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11.03.14 Si è concluso il 25 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Biella. Di seguito la relazione del segretario uscente Daniele Mason, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Care compagne, compagni, gentili ospiti ed invitati, prima di svolgere la relazione congressuale permettetemi di porgere a tutti Voi un affettuoso e cordiale saluto nonché un vivo ringraziamento per la Vostra presenza a questo nostro X°Congresso della FILLEA di Biella. Siamo onorati e gratificati dall’annoverare alla nostra assise congressuale, la partecipazione della FILLEA Nazionale nella persona del compagno Moulay El Akkiou , che a nome di tutti ringrazio per essere qui, ennesima dimostrazione da parte della nostra Segreteria Nazionale di una sensibilità ed attenzione verso tutte le strutture ed i territori, anche i più piccoli. Una pratica che, secondo me andrebbe esportata “contaminando” tutte le altre categorie della nostra amata CGIL. Un affettuoso saluto al nostro Segretario Generale Regionale, Lucio Reggiori che, con la sua gradita presenza, ci significa costantemente l’appoggio ed il supporto, suo personale e della struttura Regionale di cui è responsabile. Un ringraziamento speciale al Segretario Generale della CGIL di Biella, Marvi Massazza Gal, con il quale quotidianamente ci confrontiamo per prepararci ed aiutarci ad affrontare insieme le sfide che il nostro mestiere ci riserva. La ringraziamo in modo particolare perchè oggi, di fronte allo svolgersi in contemporanea di altri congressi categoriali, ha scelto di essere qui con noi. Questo denota da parte della CGIL, una attenzione forte verso la nostra categoria, cosa che deve rendere fiero ognuno di Voi, che siete il cuore pulsante di questa categoria, perchè è frutto di tutto il lavoro fatto insieme in questi anni. Saluti e ringraziamenti vanno poi agli amici e compagni della FILCA CISL e FeNEAL UIL di Biella che, di persona o con messaggi sono qui oggi a gratificarci con la loro partecipazione. Così come ringraziamenti vanno ai Compagni delle altre strutture della Fillea del Piemonte e delle categorie di questa Camera del Lavoro che, anche loro di persona o attraverso messaggi e telefonate ci dimostrano ancora una volta la grandezza di questa nostra grande organizzazione fatta da uomini e donne prima ancora che da dirigenti. E’ passato un anno esatto da quando mi avete eletto ad essere il vostro Segretario Generale provinciale della FILLEA, quindi, gli argomenti trattati nella relazione hanno visto anche il lavoro di chi mi ha preceduto, Sergio Bono , al quale dobbiamo tutti riconoscere il pregio del lavoro fatto negli anni e che ancora ringraziamo. Premessa Nella stesura di questa relazione congressuale mi sono trovato davanti ad un dilemma : privilegiare gli argomenti di carattere generale, situazione mondiale , europea , eccetera oppure concentrarsi su una riflessione più approfondita delle problematiche che ci troviamo ad affrontare tutti i giorni nel nostro territorio? La scelta, che spero condividiate, è caduta su di un mix delle due ipotesi perché penso che, bisogna porre il Congresso all’ordine del giorno, ma è anche importante confrontarsi su quegli argomenti che ci vedono tutti protagonisti, funzionari, delegati e lavoratori nello svolgere le nostre attività quotidiane affrontando gli enormi problemi che abbiamo nei nostri settori nella provincia di Biella. Il congresso Il nostro X° congresso provinciale è una tappa del percorso congressuale che si concluderà con il congresso della FILLEA Nazionale il 2 e 3 Aprile e quello Nazionale della CGIL, dal 6 al 8 maggio prossimi. Come FILLEA-CGIL di Biella abbiamo effettuato 9 assemblee di base, di cui 3 grandi appuntamenti territoriali, che hanno visto la partecipazione di oltre 360 iscritti per una percentuale che si attesta intorno al 53% rispetto agli aventi diritto. Possiamo vederlo come un buon risultato perchè non dobbiamo dimenticare che in questa categoria ed in questo territorio, le grandi imprese non ci sono e i lavoratori delle imprese piccole non sempre riescono ad esercitare il sacrosanto diritto della partecipazione alle assemblee, a questo handicap, abbiamo cercato di porre rimedio concentrando i nostri sforzi sulle assemblee territoriali. In aggiunta,rispetto al congresso di 4 anni fa, mancano un paio di grossi cantieri ed alcune aziende che, o hanno chiuso o sono in CIGS o concordato preventivo. Questa tornata congressuale ha quindi portato alla elezione dei delegati alla platea odierna in numero di 17. Dobbiamo necessariamente ri-sottolineare la carenza di espressione dl lavoro femminile. La CGIL si è posta come traguardo quel 40% che, purtroppo per noi, ad oggi è irraggiungibile per la natura stessa della nostra categoria , che si occupa di settori lavorativi prevalentemente al maschile. Sicuramente, nei territori più grandi, la legge dei numeri consente di avere quadri e dirigenti femminili, da noi che avevamo 12 donne iscritte ( per la maggior parte con tessera diretta per non farlo sapere) continua ad essere un problema. Potremmo raggiungere più lavoratrici qualora riuscissimo ad abbattere quella barriera ideologico/culturale che ancora oggi differenzia gli impiegati/e nella percezione della propria condizione di “lavoratore dipendente”, portando erroneamente questi ultimi/e a pensare di essere più protetti/e degli operai e tutelati dal loro stesso datore di lavoro, quindi: “il sindacato a me non serve”....... Purtroppo si accorgono di essere dipendenti come gli altri soltanto quando vengono licenziati, il più delle volte ingiustamente, allora eccoli arrivare nelle nostre sedi, le sedi di quei sindacati che fino al giorno prima loro stessi vedevano come fumo negli occhi e quindi, improvvisamente “il sindacato mi deve aiutare”. E’ dura ma noi ci impegneremo per sensibilizzare per quanto ci è possibile anche quelle persone che, a volte, scoprono di essere proprio quelle che del sindacato hanno più bisogno. Per quanto riguarda la categoria delle costruzioni,la FILLEA, il risultato finale dei voti delle assemblee è stato di oltre il 98% a favore del documento firmato da Susanna Camusso e dalla stragrande maggioranza dei Segretari della CGIL intitolato “IL LAVORO DECIDE IL FUTURO”. Il documento, che mette al centro del campo di gioco il PIANO DEL LAVORO della CGIL presentato l’anno scorso, propone una serie di azioni pensate per operare un vero cambiamento delle politiche liberiste che hanno originato la crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo. Il documento congressuale della CGIL non poteva che essere così com’ è, come lo abbiamo discusso nelle assemblee, perché io penso che il paese sia ormai giunto ad un livello così basso che sarebbe stato veramente difficile immaginare una serie di intenti e di proposte diverse da quelle che la CGIL propone per il futuro. Il problema, oggi, è ripensare un nuovo modello di sviluppo che, oltre a fare ripartire l’economia, tenga conto della necessità di proteggere l’ambiente in cui viviamo, salvaguardando l’occupazione, i redditi dei lavoratori e le conquiste dello stato sociale. I nostri lavoratori, che già prima della crisi non riuscivano, come si usa dire, ad arrivare alla terza settimana del mese perché percepiscono retribuzioni cosiddette “Greche”, inferiori del 30/40% a quelle Tedesche, Francesi, Inglesi ma comprano beni e servizi a prezzi cosiddetti “Tedeschi”, in questo periodo hanno visto peggiorare notevolmente la loro condizione. Per non parlare dei numerosi lavoratori in condizioni di estrema precarietà, assunti con contratti a termine o atipici, ancora più scarsamente retribuiti, e per i quali è impossibile programmare il futuro. La sfida è chiara : “Il lavoro decide il futuro”, perché viviamo in un paese che è ormai giunto alle soglie del punto di non-ritorno, un paese in declino. Un declino che, badate bene, non riguarda soltanto le quantità economiche della crisi ma è la caduta totale dei processi di qualità, dai settori manifatturieri a quelli del sapere e della conoscenza, Il declino sta nella insostenibilità delle scelte fatte, soprattutto quelle ispirate soltanto dall’emergenza, dal fare cassa. Bisogna cambiare, ma Come? Le idee sono molte, e molte sono contenute nei documenti congressuali che stiamo discutendo. Un solo esempio, partendo dallo slogan stesso del nostro congresso “città future” per rilanciare un settore come l’edilizia, che e’ stato sempre un volano fondamentale per la nostra economia, si potrebbe partire dalla riqualificazione del patrimonio esistente. L’Italia è il maggior consumatore di cemento al mondo ed ogni anno un’area del Paese grande all’incirca come l’Emilia Romagna viene edificata (poi le case rimangono invendute, come qui a Biella). Il consumo del suolo, ed in particolare la perdita di suolo agricolo, è uno dei principali problemi delle regioni europee, le quali, al contrario di quanto accade in Italia, hanno già preso seri provvedimenti. In Olanda non è possibile costruire su terreno vergine, in Francia ed in Germania ogni anno si stabilisce quanto è possibile costruire e la quota di terreno vergine che può essere sacrificata. Eppure, in questi paesi, non sembra che l’edilizia soffra la crisi più che in Italia, anzi. La chiave di volta è la riqualificazione dell’esistente. Le case italiane vengono troppo spesso costruite ancora con metodologie vecchie che rendono le case italiane le meno efficienti d’Europa, calde d’estate e fredde ed umide d’inverno.. Migliorando la coibentazione delle case e sfruttando sistemi di riscaldamento/raffrescamento innovativi si riesce a garantire una temperatura quasi costante, durante tutto l’anno, all’interno delle abitazioni. In questa maniera si abbattono i consumi di combustibile e di elettricità, con benefici non solo per le tasche del singolo ma anche sociali, visto l’abbattimento delle emissioni legate al consumo di fonti fossili. E non trascuriamo il fatto che numerosi materiali utilizzati nella bioedilizia, come il sughero e la lana di pecora, vengono prodotti in Italia dove hanno sede tra i più noti operatori del settore. Purtroppo in Italia, però, quando si parla di riqualificazione e di bioedilizia, bisogna anche fare i conti con imprenditori che fanno resistenza davanti alle innovazioni. E troppo spesso si pensa alla riqualificazione di un’abitazione, come se questo fosse un capriccio da parte di chi non sa come meglio usare i soldi. Invece, il patrimonio edilizio italiano ha un’età media piuttosto elevata che rende la riqualificazione un’impellente necessità: il 75% delle case è stato costruito nel dopoguerra, una gran parte delle abitazioni presenta un elevato stato di degrado e molti edifici sono a rischio di crollo. Il richiamo è anche all’edilizia pubblica, agli ospedali, ma soprattutto alle scuole, che necessitano di un urgente piano di recupero e di riqualificazione Altro tema possibile da sviluppare sarebbe quello della messa in sicurezza del territorio, ormai bastano quattro gocce di pioggia perchè le nelle vallate del biellese e della valsesia si vada subito in emergenza frane. E’ da tempo che in Fillea sosteniamo una tesi: se si decidesse di finanziare la messa in sicurezza del territorio, non basterebbero le imprese biellesi esistenti per fare fronte a tutto il lavoro che si renderebbe disponibile. Manca la volontà della politica di trovare i soldi per farlo. Ancora due cose sul Congresso, che ha visto basare la propria discussione su due documenti alternativi; credo, molto serenamente di poter dire che: senza trascurare il principio imprescindibile della democrazia interna, su cui la CGIL fonda la propria storia, ritengo opportuno affermare che in questo momento di crisi, pieno di inconsuete difficoltà, sarebbe stato più responsabile il presentarsi ai lavoratori con un unico documento unitario. In CGIL da tempo, sento lamentare la scarsità di occasioni per poter parlare ai lavoratori, alla nostra gente. Ecco, io credo che un Congresso unitario in una fase come questa, era una di quelle occasioni, forse sarebbe stato meglio investire tutte le energie per parlare ai lavoratori, anzichè consumare tempo e risorse nel contarli, in nome di un dibattito congressuale che rischia o ha rischiato di fondarsi solamente su una logica di schieramenti. Non dimentichiamo mai, care compagne e compagni, che insieme diamo vita alla più grande Organizzazione Sindacale Italiana e che questo comporta una forte responsabilità sociale nei confronti di lavoratrici, lavoratori , pensionate e pensionati che ci chiedono una CGIL unita. Soprattutto ,vogliono una CGIL aperta e pronta alle discussioni sui temi del lavoro e non sui problemi del gruppo dirigente. Vogliono risposte, non domande. Vogliono diritti, tutela, salario. Accordo sulla rappresentanza Su questo tema, faccio mie le parole del nostro Segretario Generale Walter Schiavella perchè la penso esattamente come lui : l'accordo attuativo del 10 gennaio sulla rappresentanza un problema lo pone, quelle norme su democrazia e rappresentanza sono applicate ad una platea di lavoratori troppo ristretta. Se da una parte restituisce il voto a centinaia di migliaia di lavoratori, dall’altra sono troppi a rimanerne esclusi: in settori come le costruzioni, sono molti i lavoratori di imprese non afferenti a Confindustria ma ancor più sono i lavoratori di imprese sotto i 15 dipendenti nelle quali non è' esercitabile il diritto ad eleggere le Rsu. Secondo noi il problema vero e ' come estendere gli importanti e positivi strumenti di rappresentanza e democrazia definiti dal regolamento attuativo sottoscritto con Confindustria ad un mondo del lavoro molto più frammentato e complesso di quello della grande fabbrica, che certamente mantiene la sua importanza ma non è più il modello di riferimento. Questo compito spetta certamente al ruolo negoziale delle categorie ma ha bisogno del ruolo insostituibile e fondamentale della confederazione, della CGIL. Vorrà pure dire qualcosa il fatto che da sempre come CGIL cerchiamo di ampliare gli ambiti di competenza della RSU e non a limitarli come vorrebbe qualcun’altro. Infatti, il ruolo delle RSU, nella visione della CGIL, è di primaria importanza, e mai secondaria al Sindacato. Io ho un mio pensiero al riguardo: un lavoratore sceglie di iscriversi o di cambiare a nostro favore l'iscrizione, in funzione dell'impegno e della presenza del Sindacato sul posto di lavoro. Questa presenza continua può essere garantita principalmente ed in maniera decisiva, dal delegato. E' il collega che vede tutti i giorni, che lavora con lui, che conosce e vive gli stessi problemi che può far percepire davvero l'impegno concreto e costante del sindacato nel trovare le risposte e le soluzioni. Certo il delegato da solo non basta, deve poter contare su di una Organizzazione presente ed in grado di supportarlo e formarlo adeguatamente. L'idea del “funzionario” che fa tutto, oggi, per la complessità e l'articolazione del lavoro, è difficile, da praticare. E’ indispensabile anche se sempre più difficile trovare riferimenti in fabbrica e nei cantieri. Dobbiamo quindi cercare di costruire una rete di delegati che sia la più capillare possibile, individuando tra i nostri iscritti, con rinnovato impegno, le figure su cui investire, con la formazione ed il rodaggio sul campo, per creare i futuri nuovi quadri sindacali. Quando riusciamo a fare questo i lavoratori ci premiano, lo vediamo sia con la richiesta di iscrizioni che dai risultati nelle elezioni delle RSU. La categoria a livello nazionale Da tempo lanciamo un grido d'allarme, lo abbiamo fatto con forza nella manifestazione Regionale che si è tenuta a Biella il 31 Maggio scorso, sugli effetti dirompenti che la crisi avrebbe prodotto sul mercato del lavoro delle costruzioni, caratterizzato da una enorme frammentazione d'impresa, dalla presenza di forti interessi della criminalità organizzata sul sistema degli appalti pubblici, dalla riduzione dei finanziamenti per le opere pubbliche e dal persistere del sistema d'asta al massimo ribasso. Una miscela esplosiva che produce effetti devastanti a catena: sempre più imprese ricorrono al lavoro nero e grigio, sempre più imprese per sopravvivere debbono scendere a patti con chi gestisce gli appalti, sempre più imprese per poter lavorare accettano di partecipare alle gare con ribassi di oltre il 50%, ed il dumping realizzato dalle imprese che operano in condizioni di illegalità estromette dal mercato le imprese sane, quelle che rispettano le leggi ed il lavoro. Gli effetti di questa situazione dirompente sono tutti sulle spalle dei lavoratori: più sfruttati, spesso ridotti in schiavitù, senza tutele né diritti né sicurezza. In questa situazione di crisi, l’aver rinnovato i contratti nazionali del legno, dei lapidei, dei laterizi , del cemento ed edilizia artigiani senza aver perso diritti acquisiti ma rafforzando la struttura contrattuale con a capo il contratto nazionale e il ruolo della contrattazione aziendale/territoriale, è per noi motivo di grossa soddisfazione. Questo risultato, tengo a ricordarlo, è stato ottenuto anche grazie alla grande mobilitazione dei lavoratori che, seppur attanagliati dalla crisi, hanno risposto in massa alle numerose iniziative di protesta proclamate dal sindacato unitariamente. Le risposte salariali sono state dignitose e l’impianto sul welfare sociale ovvero i programmi per una sanità integrativa ed aggiuntiva potrà dare risposte importanti alle mancanze del nostro sistema di welfare nazionale. La vera grossa vergogna è, purtroppo, ad oggi il mancato rinnovo del CCNL dell’edilizia con la parte industriale, l’ANCE. Questa trattativa, racchiude in sé tutte le contraddizioni che sono tipiche di questa struttura negoziale. Ci chiedono di condividere con loro richieste per il rilancio dell’economia edile firmando protocolli d’intesa (Stati Generali), facendo convegni, incontri con politici e poi, al momento del rinnovo contrattuale, si dimenticano dei lavoratori…. Per chiudere il Contratto vogliono: un aumento salariale pari a zero euro, la messa in discussione dell’istituto dell’APE (che comporterebbe una perdita di denaro nella retribuzione di un edile) e i tagli al sistema bilaterale. Richieste che devono essere respinte al mittente e non possono nemmeno essere prese in considerazione. Le posizioni della controparte rappresentano la parte più conservatrice del padronato italiano, che vorrebbe tentare di uscire dalla crisi ridimensionando il ruolo del Contratto Nazionale , della contrattazione di secondo livello,dei contratti integrativi, della bilateralità, dei diritti dei lavoratori e delle regole necessarie ad una rigorosa ma soprattutto onesta competizione. Quando i tempi erano favorevoli, non hanno mai investito nel futuro e nello sviluppo delle loro aziende, era più facile e remunerativo investire in borsa, ed ora che siamo in questa situazione di crisi causata anche da un sistema finanziario “drogato”, vogliono far pagare tutto il conto a Voi, ai lavoratori. Tutto questo, come ho avuto modo di dire a Roma alla riunione nazionale dei quadri e delegati edili, dove ho portato il lamento dei lavoratori biellesi: E’ inaccettabile! In particolare poi, dobbiamo difendere la bilateralità degli enti perchè la bilateralità consente di riconoscere diritti anche alle fasce di lavoratori più deboli, ribadiamo con forza che per la FILLEA, la bilateralità E’ - e deve rimanere - uno strumento di supporto alla contrattazione ed ai processi di qualificazione dei lavoratori e delle imprese, deve promuovere la sicurezza attraverso una politica attiva del lavoro. La bilateralità non può e non deve mai diventare uno strumento per governare il mercato del lavoro o essere sfruttata per esercitare funzioni che si allontanino dai ruoli statutari, soprattutto nell’ambito delle attività di gestione economica. Anche su questi argomenti, la FILLEA chiederà con forza l’aiuto della Confederazione per difendere rigorosamente l’identità e le funzioni degli enti Bilaterali. Noi valutiamo positivamente la bilateralità anche rispetto alla contrattazione, perchè attraverso alla bilateralità arriviamo ai tavoli di trattativa territoriali con quegli stessi soggetti che ritroviamo negli Enti Bilaterali. Dobbiamo pertanto continuare a far sentire forte la nostra voce e dare un mandato forte alla delegazione trattante nazionale che possa individuare forme ulteriori di protesta affinché questa trattativa si sblocchi in modo positivo. La situazione a Biella Passando ad una analisi più specifica dei vari settori di competenza della nostra categoria, dobbiamo constatare che nella nostra Provincia la situazione generale in tema di lavoro è sicuramente lontana dall’essere buona, anzi è allineata ai peggiori dati nazionali, siamo molto vicini alla crisi totale, al punto di non ritorno. Non ci sono più grandi cantieri in provincia di Biella, ed i i pochi lavori che ci sono,vengono affidati per la maggior parte ad imprese che vengono da fuori. La colpa di questo però non è solo del cosiddetto “sistema”, uno dei problemi è che –quando le cose giravano bene, prima della crisi - le imprese biellesi erano da sempre abituate a lavorare ognuna per conto proprio,nel proprio “quartierino” ognuna a tirare acqua esclusivamente per il proprio mulino; oggi con la crisi e l’apertura dei confini territoriali questo non è più possibile. Per essere competitive sul mercato le imprese dovrebbero trovare il coraggio di innovarsi e di consorziarsi per concorrere insieme nelle gare d’appalto invece di continuare a correre da sole con conseguente minore competitività. Oggi assistiamo a gare di appalto che vengono aggiudicate ad offerte con il 50% di ribasso. Dove credete che vadano a tagliare i costi i padroni di quelle imprese? Tagliano sulla sicurezza, sui contributi , mediante il ricorso al part-time fasullo e sempre più – soprattutto quando si tratta di lavoratori stranieri – tagliano direttamente il salario, corrispondendo un importo inferiore a quello indicato in busta paga. A tutto questo va aggiunto il fenomeno delle partite IVA, vere o fasulle, vera piaga crescente in tutti i territori, laddove i lavoratori - siano essi manovali o specializzati- vengono “invitati” a licenziarsi, prendere la partita IVA e diventare “impresari” sotto la minaccia di una alternativa che si chiama licenziamento. Uno dei problemi è che questi poveri lavoratori, sempre abbagliati dal miraggio di avere un lavoro stabile, vengono a rivolgersi al sindacato soltanto quando ormai la situazione è irreparabile, quando a volte non si può fare nemmeno più Vertenza x recuperare salario o altro. Spostiamoci ora sul tema della contrattazione: il rinnovo del Contratto integrativo provinciale dell’edilizia. A fronte delle richieste presentate da Fillea Filca e Feneal ormai più di due anni fa, i rappresentanti delle imprese biellesi : ANCE, Confartigianato e CNA hanno fatto saltare il tavolo delle trattative presentando un documento che è il risultato del modo di pensare sbagliato che citavo prima parlando del nazionale e si traduce nella scelta scellerata di dare disdetta all’accantonamento del TFR dei lavoratori presso la Cassa Edile di Biella. A Biella e Torino, la quota dell’accantonamento del TFR rientra tra le contribuzioni obbligatorie da versare in Cassa Edile per ottenere la regolarità del DURC ed è per questo motivo che – ad oggi – continuano comunque a versare regolarmente quanto dovuto. Questo dà il peso della imponderatezza di tale scelta, una decisione presa d’impulso, senza pensare alle conseguenze che potevano derivare da un simile atto. In aggiunta a questo, gli imprenditori biellesi, invece di un contratto pulito, dignitoso , che guarda al futuro e che sia una scommessa sul futuro, così come avvenuto in moltissime provincie italiane – ed in alcune di esse, in particolare al sud, la crisi è ancora più forte di quella biellese - in aggiunta dicevo, vogliono tagliare quelli che sono gli importi legati alla trasferta, conquistati ed esigibili da anni ed in ultimo, ridurre o addirittura eliminare quelli che sono i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriali o RLST. Segno inequivocabile che a Biella , la sicurezza (tema che riprenderò in seguito) viene vista come un costo e non come una ricchezza . Credo che non ci sia bisogno di aggiungere nulla, questo non è che l’inaccettabile indegno tentativo di scaricare tutto il peso della crisi sui lavoratori biellesi e sulle loro famiglie! La rabbia degli imprenditori è dovuta anche all’impotenza di fronte al fatto che hanno trovato un sindacato duro ed unito. Infatti, come in passato, hanno con forza tentato di dividere il fronte sindacale che, invece, questa volta, pur con qualche tentennamento iniziale è rimasto unìto, rimandando al mittente tutte le indegne proposte avanzate e mantenendo ferma la barra delle richieste fatte con la piattaforma rivendicativa. Abbiamo posto come condizione inderogabile per la ripresa delle trattative il ritiro della disdetta all’accantonamento TFR e siamo – ad oggi – in attesa di una risposta ufficiale che dovrà essere data alle nostre strutture Regionali. Passiamo ai numeri: ad oggi , i dati certificati della cassa edile ci dicono che a Biella operano 374 Imprese edili , di cui 144 imprese singole senza dipendenti e che sono iscritti alla cassa 909 lavoratori. Significa il 50% di lavoratori in in meno rispetto al 2007/2008 . Significa una netta diminuzione del monte salari accantonato. Significa – se questa è la tendenza – non riuscire tra qualche anno a rivalutare i TFR Possiamo continuare in questo modo? Quale può essere la strada per il futuro? Secondo noi, con numeri simili non si può pensare di prescindere da una diversa organizzazione degli Enti bilaterali, Cassa, Scuola CTP e CS (comitato sicurezza), con questi trend da soli non riusciremo più ad andare avanti e vediamo necessario – per non dire indispensabile – prevedere in tempi brevissimi un accorpamento con altri territori , con il solo scopo di riuscire a mantenere in essere tutti i diritti ed assistenze che gli enti bilaterali edili forniscono ai lavoratori. Una situazione come questa avrà inevitabili ripercussioni anche sulla categoria perchè ovviamente, al calare degli addetti corrisponde un calo dei potenziali iscritti – e a Biella abbiamo una delle percentuali di iscrizione più alta d’Italia, quindi poco margine – ed al calare delle retribuzioni corrisponde il calare delle entrate dovute al tesseramento. Non per guardare in casa d’altri ma per dovere di informazione, devo dire che sia la Filca Cisl - con il quadrante VC BI NO VCO- sia la Feneal Uil (con VC) hanno già provveduto o provvederanno a strutturarsi in maniera diversa da oggi. La stessa Unione Industriale di Biella accorperà con Novara. Trattandosi di un fenomeno comune a tutti i territori, la Fillea Nazionale ha già elaborato un documento – che dopo saremo chiamati ad assumere – che invita le strutture provinciali ad unire sinergicamente le forze, mantenendo autonomia politica ed economica ma condividendo lavoro e risorse umane. In questa ottica, con la struttura regionale abbiamo in atto uno studio per individuare le migliori possibili soluzioni unitamente ai territori di Vercelli e Novara /VCO (che si uniranno in unica struttura dopodomani) per essere più efficaci ed efficienti sul territorio sia a livello di proselitismo che a livello di RLST. Dovremo tenere in equilibrio la struttura, rendendola più efficiente in rapporto con le risorse disponibili, che diminuiranno di molto, a fronte però di un costante aumento delle esigenze e delle richieste nei luoghi di lavoro. Sono scelte praticamente obbligate su cui ci confronteremo anche con la confederazione perchè La FILLEA è presidio della CGIL nel territorio e nei luoghi di lavoro, disponibili come sempre a trovare soluzioni condivise, ma che crediamo purtroppo imprescindibili perchè in qualsiasi modo usciremo dalla crisi , non torneremo più ai livelli pre 2008 o almeno, perchè il settore possa tornare a quei livelli , ci vorranno più di 20 anni. Sicurezza La iniziativa della FILLEA e delle Organizzazioni sindacali di categoria di concerto con le Associazioni datoriali contro le morti bianche e gli infortuni nei cantieri di lavoro deve divenire sempre più una costante attiva. La sicurezza dei lavoratori non ha prezzo, basta con le speculazioni scellerate sulla vita degli individui, i lavoratori devono avere certezza di rientrare tutti i giorni a casa sani e salvi. Abbiamo contato troppi morti sul lavoro,troppi incidenti ,ed ogni volta abbiamo gridato mai piu' … Basta!... Bisogna reagire ed agire , bisogna informare e formare, insegnare e imparare, ispezionare e contrastare, inculcare la CULTURA della Sicurezza. Quello della sicurezza è un problema che affrontiamo quotidianamente, a causa dell’alto numero di incidenti gravi e mortali, che si registrano nel nostro paese, ma ancora oggi questo fenomeno resta irrisolto, malgrado vengano di recente diffusi - a livello nazionale - dati che li danno in forte calo. Si tratta di un elemento falsato, ben lontano dalla realtà perché non tiene conto del relativo abbassamento del numero dei cantieri presenti in Italia e del numero significativo delle imprese che hanno cessato la loro attività per la grave recessione economica che sta attraversando il nostro paese. Risulta, quindi,facile formulare il teorema meno cantieri = meno incidenti; questo non può convincerci ad archiviare la questione sicurezza come se tutto fosse ormai risolto, anzi se qualcuno pensasse che tutto ciò possa distrarci dall’impegno assunto con i lavoratori per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, si sbaglia! Dobbiamo forzare con con le associazioni imprenditoriali, per isolare le imprese malsane, quelle che non rispettano la Legge, quelle che se ne fregano dei lavoratori e di quell’elemento necessario e fondamentale che è la “CULTURA DELLA SICUREZZA” . E’ doloroso ammetterlo ma – come abbiamo visto nella trattativa per l’integrativo biellese - siamo ancora lontani da questo importante traguardo, fino a quando non si smetterà di tradurre la sicurezza come un adempimento di legge, per evitare le sanzioni previste , prima ancora che un atto dovuto per coscienza, che rientra fra l’altro nella normalità delle cose. Da parte nostra continueremo a percorrere la nostra strada, combattendo per la sicurezza, quella che noi consideriamo una battaglia di civiltà. Riguardo alla Sicurezza nei luoghi di lavoro, anche a Biella dovremo mettere in essere tutte le iniziative per rafforzare e migliorare l’operatività di quella positiva esperienza che risponde al nome di RLST la quale trova oggi riscontro in una legge dello stato, il Decreto legislativo n°81 o Testo unico sulla sicurezza ma nasce dalla contrattazione nel settore Edile. Ringraziamenti e Conclusioni L’ho fatta lunga, lo so e vi ringrazio per la pazienza nell’ascoltarmi ma, il congresso viene solo ogni 4 anni e come sapete anche Voi, ho sicuramente dimenticato di dire ed approfondire tanti altri argomenti che avremo modo di sviluppare sicuramente in prossime occasioni ..........se mi confermerete come Vostro Segretario. Tranquilli, ho quasi finito: consentitemi di chiudere con qualche ringraziamento, io penso che non siano mai scontati e quando si può è doveroso farli. In primis Voglio ringraziare tutti i compagni e le compagne della Camera del Lavoro di Biella dal segretario Generale qui presente, al centralinista, per il supporto e l’aiuto ci danno quotidianamente ma in particolare in occasione della manifestazione regionale delle costruzioni del 31 maggio. Voglio ringraziare ancora Sergio Bono, xchè 3/4 del lavoro dal 2010 ad oggi – a Biella - l’ha fatto lui, io l’ho continuato , spero con profitto. Un grazie grosso va a Paolo Rossin, con il quale quotidianamente condivido il lavoro, le incazzature, la fatica ,qualche sorriso e a volte qualche soddisfazione. Lo ringrazio per il lavoro che fa per Voi , per la categoria ed anche per la CGIL; perchè crede veramente in quello che fa ; ed anche questo non è sempre scontato. Lo ringrazio perchè sin dal primo giorno mi ha accolto dimostrandomi la sua correttezza, la serietà ed il suo impegno; ma soprattutto lo ringrazio per la sua amicizia. Ringrazio la Fillea Regionale e quella Nazionale perchè, proponendomi di venire a Biella hanno fatto una scelta che non era nè facile nè scontata, e che spero sia sufficientemente compensata dall’impegno che provo a mettere al servizio di tutti Voi. Ed infine, il ringraziamento più grande va a Voi, a Voi delegati, a Voi lavoratori , a Voi che ci mettete tutto: la volontà , l’impegno la fatica e che siete sempre in campo a tirare la carretta. La vostra collaborazione, vicinanza,le incazzature, supporto, impegno, fiducia, sono quelli che mi supportano ed aiutano ad affrontare tutte le difficoltà di questo lavoro e che in prima persona mi competono dal giorno che mi avete eletto. Voi che siete il cuore e l’anima della FILLEA e della CGIL. Senza sindacato i lavoratori sarebbero molto più deboli ma senza lavoratori non ci sarebbe il sindacato. Noi, siamo semplicemente ed umilmente al Vostro servizio. Grazie a tutti.

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