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Deludente l’accordo di maggioranza, occorre spingere riqualificazioni che facciano davvero risparmiare le famiglie e mettano in sicurezza gli edifici, che contrastino il lavoro sommerso o irregolare.            

Per Fillea-Cgil e Legambiente le proposte di modifica, concordare dalla maggioranza, all’articolo 119 del Decreto Rilancio sul cosiddetto super ecobonus sono inadeguate a garantire che la ripartenza del settore sia davvero capace di rispondere alle emergenze e alle priorità del Paese. Gli emendamenti su cui è stato trovato un accordo tra i diversi partiti di Governo prolungano gli incentivi al 2022 e allargano la platea dei beneficiari dell’incentivo del 110% anche per interventi in alberghi e strutture ricettive, seconde case con esclusione di ville e case di lusso, associazioni del terzo settore e scuole paritarie, ma anche ai singoli alloggi nei condomini qualora non vi siano impianti centralizzati.

“Le modifiche sembrano premiare la logica degli interventi a pioggia non vincolati a chiari obiettivi di risparmio energetico delle famiglie e di messa in sicurezza del patrimonio edilizio, senza garanzie che non vadano ad imprese che ricorrono magari a lavoro irregolare”. Così dichiarano in una nota congiunta Alessandro Genovesi, Segretario generale della Fillea Cgil e Edoardo Zanchini, Vice presidente di Legambiente.

Recentemente, le due organizzazioni avevano lanciato una proposta di riforma e potenziamento degli incentivi per ristrutturazioni, risparmio energetico e anti-sismico, che avessero però tre obiettivi chiari, come ricordano Genovesi e Zanchini “sostenere un’edilizia verde legata alla rigenerazione; assicurare una riduzione del fabbisogno energetico del 50% (per un effetto, se solo si intervenisse sul 50% degli incapienti e il 10% dei manufatti, pari a 840 mila tonnellate annue in meno di C02, 418,5 milioni di metri cubi l’anno in meno di gas consumati e 620 euro in meno di bollette a famiglia, l’anno) da realizzare congintamente a interventi di miglioramento anti sismico degli edifici; vincolare gli incentivi pubblici alla presentazione di un certificato di regolarità e congruità lavorativa (noto come DURC di Congruità, che certifica la quantità minima di ore di lavoro per cantiere, come già avviene per esempio per gli incentivi legati alla ricostruzione nel Centro Italia) con l’effetto di produrre nuovi occupati o  far emergere occupati oggi in nero per almeno 146 mila unità ogni anno, recuperando quasi 900 milioni di euro di contributi e tasse oggi non versate”.

“Queste proposte le ritroviamo in diversi emendamenti presentati dalla maggioranza, chiediamo quindi al Governo e alle diverse forze parlamentari che hanno già dichiarato di sostenere le proposte di Fillea e Legambiente di approvarli in Commissione. Proprio perché si tratta di risorse pubbliche in una dimensione senza precedenti di spesa, occorre garantire che non solo sostengano la ripresa economica dopo il fermo Covid, ma che alimentino un modello di sviluppo più sostenibile e che crei lavoro stabile e regolare” concludono Genovesi e Zanchini.

 

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