21.02.14 Si è concluso il 21 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Chieti. Di seguito la relazione del segretario uscente Vespasiano Lamberto, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Care compagne e cari compagni, vi ringrazio tutti per essere qui al 18° congresso della Fillea CGIL di Chieti. Ringraziare Ospiti. Abbiamo trasmesso un report gentilmente imprestatoci dalla Fillea di Pescara, perché ci è sembrato semplice e significativo. Una lezione di economia che da sola spiega la crisi e le ragioni delle nostre rivendicazioni. Il Congresso è il punto più alto di discussione e di partecipazione all’interno di ogni organizzazione, che deve trovare la sintesi tra le diverse posizioni, per definire la linea della Cgil dei prossimi anni, tesa a dare un contributo fattivo avanzando proposte per contrastare la drammatica situazione in cui versa il nostro Paese. Il nostro Congresso cade durante una crisi che si è abbattuta pesantemente su tutti noi e che non trova riscontro in precedenza, per quel che riguarda il suo impatto negativo e la sua durata. Una crisi che ha pesato sul nostro modo di agire, che molte volte ha modificato in peggio il rapporto tra i lavoratori e noi; una crisi che ci ha fatto costantemente vivere a contatto con la disperazione delle persone, con la loro rabbia, con la loro determinazione, con la loro dignità ma anche, molte volte con quel senso di impotenza, nel non poter trovare soluzioni positive alla complessità delle diverse vertenze. Anche e soprattutto per questo che un mio sentito ringraziamento va a voi tutti, che con i vostri sacrifici, con il vostro impegno date un contributo fondamentale e determinante per la nostra organizzazione. La CGIL è stata in campo già dal dicembre 2007 quando in solitudine e senza essere ascoltati, cercammo di evidenziare quello che sarebbe capitato, chiedendo inutilmente misure per contrastarla. Purtroppo la valanga è arrivata ed a oggi vengono a galla tutti gli errori ed i limiti dell’allora governo Berlusconi e di chi ne è seguito, nell’averla erroneamente sottovalutata prima e sia per le misure successivamente intraprese per contrastarla, quali le deroghe ai CCNL, la continua e progressiva cancellazione dei diritti, il voler cercare a tutti i costi e OSTINATAMENTE la divisione tra sindacati e il non aver voluto comprendere che quella principalmente era una crisi di natura finanziaria che poi man mano ha impattato in modo progressivo sull’economia reale e sulla domanda. ABRUZZO Ore cig Totali – 33.765.949 CHIETI Ore Totali 12.354.192 – di cui 3.782.390 x cig/o, 5.890.000 x cig/s e 2.681.723 x cig/deroga. Questo è il contesto in cui ci siamo mossi in questi anni, cercando di avere come obiettivo minimo quello di evitare i licenziamenti, attraverso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Abbiamo assistito alla chiusura di realtà, anche storiche (Tecnedil, La Tegolaia SUD), altre come SMI – F.lli Molino – Iacobucci ecc… Hanno visto un ridimensionamento pauroso degli organici, oggi sono in concordato preventivo ( 500/600 posti di lavoro persi solo in queste aziende), abbiamo visto aumentare in modo esponenziale le diseguaglianze e le povertà, abbiamo visto crescere le ingiustizie, abbiamo visto modificarsi in peggio il rapporto tra i lavoratori che molte volte si è racchiuso in una brutta frase che è quella “della guerra tra poveri”. Abbiamo cercato di fare il possibile, di rimanere il punto di riferimento per tutti i lavoratori, con tutti i limiti che questa crisi ha evidenziato. Abbiamo avviato le assemblee congressuali già dai primi giorni di gennaio realizzando un percorso bello sul piano politico, confrontandoci sulle analisi e le proposte. Abbiamo avuto un atteggiamento rigoroso e rispettoso delle procedure Congressuali, considerato che, il nostro obiettivo è stato quello di contattare la stragrande maggioranza di iscritti, allargando, li dove e stato possibile, il confronto al maggior numero di lavoratori. Abbiamo ricordato il precedente congresso “riprogettare il Paese” e il contesto di allora, dove ci tacciavano di voler fare politica, oggi tutti riconoscono la necessità di un profondo processo riformatore del nostro Paese. Ricordate le parole di Angeletti che hanno riaperto una nuova stagione di unità sindacale: “riconosciamo che la CGIL ha saputo leggere meglio di noi la crisi, ora insieme dobbiamo trovare la ricetta per uscirne”. Il lavoro decide il futuro è la risposta che dobbiamo a 12 milioni di persone che hanno problemi con il lavoro, che hanno condizioni di vita drammatiche. Dodici milioni tanti sono tra Cassintegrati, disoccupati, lavoratori posti in Mobilità e quanti hanno smesso di cercare un lavoro. Fra questi il dramma dei giovani, ovvero la generazione fino a 35 anni che ha toccato la percentuale insostenibile del 45% di disoccupazione. ( questo tema lo riprenderò dopo) In questi numeri l’enormità dei nostri compiti racchiusa nelle semplici parole “ IL LAVORO DECIDE IL FUTURO” quindi difendere il lavoro che c’è posto per posto, fabbrica per fabbrica e contemporaneamente rivendicare il lavoro che non c’è per dare speranza e futuro. In OGNI posto di lavoro abbiamo coniugato i problemi aziendali, le prospettive e i documenti congressuali. Negli occhi delle persone, lo abbiamo letto, nelle parole abbiamo ascoltato, - lo scetticismo, la stanchezza verso una classe politica incapace di dare risposte, cosi come in tanti posti di lavoro, gli stessi lavoratori hanno smesso di credere che la propria azienda abbia ancora un futuro. Abbiamo spiegato che l’Italia, oltre alla crisi economico/finanziaria, vive altre crisi: 1. ISTITUZIONALE 2. POLITICA 3. SOCIALE 4. Ha sbagliato modello di sviluppo e quindi ecologica 5. E soprattutto una crisi etica e morale All’Abruzzo non sono bastati i vari Salini, Pace e Del Turco, ora anche la Giunta Chiodi ne è pesantemente coinvolta con 3 assessori di cui uno a perfino scritto nel contratto di lavoro alla sua segretaria le prestazioni sessuali che settimanalmente doveva prestare, cosi come lo stesso Chiodi è pesantemente compromesso, non tanto per una notte extraconiugale, ma per favoritismi, gli incarichi concessi e per i pessimi risultati ottenuti. E’ necessario NON abituarsi agli scandali, TORNARE a scandalizzarsi, a giudicare i politici, la loro moralità, pretenderne le dimissioni, a riappassionarsi della politica stessa per riformarla e pretendere che sia in grado di risolvere i problemi di un Paese. Anche per queste ragioni la CGIL indica una via di uscita ripartendo dalle forze sane del Paese e cioè dai lavoratori e dal lavoro. Anche per sconfiggere il rischio povertà che oggi colpisce una famiglia su tre, bisogna ripartire dal lavoro ricreando il lavoro. Quindi il Piano del Lavoro, ovvero cambiando il paradigma, creare lavoro che a sua volta genererà altro lavoro, prendendo atto che l’export, almeno nella nostra categoria, da solo non può bastare, ma è necessario rimettere in moto i consumi interni. Dentro questo cambio di paradigma ogni categoria deve esercitarsi. La Fillea l’ha fatto nazionalmente e in Abruzzo. Abbiamo analizzato le ragioni della crisi e del ruolo che il settore delle costruzioni ha esercitato, basato sull’uso indiscriminato delle risorse e del consumo del suolo. Ricordo le distorsioni del mercato, oltre 15.000 appartamenti invenduti ormai da anni sulla costa e contemporaneamente circa 30.000 persone che vivono il dramma del disagio abitativo fra sfratti, impossibilità di accedere a un mutuo e acquistare una casa, ma anche qualora si trovasse, riuscire a permettersi i costi di una casa in affitto. Abbiamo chiesto nuove politiche sull’edilizia residenziale popolare, dichiarando la nostra contrarietà alla vendita di case popolari, anzi la necessità di costruirne di nuove. Ai Comuni chiediamo di acquistare parte dell’invenduto per destinarli all’edilizia popolare. Chiediamo che si faccia una Legge Regionale per evitare lo spopolamento delle zone interne, che consideri l’affitto mensile, quali rate per la compravendita. Perfino il Parlamento Europeo, ha deliberato una risoluzione per le persone senza casa, definendola una sfida etica e politica per gli Stati Membri della UE che attiene ai diritti fondamentali. Le persone senza un’abitazione non sono più singoli individui, ma famiglie intere e il problema sta diventando strutturale. Aumentano il numero dei nuclei familiari che senza un’abitazione precipitano rapidamente nell’indigenza. Per tali ragioni, si legge nella risoluzione è necessario tornare a sviluppare politiche per incrementare un parco abitativo destinato ad alloggi sociali, e a prezzi accessibili e adeguati alle persone più vulnerabili, affinché si possa prevenire l’esclusione sociale e il problema dei senza tetto. La Fillea CGIL ha ridefinito un ruolo nuovo del settore delle costruzioni, individuando 7 azioni utili: - Il riassetto ecologico; - La riduzione del consumo del suolo; - La riqualificazione urbana; - L’efficienza energetica; - Le energie rinnovabili; - La prevenzione sismica; - Le infrastrutture. Se il settore e le politiche nazionali, regionali e locali sapranno essere coerenti potremmo garantire il lavoro, un lavoro utile ed eco compatibile improntato alla green economy A tutti i lavoratori impegnati nel settore delle costruzioni ante crisi, evitando nel contempo i danni e i morti che si subiscono a causa dei dissesti IDROGEOLOGICI. La fragilità del nostro territorio viene messo a nudo sempre più, ad ogni inverno, strade e parchi dissestati, frane, paesi isolati , rendono urgenti nuove politiche e un nuovo ruolo del settore. Occorre rendere più sicuri i territori attraverso provvedimenti preventivi e allentamenti del Patto di Stabilità, piuttosto che RINCORRERE le emergenze che ci COSTANO moltissimo in più. Dobbiamo convincerci che le abitazioni devono essere antisismiche e quelle che non lo sono, renderle tali soprattutto quelle con un valore storico/artistico, mentre tutte le altre vanno progressivamente sostituite provando a recuperare quella capacità dei nostri antenati di saper costruire BENE e BELLO coniugando lo zero consumo suolo, la riqualificazione urbana, l’efficienza energetica ed acustica e l’uso delle energie rinnovabili. Questa elaborazione di un ruolo nuovo utile e compatibile l’abbiamo illustrata e discussa con la convegnistica, analizzando le situazioni del nostro territorio coinvolgendo le associazioni datoriali, amministratori e istituzioni, ORA dobbiamo passare dalla elaborazione/proposta, alla pratica e siccome questo Paese fa fatica a trovare i soldi li dove sono, vedi la mancata tassazione delle rendite finanziarie, bisogna quantomeno saper utilizzare e spendere le risorse a disposizione, soprattutto quelle comunitarie approvando e cantierizzando attraverso i finanziamenti in corso e decidendo entro aprile prossimo i fondi della programmazione 2014/2020. Dobbiamo saper coniugare infrastrutturazione e salvaguardia del paesaggio affinché questo territorio, famoso per essere la Regione dei Parchi, NON resti isolato dal resto del mondo, mi riferisco in particolare alla terza corsia autostradale che si ferma a Macerata, l’alta velocità fino ad Ancona, mentre la Puglia è collegata con l’alta velocità attraverso la Bari/Napoli e da lì la Tirrenica. L’Abruzzo è tagliato fuori dall’assenza di investimenti, da una rete ferroviaria vetusta che vede Vasto/Termoli 40 Km con un solo binario, veri ostacoli a realizzare non solo l’alta velocità ma anche la media, rendendo biblici i collegamenti ferroviari non solo sulla tratta Pescara/Roma ma anche la tratta Bari/Pescara/Ancona. Bisogna che Tutta la CGIL Abruzzese si batta per la Pedemontana. Schiavella a Genova ha rilanciato un lungimirante slogan “pensare globalmente ed agire localmente”. Questo slogan deve essere coniugato dalla nostra categoria anche qui in Abruzzo e a Chieti in assoluta concordanza con l’elaborazione della confederazione per dare contenuto alla cornice che abbiamo ridisegnato del ruolo delle costruzioni dando gambe e corpo al nostro piano del lavoro. Se la crisi è stata alimentata corposamente dall’edilizia, dall’edilizia si può generare quelle indispensabili azioni anticicliche capaci di farci uscire dalla crisi, guardando a tutto tondo, perché AI 600.000 posti di lavoro persi in edilizia, bisogna aggiungere una lunghissima lista di impianti fissi che hanno chiuso per cessazione di attività, concordati, fallimenti concretizzando quel rischio di desertificazione industriale che sta’ rendendo più piccolo e più povera la nostra provincia e il nostro Abruzzo e quelli ancora in attività, tutti sono purtroppo interessati dagli Ammortizzatori Sociali. Abbiamo e stiamo continuando a contrattare CIGO, CIGS e Casse in Deroga, contratti di solidarietà per difendere posti di lavoro, in molti casi abbiamo PURTROPPO dovuto condividere anche le Mobilità. Stiamo lavorando ora per mettere in sicurezza la nostra bilateralità dell’industria che passa inevitabilmente per la Regionalizzazione, rimodulando anche la contrattazione di secondo livello, processo lungo e difficile non solo perché bisognerà, cosa non scontata, superare i provincialismi, ma anche riorganizzare storie differenti che hanno portato ad integrativi molto diversi, vedasi le prestazioni extracontrattuali. La regionalizzazione delle Casse Edili Industria rappresenta una nuova frontiera. Tempo fa lo furono la delega regionale e in un passato più recente la trasferta regionale, ma questo ci consentirà un modello riorganizzativo della categoria con l’istituzione da subito del Congresso Regionale di prima istanza con un direttivo eletto dal Congresso, un segretario e un esecutivo, ma che in prospettiva e attraverso la condivisione della CGIL vedrà l’abolizione delle Fillee provinciali come struttura Congressuale. E’ purtroppo necessario prendere atto che le profonde trasformazioni degli ultimi anni impongono una riorganizzazione della CGIL, la quale ha bisogno di accorciare la sua filiera organizzativa e i suoi processi democratici favorendo il territorio e i luoghi di lavoro, sacrificando nel contempo, i livelli che non avranno un tavolo di confronto e di contrattazione. Abbiamo rinnovato tutti i nostri CCNL, manca solo quello dell’Edilizia Industria. Mentre siamo riusciti a far capire che per ridare fiato al mercato interno bisogna risollevare il potere di acquisto dei lavoratori anche attraverso il rinnovo dei contratti nazionali, non siamo riusciti a fare altrettanto con l’Ance e le COOP che chiedono, di fatto, l’Abolizione dell’APE, la riduzione dei costi della bilateralità e quindi la riduzione delle prestazioni, nonché offrono zero Euro per gli aumenti contrattuali e chiedono più flessibilità nel mercato del lavoro, non garantendo più nulla come responsabilità d’impresa, mostrando una faccia retriva di una associazione ormai preda di posizioni irresponsabile che inevitabilmente non ci faranno fare passi in avanti in merito ad una indispensabile normativa sulla qualificazione d’impresa, e che spinge, per destrutturare lo stesso DURC per congruità nei lavori pubblici invece di adottarlo anche nei lavori privati. Abbiamo fatto ricorso alla protesta organizzando quattro grandi manifestazioni a Milano, Roma, Napoli e Palermo. Negli ultimi giorni abbiamo registrato timidi passi in avanti, ma non bastano. Dobbiamo sconfiggere definitivamente le fazioni all'interno dell’Ance che vorrebbero dare l’ultimo colpo di spugna alle conquiste che ancora riescono a regolare il settore. Purtroppo l’irresponsabilità esercitata dall’ANCE ..( CH/ Protocollo / RLST) va in senso opposto a uno dei messaggi contenuti nel filmato che abbiamo proiettato, ovvero, che una delle ragioni della crisi è stata causata dalla perdita del potere d’acquisto del ceto medio, MA altrettanta scarsa incisività è stata esercitata dal Governo che non ha inteso ridurre la tassazione da lavoro, rivalutare le pensioni, mantiene bloccati i rinnovi dei CCNL del Pubblico Impiego, invece di avviare processi riformatori indispensabili come la riforma del fisco equo e progressivo capace di recuperare la maggior parte dell’imponente evasione fiscale calcolata in 130 MLD di Euro. Chiedere una Patrimoniale a coloro che in questi anni di crisi, hanno triplicato le loro ricchezze non può rappresentare un ostacolo se in ballo ci sono le sorti del Paese. Ridurre consistentemente i 60 MLD di Euro imputati alla corruzione, aggredire i 180 MLD di Euro, a tanto ammonterebbe il giro di affari loschi della criminalità organizzata, sono le VERE possibilità di reperire quelle risorse per dotarsi di politiche industriali efficaci, rifinanziare la cassa in deroga, la solidarietà e mobilità in deroga. E’ necessario inoltre rendere di nuovo attive le Aziende confiscate di proprietà delle organizzazione mafiose, per rompere il generarsi di collusioni fra lavoratori e mafiosi. L’Abruzzo è una delle regioni che non ha compartecipato al finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e attende che i 35 milioni di Euro mancanti per il periodo da settembre al 31 dicembre 2013 arrivino dal Governo Nazionale, ma i lavoratori non possono più attendere, occorre dare certezze e risposte a famiglie stremate. Occorre riformare gli ammortizzatori sociali in senso universalistico. Occorre rimettere mano alla Legge Fornero e risolvere in via definitiva il problema degli esodati e degli esodanti, stabilire forme flessibili per accedere alla pensione, riconoscere i lavori gravosi e garantire una pensione ai lavoratori intermittenti come gli edili che rischiano di non vedere mai una pensione. In parole povere occorre che la politica ce la faccia. La CGIL sta facendo la sua parte: analisi, proposte, rivendicazioni, accompagnate dall’organizzazione delle proteste. La CGIL e la Fillea sono per riorganizzare anche la contrattazione, semplificando e riaccorpando i contratti per filiera, rafforzando la contrattazione nazionale e valorizzando la contrattazione di II° livello. Io penso che l’accordo sulla rappresentanza sia veramente uno storico accordo, e il regolamento attuativo sia in linea con le nostre elaborazioni. Solo alcune battute……sarà che io vengo dai chimici, ma negli accordi e nel regolamento attuativo non ci trovo niente di scandaloso. ANZI…… ( RSU / DENSO) Una cosa è certa per rendere cogenti delle regole ci vogliono delle sanzioni da comminare a chi non li rispetta e di solito non siamo noi quelli che anno contestato la validità degli accordi separati siglati da CISL e UIL in comparti dove riteniamo non rappresentino la maggioranza degli iscritti e dei lavoratori. E’ chiaro che in ogni accordo ci sono dei compromessi, ma piuttosto che guardare alle virgole guarderei all’importanza strategica di aver definito le modalità di pesarci confermando l’idea del mix fra la certificazione degli iscritti e il voto delle RSU. Semmai il problema è che quell’accordo vale per Confindustria e va esteso alle altre Associazioni Datoriali, da qui il dibattito se farla per vie contrattuali o legislativa, inoltre bisognerà trovare altrettante modalità per le Aziende al di sotto dei 15 dipendenti. Tutto ciò è un bel compito per le categorie, a cui è demandato definire dalle sanzioni alle specificità, soprattutto per la Fillea e l’edilizia che ha già una certificazione da parte delle Casse Edili, ma che contrariamente agli impianti fissi bisogna definire ambiti e modalità di elezione delle RSU che qualora venissero riservate alle aziende sopra 15 dipendenti, si conterebbero in questa provincia, sul palmo di una mano. Vorrei a questo punto soffermarmi sul dibattito anche serrato che si è aperto in CGIL su due emergenze: 1. Dare risposte ai lavoratori in difficoltà e a quanti il lavoro lo stanno perdendo o lo hanno già perso; 2. Vincere la sfida della maggiore rappresentatività in considerazione che non manca molto per maggio, mese in cui gli accordi e il regolamento attuativo diventeranno vigenti. Per questo ritengo che quanto accaduto giorni fa a Milano non ci ha fatto bene, e non posso che leggerla come una provocazione solo in funzione congressuale utile alla conta e alla ridefinizione degli assetti del gruppo dirigente. La storia della CGIL non meritava quello spettacolo. Spero solo che sia stato solo un brutto incidente di percorso. Concludendo, ritorno ai giovani. Questo tema per il nostro Paese è un problema antico, appesantito nell’ultimo periodo dall’espansione indiscriminata del precariato e dall’impatto della crisi. Le diverse pseudo riforme del mercato del lavoro, rivolte a creare nuova occupazione, si sono trasformate in un bumerang, non appena il motore dell’economia si è fermato. Scaricando sulle nuove generazioni l’onere della flessibilità. Basti pensare che, ad oggi, il sostegno al reddito derivante dagli ammortizzatori sociali copre una quota assai modesta degli atipici e il più delle volte con importi quasi simbolici per non dire offensivi della dignità della persona. Non è più accettabile ricondurre la tutta la discussione, abusata, alla contrapposizione fra precari e garantiti senza pensare che è l’ennesimo schiaffo dato a una generazione che già paga sulla propria pelle un ventennio di scelte sbagliate. La solitudine dei lavoratori e del lavoro, si spiega con la sua perdita di valore, non solo economico ma pure culturale e sociale. Quindi chiudendo, penso che come Fillea, da domani, tutti saremo nuovamente impegnati a ripartire con la solita determinazione e con la consapevolezza, per tutti noi, che questa crisi è una sfida importantissima e impegnativa e che dobbiamo esserne all’altezza per affrontarla con serietà e determinazione. Il futuro della Fillea insieme a quello dei lavoratori dipenderà anche da noi e potrà essere migliore solo se ci crediamo veramente e lo costruiamo insieme. Buon Congresso a tutti e viva la CGIL