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Se il Governo pensa ad un blitz per peggiorare le norme sul subappalto, sarà scontro: il commento di Genovesi alle indicrezioni pubblicate da Edilizia e Territorio Quotidiano.           

 “Qualora trovassero conferma le indiscrezioni riportate oggi dal Quotidiano Edilizia e Territorio,  secondo le quali nell’ultima bozza di legge per il recepimento di varie direttive comunitarie, al vaglio del Consiglio dei Ministri di martedì prossimo, si potrebbe ulteriormente peggiorare il codice degli appalti, in particolare in relazione ai sub appalti, sarebbe di una gravità inaudita. Una scelta che delegittimerebbe ogni confronto positivamente avviato per il rilancio del settore, tra Governo e organizzazioni sindacali”. Così dichiara in una nota Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, il principale sindacato delle costruzioni.

“Le specificità italiane, per dimensione di impresa e per gli altissimi tassi di irregolarità, lavoro nero ed infortuni gravi e mortali, senza considerare infiltrazioni criminali e corruzione – come ci ricordano quotidianamente i vari fatti di cronaca – sono tali da aver sempre giustificato sia una selezione a monte molto rigorosa dei sub appaltatori sia una limitazione dello stesso strumento. Nel nostro paese infatti il sub appalto non è il ricorso eccezionale e residuale a lavorazioni specialistiche tali da giustificare la collaborazione tra imprese strutturate, con forte caratura innovativa e personale professionalizzato, ma lo strumento principale per una ricorsa costante al massimo ribasso, agli extra profitti a discapito di sicurezza, rispetto dei contratti collettivi e delle leggi. Il Governo dovrebbe impegnarsi per utilizzare le stesse norme sociali previste dai trattati istitutivi dell’Unione per preservare la coesione sociale e la salute di un comparto già colpito da concorrenza sleale e irregolarità, anche a tutela delle imprese più serie oltre che dei lavoratori”.

“Un Governo che dichiara di voler rimediare ai guasti dello sblocca cantieri non può, quindi, peggiorare ulteriormente una condizione – quella degli appalti pubblici – che è già una giungla. Qualora dovesse farlo da parte delle lavoratrici e lavoratori delle costruzioni la risposta non potrebbe che essere una sola: mobilitazione nazionale”.  

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