27.02.14 I Si è concluso il 27 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Foggia. Di seguito la relazione del segretario generale Giovanni Tarantella.
I lavori di questa giornata saranno l’indirizzo dei prossimi quattro anni della Fillea di Foggia ed è per questo che voglio ringraziare e salutare le delegate e i delegati per l’impegno profuso in queste settimane. Un caro saluto lo rivolgo a tutti voi invitate e invitati al nostro VI Congresso della Fillea Cgil Provinciale di Foggia.
A distanza di poche settimane dall’approvazione dei documenti congressuali da parte del direttivo della CGIL abbiamo realizzato le assemblee di base portando i contenuti alla discussione dei lavoratori. Dobbiamo affermare con franchezza che a distanza di quattro anni dall’ultimo Congresso le caratteristiche del nostro settore sono mutate negativamente in maniera considerevole. La situazione economica e sociale del nostro territorio è cambiata. Il settore delle costruzioni è stato quello che più tardi è entrato nel vortice della crisi, iniziata nel 2008 ed i cui effetti drammatici non sono ancora terminati. Eppure abbiamo assistito a molteplici filosofie ed opinioni sulla crisi di questi anni facendo emergere ancora di più l’amarezza; qualcosa si poteva fare! Possiamo affermare che le nostre iniziative e le nostre proposte hanno da subito messo al centro il lavoro per contrastare la drammaticità di tutti gli indici economici e di riflesso quelli sociali. Il nostro lavoro di tutti i giorni ha attraversato momenti drammatici per le innumerevoli chiusure di aziende importanti e storiche nel nostro territorio. Le vertenze delle crisi aziendali hanno avuto a volte un destino irreversibile: la cessazione delle attività o l’attivazione di procedure concorsuali . Nelle ultime settimane si sono aggiunti i 140 addetti della Coop. Mucafer e i circa 200 addetti del cantiere raddoppio ferroviario dell’alta capacità Foggia-Bovino, in quest’ultimo ci sono da spendere ancora 60 milioni di euro. Per questo abbiamo chiesto nell’ultimo incontro in Prefettura di interessare i tavoli ministeriali competenti per una immediata ripresa dei lavori. Senza però dimenticare le chiusure delle aziende storiche del gruppo Fantini a Lucera, l’Inside a Manfredonia e la Bellaria Mobili ad Ascoli Satriano, Linea Porte a San Severo che hanno determinato complessivamente oltre 400 licenziamenti. Il nostro Paese si trova nella situazione in cui le politiche di austerity dell’Europa dettate dalla Germania e l’assenza di una politica monetaria evidenziano il limite politico ed economico di tutto l’impianto . Diventano sempre più chiari i danni derivanti dal patto di stabilità nei lavori pubblici, infatti senza una deroga al patto, allo scopo d’avviare nell’immediato cantieri per opere pubbliche strategiche ed urgenti già aggiudicate, non si invertirà la sua inadeguatezza e il suo effetto recessivo. Come possiamo immaginare di diminuire il rapporto deficit/PIL se quest’ultimo non cresce ? Spesso in questi mesi illustri economisti si confrontano sulla guerra silenziosa delle politiche monetarie dei diversi Paesi. Negli USA con l’intervento della Banca Centrale si sono immessi elevati quantitativi di denaro nel mercato, per avviare un processo che influisca positivamente sullo stato occupazionale. Infatti, se pur in queste ore, registriamo un 0,1% in più, in termini di PIL, questo non sarà lo specchio dell’incremento dello stato occupazionale che continua il suo trend negativo tra CIG, CIGS e mobilità. Possiamo affermare che di fatto il modello delle politiche liberiste ed austerity dell’Europa in questi anni ha portato ad una recessione gravissima, pertanto è inconfutabile il loro fallimento, provocando come conseguenza l’aumento delle diseguaglianze. Oggi abbiamo bisogno di un’Europa diversa sia nelle politiche che nelle istituzioni. Cioè di un’Europa che sia produttore di uno stato sociale fondato sulla solidarietà, sulla coesione e sull’uguaglianza per innescare un benessere sociale. Non vorremmo trovarci di fronte ad una politica Europea che all’austerity aggiunga il condizionamento degli investimenti europei con ulteriori diktat peggiorativi in politiche del lavoro e sociali. Un prezzo troppo alto già pagato. L’Europa o meglio la BCE ha deciso che le banche, gestori della finanza globalizzata, diventassero destinatari, di un flusso di denaro pubblico, senza precedenti. Ciò non si è tradotto nel concreto in un ruolo di sostegno per l’economia reale. Il diktat Europeo, ha obbligato il nostro Paese alla creazione di un mercato del lavoro precario e frammentato, ad una riforma della previdenza che vede l’innalzarsi dell’età pensionabile tra le più alte in Europa e al pareggio di bilancio, come uniche soluzioni al pericolo di default del nostro paese invece di scegliere la qualità degli investimenti e un miglioramento dello stato sociale. Noi la crisi non l’abbiamo mai nascosta anzi siamo stati i primi a denunciare la preoccupazione che quello che stava succedendo si sarebbe tradotto presto in licenziamenti dei giovani e dei precari, in casse integrazioni, in crisi aziendali irreversibili, in disoccupazione: in sostanza ad un impoverimento del nostro Paese. Sul lavoro si riversano le contraddizioni di un modello economico e sociale che si sta rivelando produttore di ingiustizie . Sono recenti i dati ISTAT del nostro Paese la disoccupazione è pari al 12,7%, tasso più alto dal 2004, le persone senza lavoro sono 3,2 milioni. La disoccupazione giovanile è lacerante, non trova lavoro il 41,6% dei ragazzi tra 15 e 24 anni, senza includere, chi non avendo più speranza di una collocazione non si iscrive nemmeno ai centri per l’impiego. Il tasso d’inattività è del 36,5 % Il lavoro si è impoverito per il prevalere dell’ideologia della riduzione dell’indirizzo pubblico e del welfare come costo e non fattore di sviluppo oltre che di qualità della vita. La fase che abbiamo di fronte non può esaurirsi esclusivamente nel rigore come è stato negli ultimi mesi, va cambiato il baricentro delle politiche. La legge di stabilità approvata era un’opportunità da cogliere, per questo l’abbiamo contrastata con le iniziative unitarie di sciopero generale. Creare lavoro e costruire un progetto presuppone avere un’idea del nostro Paese, dei suoi problemi, delle sue arretratezze ed anche delle sue ricchezze e opportunità. Creare lavoro e scelte per lo sviluppo presuppone una forte innovazione, chiediamo rispetto per il lavoro e le sue condizioni, il coinvolgimento e la mobilitazione dei tanti soggetti che non s’arrendono al declino. Per coinvolgere e mobilitare dobbiamo avere un’idea collettiva del Paese e della direzione da intraprendere. Creare lavoro significa difendere e qualificare l’attuale occupazione rilanciando e rinnovando la base industriale e la specializzazione produttiva del Paese e le particolarità del territorio Tutto questo tuttavia non è sufficiente per rispondere all’obiettivo della piena occupazione. Serve un progetto che ha come presupposto che la prima grande ricchezza dell’Italia è il suo territorio, la sua cultura, il suo patrimonio storico e artistico, la sua tradizione nel progettare e produrre . Il Lavoro è innanzitutto, assieme alla riqualificazione dell’industria e dei servizi, una scelta di messa in sicurezza del Paese, di prevenzione e valorizzazione, quindi di nuova etica pubblica e rispetto del patrimonio comune. E’ una scelta di cittadinanza, di legalità, di partecipazione, e di redistribuzione della ricchezza. Stiamo proponendo, in linea con gli obiettivi Europei, un’idea del costruire che risponda a quella domanda che tutti facciamo dall’inizio di questa crisi, e cioè come ne usciamo? Tutti affermano che niente potrà essere come prima! Pertanto anche ciò che si costruirà non sarà come prima, senza una ridefinizione del settore. Siamo convinti che il settore delle costruzioni può essere lo strumento anticiclico per antonomasia. Costruire non sulla cementificazione rivedendo la sua filiera e valorizzando politiche del territorio attraverso la riqualificazione delle città con le sue periferie, dei numerosi paesaggi e del ricchissimo patrimonio artistico e dei centri storici, fino ad arrivare ad una vera politica per il risparmio energetico quale obiettivo 2020 basato sul pilastro fondamentale della legalità. Possiamo ricondurre in questo con concetto lo slogan del nostro VI Congresso “città future” per un nuovo modello di sviluppo del settore delle costruzioni. Per questo la nostra iniziativa sarà di impegnare le Istituzioni e i vari enti di spesa pubblica sul percorso della regolarità e la legalità e di partecipare attivamente per tracciare un nuovo indirizzo sia su edilizia e legalità che sul territorio e le aree urbane. Questo contesto di crisi, in Capitanata e come nel resto del Paese ,è nato dall´insieme di due fattori: uno congiunturale, provocato dalla bolla immobiliare del 2008, e uno strutturale, cioè la crisi di un modello industriale vecchio e obsoleto, che non ha saputo capitalizzare gli anni di crescita del settore per rafforzare la qualità delle imprese, sia in dimensione che in investimenti finalizzati alla ricerca e innovazione dei materiali e delle filiere". E´ calata in questi anni la produzione, gli investimenti pubblici del 40%; il crollo complessivo del fatturato è stato di oltre il 16%. E’ uno scenario, quindi, dove da un’attenta lettura dei dati, emerge forte il ridimensionamento di investimenti sia pubblici che privati. Le stime dell´Osservatorio della Cassa edile di Capitanata indicano progressivamente che dal 2008 fino ad oggi il numero di cantieri si è ridotto del 20%, del 16 % il numero imprese, del 24% degli addetti, specialmente giovani, facendo scaturire l’invecchiamento del settore”. In poche parole, oggi, il settore dell’edilizia si è quasi dimezzato rispetto al 2008, con la qualità del lavoro ulteriormente deteriorata. Dalla disamina dei numeri emerge un settore che invecchia professionalmente, con l´età media passata da 38 anni a 42 anni; che vede sempre meno riconosciute le professionalità, con il 77% dei lavoratori inquadrati come apprendisti, operai comuni o qualificati. Numeri che non tornano neanche quando si passa all´analisi delle ore medie di lavoro denunciate: nel 2008 erano 2.115 per cantiere, nell´anno in corso sono state 1.217. Una scarsa congruità quindi tra le ore necessarie per la realizzazione delle opere e quelle riscontrabili ciò può significare solo lavoro nero, grigio, mancato rispetto del contratto, incremento del lavoro senza qualità, sicurezza e dignità. Oggi la crisi del settore restituisce numeri drammatici, evidenziando, al tempo stesso una serie di limiti ed anomalie, da qui la necessità di interventi di rafforzamento a sostegno della regolarità e della legalità. Condanniamo con forza l’atto mafioso avvenuto pochi giorni fa, a danno di un noto imprenditore edile di Foggia, ciò attacca frontalmente la legalità e per questo abbiamo espresso piena solidarietà ma anche la necessità di non restare fermi e di agire investendo la Prefettura e proponendo la necessità di una giornata di mobilitazione di tutti i soggetti sociali ed istituzionali. La consolidazione della legalità può avvenire con l’evoluzione del DURC, che sta segnando il passo rispetto alla sua introduzione, stabilito dal CCNL edile, che dopo una fase di sperimentazione, deve attivare celermente la congruità ossia l’incidenza della manodopera per la realizzazione dell’opera. Indispensabile sarà perseguire la costituzione della Stazione unica appaltante nella nostra Provincia per le aggiudicazioni delle opere. E’ necessario modificare le procedure di indirizzo univoche nella composizione delle denuncie dei lavoratori presso le Casse Edili da parte delle aziende ed introdurre procedure codificate per determinare le caratteristiche delle opere in esecuzione dal rilievo dai dati Casse Edili. C´è una crisi “che si evince quantitativamente, ma c´è assieme un aspetto qualitativo delle condizioni di lavoro che segna anch´esso un trend negativo da non sottovalutare”. La notizia della diminuzione degli infortuni, nell’ultimo anno, accolta con avvia positività può essere però correlata al minor numero di cantieri ma anche all´impossibilità dei lavoratori di denunciare in quanto non sono inquadrati contrattualmente. Semplicemente in nero. O peggio correre il rischio di perdere il posto di lavoro. Un settore, quello delle costruzioni, che non potrà più avere le caratteristiche e lo sviluppo solo quantitativo del passato che necessitano pertanto d’intraprendere nuove strade basate sulle qualità della produzione, sull´utilizzo di nuovi materiali, sulla messa in sicurezza del territorio e degli edifici, su opere di riqualificazione delle aree urbane, di efficienza energetica degli immobili, di opere pubbliche utili e strategiche. Il tutto per evitare che il nostro territorio sia affetto da fenomeni di illegalità e da emigrazione, specialmente dei giovani, i più colpiti dal processo di espulsione dal lavoro. E se diseguaglianza sociale e collasso ambientale rappresentano il prodotto dell’azione sinergica del liberismo esasperato e della globalizzazione, se la crisi che stiamo attraversando è crisi economica, di un sistema industriale e più in generale di un modello di sviluppo, per la noi della Fillea c’è una sola strada possibile da percorrere: dobbiamo abbandonare un modello di sviluppo basato sul consumo illimitato delle risorse e scegliere un modello ancorato alla sostenibilità sociale ed ambientale. E’ necessario scegliere un modello di sviluppo economico per raggiungere l’obiettivo europeo in campo di risparmio energetico. Quali consumi, quali materiali, quanta energia, quale risparmio, quale difesa dell’ambiente, quale salute e qualità della vita, sono i concetti intorno ai quali non solo si può progettare un nuovo sviluppo, ma intorno ai quali molti economisti lavorano per ricostruire i nuovi parametri del PIL. La nostra ambizione è continuare il confronto sulle proposte individuate nel lavoro avviato nel progetto capitanata coinvolgendo e interagendo con i protagonisti del nostro territorio e quindi con chi rappresenta le istituzioni, ai quali chiediamo di prendere in considerazione, le nostre proposte per uno sviluppo possibile, per creare una nuova fase per il nostro territorio. Per elaborare le nostre proposte siamo partiti dalla conoscenza del nostro territorio sia per valorizzare le risorse naturali presenti (es. la pietra e l’argilla) sia per individuare i fabbisogni e le opportunità della nostra provincia. La conoscenza del territorio è condizione imprescindibile per avviare un processo di sviluppo; la sua collocazione naturale, le strutture esistenti e la capacità dei soggetti presenti possono essere le fondamenta per un nuovo riscatto. I dati diffusi dal CRESME nel suo ultimo report sulla Puglia e la provincia di Foggia confermano la denuncia della crisi. La mutazione da crisi finanziaria a crisi economica e sociale,. Oggi possiamo affermare l’evoluzione in crisi strutturale . Agli inizi del 2000 avvisavamo il rischio declino, per il nostro Paese e quindi per la nostra Provincia. Non avevano e non abbiamo gli anticorpi idonei per rispondere a questa patologia. Oggi di cosa abbiamo bisogno? Sicuramente di politiche o meglio di una politica che sia in grado di elaborare proposte di qualità in un processo di partecipazione per costruire su basi solide la struttura del nostro Paese indirizzando investimenti che ci connettano fattivamente all’Europa. Le distanze chilometriche non possono essere fattori discriminanti. Dobbiamo affermare che il nostro territorio è in Italia è in Europa. Noi proviamo a proporre alcune politiche per invertire questi processi. Vogliamo invertire attivamente il processo degli ultimi dieci anni indicato dallo SVIMEZ che ha visto il mezzogiorno un terra senza speranza con 400 mila abitanti costretti ad emigrare verso altre destinazioni verso terre di speranze. Le statistiche stimano una migrazione dal sud entro il 2050 di 2 milioni di persone. Una desertificazione sociale. Cosa serve per affermare che il nostro territorio è un opportunità per tutti? Serve un progetto per la nostra Capitanata! In questo progetto il settore delle costruzioni oltre ad essere anticiclico è indicativo nel determinare l’avvio di un processo di sviluppo. Vogliamo basare almeno su otto proposte il nostro impegno in questo VI congresso della Fillea di Foggia per affermare che il lavoro decide il futuro per rilanciare il settore nel segno dell’utilità sociale e ambientale, del miglioramento della qualità del vivere, per costruire città future soprattutto all’insegna della qualità del lavoro e dell’impresa, capaci di dare un impulso al settore, riavviare l’economia, recuperare centinaia di migliaia di posti di lavoro, in gran parte qualificati, e generare un processo virtuoso su tutta la filiera del materiali da costruzioni e degli arredi. - Asseto idrogeologico: La nostra Provincia conosce bene gli effetti di un ritardo negli interventi di messa in sicurezza del territorio caratterizzato per la sua formazione intrinseca da rischi che senza l’intervento dell’uomo si possono tradurre in un prezzo troppo alto da pagare. Non possiamo dimenticare che ogni inizio di stagione invernale si rischia di pagare in termini di danni a cose e soprattutto alle persone, come è successo nelle ultime settimane . Si sono spesi solo 350 milioni nell’ultimo triennio per prevenzione a fronte di 1,1 miliardi per fronteggiare le emergenze. Una vera patologia. - Riduzione consumo di suolo Un tema delicato ma ricco di opportunità considerati gli obbiettivi . intanto è necessario prepararsi ai parametri dell’UE che indicano nel 2050 consumo dei suoli zero. Ciò ci deve spingere ad un riconsiderazione di aree abbandonate e pronte per un processo di riconversione o rigenerazione, possibile attraverso investimenti in progetti specifici e finanziati per orientare le imprese verso un nuovo Core business. - Emergenza abitativa L’edilizia residenziale pubblica può rappresentare, in un contesto di crisi, lo strumento per l’avvio del settore delle costruzioni e per l’approvvigionamento della casa . La media europea si attesta al 20% rispetto al 4% in Italia. Nella nostra Provincia, si registra un forte invenduto di casa, eppure sono migliaia le persone che a causa dell’andamento economico del mercato, non possono accedervi. Solo un rilancio delle politiche pubbliche per la casa attraverso un Piano Straordinario nazionale può creare le condizione di accesso a miglia di alloggi che possono essere recuperati e riqualificati senza invadere ulteriormente suoli. Confortante è il programma lanciato nel 2013 dallo IACP di Foggia con 19 milioni di euro di interventi. - Riqualificazione e Rigenerazione urbana È un tema fondamentale per avviare un processo che parte all’interno delle nostre città . Costruire o ricostruire un ambiente dove si trascorre la maggior parte della vita della nostra società è l’obiettivo. La riqualificazione come processo partecipato per consegnare città migliori, più accoglienti e agibili, utilizzando strumenti di partenariato e fondo strutturali (pirp, housing sociale, Iacp) per una vera sostenibilità ambientale per rigenerare l’urbanistica. - Efficienza energetica Entro il 2020 l’Europa chiede di ridurre le emissioni ad effetto serra del 20% e al tempo stesso di aumentare la quota di energie rinnovabili e l'efficienza energetica del 20%. Per il 2050, poi, l'asticella si alza ancora, perché ci sarà quasi da azzerare le emissioni, con una riduzione tra l'80 e il 95%. Dovremmo guardare meglio la Germania sul piano energetico già dal 2020 che ha puntato a raggiungere obiettivi del 35%, abbandonando il nucleare nel 2022, mentre l’Italia rischia di non raggiungere il 20%. - Energie rinnovabili Approvvigionarsi di energie attraverso fonti rinnovabili è l’opportunità per il nostro territorio per raggiungere gli obbiettivi europei. Il nostro territorio è stato attraversato negli ultimi anni ad una fase di investimento rilevante ma ora è necessario attrezzare le strutture esistenti iniziando sicuramente dal patrimonio pubblico come scuole, ospedali, edifici istituzionali. - Prevenzione sismica Il Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico, avviato dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009 prevede, infatti, lo stanziamento di 965 milioni di euro in 7 anni, per realizzare interventi finalizzati alla mitigazione del rischio sismico sull’intero territorio nazionale. La Puglia è stata destinataria 5.764.163,54 di Euro rivolti ad 84 comuni nell’anno 2012, di cui circa 700.000,00 alla Provincia di Foggia. - Infrastrutture strategiche È necessario incidere sull’urgente inizio della cantierizzazione di opere infrastrutturali utili e strategiche per il nostro territorio, partendo dalle delibere CIPE che riguardano il sud e la nostra provincia : - completamento della Bari –Napoli - raddoppio ferroviari Lesina –Termoli - Diga Piano dei limiti - Digitalizzazione del territorio - Pista Gino Lisa ma anche proseguendo ed iniziando alcuni lavori bloccati per il patto di stabilità per: - completamento dell’allargamento Strada Provinciale Pedegarganica - completamento dell’allargamento Strada Provinciale Zapponeta- Cerignola - completamento dell’allargamento Strada Provinciale della Lucera–S. Severo La sostenibilità di un nuovo percorso di sviluppo può trovare le radici in politiche fiscali che spostano i prelievo dal lavoro verso i grandi ricchezze per introdurre una maggiore giustizia fiscale. Ora è necessario agire per accompagnare verso un abbassamento delle tassazione fiscale nei confronti di lavoratori e pensionati ed aumentare il prelievo sulle grandi ricchezze di patrimoni e rendite finanziarie. Questo deve passare necessariamente dalle riforme delle regole dell’Irpef, come la maggiore detrazioni, e dall’incremento sulle rendite finanziarie nonché da una serrata e seria lotta all’evasione che si stima nel 18% del PIL. Risultati che possono essere perseguiti anche attraverso integrazioni e maggiori detrazioni familiari. Per non narrare l’inconsistenza della aumento di 10-15 euro mensili in busta paga descritta nell’ultima legge di stabilità . Continuiamo a sostenere che è indispensabile una riforma a carattere universale degli ammortizzatori, non possiamo riprogettare senza certezze di protezioni sociali. Quello che sta avvenendo è l’utilizzo senza finalità degli ammortizzatori, servono politiche attive per il lavoro e la riforma del mercato del lavoro del Ministro Fornero e Giovannini dopo, non va in questa direzione, anzi si è semplicemente operato tagli al capitolo degli ammortizzatori sociali. Apprezziamo invece il percorso di formazione deliberato dalla Regione Puglia per i beneficiari di ammortizzatori in deroga o per chi ha perso questo beneficio attraverso appositi cataloghi formativi individuando i soggetti autorizzati . Serve un impegno straordinario, consapevoli dell’attuale condizione delle lavoratrici e dei lavoratori che alternano periodi di lavoro a non lavoro, per definire un percorso per politiche attive per il lavoro. Nel settore dell’edile questo standard è la condizione tipica, anzi negli ultimi anni vediamo incrementare una permanenza al lavoro con una media di sei mesi per il 60 % degli addetti di cui il 37 % non supera tre mesi, solamente il 14% supera i sette mesi di lavoro durante l’anno. Ecco perché chiediamo per il nostro settore l’immediata necessità di abbassare l’età pensionabile riconoscendone la fatica e l’usura . Siamo convinti che essenziale sarà il ruolo della formazione nell’ampliare e costruire, guardando alla sostenibilità, le figure professionali idonee per rispondere ad un nuovo modello di sviluppo che oggi stiamo proponendo. Un importantissimo lavoro è stato fatto nella nostra provincia da parte del Formedil di foggia per diffondere attraverso sia la formazione che con giornate seminariali, un idea culturale del costruire, legata ad obbiettivi europei, coinvolgendo e contaminando sia le maestranze che i progettisti. E’ da sottolineare il recente lavoro, per profondere una strada comune, tra l’università di Ingegneria e il Formedil attraverso la messa disposizione della struttura per gli esami dei giovani laureandi in ingegneria. Oggi, non è più procrastinabile in tema di sicurezza il ruolo del CPT, serve una riorganizzazione per rendere efficace l’indirizzo della sicurezza nei cantieri nonché l’immediata attivazione della RLST come determinato nella contrattazione. È necessario intervenire in questi gap di lavoro per professionalizzare il settore. Le politiche attive, derivanti da risorse dal Fondo Sociale Europeo, devono saper al meglio investire nella formazione possibile per far crescere le competenze e per incontrare il fabbisogno rispetto all’indirizzo di nuovi investimenti della programmazione europea in infrastrutture e sostenibilità. Essenziale è la definizione di una interazione informatizzata tra le politiche attive e passive per creare un circuiti di comunicazioni tra le istituzioni interessate come inps e centri per l’impiego . Il Blen lo strumento individuato nella contrattazione è parte intergrande della lettura delle politiche del lavoro. Un indispensabile percorso di formazione e riqualificazione professionale . La sottoscrizione tra Formedil Puglia e Regione della convenzione per l’attivazione dello sportello Blen apre la strada anche nella nostra Provincia per formare per aggiornare i profili professionali. Alla contrattazione è affidato il ruolo di garanzia per la cittadinanza dei diritti e per la solidarietà in un contesto dove la crisi ha accentuato la frammentazione del lavoro e le diversità di tutele. La contrattazione deve essere strumento d’inclusione delle disuguaglianze. L’obiettivo nel nostro settore è ricomporre per omogeneità di filiere produttive, l’esigibilità e la tracciabilità, introducendo una regolamentazione comune nella contrattazione, indispensabili, oggi, se pensiamo a tutte le fasi del cantiere in cui ormai emergono sempre maggiori disequilibri nel costo del lavoro, tutto ciò è possibile nel nostro settore delle costruzioni e quindi per il settore del legno, cemento, lapidei e laterizi, sia per una semplificazione del numero dei contratti che per una maggiore esigibilità. Ad oggi, non comprendiamo l’atteggiamento dell’ANCE e della Cooperazione nel ritardo per il rinnovo del contratto nazionale dell’edilizia mentre si è firmato, pochi giorni fa, il contratto con gli artigiani. Abbiamo rinnovato per il triennio trascorso l’integrativo provinciale degli edili esercitando contrattazione di secondo livello mentre per l’integrativo provinciale del settore lapidei, nonostante le innumerevoli iniziative e di sciopero, assistiamo da oltre due anni alla indisponibilità dell’associazioni delle imprese lapidei al tavolo delle trattative. Analogo atteggiamento lo registriamo nelle aziende dei laterizi in produzione presenti sul territorio. E’ strategico esercitare il secondo livello di contrattazione, infatti, rinnovare, per esempio, il contratto provinciale del settore lapideo scaduto, è continuità d’indirizzo sia nelle politiche di settore sia nella redistribuzione della produttività. Non possiamo accontentarci dell’export cinese, che pur evitando una crisi nel settore dell’estrazione, negli ultimi anni non attiva nessun processo di valorizzazione della pietra anzi arricchisce esclusivamente i pochi estrattori impoverendo la trasformazione in loco. La contrattazione ha spinto il comparto lapideo a dotarsi di nuovi strumenti normativi regionali (PRAE, MARCHIO) nonché dell’istituzione del DISTRETTO LAPIDEO REGIONALE . Oggi, purtroppo, il Distretto è vissuto più come strumento di rivendicazione se non di ricatto verso la Regione Puglia per il rilascio delle autorizzazioni, che come sintesi delle politiche di distretto, manifestando tutti i limiti nella capacità di fare sistema mettendo al centro la filiera con indirizzi sia verticali stimolando la filiera con la ricerca, la formazione e un’adeguata programmazione della trasformazione e promozione sia orizzontali con Politiche di interazioni tra il distretto lapideo e il Distretto dell’edilizia sostenibile. Non aspettiamo che si formi l’idea dell’inutilità! L’esercizio della contrattazione è l’alternativa al lavoro nero e grigio, alla illegalità e alle forme di criminalità nel lavoro penso al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori immigrati. Nel nostro settore significa anche un miglioramento, attraverso lo strumento della bilateralità di ulteriori istituti, non sostitutivi di quelli universali, delle condizione dei lavoratori. In questi giorni nelle assemblee di base abbiamo ripercorso le tappe per giungere all’esigibilità delle nuove regole sulla rappresentanza, per evitare un passato recente di accordi separati. Abbiamo registrato approvazione e sostegno unanime all’ordine del giorno del T.U. sulla rappresentanza del direttivo nazionale della CGIL da parte dei lavoratori, pur coscienti, delle difficoltà presenti nel nostro settore per esercitare la rappresentanza sindacale in imprese dove la media è di n. 3-4 addetti, un limite fisiologico. Siamo certi che quest’accordo nutre la partecipazione democratica dei lavoratori soprattutto perché non resta solo tra le organizzazioni ma è resa consapevole in quanto sottoscritta dalla Confindustria e per tanto è indispensabile estendere a tutti gli attori della rappresentanza. La certificazione degli iscritti e la definizione della rappresentanza determinata tra la media degli iscritti e i voti ricevuti nell’elezione del rappresentante sindacale ci affidano una grande forza. Regole significano trasparenza nei confronti dei lavoratori e un messaggio nuovo all’esterno; un rafforzamento della libertà sindacale. Penso che l’opportunità di avere definito regole comuni e democratiche possa essere un terreno nel nostro settore in particole in edilizia per innovare anche i rapporti tra Feneal, Filca e Fillea. Affermo questo consapevole che la lettura attuale del settore delle costruzioni non può limitarsi alla semplice denuncia o appello. Gli ultimi dati sulla rappresentanza nel nostro settore indicano un abbassamento degli iscritti appartenente alle tre organizzazioni rispetto ai lavoratori iscritti in cassa edile. Il calo degli addetti sostanzialmente incide nello specifico tra gli iscritti alle organizzazioni sindacali. Questo deve rappresentare un campanello d’allarme che deve spingerci rapidamente verso il recupero del terreno perso. Per questo penso alla necessità di una profonda analisi, ma contemporaneamente sarà indispensabile la nostra capacità di elaborare condizioni per tendere ad invertire tale processo rendendo consapevole che più iscritti per Feneal, Filca e Fillea significa più partecipazione democratica e maggiore estensione delle libertà sindacali esaltando il fattore dell’unitarietà e consegnando ai lavoratori il significato dell’adesione al sindacato. Allo stesso tempo avremo la possibilità di esercitare con maggiore efficacia politiche attive per un nuovo sviluppo del settore delle costruzioni e non solo quelle difensive per il lavoro che sicuramente è palestra di percorsi condivisi per tutti noi. Siamo arrivati al nostro congresso incontrando i nostri lavoratori iscritti nelle 16 assemblee di base tenute nei sei collegi della Provincia aggregando e coinvolgendo i lavoratori con la partecipazione di circa 60% nei comuni di riferimento e la totale partecipazione nei luoghi di lavoro di 19 aziende, in cui abbiamo eletto i nostri 48 delegati, convinti che la totale adesione raccolta nelle assemblee al documento il lavoro decide il futuro, è l’idea per poter interpretare e cambiare il nostro paese per includere e per non dividere, per partecipare e per non essere esclusi, per progettare e per non distruggere, per rappresentare e per non declinare, per i diritti e la legalità e non per l’omertà e la criminalità. La Fillea di foggia, nel suo percorso, ancora una volta negli ultimi mesi si è trovata di fronte ad un contesto diverso e difficile, che andava interpretato, non lasciando di conseguenza inalterata la nostra organizzazione. La progettazione messa in campo, insieme alla CGIL provinciale, alla Fillea regionale e nazionale, determinerà nuove esperienze e crescita, per una forte integrazione nelle tutele e nei servizi, per i compagni che sono indiscussi protagonisti della Fillea nutrendola di consapevolezza e valori. Tutto ciò non mi ha lasciato indifferente anzi mi hanno profondamente arricchito. Possiamo affermare con certezza il successo degli investimenti per un cambio generazionale del gruppo dirigente della Fillea Cgil di Foggia, dove una nuova riorganizzazione potrà continuare a trovare le proprie conferme nella crescita e nella riconoscibilità di un’identità all’interno e fuori della CGIL. La Fillea ha dentro di se la capacità di sperimentare e progettare, rilevabile dall’integrazione nel sistema servizi Cgil, avvenuta in questi anni, contribuendo ad arricchire le conoscenze, intercettando e rappresentando le esigenze di tanti bisogni. Oggi le condizioni organizzative hanno richiesto a tutti noi la capacità rilanciarci in un nuovo assetto. Inizieremo da subito con percorsi formativi dei quadri e dei delegati per rispondere con professionalità e conoscenza alle tutele individuali e collettive. Sapremo rispondere a questi bisogni se costruiamo ogni giorno l’idea confederale sia nelle tutele sia nei servizi di assistenza previdenziale e fiscale insieme al patronato INCA e alla società di servizi fiscali. Un ringraziamento lo rivolgo a Feneal e Filca che pur in presenza a volte di diversità di indirizzi politici, a mio parere una ricchezza, insieme abbiamo messo in campo il massimo sforzo per rispondere colpo su colpo all’innumerevoli vertenze per la difesa del lavoro nonché per iniziative politiche e contrattuali. Alla nostra controparte naturale Ance qui rappresentata dal Presidente oltre ad uno scontato saluto e ringraziamento chiedo l’impegno a riprendere l’esperienza delle iniziative messe in campo negli ultimi mesi contro la crisi del nostro settore per spingere tutti insieme ad uno sviluppo nuovo della nostra Capitanata. Uguale ringraziamento ed impegno lo rivolgo al Presidente della Cassa Edile e al Presidente del Formedil con cui in particolare nel ruolo di vicepresidenza ho trovato in questi mesi un prestigioso e determinato collega e compagno di lavoro. Alle parti sociali è consegnato un ruolo fondamentale per la ricostruzione, in particolare al nostro ruolo, nel settore delle costruzioni, è affidato il compito di disegnare il quadro che raffiguri un nuovo modello di sviluppo. Con emozione e gratitudine il pensiero va al comitato direttivo che in questi anni hanno sostenuto con fiducia il lavoro della segreteria, ed in particolare consentitemi un ringraziamento, non formale, ma dal profondo del mio animo ai compagni che tutti i giorni hanno dato e continueranno a dare il massimo per fare della Fillea di Foggia un punto di riferimento e una speranza per tanti lavoratori . Grazie Savino,Magda, Maria, Luciana, Fabio, Ignazio, Lorenzo Giuseppe e Sergio.