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12.2.13 “Quando ho appreso la notizia del suicidio di Peppe, così lo chiamavamo noi della Fillea, i suoi amici, i  compagni di tante lotte  - dice Walter Schiavella, segretario generale del sindacato dei lavoratori edili e dei settori affini -  ho provato un senso di ribellione e insieme un grande dolore fisico, una rabbia impotente. Per lui il lavoro e la dignità  erano la stessa cosa, perdere il lavoro significava perdere la dignità . Non si rassegnava a vivere senza, e non si rassegnava a vedere ogni giorno quella Repubblica fondata sul lavoro sempre più latitante di fronte al ruolo assegnatole dalla Costituzione.

Per lui, la più grande ingiustizia era l’assenza di risposta da parte dello stato, delle istituzioni, dei governi, al disperato bisogno di lavoro del paese. Un ingiustizia intollerabile. E mentre continuava a darsi da fare per difendere gli altri lavoratori e per negoziare con le controparti migliori condizioni per gli edili, dentro di lui quel pensiero “niente lavoro niente dignità ” lo stava divorando.  Poi la scelta tragica. Probabilmente,  Peppe Burgarella con il suo gesto ha voluto urlare che quella dignità  deve essere restituita, che il lavoro è il bene più importante, che l’Italia deve rispettare la sua Costituzione.  Peppe è morto di non lavoro e per il lavoro.” Schiavella sarà  a Trapani mercoledì 13. Era già  stato previsto un convegno  della Fillea  per  il  lavoro in Sicilia., così come sta avvenendo in tutta Italia dopo l’assemblea nazionale  della Cgil che ha approvato il “ Piano  per il Lavoro “ ed ha dato il via aduna serie di convegni, manifestazioni  delle categorie  e nei territori.
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Fillea Cgil- Iniziativa mercoledì per il lavoro in Sicilia
In Sicilia l’iniziativa ,già  prevista, non  si poteva che tenere a Trapani in ricordo di Peppe Burgarella per discutere le proposte per uscire dalla crisi del settore edile che si è abbattuta sull’Isola, così come in  tutta Italia e “per gridare forte, tutti insieme,- dice Schiavella- “per non morire di non lavoro”  E ricorda che ogni giorno nei tanti incontri con i lavoratori vede “la disperazione dei loro occhi , la paura di perdere il posto e con il posto di non sentirsi più utile per sé, la famiglia, la collettività”  Il segretario generale della Fillea,  di fronte a casi come questo – dice-  ti viene la domanda “che ci stai a fare”

Ogni giorno devi riprendere per i capelli tante situazioni
“ Ma ti rispondi subito- afferma- ricordando quante situazioni ogni giorno riesci a riprendere per i capelli. Non sono mai abbastanza, ma sono tante e devi ricordartelo sempre. Stiamo intervenendo su una emorragia che sembra non finire, stiamo tenendo stretto, con una fatica immensa, il laccio emostatico. Quel laccio sono i tanti accordi raggiunti per gli ammortizzatori sociali, insufficienti (e per gli edili inferiori a quelli degli altri comparti dell’industria)  ma almeno qualcosa quei lavoratori possono portarla a casa. Oppure i contratti di solidarietà  (ne abbiamo sottoscritti tantissimi, soprattutto nelle aziende del legno e arredo), che si reggono sul principio del “non uno di meno”, ovvero nessun licenziamento ma una riduzione di salari e monte ore per garantire “un po’ meno ma a tutti” e con impegni precisi delle aziende ad investire in innovazione. Ma in questo momento essere sulle barricate del lavoro che non c’è  non è facile, e sarebbe impossibile senza il lavoro appassionato, straordinario, instancabile che i nostri iscritti, delegati, funzionari, operatori dei servizi stanno facendo sul territorio per non lasciare soli i lavoratori”.  Il ricordo di Peppe, quel suo gesto disperato ma lucido ,il “ suo “modo di continuare la lotta è più doloroso.

Nel nome di Peppe  si rafforza la lotta per il lavoro e la dignità
Ha lasciato un testamento con le lettere scritte a Napolitano, a Susanna Camusso, a llo stesso Schiavella, lettere mai inviate , contrariamente a quanto affermato in un primo momento dai media,che sono state trovare insieme a tanti biglietti di appunti con sempre il richiamo alla Costituzione , all’articolo  1 che afferma il diritto al lavoro. A Trapani, riprende Schiavella non solo per esprimere il nostro dolore, il cordoglio del sindacato di cui è stato uno degli “ storici” iscritti, ma anche per rafforzare, nel suo nome, la lotta  per il lavoro, i diritti, la dignità della persona, in Sicilia, in Italia.

Camusso. “ Ci domandiamo se possiamo e dobbiamo fare di più”
Susanna Camusso  al momento dell’annuncio di questa tragedia che colpisce l’intera Cgil   si era subito rivolta alla famiglia ed al sindacato di cui Peppe Burgarella era militante.  Nella lettera inviata ai familiari alle “ compagne e ai compagni” della Camera del Lavoro di Trapani e della Fillea  scrive che “la prima domanda che non smetteremo mai di farci, le compagne e i compagni della Camera del lavoro, io stessa, è perché non abbiamo capito che si era sorpassata quella sottile linea di confine tra l'indignazione e la possibilità  di continuare a lottare e sperare e la disperazione che viene dalla perdita del lavoro, vissuta per Giuseppe come perdita di dignità  e tradimento dei valori sui quali si era formato, per i quali aveva scelto di militare nella CGIL, a partire dall'articolo 1 della nostra costituzione.

La partecipazione all’immenso dolore della famiglia
 Ci rimarrà  sempre questo dubbio,-prosegue Camusso- sempre ci domandiamo se possiamo dobbiamo fare di più per cogliere intorno a noi quel crescere di disperazione, di rassegnazione che una crisi così lunga e profonda determina in tanti che privi di lavoro si sentono anche privi della loro cittadinanza della loro dignità  del loro orgoglio. Affranti ci poniamo il dubbio, sapendo che nulla oggi possiamo fare, se non provare ad interrogarci ancor di più sugli effetti di una disoccupazione crescente, che in certi settori come l'edilizia sembra una discesa senza fine.”Nell'esprimere alla famiglia e alle compagne ed ai compagni tutti la più sentita partecipazione al dolore- prosegue Camusso- l'impegno che dobbiamo e possiamo assumere è quello di continuare la nostra iniziativa e mobilitazione perché il lavoro torni al centro delle politiche perché si difenda e si crei lavoro. Ogni giorno sentiremo la difficoltà  di non aver capito, ma ogni giorno sapremo che Giuseppe e tanti altri con lui ci  dimostrano che non ci si deve arrendere, perché lavoro e dignità  sono cittadinanza, ancor più certezza per la vita delle persone.”
 

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