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14.02.14 “Oggi è emerso con chiarezza che l'accordo attuativo del 10 gennaio un problema lo pone, quelle norme su democrazia e rappresentanza sono applicate ad una platea di lavoratori troppo ristretta” lo afferma Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, al termine dell’attivo dei delegati svoltasi a Milano “come pure emerge con chiarezza che il rispetto delle opinioni diverse e' dato fondante di ogni confronto democratico. Definire assurda una assemblea di delegati che esprime sostegno ad un accordo non condiviso, come fatto oggi da Cremaschi - salvo poi atteggiarsi a vittima di torti e aggressioni -  e' l'ennesimo tentativo di alzare i toni senza misurarsi davvero sul merito.”
E sul merito, per Schiavella l’accordo attuativo del 10 gennaio “se da una parte restituisce il voto a centinaia di migliaia di lavoratori, dall’altra sono troppi a rimanerne esclusi: in settori come le costruzioni, sono molti i lavoratori di imprese non afferenti a Confindustria ma ancor più sono i lavoratori di imprese sotto i 15 dipendenti nelle quali non è' esercitabile il diritto ad eleggere le Rsu” prosegue Schiavella, secondo il quale “chi continua a gridare all'attentato alla democrazia guarda al dito e non alla luna. Oggi il problema vero e ' come estendere gli importanti e positivi strumenti di rappresentanza e democrazia definiti dal regolamento attuativo sottoscritto con Confindustria ad un mondo del lavoro molto più frammentato e complesso di quello della grande fabbrica, che certamente mantiene la sua importanza ma ha perso la sua centralità.”
Questo compito “spetta certamente al ruolo negoziale delle categorie ma ha bisogno del ruolo insostituibile e fondamentale della confederazione, e dunque rappresentare il “rapporto fra confederazioni e categorie tutto giocato su un presupposto ruolo gerarchico della confederazione rispetto alle categorie mi preoccupa, non solo perché non risponde al vero ma ancor più perché oggi più che mai la frammentazione produttiva richiede semmai un ruolo più forte, nuovo e moderno della confederalità.”
Per questo “nessuno, da solo, può arrogarsi il diritto di dire “la Cgil siamo noi”, perché quel “noi” in Cgil è l’insieme dei lavoratori, dai chimici ai metalmeccanici ai dipendenti pubblici, dal muratore all'addetto al call center, dal commesso al bracciante, che hanno gli stessi diritti e la stessa dignità nel lavoro che svolgono, nell'esercizio dei diritti in tema di democrazia e rappresentanza e nella loro condizione di iscritti alla Cgil.
Per questo nel congresso così come nella prossima consultazione “i voti si contano e non si pesano e quel conto, a proposito di democrazia, non può che vincolare tutti a rispettarne l'esito” conclude Schiavella “ pena la fine di un'organizzazione che deve mantenere libertà e pluralismo ma che deve poter continuare a definirsi tale.”

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