04.12.12 La previdenza complementare, che avra' un ruolo sempre crescente nelle pensioni, e' ancora lontana dal suo completo sviluppo. Per Remo Carboni, responsabile per la Fillea Cgil dei fondi complementari (nel settore edile sono tre: Concreto per il settore cemento, Prevedi per l'edilizia e Arco per legno-lapidei), infatti "l'obiettivo che si poneva l'avvio della previdenza complementare non e' ancora stato raggiunto".
Due sono ancora gli scogli da superare, spiega Carboni: "L'estensione della copertura previdenziale dei fondi a una platea piu' vasta e l'implementazione delle risorse dedicate, perche' attualmente, da sola, la pensione complementare non riesce a coprire la differenza con lo stipendio, 'ammanco' che caratterizzera' sempre di piu' l'indennita' di pensione".
L'adesione ai fondi, spiega Carboni, e' ancora influenzata da alcuni fattori fondamentali come "la dimensione delle aziende di settore, la presenza di Rsu e di un ambiente aziendale favorevole e che informa". A parlare, dice Carboni, sono i numeri: "Solo nel settore cemento -spiega- si registrano percentuali altissime di iscrizione al fondo: su 10.000 lavoratori totali ben 7.500 sono iscritti, pari al 70-80% del totale dei lavoratori, in assoluto il settore di lavoro privato con la percentuale piu' alta di iscritti a un fondo complementareE questo perche' nel settore cemento "si tratta nella maggior parte dei casi di grandi gruppi, con Rsu ben organizzate". In edilizia, invece, cambia tutto: "La frantumazione delle aziende e il lavoro precario rendono piu' difficile l'adesione, per cui su 1.000.000 di lavoratori edili solo 50.000 sono iscritti ai fondi".
Lo stesso vale per il comparto legno-lapidei, seppure la percentuale di aderenti sia piu' alta: 40.000 su 350.000 addetti totali.
In piu', precisa Carboni, "le aliquote della previdenza complementare sono molto basse: 1% o 1,5% nei casi piu' avanzati". "E con queste cifre -conclude- non si realizza certo la copertura integrale della pensione".
fonte: Adnkronos/Labitalia