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La sintesi per la stampa ed il testo integrale della relazione del Segretario generale Fillea Alessandro Genovesi. Il Report Fillea sul settore delle costruzioni con i dati aggiornati al 31 gennaio 2023.                         

 

COSTRUZIONI, UNA FILIERA STRATEGICA

Oggi più che mai la Fillea Cgil può essere considerata una categoria “di frontiera”, perché rappresenta un settore al centro dello scontro tra “produzione e rendita”, tra “transizione energetica e status quo”. E’ al centro della transizione demografica, culturale e multietnica, della nuova conformazione dei luoghi fisici e dei flussi urbani.

Non a caso la maggior parte delle risorse del PNRR, comunitarie e nazionali intervengono su ambiti, dalle infrastrutture all’edilizia pubblica, dalla cura del territorio alla rigenerazione urbana, con al centro la filiera delle costruzioni.

Da questa complessità la Fillea Cgil vuole ripartire, da qui la scelta dello slogan: + contrattazione + rappresentanza = + democrazia.

Perché, spiega Genovesi “intorno a queste coordinate dobbiamo costruire strumenti, azioni e dimensioni di senso in grado di tutelare i lavoratori nel mondo che cambia: dal lavoro dark a quello green, dal lavoro gerarchizzato a quello più orizzontale, dal lavoro a basso contenuto tecnologico al lavoro integrato con l’Intelligenza artificiale”.

UN PROGETTO PER L'ITALIA E PER L'EUROPA

Un lavoro che cambia in un paese ed in un’Europa alle prese con una “profonda crisi democratica, che ha aperto una divaricazione tra l’azione dei partiti e quella delle forze sociali. E questo è un grande problema, che va affrontato senza ricorrere a scorciatoie” spiega Genovesi, per cui “serve una risposta di alto profilo programmatico e progettuale. Perché vogliamo ricostruire anche una cultura, sapendo dare risposte nel breve periodo, ma anche nel medio termine”.

Serve allora “un progetto politico e sindacale, per l’Italia e per l’Europa che riattivi la voglia di cambiare il mondo attraverso un “Piano europeo per il lavoro”, per orientare i cambiamenti tracciati dal Next generation EU e dal PNRR, per offrire opportunità di nuovo lavoro, buono e stabile, contro speculatori, sfruttatori, rentier. Un progetto che è visione dell’Europa come unione politica e sociale prima che economica”.

In questo il ruolo del Sindacato confederale è centrale, come “rappresentanza generale di tutto il mondo del lavoro che, in nome della solidarietà, unisce ciò che condizioni diverse, tecnologie, precarietà, dimensioni di impresa, frammentano. Una sintesi collettiva contro ogni forma di corporativismo, di riduzione della rappresentanza alla sola tutela individuale, e contro ogni forma di minoritarismo o mera testimonianza”. 

Un ruolo collettivo richiede però la definizione di regole vincolanti, per questo “chiediamo l’attuazione dell’art. 39 della Costituzione per una legge sulla rappresentanza e l’attuazione dell’art. 46 per la partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali. E sempre per questo crediamo che, per governare sul territorio le trasformazioni del mercato del lavoro, la mobilità dei lavoratori, la loro discontinuità, i loro bisogni formativi, sia valida la proposta di estendere, pur con tutte le differenze del caso, la nostra mutualità e bilateralità edile anche in altri settori, rappresentando una possibile esperienza di ricomposizione e di identità collettiva a fronte del tanto lavoro frammentato, dipendente e autonomo, discontinuo, nelle PMI oggi senza o con scarse tutele reali”.

I RISULTATI CHE ABBIAMO RAGGIUNTO

“Come Fillea Cgil abbiamo provato ad onorare i tre slogan che ci eravamo dati al XIX congresso di Napoli: più occupazione, più stabile, più sicura; qualifichiamo le imprese, qualificando il lavoro; stesso lavoro, stesso contratto. Ovviamente potevamo fare di più e meglio e soprattutto molto rimane da fare per “mettere a terra” i risultati raggiunti ed implementarli, ma riteniamo che la direzione sia quella giusta, come ci è stato riconosciuto dalla stessa Cgil che, nel documento congressuale, chiede di estendere le conquiste ottenute dalla Fillea anche agli altri settori”.

E gli avanzamenti in questa direzione ci sono stati, sul versante legislativo, istituzionale e contrattuale:

  • “abbiamo provato a governare il cambiamento e quando non vi erano le condizioni per un accordo con le imprese o con le istituzioni, abbiamo lavorato perché maturassero, perché si spostassero in avanti rapporti di forza e alleanze.  Pensiamo allo scontro con l’ANCE sui commissari straordinari o ancora al Durc di Congruità: con le lotte ci siamo presi la norma nella legge 120/2020, ma poi è con la contrattazione che abbiamo ottenuto l’intesa sulla congruità. E di questo va dato atto alla maturità delle associazioni datoriali. L’accordo sindacale ha permesso con più facilità al Ministro del Lavoro - Andrea Orlando - di dare attuazione alla norma, con il DM 143/2021;
  • abbiamo portato anche nell’edilizia privata la congruità, oltre l’iniziale perimetro previsto dall’art. 105 comma 16 del Codice degli Appalti;
  • con il decreto 77/21 abbiamo ottenuto negli appalti pubblici la parità di trattamento economico e normativo con l’applicazione dello stesso CCNL tra lavoratori in appalto e lavoratori in sub appalto;
  • con la legge 25/2022 abbiamo conquistato che gli incentivi pubblici dati ai privati (i vari bonus edili) siano vincolati all’obbligo di applicare i CCNL di settore comparativamente più rappresentativi, sancendo la parità di trattamento economico e normativo e l’applicazione dello stesso CCNL tra lavoratori in subappalto e lavoratori in appalto;
  • abbiamo sottoscritto a fine 2020 importanti accordi con il Ministro De Micheli, poi ribaditi ed implementati con le intese sottoscritte con il Ministro Giovannini, con ANAS e RFI;
  • abbiamo sottoscritto tantissimi protocolli antimafia, a partire dalle esperienze della ricostruzione del sisma 2016. Questi protocolli vanno praticati come strumento ordinario di attività, per alimentare – insieme ad una politica sempre più diffusa di riutilizzo delle imprese confiscate – quella che Falcone e Borsellino chiamavano la dimensione sociale dell’antimafia;
  • abbiamo ottenuto il riconoscimento delle specificità previdenziali del lavoro gravoso in edilizia, riconfermato anche per il 2023;
  • abbiamo avviato numerose iniziative sui temi della salute e sicurezza con le positive modifiche dell’art. 14 del T.U, il rapporto di collaborazione con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e con l’INAIL, l’anticipo a 3 anni dei richiami rispetto ai 5 previsti dalla legge, le 16 ore per gli impiegati, la giornata di assemblea aggiuntiva il 28 Aprile negli impianti fissi, senza considerare le intese specifiche sul COVID nel settore edile”.

Il tutto, ricorda Genovesi, sempre praticato come “accompagnamento contrattuale e normativo” ad una gestione sindacale, basata sulla contrattazione preventiva, delle risorse del PNRR, del Fondo Complementare e degli Accordi di Programma Anas e RFI” ed agendo con una grande coerenza a livello territoriale e con una forte tenuta unitaria con FenealUil e Filca Cisl,  “tenuta che oggi soffre ma che continuiamo a ritenere un obiettivo da perseguire per la tutela di lavoratrici e lavoratori, pur con le difficoltà della fase che sarebbe sbagliato sottacere o negare, e nonostante le recenti e solo in parte superate ferite aperte in particolare tra noi e la Feneal da un lato, la Filca dall’altro”.

CODICE APPALTI, A RISCHIO GLI AVANZAMENTI

Il governo Meloni, a differenza del governo passato, non ha mai aperto un confronto con le organizzazioni sindacali sulle bozze dei decreti legislativi ed il decreto legislativo sul nuovo Codice Appalti ha in sé limiti evidenti che renderanno più difficile esigere concretamente le tutele che ci siamo conquistati”. 

Il cosiddetto “subappalto a cascata” rischia di “portare i problemi dell’edilizia privata nel settore pubblico. Sparisce infatti il divieto di subappaltare quanto già subappaltato.  Dal 1° luglio 2023 potremmo assistere ad una frammentazione dei cicli produttivi teoricamente senza limiti, al massimo incentivo al nanismo aziendale - se va bene - alla nascita di imprese senza dipendenti o solo con qualche tecnico. Insomma quello che abbiamo visto con imprese improvvisate dopo il superbonus. In questo contesto sarà molto più difficile per tutti - sindacati, imprese serie, Pubbliche Amministrazioni - verificare e far rispettare le stesse norme sulla sicurezza, sul rispetto dei contratti collettivi, sulla parità di trattamento, sul Durc di Congruità, ecc.”

Al rischio rappresentato dal subappalto a cascata, si aggiungono altre storture introdotte nel nuovo Codice Appalti: “il depotenziamento della funzione dell’ANAC, l’estensione dell’appalto integrato a tutti gli appalti, senza limiti economici e anche alle manutenzioni straordinarie. Ed infine aver alzato le soglie economiche, per cui non sono più obbligatorie gare e bandi pubblici.”

Tutto questo proprio mentre le priorità per una crescita sana del settore sarebbero altre “meno stazioni appaltanti ma più qualificate e con più tecnici, digitalizzazione ed interconnessione di tutti i dati, incentivi alla crescita dimensionale delle imprese e alla loro qualificazione. Sul nuovo Codice degli Appalti chiediamo al Governo e soprattutto al Parlamento di battere un colpo. E lo chiediamo unitariamente, ci tengo a sottolineare, come dimostrano gli emendamenti proposti dalla F.L.C. raccolti poi da Cgil, Cisl, Uil.”

LA NOSTRA PROPOSTA PER LA NUOVA FASE

Per difendere i risultati ottenuti, serve una azione che punti a: 

  • rafforzare la contrattazione di anticipo con Stazioni Appaltanti e Prefetture al fine di indicare più attività possibili non oggetto di subappalto, nonché limitare il subappalto nei settori a maggior rischio di infiltrazioni criminali, usando anche l’articolo 65 comma 3 o ancora il comma 17 dell’articolo 119;
  • attrezzarci per richiedere gli interventi di RUP e Direttore dei Lavori, oltre che delle stesse committenze, in caso di riscontro di violazione delle norme sulla parità di trattamento tra lavoratori in appalto e in sub appalto e/o in sub avvalimento, come stiamo già facendo in molte opere;
  • presidiare ancora di più le Casse Edili e l’attuazione dell’accordo del Dicembre 2022 in materia di Durc di Congruità, al fine di bloccare i Durc/DOL per tutte le aziende in sub appalto di secondo (e oltre) livello e committenti non rispettosi delle incidenze minime di manodopera;
  • promuovere e gestire un maggior contenzioso legale e vertenziale. L’attivazione giudiziaria della responsabilità in solido direttamente sul committente dovrà divenire la regola. 

Al centro della futura azione della Fillea Cgil dovranno esserci alcune priorità: 

  • politiche per una vera rigenerazione urbana: le proposte per una “nuova forma urbis” sono le politiche di sviluppo per i nostri settori. Al riguardo per centrare l’obiettivo “saldo zero” di consumo di suolo ben prima degli obiettivi Ue ed Onu serve una legge quadro in materia di rigenerazione urbana, superando i limiti di una legislazione regionale contraddittoria, dando dei Livelli Minini di tutela urbanistica oltre i limiti della legge 1150 del 1942 e della legge 765/1967. E serve una “visione politica” degli interventi urbanistici, attraverso una stagione diffusa di vertenze, animazione sociale, affinché i Piani Urbani Integrati e i PINQUA siano strumenti anche di sviluppo dal basso.  Proponiamo la costituzione di Consulte Urbane, composte da sindacati, associazioni di quartiere, ambientaliste, al fine di rendere tali percorsi partecipati;
  • politiche industriali per la crescita e l’industrializzazione del settore edile. Riteniamo grave l’intervento del Governo che ha cambiato le norme sul superbonus, non affrontato il tema dei crediti fiscali già maturati e soprattutto reso la misura quasi impossibile per i redditi bassi, spesso coloro che abitano anche in condizioni energetiche e salubri più negative. Per noi è invece strategico mantenere la politica degli incentivi in quanto funzionali alla rigenerazione, al risparmio e all’efficienza energetica e alla messa in sicurezza del costruito, differenziando le percentuali e garantendo la cessione del credito e lo sconto in fattura per i soggetti economici più deboli. Il Super bonus va inoltre mantenuto per gli alloggi di Edilizia Pubblica Residenziale. E’ curioso quel Governo che di fatto riduce gli incentivi per l’efficienza energetica e poi dice che mancano strumenti per attuare la Direttiva Europea per portare in classe D le nostre case;
  • rilancio del Partenariato Pubblico Privato, con un polo delle società controllate o a partecipazione pubblica per favorire crescita e specializzazione delle imprese private. Basta strozzare i fornitori, occorre investire perché crescano. Per questo è valido il documento della Fillea “Una proposta di politica industriale per le infrastrutture” e le priorità impostate sin da “Connettere l’Italia”. Così come riteniamo fondamentale la conferma e l’implementazione sia del piano industriale 2022-2031 di Ferrovie dello Stato che del Documento Strategico della mobilità stradale 2022-2026;
  • occorre una specifica politica industriale e per la giusta transizione per il settore dei materiali, rafforzando i centri di ricerca presenti in Italia; la capacità di brevetto su nuovi materiali green; l’implementazione di strategie per un minor consumo energetico (fornaci e non solo) e riuso dei prodotti e materie; di produzione energetica tramite CSS per le cementerie; di rilancio della filiera boschiva; di gestione equilibrata delle cave con il ripristino ambientale obbligo concessionario, insieme alla lavorazione in loco del materiale;
  • difesa della funzione salariale dei CCNL, per il giusto recupero inflattivo. Per noi i CCNL sono autorità salariale in quanto redistribuiscono quella ricchezza e produttività di sistema anche ai fini dei consumi interni. Oltre che stimolo per investimenti. Il rinnovo del CCNL del Legno-Arredo sarà un momento importante di questa strategia;
  • riduzione degli orari contrattuali e di fatto. Riteniamo strategica la riduzione degli orari anche ai fini di una formazione permanente per la difesa e la crescita delle professionalità alla luce delle transizioni produttive, ambientali e organizzative (piattaforma CCNL Legno), così come il governo degli orari di fatto, scoraggiando forme di lavoro straordinario a vantaggio di nuova occupazione oltre che per la tutela della salute. In edilizia vuol dire rispetto delle 8 ore massimo e delle almeno 4 squadre, tutela ora riconosciuta nello stesso CCNL, ma ancora non generalizzata, anche in alcune grandi opere;
  • contrasto alle tipologie di lavoro precario e inclusione delle P.IVA;
  • accelerare la sottoscrizione dei secondi livelli in edilizia con la firma dei Contratti Integrativi territoriali e le verifiche dell’EVR, in questo momento (2022 e 2023 sicuramente) di espansione del settore. Nel settore artigiano “impianti fissi” occorre rimuovere il “blocco di fatto” del secondo livello regionale contrattuale che le Associazione Artigiane hanno imposto in tutto il paese;
  • maggiore valorizzazione delle figure tecniche ed impiegatizie e più in generale delle alte professionalità non solo artistiche ma anche operaie;
  • aumentare le iniziative contrattuali e vertenziali, di natura generale e settoriale, a favore della forte componente migrante. Occorre superare la Bossi Fini anche con una generale sanatoria dei lavoratori migranti già presenti nel Paese e programmare i flussi di ingresso, anche per l’edilizia, con procedure e strumenti trasparenti e un ruolo attivo della formazione e dell’incrocio domanda-offerta anche nei paesi di provenienza. Dobbiamo sanare la vergogna degli assegni unici per i figli non residenti;
  • i temi della salute e sicurezza devono vivere come temi vertenziali ordinari, tramite specifiche campagne annuali che diventino poi piattaforme per i secondi livelli aziendali e territoriali, con un più forte intreccio con l’Inca a partire dalle malattie professionali. Al riguardo valutiamo positivamente alcune esperienze avanzate di partecipazione tra cui il Protocollo quadro con Autostrade per l’Italia (Aspi) da generalizzare anche con altri grandi player. Per noi la “patente a punti” e l’introduzione dell’aggravante di “omicidio sul lavoro” rimangono priorità rivendicative anche al fine di qualificare le stesse imprese.

RELAZIONE, IL TESTO INTEGRALE >

IL REPORT FILLEA SUL SETTORE DELLE COSTRUZIONI > 

LE AGENZIE STAMPA DEL GIORNO >

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