19.02.13 Dal 2008 a oggi il settore delle costruzioni ha perso 550.000 posti di lavoro, sono fallite 60.000 imprese. Il crollo del 30 per cento degli investimenti ha collocato il settore ai livelli di attività più bassi degli ultimi 40 anni. Rassegna Sindacale ne parla con il segretario generale, Walter Schiavella.
Schiavella Sono cifre spaventose, ben più gravi di altri paesi europei e superiori a quelle di altri settori produttivi. E una crisi strutturale, cioè di sistema, arrivata dopo quindici anni di crescita espansiva senza precedenti, il cui modello, però, mostrava da tempo la corda, con un rallentamento delle dinamiche occupazionali e del mercato immobiliare, oltre a una struttura di impresa assai debole e frammentata. La somma tra la crisi fmanziaria mondiale e tali elementi strutturali ha generato un effetto moltiplicatore, i cui tragici risultati li misuriamo uotidianamente. Tanto che da noi, ma anche in Spagna, l'edilizia è diventata l'epicentro della crisi e non il motore della ripresa, o quantomeno della tenuta, com'è accaduto in Germania.
Rassegna A generare questa situazione hanno concorso anche le politiche degli ultimi governi?
Schiavella Certo, e si possono riassumere così: contrazione della spesa pubblica, privilegiando i tagli sugli nvestimenti, stretta creditizia e quindi contrazione dei consumi, impoverimento del lavoro e quindi del redditodei cittadini, avendo come unica leva, teorica, ma in pratica inefficace per stimolare la crescita, la sceltadi una forte azione deregolativa, congiunta al ritrarsi ulteriore della presenza dello Stato come soggetto di indirizzo delle politiche industriali.

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