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14.11.12 Solidarietà alle popolazioni colpite dalle alluvioni in questi giorni e la richiesta al Governo di varare un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio, da finanziare attraverso "un allentamento selettivo del patto di stabilità interno per Regioni, Province e Comuni. Il ministro Clini e il governo  dopo quanto e' successo in questi giorni, non si possono fermare alle parole. Adesso servono i fatti.”   Così ha esordito Walter Schiavella, segretario generale della Fillea,  chiudendo la manifestazione cittadina di Ancona in occasione dello sciopero generale proclamato dalla Cgil, nella giornata di mobilitazione europea che ha riempito centinaia di piazze in tutti i paesi europei.  Da Schiavella il no alle politiche di austerità, che pesano solo sulla parte più debole del paese, cui invece va garantito “ora più che mai un modello di inclusione e protezione sociale efficace, efficiente, moderno.”

 

Per il leader Fillea “impossibile non vedere che la sola disciplina di bilancio sta uccidendo ogni possibilità di ripresa creando una spirale recessiva senza vie di uscita” ed impossibile non vedere che le politiche di austerità  “stanno devastando la vita di milioni di lavoratori e pensionati e cancellando il futuro per una generazione che corre il rischio di alimentarsi a pane e precarietà” da qui l’accusa a Bce e Troica ed al governo Monti di aver imboccato la strada dell’austerità non per miopia ma per una “scelta che risponde ad interessi precisi che essi rappresentano, e che  non sono gli interessi dei lavoratori, dei cittadini, della gente che vive del proprio lavoro e che paga le tasse. Chi sta prosperando, oltre alle economie criminali che si stanno comprando tutto quel che possono, aziende, immobili, carriere politiche, sono le banche, la finanza, le grandi ricchezze e rendite.”
Dietro queste scelte c’è una idea di Europa e di società “che a noi non piace e che respingiamo al mittente, un’idea cui milioni di donne e uomini, con questa straordinaria mobilitazione generale, hanno detto no in tutte le lingue dell'Unione.”
 Il Governo dei tecnici che da un anno governa il Paese, se da una parte “è stato un elemento di rottura per recuperare almeno credibilità e restituire dignità internazionale al Paese dopo vent’anni di vergogna” dall’altra “non ha saputo spostare di una virgola la rotta, ad eccezione forse che per l’impegno nella lotta all’evasione.  I risultati purtroppo non fanno che confermare queesta nostra convinzione, perchè si continua a tenere le mani lontane dalle tasche di chi quella crisi l’ha prodotta, cioè il manipolo di uomini che muovono in Italia le speculazioni, la finanza e le rendite, e si va a pescare in quelle ormai logore dei soliti noti, lavoratori e pensionati, senza mai smettere."
E’ il caso del dibattito sulla produttività “invece di intervenire sulla vera questione, cioè il rafforzamento della competitività del sistema paese – investendo in infrastrutture, ricerca, burocrazia, illegalità, corruzione – vogliono risolverla nel modo più antico del mondo: abbassando i costi del lavoro, togliendo certezze di salario e diritti, negando la democrazia nelle fabbriche e negli uffici. Una idea che ci trova esattamente all'opposto."
Ed infine, a chi pensa che la CGIL possa di nuovo essere messa all’angolo da un’intesa separata, Schiavella risponde “saremo ostinatamente a quel tavolo per cambiare i termini ora inaccettabili di quell’accordo. Così come è nella storia di questo grande sindacato, non dobbiamo sottrarci alla responsabilità e alla fatica della ricerca di un’intesa”  ma, conclude Schiavella “senza la difesa del ruolo del CCNL, del ruolo e della funzione della contrattazione aziendale dei processi produttivi e dell’organizzazione del lavoro e, soprattutto, senza la chiara affermazione di un elementare diritto di democrazia e rappresentanza nei luoghi di lavoro, quell’intesa, se mai ci sarà, non solo non ci vedrà d’accordo ma, soprattutto, non avrà alcuna utilità per il paese.”

 

 

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