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05.04.13 In Sicilia è nato in questi mesi qualcosa di importante. Non so se diventerà un movimento ma ne ha tutto il sapore. È una mobilitazione che parla a tutti i lavoratori delle costruzioni, ma anche al sindacato, alla Cgil. Questo in estrema sintesi il commento di Walter Schiavella intervistato da Rassegna Sindacale sulla Marcia per il lavoro degli edili siciliani, svoltasi a Palermo il 22 marzo scorso. Il settimanale della Cgil dedica due pagine alla mobilitazione. Oltre a Schiavella, interviste a Franco Tarantino, Mario Ridulfo e Salvatore Lo Balbo.

 

 SICILIA: EDILI, UNA MARCIA PER IL LAVORO.

SCHIAVELLA: E' QUESTO IL SENSO DELLE NOSTRE LOTTE

 

Rassegna. Edili di tutt’Italia unitevi: non ce ne voglia buonanima di Carlo Marx, ma possiamo dire con questa battuta che la mobilitazione dei disoccupati edili siciliani e della Fillea va oltre la rivendicazione locale e che forse sta nascendo un movimento? Lo chiediamo a Walter Schiavella, segretario generale illea Cgil.

Schiavella. In Sicilia è nato in questi mesi qualcosa di importante. Non so se diventerà un movimento ma ne ha tutto il sapore. È una mobilitazione che può parlare a tutti i lavoratori delle costruzioni, a quei 328 che ogni giorno negli ultimi 4 anni sono rimasti senza lavoro e spesso senza ammortizzatori, lasciati soli di fronte a un futuro incerto per sé e per i figli. Può parlare a tutti loro, vittime di una strage produttiva consumata lontano dai riflettori e alimentata dalle scelte irresponsabili di governi che pera iutare la ripresa hanno allentato le regole anziché il patto di stabilità”.

Rassegna Può parlare anche al sindacato, alla Cgil in particolare?

Schiavella Sì, può parlare anche a noi, alla Cgil, perché questa mobilitazione è figlia e sostanza di quel Piano del Lavoro che abbiamo messo al centro della nostra azione rivendicativa. Sostanza, ma anche gambe. Ed è qui che vedo il grande valore della mobilitazione siciliana, nella forza delle sue gambe, rappresentate da un’organizzazione, la Fillea, capace di intercettare un bisogno e trasformarlo subito in mobilitazione, e dai comitati per il lavoro edile, capaci di diventare oggetto protagonista, alla pari del sindacato, di una specifica azione rivendicativa.

Ed è da qui che vogliamo partire, lanciando una mobilitazione generale dei disoccupati e dei lavoratori edili in tutto il paese. Da tempo le nostre strutture sono al lavoro nei territori per promuovere la costituzione di comitati per il lavoro, organizzare iniziative, assemblee e incontri. Nei prossimi mesi daremo il via alla mobilitazione diffusa, con scioperi al contrario, flash mob, marce e ovviamente la richiesta di aprire i tavoli con le istituzioni locali per avviare la contrattazione territoriale e presentare le nostre proposte.

Rassegna. Ti riferisci alle proposte contenute nel Piano del lavoro Fillea e dei nascenti Comitati per il lavoro in edilizia? In sintesi cosa chiedete?

Schiavella Chiediamo anzitutto nterventi urgenti per il sostegno dei lavoratori colpiti dalla crisi, ad esempio una copertura minima salariale anche per chi non ha accesso agli ammortizzatori sociali. Chiediamo poi investimenti per riavviare il settore e orientarlo verso un diverso modello di sviluppo, fondato sulla sostenibilità sociale, economica e ambientale, capace di generare lavoro e prodotti di qualità. Occorre un’edilizia che in qualche modo ripari i danni causati dalla crescita senza regole: per questo, mettere in sicurezza il territorio e il patrimonio abitativo, le scuole e gli edifici pubblici, gli ospedali e i centri storici rappresenta una priorità. Esiste un gigantesco problema di cura del territorio, come valore collettivo, che va messo in sicurezza, da un lato arrestandone il consumo, all’altro bonificando tutte le situazioni generatrici di pericoli e quindi di spesa, con la scelta della prevenzione.

Il nostro piano del lavoro parla di questo, con le proposte per il riassetto idrogeologico, la riqualificazione del patrimonio archeologico, architettonico e ambientale, il riassetto urbano, l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, la prevenzione sismica e idrogeologica, le infrastrutture materiali. Tutto questo non può però prescindere da un rafforzamento delle regole, per orientare il settore e il sistema delle imprese alla qualità e alla legalità. Sono interventi che non hanno un costo economico – ad esempio la patente a punti per le imprese o la tracciabilità dei pagamenti a partire da 300 euro o il superamento delle gare con il massimo ribasso – ma rispondono a scelte precise che deve compiere un esecutivo. Per questo occorre avere presto un nuovo governo, capace di scelte coraggiose, ad esempio quella di allentare i vincoli del patto di stabilità, così come chiedono i comuni, consentendo di sbloccare miliardi di pagamenti per appalti già assegnati. Queste risorse potrebbero essere impegnate per investimenti e opere, dando una scossa al settore.

 

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