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11.11.13 "L'articolo del dott. Collovà pubblicato venerdì dal Fatto ("Aziende di mafia: le assurde proteste della Cgil"), conferma la nostra convinzione che sia necessario affrontare urgentemente i temi dei sequestri e delle confische dei patrimoni mafiosi, in un' ottica che guardi alla reale salvaguardia e valorizzazione delle attività economiche e produttive a essi collegate, fin dal momento in cui lo Stato ne entra in possesso." Così apre l'intervento a firma Segreterie Cgil e Fillea Sicilia ospitato dal Fatto Quotidiano del 10 novembre.
 
L'ARTICOLO 
L'articolo del dott. Collovà pubblicato venerdì dal Fatto ("Aziende di mafia: le assurde proteste della Cgil"), conferma la nostra convinzione che sia necessario affrontare urgentemente i temi dei sequestri e delle confische dei patrimoni mafiosi, in un' ottica che guardi alla reale salvaguardia e valorizzazione delle attività economiche e produttive a essi collegate, fin dal momento in cui lo Stato ne entra in possesso.
Abbiamo più volte espresso un profondo apprezzamento per tutti coloro, e fra questi sicuramente il dott. Collovà, che svolgono un compito delicato, con alto senso dello Stato. Per questo abbiamo già manifestato solidarietà e sostegno ai magistrati e agli amministratori bersaglio di vili aggressioni mafiose.
Inoltre, Cgil e Fillea - parte fondamentale del fronte antimafioso - concorrono fattivamente al raggiungimento dell' obiettivo della legge Rognoni-La Torre, cioè restituire alle comunità locali i patrimoni mafiosi "bonificati". Le iniziative sindacali che si sono susseguite e la proposta di legge di iniziativa popolare "lo Riattivo Il Lavoro", recentemente presentato in Parlamento dalla Cgil, vanno in questa direzione.
DELLE 7.236 aziende sequestrate ai mafiosi, circa il 50% sono della filiera delle costruzioni. Di esse, 731 risultano confiscate in via definitiva. Questo, purtroppo, non significa però, che tutte producano beni o servizi per la collettività, anzi molte aspettano solo di essere cancellate dal La gestione dei patrimoni sequestrati alle mafie deve comprendere le relazioni sindacali a tutela degli interessi dei lavoratori e del futuro delle imprese REC Lo sciopero dei lavoratori delle aziende siciliane confiscate del 5 novembre promosso dalla Fillea, segue le inascoltate richieste di confronto sugli assetti produttivi e occupazionali attuali e sulle prospettive definitive di quelle aziende, che per noi, una volta liberate dalle mafie, vanno restituite al territorio e al libero mercato. Dopo 31 anni di sequestri e confische, i dati del ministero certificano l'inadeguatezza delle norme - viste le dimensioni dei patrimoni sottratti alla mafia, di gran lunga maggiori di quelle ipotizzate dai legislatori - norme tarate su necessità inferiori a quelle che oggi si manifestano. "Io riattivo il Lavoro" ha proprio l'ambizione di fornire nuovi strumenti per la tutela dei lavoratori - e non certamente di quelli mafiosi, che con le minacce hanno impedito ai lavoratori un rapporto con il sindacato - e punta ad aumentare le probabilità di successo delle imprese, dando loro sostegno nell'approvvigionamento finanziario e con l'incremento del numero e della specializzazione degli amministratori. Per questi motivi, riteniamo che le attività di gestione dei patrimoni sequestrati dei ministeri dell'Interno e della Giustizia debbano essere svolte non solo in applicazione delle leggi, ma anche con l'attivazione di relazioni sindacali a tutela degli interessi dei lavoratori e del futuro delle imprese. Noi pensiamo che le relazioni tra soggetti istituzionali e sindacato siano fondamentali per una più vigorosa azione di contrasto ai mafiosi e per l'affermazione dei principi costituzionali. 
 
 

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