle prossime ore valutare se vi siano le condizioni ed eventualmente indicare il nome del Presidente incaricato. Alle forze politiche però, spetta il dovere, dopo 14 mesi all’insegna dell’intolleranza, dello svilimento del lavoro, di un’assenza totale di politiche industriali, di una campagna elettorale permanente tutta giocata ad incoraggiare i comportamenti più spregiudicati, di provare ad invertire una rotta a favore del lavoro e dei lavoratori. Per questo siamo scesi in piazza come edili il 15 marzo, all’interno di una più generale mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil e per questo - se non otterremo risposte - continueremo nella protesta” conclude il numero uno degli edili Cgil.

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