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Genovesi sul Fatto Quotidiano: l'alternativa alle destre xenofobe passa da una proposta politica che punti all'alleanza di legislatura per l'ambiente e il lavoro. All'Italia serve un'agenda di sinistra.      

L'intervento integrale:

Oggi l'alternativa alle destre xenofobe passa per una proposta politica che punti a un'alleanza "di legislatura" per l'ambiente e il lavoro: superando egoismi elettorali e sapendo fare un passo indietro per farne, come Paese, due avanti. Se qualcosa il Covid, la guerra, i disastri ambientali ci hanno insegnato in questi anni, è proprio quello di pensare meno alla cronaca e un po' di più "alla storia".

I democratici, i progressisti, i riformisti (ognuno scelga come chiamarsi) devono riscoprire tre parole fondamentali che non si possono lasciare alla destra: "Protezione, promozione, emancipazione". Parole che vanno declinate non contro qualcuno (il migrante) o contro qualcosa (l'Europa), ma per trasformare il modello di sviluppo e di consumo, con maggiore partecipazione dei lavoratori e cittadini, riforme di "struttura", sostegno a quelle imprese che vogliono competere su qualità e innovazione e non su bassi salari o delocalizzazioni.

Poche proposte che esplicitamente mettano al centro un'idea di società più libera, perché tutte e tutti siano protagonisti del proprio destino, per cambiare una condizione di partenza, con impegno, creatività, studio, serietà. Serve un'Agenda per l'Italia del 2030 chiaramente ispirata a quella dell'Onu per lo Sviluppo Sostenibile. Ha senso richiamare lapersona di Mario Draghi per la credibilità che l'Italia merita nel contesto europeo e internazionale, ma non per un'agenda che, se aveva anche spunti sociali (in parte influenzati proprio dalla presenza di alcuni ministri, si veda la questione appalti o lotta al lavoro nero e al dumping contrattuale, per stare al settore strategico delle costruzioni), essa era segnata anche da spinte di destra vista la compagine che l'appoggiava (si pensi all'accanimento contro i poveri, spesso minori, al condono sulle vecchie cartelle o alla timida e ambigua riformafiscale o ancoraallapoliticadeibonus alle imprese senza condizionalità e programmazione).

Serve un'agenda per mettere al centro il lavoro, dentro lo stesso Pnrr, e per mettere il lavoro al servizio della più grande rigenerazione ambientale della storia. Il lavoro che c'è e che non può essere precario e mal pagato; il lavoro che c'è ma che deve essere accompagnato in una grande riconversione (industriale e professionale) verso la sostenibilità e il digitale senza lasciare solo nessuno; il lavoro che manca e che va creato a partire dalle donne, dai giovani, dal Sud Italia investendo sul welfare della persona (sanità, formazione, cultura, trasporti) e sul welfare del territorio (riqualificazione urbana, lotta al dissesto idrogeologico e ai cambiamenti climatici, ripristino dei boschi, laghi, fiumi, coste). Dando forza al protagonismo dei lavoratori, nei settori classici e in quelli nuovi, attuando l'art. 39 della Costituzione e tramite questo istituendo il salario minimo agganciato ai Ccnl, e attuando anche l'art. 46 con la partecipazione dei lavoratori in azienda sul modello tedesco per esempio.

Politiche per il buon lavoro, partecipazione e nuove politiche industriali ed energetiche sono facce della stessa medaglia, per diventare un punto avanzato nel mondo, produttori e non consumatori di beni e servizi con impatto ecologico e a maggior valore aggiunto. E per fare tutto ciò serve esplicitamente dare al pubblico (Stato, Enti locali, Aziende partecipate, Università, Centri Ricerca, ecc.) una missione chiara: investire sulle infrastrutture materiali, digitali e sociali che creino ambienti e città più sostenibili e aperti all'innovazione. La Sanità, la Scuola, l'Università, il trasporto pubblico e delle merci in particolare su ferro e acquae relative infrastrutture, la banda ultralarga, sono tutti terreni che solo un pubblico forte che investe e che valorizza il lavoro può presidiare e implementare, alimentando più consumi collettivi, più beni e servizi a favore delle comunità, degli anziani e dei migranti che arrivano (e arriveranno).

E un pubblico forte ha bisogno di entrate certe. Per questo serve una riforma fiscale davvero redistributiva (altro che la "Flax tax" proposta da Meloni e Salvi ne che sposti la tassazione dal lavoro verso le rendite finanziarie e immobiliari, non solo recuperando gli oltre100 miliardi di evasione ma concretizzando il principio per cui "chi ha di più, dà di più" per il bene del Paese. Questo sì che sarebbe un contributo dell'Italia all'Europa. Un'Unione europea che si presenterebbe come modello di cooperazione, di sobrietà, di coesione, ispirando una visione dei rapporti geopolitici dove rispetto per l'ambiente e per la persona sono già un messaggio per un mondo di pace, contro ogni forma di prevaricazione (russa o turca, poco importa).

Alessandro Genovesi
Segretario nazionale della Fillea Cgil

vail al pdf dell'intervento > 

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