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Se i contributi della Task Force guidata da Colao sono l’antipasto di un possibile confronto di merito, siamo nei guai: la riflessione del segretario generale Fillea Alessandro Genovesi.                           

 

PIANO COLAO: OCCASIONE MANCATA
Di Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil 

Il cosiddetto Piano Colao è l’ennesima occasione mancata. Intanto, per porsi finalmente e con coraggio quella domanda di fondo che si sta evitando ormai da troppi decenni e che forse sarebbe stato utile porsi proprio ora, con una imponente quantità di risorse messe in campo per superare una crisi sociale ed economica di dimensioni epocali. 

PianoColaoLa domanda giusta… 

La domanda è:  si vogliono o no affrontare i nodi di fondo del nostro modello di sviluppo?  Un modello di sviluppo che ha visto, ben prima del Covid, aumentare le disuguaglianze sociali, le inefficienze (istituzionali, fiscali, ecc.), le paure e la rabbia, proprio perché abbiamo avuto “troppo poco pubblico” ed un capitalismo “troppo straccione”: ci è mancato uno stato innovatore, produttore (sia in senso industriale stretto, sia in senso di produttore di lavoro attraverso il nuovo welfare),  regolatore (dei mercati e dei diversi livelli istituzionali), facilitatore (ruolo della Pubblica Amministrazione) ed abbiamo pagato il conto ad un capitalismo che non ha investito in innovazione, crescita dimensionale di impresa, partecipazione e qualificazione dei lavoratori, che ha preferito, in sostanza, la finanza alla produzione e la rendita agli investimenti. E che spesso ha scelto di nascondere la testa sotto la sabbia di fronte ad un mercato sempre più distorto e spesso fuori dalle regole, cercando soluzioni “fai da te” in assenza di uno stato capace di sostenere una crescita sana e lungimirante.
Questo sarebbe stato il momento giusto per affrontare, avendo anche le risorse adeguate, una riforma di sistema capace di rompere vecchi privilegi e parassitismi, scommettendo su un modello sociale, ambientale ed economico, più equilibrato, dove accanto a nuovi doveri convivano nuovi (e vecchi) diritti?

Minestra riscaldata…

Il Piano Colao, al di là di belle parole e di un po' di efficientismo pure apprezzabile per riformare le PP.AA, sembra essere una minestra riscaldata, che ripropone un combinato cosi hard di liberismo, non conoscenza reale di molti settori ad esempio le costruzioni), assenza di visione, svilimento del ruolo delle parti sociali:  peccato, perchè ancora un volta è mancato il coraggio di modernizzare il nostro paese e riattivare quella mobilità sociale da troppo tempo bloccata.
Una minestra riscaldata nella proposta di trasformare, di fatto, la contrattazione collettiva in codici di auto condotta lasciati al buon cuore del primo che passa.  

Costruzioni: superficialità e poca conoscenza 

Una minestra riscaldata la superficialità con cui si affronta il tema appalti ed opere, su cui  non ci saremmo mai aspettati di trovare lacune profonde: come è possibile che la task force di Colao non sappia che il Codice Appalti attuale già recepisce le Direttive Comunitarie e le adatta ad un Paese che ha una dimensione di impresa molto più bassa della media europea, ha il tasso di illegalità e lavoro nero più alto, ha un fenomeno di infiltrazioni criminale noto? Come è possibile che trascuri quali sono i motivi principali di rallentamento delle grandi opere, ovvero il fallimento di molti player (che hanno fatta tanta finanza e poche costruzioni) e la mancata qualificazione delle stazioni appaltanti, che nel tempo hanno perso 15 mila tecnici? E quanta leggerezza c’è nel pensare che la soluzione allo sciopero della firma sia la proposta per cui da una parte il dolo sia ovviamente oggetto di rivalsa ma dall’altra la colpa grave (per incompetenza, per esempio) sia “scudata”?  Ed ancora, come  possibile che un gruppo di esperti confonda i modelli commissariali (Genova, Expo) con le norme di accelerazione e facilitazione (l’alta velocità Napoli-Bari)? 

Come è possibile poi che un gruppo di esperti sul tema della regolarità del lavoro, confidi su principi di autocertificazione o peggio di premialità (e quindi concorrenza sleale)?  Ma, questi esperti lo sanno che per combattere il lavoro nero e caporalato abbiamo già a disposizione strumenti rapidi, efficaci e digitali che andrebbero estesi e rafforzati (dalla Banca dati Appalti dell’INPS al Durc per Congruità) se solo vi fosse la giusta volontà politica?  Lo sanno che in Italia 1 azienda su 10 mediamente è oggetto (mediamente ogni 7,5 anni…ovviamente una media del pollo) di controllo (fiscale o previdenziale o sanitario) e che questo dipende dal fatto che sono state totalmente depotenziate le funzioni di consulenza ed ispettive?

Ebbene, in questo contesto, parlare di premialità vuol dire non conoscere il sistema delle PMI nei nostri settori e sarebbe uno schiaffo alle tante imprese serie che ci sono. O peggio, in pieno furore liberista, vuol dire nascondere la polvere sotto il tappetto, per non dare un giudizio anche sulle responsabilità della classe imprenditoriale.

Quale idea del ruolo pubblico…

Nel documento Colao non si accetta l’idea di un pubblico che possa essere soggetto che opera direttamente (pensiamo alla Fibra ottica per fare solo un esempio e al ruolo di un’unica Open Fiber) e che comunque regola i diversi mercati (pensiamo a quello dei servizi alla persona e non solo), attrezzandosi (recuperando cioè visione, strumenti, assetti istituzionali, capacità di pianificazione e, anche, di collaborazione pubblico-privato, modello Mise che torna ad essere cabine di regia o una Fraunhofer italiana) e ricominciando, per esempio partendo da un impegno delle aziende ancora a partecipazione pubblica, a programmare nel breve e medio termine linee di sviluppo per il nostro Mezzogiorno. 

Per questo non si assume mai, esplicitamente, la creazione di lavoro, attraverso una nuova strategia di sviluppo, come un obiettivo strategico che passi, positivamente, dal ruolo dei lavoratori dentro e fuori le aziende e le catene lunghe del valore. E quindi non si considera la democrazia economica (che per la nostra Costituzione vuol dire attuazione dell’articolo 39 e dell’articolo 46) come una grande occasione per tenere insieme un po' più di giustizia sociale con trasparenza e modernizzazione. Tutto ciò non ha minimamente cittadinanza nel contributo dei tecnici perché al sistema bancario, al sistema delle aziende, a chi ha sfruttato la logica del massimo ribasso e della via bassa allo sviluppo non viene imputa responsabilità alcuna. 

Per questo, se i contributi della Task Force guidata da Colao sono l’antipasto di un possibile confronto di merito, siamo nei guai. Ora la palla passa al Governo, se vuole veramente profonde riforme e una modernizzazione socialmente e ambientalmente orientata, prima o poi con questo punto politico dovrà fare i conti. 

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