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20.032014 Si è concluso il 22 FEBBRAIO 2014 il Congresso territoriale della Fillea Agrigento. Di seguito la relazione del segretario uscente Carmelo Cipolla, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Care Delegate, cari Delegati, Gentili ospiti, Vi ringrazio per avere accettato l’invito a partecipare al 17° congresso provinciale della FILLEA di Agrigento. Grazie e benvenuti ai Compagni Enrico Piron Segretario Nazionale della FILLEA e Franco Tarantino Segretario Regionale FILLEA. Si celebra oggi 22 febbraio 2014 l’assemblea congressuale dopo aver realizzato undici assemblee di base in ambito comunale e zonale, in tutti i cantieri edili e negli impianti fissi. Nelle assemblee abbiamo ampiamente presentato e discusso i documenti congressuali, prestato una particolare attenzione alla partecipazione delle donne e dei lavoratori stranieri in questo percorso di vera democrazia partecipativa che ha coinvolto 924 lavoratori, per meglio garantire un’adeguata rappresentanza all’interno della ns. organizzazione. Le assemblee congressuali sono state per noi un’opportunità straordinaria di analisi, di confronto e di dibattito, ci siamo confrontati sui documenti congressuali e sui problemi che attanagliano l’intero Paese, la nostra provincia e in particolare la nostra categoria. I lavoratori interessati hanno dato all’unanimità la loro fiducia al documento congressuale “ IL LAVORO DECIDE IL FUTURO “ (prima firmataria Susanna Camusso). Per questo congresso, ho adottato lo stesso slogan della FILLEA nazionale “Città Future” perché riconosco che questo tema racchiude tutto il progetto politico della FILLEA. Il congresso, è un appuntamento d’importanza fondamentale per la CGIL e per la FILLEA, che va visto come un’occasione formidabile di partecipazione democratica, d’incontro fra i lavoratori per decidere insieme obiettivi, scopi e strategie. LA SITUAZIONE POLITICO SOCIALE (CRISI) Questo, è il secondo congresso che si svolge dentro la più grave crisi economica di tutti i tempi, lo scenario attuale dell’Europa, dell’Italia, della nostra regione e della nostra provincia, è molto più grave rispetto a quattro anni fa e ci rappresenta un futuro incerto. Le politiche di austerità imposte dall’Europa, hanno peggiorato le condizioni economiche delle persone, hanno aumentato le disuguaglianze e la povertà, gli squilibri tra nord e sud dell’Europa e tra nord e sud dell’Italia. In Italia, le politiche dei Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, non hanno dato risposte alla portata della crisi che ha raggiunto il culmine nel sistema finanziario con effetti devastanti per il risparmio dei cittadini, per la fiducia nel sistema creditizio e per le conseguenze sull’economia reale. I risultati delle ultime elezioni politiche, hanno costretto la formazione del Governo Letta, un Esecutivo di larghe intese, in seguito diventate piccole, che in dieci mesi, ha fallito tutti gli obiettivi, è rimasto avvitato a parlare di IMU e di decadenza di Berlusconi, un governo paralizzato, sempre ad alta tensione, con RENZI che ha tentato di dettare l’agenda, senza riuscirci, fino a sfiduciarlo costringerlo alle dimissioni. Il Governo Letta, e le forze politiche, uscite dalle ultime elezioni che l’hanno composto, sono risultate sempre deboli e con un ruolo marginale, non ha dato le risposte giuste, la politica ha mancato di strategie per il futuro del paese, il governo è stato sempre ad alta tensione. Il naufragio delle larghe intese, non ha consentito di fare le giuste riforme, Non ha mai fatto una proposta compiuta, molti annunci pochi fatti, non ha ridotto l’evasione fiscale, i costi della politica, le tasse, non si è mai occupato seriamente dei fattori dello sviluppo, non ha sostenuto i lavoratori e le imprese non ha raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo della riforma elettorale (Porcellum) varata nel 2006 che la Corte Costituzionale intervenendo l’ha dichiarata incostituzionale. La legge di stabilità ha scontentato tutti, è sbagliata, non ha colto nessuna richiesta venuta dai sindacati, bisognava cambiare passo. Io, come si legge tra le righe, non ho apprezzato il lavoro del Governo Letta e le sue politiche, ma con altrettanta franchezza, devo dire che non ho apprezzato e non apprezzo il comportamento di Renzi nella lotta interna dentro il PD, che con metodo discutibile, ha imposto a Letta le dimissioni, per questo esprimo la mia solidarietà. Auspico che il Governo Renzi cambi passo, mi auguro, a questo punto, per il bene del Paese che faccia velocemente le cose di cui si ha realmente bisogno, e soprattutto, le annunciate riforme “ 4 riforme in quattro mesi “ spero che non finisca come in un noto film di Renato Pozzetto, “sette chili in sette giorni”, che alla fine della cure i pazienti sono usciti dalla clinica più grossi di prima. Le leggi dei governi precedenti di Berlusconi e Monti, hanno creato solo disastri per lo stato sociale, hanno messo in discussione importanti conquiste fatte con le lotte dei lavoratori, la legge Fornero, il provvedimento più discusso e criticato, ha prodotto più guai di quelli che aveva intenzione di risolvere. Ha reso più facili i licenziamenti, ha innalzato l’età pensionabile uguale per uomini e donne, ha creato 300mila esodati e altri se ne creeranno per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile. Ha inoltre modificato gli ammortizzatori sociali, ha eliminato la legge 223/91 che per l’edilizia ha significato una regressione dei diritti, persino Monti, dopo l’approvazione, ha dichiarato che bisognava modificarla. Dal 2011 è iniziata la politica della spending review che ha fatto tagli radicali, aumentando i disagi delle famiglie che continuano a fare sacrifici, contrariamente alla politica che continua a registrare scarsa disponibilità a farne. L’ha anche evidenziato il presidente Giorgio Napolitano, nel suo discorso di fine anno che ha rilevato quanto la politica sia ancora distante dal paese reale e ha chiesto cambiamenti concreti all’insegna di lavoro, coraggio e riforme. Intanto la crisi continua a imperversare, è senza fine, i dati ISTAT mostrano che il debito pubblico è arrivato a 2100miliardi, chiudono circa 40aziende ogni giorno, per fallimento, la disoccupazione continua a crescere, si perdono 1000 posti di lavoro il giorno, i disoccupati hanno raggiunto quota 2,8 milioni, gli sfiduciati sono 3,3milioni, sommando questi due dati, le persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo sono oltre 6milioni , solo nell’ultimo mese i disoccupati sono cresciuti di 50 mila unità. Il rapporto Svimez, (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) 2013, ha evidenziato la drammatica fotografia dell’economia del Mezzogiorno negli ultimi cinque anni, I dati dimostrano la grave pesantezza sullo sviluppo economico e sociale del sud e che la crisi non è stata altrettanto profonda nel Centro Nord, dove la diminuzione di prodotto e occupazione è stata inferiore di circa dieci punti, e quella degli investimenti di circa venti. Negli anni di riferimento il Pil ha avuto una dinamica pesante, da alcuni anni l’Italia è in recessione economica, il mezzogiorno ha perso circa il 10% quasi il doppio del nord (5,8%), da registrare che negli ultimi giorni del Governo Letta, ha avuto una leggere inversione di tendenza mostrando un segno positivo, si conferma la difficoltà delle famiglie meridionali a sostenere il livello di spesa è la caduta dei consumi di quasi il nove per cento. La questione salariale già difficile a livello nazionale, si acuisce fortemente nel Mezzogiorno, guardando il reddito, il 14,1 % delle famiglie ha meno 1200 euro mensili contro il 5,1 per cento del nord, in Sicilia circa il 20 % delle famiglie ha entrate per meno di mille euro mensili, 6milioni di persone vive con meno di 600 euro il mese, la povertà assoluta nel periodo in questione è aumentata del 30 % in parole povere oltre 350mila nuovi nuclei, BANKITALIA conferma che nel paese ci sono sempre più disuguaglianze che devono essere attenuate. Il 10% degli italiani detiene il 50%della ricchezza mentre Le differenze tra Nord e Sud del paese rimangono e si riflettono sul livello di disoccupazione, il tasso di occupazione giovanile è diminuito circa del 40% e due donne su tre non riescono a trovare lavoro. In quest’ambito, in materia di lotta alla povertà estrema, va segnalato che l’Italia è uno dei pochi paesi europei ove vi è l’assenza di misure universali d’integrazione dei redditi insufficienti per garantire uno standard minimo di vita. Un altro fenomeno che si ripresenta al Sud, anche se in forme diverse, sono le migrazioni verso il Nord e verso l’estero, chi vi parla, ha due figlie laureate che meditano di andare all’estero, negli ultimi dieci anni sono emigrati al Nord oltre un milione di persone, il 25% del quale è laureata. Da stime Istat dal 2012 al 2065 nel Sud è previsto un calo di circa 4,2 milioni di persone a fronte di un aumento di 4,5milioni nel Nord. La Sicilia è una delle regioni più soggette al pendolarismo di lunga distanza verso il Nord e verso l’Estero, Aragona, il mio comune, nel corso del 2013 è salito agli onori della cronaca per essere il paese con il più alto numero di emigrati d’Italia. La crisi del sistema finanziario e le conseguenze devastanti sull’economia produttiva ci inducono a un bilancio morale e politico pessimo, che sta segnando la fine di un’epoca, il popolo non crede più alla politica, il paese è stagnato, non cresce da venti anni, la produzione non si riavvia i consumi non ripartono. Dall’elaborazione di dati ministeriali e dell’Istat, (fatta da krls network of Busines Etthis), è risultato che ogni anno sono sottratti all’erario circa 300 miliardi di euro, l’equivalente di (dieci finanziarie), di cui 115miliardi di evasione fiscale, 105miliardi di economia sommersa 40miliardi dalla criminalità organizzata 25miliardi di chi ha il secondo e terzo lavoro, si può affermare che l’economia sommersa, è l’economia che ha sempre funzionato bene in Italia. La recessione non si sta attenuando, la CGIL nazionale nel rapporto di dicembre 2013, ha diffuso i dati INPS elaborati dal proprio osservatorio, secondo cui, sì e chiuso l’anno 2013 con 515 mila lavoratori in CIG a zero ore che hanno inciso pesantemente sul reddito, con la perdita di 8000 euro annui in busta paga. SITUAZIONE POLITICO SOCIALE REGIONALE E LOCALE Le famiglie sono sottoposte a prove estenuanti, la Regione Sicilia continua ad arretrare e non si sono fatti investimenti adeguati, nell’ultimo anno si sono persi altri 84mila posti di lavoro, vuol dire che ormai ogni cento abitanti dell’isola in età attiva (15-64 anni) ben venti sono senza occupazione, per quanto riguarda la fascia degli under trenta siamo in sostanza a uno su due. La provincia di Agrigento vanta una serie di primati negativi, è sempre agli ultimi posti nelle classifiche economiche e di qualità della vita, ha il tasso di disoccupazione più elevato dell'intero Paese, ha superato la quota del 20, per cento, è la provincia che offre meno spazi lavorativi alle donne: il tasso di disoccupazione femminile è pari al (18,5 per cento) e per il sesso maschile, è la provincia, dove è più difficile trovare un lavoro. Analizzando i dati, ciò che stupisce non è tanto il volume del lavoro che non c’è, ma il fatto che ci sono ben pochi elementi in Italia e in Sicilia che spingono a creare nuova occupazione. La considerazione che va fatta, e che l’eccessivo carico fiscale, non aiuta nessuno ne, lavoratori ne imprese, in un sistema di mercato, lavoratori e imprese, sono i più deboli, il lavoro è creato dalle imprese, tuttavia bisogna metterle nelle condizioni di svolgere la loro attività nella maniera più efficiente, il lavoro non si crea per decreto. La CGIL, ritiene che sia giunto il momento che ciascuno dei protagonisti faccia fino in fondo la sua parte, il Governo nazionale metta finalmente in campo politiche favorevoli all’occupazione, che non vuol dire più flessibilità ma meno burocrazia, meno sprechi e un’accelerazione sui programmi di rimborso ai fornitori. In Italia, il tempo medio per il rimborso di quanto spetta alle imprese per i servizi forniti ammonta a 186 giorni lavorativi, oltre sei mesi e per incassarlo, devono compiere trentasette atti amministrativi. Una bella differenza con gli altri Stati europei se si pensa che, in media, Francia, Germania e Regno Unito impieghino 53giorni a saldare le fatture. Il dato vede l’Italia come fanalino di coda dell’Europa a ventisette, dove la media totale dei pagamenti è di 63 giorni e dove una recente direttiva, votata quasi all’unanimità dal Parlamento di Strasburgo, ha fissato in 60 giorni il tetto limite. Secondo la CGIA di Mestre, i debiti dello stato verso le imprese, sommano a quasi 100miliardi, Per questo motivo, la corte di giustizia Europea, minaccia sanzioni per 4milioni di euro, tanto quanto il gettito dell’IMU, mentre le imprese sono costrette a chiudere per fallimento, ritengo che sia buona la norma sui conguagli, ma non sufficiente. Servono comportamenti corretti anche a livello regionale e locale, La bocciatura della Finanziaria regionale da parte del commissario di Stato che ha impugnato il 70% della manovra ha generato non poche critiche al Presidente della Regione Rosario Crocetta, arrivate da più parti dell’opposizione ma anche dal sindacato, uno dei più critici è stato il nostro segretario regionale Michele Pagliaro il quale in precedenza aveva criticato l’approssimazione, il mancato rispetto delle leggi di contabilità e la mancanza d’interventi innovativi. Intanto, per porre rimedio al disastro, il Governo regionale, è dovuto ricorrere alla manovra bis, il Governatore, ha annunciato che sta passando ai raggi x l'intero bilancio della Regione, che saranno tagliati i privilegi del tutto ingiustificabili, che sarà data priorità allo sviluppo e l'occupazione perche saranno queste le priorità. Mi auguro che non sono solo i soliti annunci, perché della rivoluzione promessa in campagna elettorale, non c’è traccia, è peggiore dei governi precedenti, non concerta con i sindacati, non accoglie le richieste dei lavoratori, non li riceve dopo le manifestazioni, come ha fatto con le nostre, con l’aggravante di non farsi trovare nemmeno in sede, non si riesce ad avere un incontro con l’assessore alle infrastrutture Bartolotta, per i reiterati rinvii, malgrado sia stato programmato e fissato da novembre 2013. Un’altra critica va mossa per il finanziamento dei cantieri di lavoro, sui quali siamo stati molto critici, perché sappiamo bene che si tratta d’iniziative di natura assistenziale. Credo comunque che se correttamente utilizzati, possono servire per garantire le piccole manutenzioni utili ai Comuni, i quali, si sono visti tagliare le rimesse da stato e regioni e i sindaci, sono costretti da una parte a fare economie di guerra, dall’altra ad aumentare le tasse per garantire i servizi essenziali, e i comuni più virtuosi che hanno risorse nei cassetti, non possono spenderle perché costretti dal patto di stabilità, occorre urgentemente eliminare questa norma per consentire di liberare risorse da spendere per opere immediatamente cantierabili. Alla politica agrigentina muoviamo le critiche per aver consentito di perdere 6.203.326,92 di euro, revocati dall’assessorato delle infrastrutture e Mobilità stanziate nel lontano 1997, che avrebbero dovuto servire per il completamento delle opere di urbanizzazione dei quartieri di Monserrato e Villaseta, di bloccare i lavori di ammodernamento della Centrale Enel di Porto Empedocle che ha investimenti per circa 80 milioni di Euro, di rallentare la costruzione del Rigassificatore di Porto Empedocle per circa 1 Miliardo di euro. LA CRISI NELLE COSTRUZIONI La crisi eccezionale di questi anni, ha condizionato pesantemente il settore delle costruzioni, ha attribuito seri colpi all’occupazione, si sono persi tra edilizia e indotto più di 500 mila posti di lavoro, solo in Sicilia circa 70mila. La causa principale, è dovuta all’andamento negativo delle opere pubbliche, dove gli investimenti sono andati giù di circa il 27%, in Sicilia dal 2007 al 2013, sono state fatte circa 1000 gare in meno, si è passati da 1238 gare per l’importo di circa un miliardo e 300milioni del 2007 a 281 gare per l’importo di circa 370 milioni di euro del 2013, con un differenziale di circa 970milioni. In quest’ultimo anno, in provincia di Agrigento, sono state fatte solo 27 gare per un importo di circa 41.017.674 milioni di euro. Altra causa, è la frenata della nuova edilizia abitativa e dall’inefficienza delle Amministrazioni Pubbliche che hanno spento i motori delle gare d’appalto costrette anche dall’impossibilità di bandire gare dovendo contenere le spese per attenersi come già abbiamo detto al patto di stabilità. E’ fondamentale contrastare la caduta degli investimenti pubblici, altrimenti si metterebbero a repentaglio non solo le basi dello sviluppo economico del Paese ma anche un'appropriata e regolare erogazione dei servizi. Altra causa che ha condizionato pesantemente il settore delle costruzioni, è il crollo del mercato immobiliare. Va ricordato che Sul mercato immobiliare, e sull’industria delle costruzioni hanno gravato e gravano diverse spade di Damocle: Lo scoppio della bolla speculativa immobiliare, l’invenduto e Il basilare ruolo del credito, molto importante nel processo edilizio perché ha inciso su una domanda già in flessione e ha ridotto ulteriormente la capacità di spesa minando il clima di fiducia e la discesa dei prezzi. Se la crisi delle nuove costruzioni residenziali, era attesa, quello che rende più difficile la situazione attuale è la gravità della crisi economica che mina i comparti della riqualificazione energetica, delle abitazioni e dell’edilizia non residenziale che avrebbero dovuto sostenere la pesante caduta del mercato delle nuove abitazioni. In questo campo, l’inversione di tendenza può venire dalla norma sulle ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche, confermata anche per il 2014, una delle poche cose positive nella legge di stabilità, per il mancato adeguamento degli edifici, lo stato spreca ottanta miliardi l’anno. LA SITUAZIONE DEL SETTORE IN PROVINCIA Lo stato delle costruzioni in provincia di Agrigento è ormai agonizzante, da una rilevazione statistica dei dati Cassa Edile, analizzando il periodo 2008 – 2013, si riscontra che la massa salariale ha subito un crollo vertiginoso, è passata da 48milioni di euro del 2008, a 22,6milioni del 2013. Nello stesso periodo di riferimento i lavoratori attivi censiti passano da 8161 a 3643 con una perdita di 4.518 posti di lavoro, le ore denunciate da 5.156.876 a 2.272.912, mentre le ore di cassa integrazione sono aumentate quasi del 40 per cento da 143.878 a 233.5856. La lettura dei dati, ha un significato ben preciso, che è aumentato il lavoro sommerso, nero, grigio, il Part Time e le partite IVA. E’ indubbio che bisogna analizzare a fondo l’incidenza di queste nuove forme di assunzioni, la FILLEA di Agrigento chiede agli enti preposti di verificare e analizzare, tenuto conto delle caratteristiche del settore, la presenza di alcune forme atipiche di assunzione. IMPIANTI FISSI Negli impianti fissi invece, l’impatto della crisi è stato molto più cruento, tutto L’apparato industriale è quasi al collasso, ogni giorno si annuncia la chiusura di uno stabilimento, la nostra organizzazione, negli ultimi due anni è stata impegnata in tante vertenze, (ITALCEMENTI, GESSICA, LEGNOPIU’, LATERIZI FAUCI FRATELLI MANTIA ecc.) tranne l’Italcementi che alla fine del biennio di CGS, rimarrà centro di macinazione, tutte le altre aziende hanno chiuso. Per quanto riguarda la vertenza Italcementi, ho ritenuto quantomeno singolare e inquietante che dopo la passerella iniziale dell’effetto annuncio chiusura dello stabilimento di Porto Empedocle, nessuna istituzione (Comuni, Provincia e Regione), nessun parlamentare del territorio, si fosse più preoccupato del destino degli oltre 250 dipendenti tra diretti e indotto, in una fase di grave crisi occupazionale e di recessione economica del Paese. La FILLEA insieme a FILCA e FENEAL, avendo l’esigenza di porre rimedio alla delicata situazione dei lavoratori dell’Italcementi e nel frattempo, ricercare anche idonee soluzioni alternative per la difesa dei livelli occupazionali dei lavoratori, ha chiesto e ottenuto un tavolo di confronto istituzionale permanente con tutte le parti interessate, continueremo a tenere alta l’attenzione fino alla soluzione della vertenza. Continueremo a tenere alta l’attenzione anche nella vertenza della Laterizi Fauci, vertenza Gessica e tutte le altre. INFRASTRUTTURE Abbiamo accennato al calo degli investimenti nelle opere pubbliche, l’indice di dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno è inferiore del 20% rispetto alla media nazionale, Agrigento è stabilmente sempre nelle ultime dieci posizioni tra tutte le Province italiane! Il tema delle infrastrutture lo abbiamo sviluppato bene il 13 giugno 2013, nel convegno celebrato alla presenza del Segretario nazionale walter Schiavella, in quell’occasione, abbiamo rilevato che Agrigento è il sud nel sud, che è tagliata fuori del resto del mondo. Abbiamo offerto le nostre valutazioni e detto, quali fossero a nostro giudizio le “LE INFRASTRUTTURE PRIORITARIE” per lo sviluppo del nostro territorio. Da allora non è cambiato nulla, non si è fatto nemmeno l’annunciato affidamento dei lavori per il completamento degli ultimi tre kilometri della SS. 640, dopo il finanziamento di 39milioni di euro. Purtroppo, la storia della realizzazione di questa infrastruttura, ha avuto nell’arco degli ultimi anni varie fasi di blocchi nell’attività lavorativa determinati, da non sempre comprese responsabilità tra l’ente appaltante, il General Contractor e le imprese esecutrici, resta che, da qualche tempo i lavori del primo tratto sono ancora fermi, si possono impegnare per qualche anno più di cento lavoratori. L’auspicio è che ancora una volta prevalga per il futuro, il senso di responsabilità dei soggetti coinvolti nella realizzazione dell’opera, poiché rappresenta un’importante opera, una’occasione nel segno dello sviluppo e della cultura, oltre a collegare Agrigento con l’autostrada PA - CT è anche la strada che unisce i territori di Racalmuto, Agrigento e Porto Empedocle, Sciascia, Pirandello e Camilleri. Siamo una delle poche province italiane a non avere Autostrade, la SS. 640, anche se a 4corsie, non è autostrada. Per raggiungere Palermo, si è costretti a percorrere la strada statale 189, conosciuta tristemente per l’elevato numero d’incidenti mortali, di quest’opera è stato solo finanziato il progetto, mancano ancora i finanziamenti, per la realizzazione. Parliamo da anni d’intermodalità dei trasporti, strada, rotaie, acqua, siamo la provincia con il record di Opere Pubbliche incompiute, discutiamo da troppi anni di un Aeroporto nelle vicinanze di Agrigento e nel frattempo gli organi preposti, hanno deciso di non realizzarlo. La maggioranza degli edifici scolastici, è a rischio, non esiste nemmeno una scuola che abbia l’idoneità statica, non sono adeguate energeticamente, mancano sette edifici per le scuole superiori e se si considera che tre edifici non possono essere adeguati, in quanto, edifici storici (conventi), all’appello ne mancano dieci. I Centri Storici continuano a cadere a pezzi, va valorizzato il territorio, Insieme al territorio, va valorizzato il patrimonio storico, artistico e culturale della provincia di Agrigento a forte vocazione turistica, siamo a poca distanza sia dalla casa di Pirandello sia dalla Valle dei Templi riconosciuta dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Un’attenzione particolare, va posta alla manutenzione straordinaria delle strade e delle infrastrutture esistenti, sulla messa in sicurezza del territorio, (che significa anche e, soprattutto assetto idrogeologico – siamo la provincia del terremoto del Belice, della frana di Agrigento, delle alluvioni), lo abbiamo rilevato nel piano lavoro presentato dalla FILLEA regionale. I consorzi di Bonifica continuano a lanciare l’allarme per il rischio di dissesto idrogeologico di tutto il territorio Nazionale. Dobbiamo evitare che accadano vicende come quella del ponte Verdura che ha paralizzato per mesi un intero territorio, il crollo di palazzi di pregio come il Palazzo Lo Iacono e soprattutto abitazioni, com’è successo a Favara, dove hanno perso la vita i due fratellini. Vanno intensificati i collegamenti con le Isole Minori. Per questo, nel meridione, occorre programmare e realizzare in tempi brevi un sistema virtuoso d’infrastrutture, dotare la provincia di Agrigento una rete d’infrastrutture ex nove che costituisca uno dei fattori cruciali dello sviluppo e della crescita, che incida in modo importante sui costi della produzione di beni e servizi. Il progetto di Infrastrutture strategiche, rientra tra i principali strumenti per superare la recessione e rilanciare la crescita, la competitività delle imprese, sul loro accesso ai mercati e sugli scambi commerciali. È fondamentale che il governo affronti, la questione meridionale partendo dalla dotazione di un piano di sviluppo, in cui si programmi un sistema d’infrastrutture strategiche, le politiche dei servizi, la gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti, lo sviluppo delle aree interne, una nuova politica per la casa con un’idea Urbanistica nuova sostenuta da finanziamenti e che miri al consumo di suolo zero, in Italia, si consuma 8metri cubi di suolo ogni secondo. Resta il convincimento che la questione meridionale e siciliana, può aiutare a uscire il paese dalla crisi, può trovare una possibile via di sviluppo economico e sociale, se è assunta quale questione della vita nazionale. Un appropriato accostamento sul modo di combattere e uscire dalla crisi su cui è opportuno riflettere, è dato da una serie di proposte d’intervento che la CGIL, ha posto alla base del piano lavoro presentato nel 2013 e nelle tesi congressuali, (undici azioni) dove s’indica come uscire dalla crisi e indica anche come rimediare ai disastri commessi dai governi Berlusconi e Monti sul welfare e con la riforma del lavoro. Il piano Lavoro, l’hanno fatto anche la FILLEA Nazionale e la FILLEA regionale, per avviare un ragionamento serio sul tema del lavoro, indicando gli assi strategici d’intervento, dove trovare le risorse e i possibili posti di lavoro che si possono creare per ogni settore e per costruire le Città Future ecocombatibili. Per dare un’idea compiuta su come trovare posti di lavoro, nello studio accurato fatto dal Compagno Tarantino, col piano lavoro della FILLEA Sicilia, si prevede la creazione di circa 70mila posti di lavoro. Per uscire dalla crisi si deve, ora più che mai, riportare il lavoro al centro della discussione, redistribuzione dei redditi a favore del lavoro, bisogna detassarlo, combattere le rendite, per difendere il salario si deve investire nell'economia produttiva. Per raggiungere gli obiettivi, è necessario rendere più efficiente tutta la macchina amministrativa e burocratica servono leggi che accorciano i tempi e velocizzano la burocrazia. Pur tuttavia, la portata della crisi, può essere ridotta attraverso una serie di misure mirate a riaccendere il motore dell’edilizia, che spesso ha dimostrato la sua capacità di trascinare crescita e occupazione anche nei momenti di pesante criticità congiunturale per il Paese. Realizzare le infrastrutture nel mezzogiorno serve a mettere in moto l’industria delle costruzioni da sempre anticiclico per eccellenza e volano della ripresa economica dopo ogni crisi, a superare il gap tra nord e sud del paese. In un’intervista al Giornale di Sicilia di qualche giorno fa, il presidente dell’ABI Antonio Patuelli, affermava che la ripresa è vicina, e che i settori su cui puntare per il rilancio dell’economia siciliana, sono l’Industria delle Costruzioni, il mercato Immobiliare e il turismo. Bisogna finanziare l’edilizia popolare, fare la politica di housing sociale, per evitare che capitano i fatti successi qualche tempo fa nella manifestazione di Roma per la casa, attivare le politiche industriali e di sviluppo necessario per far ripartire l’economia nel segno della green economy e sostenibilità ambientali, mettere in sicurezza il territorio che per la tutela occorrono 80miliardi di euro, il patrimonio scolastico, quello monumentale e artistico, salvaguardare i centri storici. In Sicilia, cogliere l’opportunità del finanziamento delle zone franche che, dovrebbe essere una priorità per attirare nuovi investimenti privati, dallo sforzo corale fra pubblico e privato sarà possibile mobilitare risorse e capitali per far ripartire l’occupazione. In provincia di Agrigento, sbloccare le Cooperative Edilizie, realizzare le infrastrutture di cui abbiamo parlato sopra, favorire il recupero dei Centri Storici, ricchi di beni monumentali e di pregio storico anche con il coinvolgimento di capitali privati, per incoraggiare l’economia turistica. Sono convinto, che legare il recupero e la valorizzazione dei centri storici e il patrimonio storico e architettonico, sia la strada maestra per lo sviluppo economico e la creazione di nuovi posti di lavoro. Tutto questo dobbiamo farlo infilandoci in tutti i tipi di finanziamento possibili e tutte le opportunità dei fondi 2014-2020, sapendo che per raggiungere gli obiettivi, è necessario rendere più efficiente tutta la macchina amministrativa, che servono leggi che accorciano i tempi e velocizzano la burocrazia, che bisogna contrastare con tutti i mezzi, il ruolo opprimente della criminalità organizzata. IL MERCATO DEL LAVORO NELLE COSTRUZIONI La creazione di nuovi posti di lavoro, bisogna legarla anche con il mercato in continua evoluzione, i vecchi uffici di collocamento, infatti, ormai non sono più idonei a rispondere alle necessità del mercato del lavoro, devono essere necessariamente sostituiti da nuovi servizi pubblici per l’impiego. Occorre offrire servizi di politica attiva per l’occupazione ai cittadini, realizzare un moderno sistema di servizi pubblici per il lavoro sia a livello nazionale in raccordo nel nostro caso con la Regione Sicilia se è confermata l’abolizione delle province, strutturando e potenziando la rete dei centri pubblici per l’impiego. Il settore delle costruzioni potrà avvalersi di uno strumento in più, di natura contrattuale, Blen. It, che se si saprà utilizzare bene, come punto di riferimento nella regolamentazione delle forme di avviamento al lavoro e d’incontro tra domanda e offerta, valorizzerà il ruolo delle parti sociali e della bilateralità. LAVORATORI IMMIGRATI Un fenomeno di particolare interesse nel mercato del lavoro è rappresentato dal crescente aumento degli immigrati in Italia, secondo l’Istat i cittadini stranieri residenti, dopo un aumento annuale di circa mezzo milione di unità, all’inizio del 2013 sono 4.387.721, 334 mila in più rispetto all'anno precedente (+8,2%). In fenomeni così vasti e dai ritmi così serrati si annidano anche gli abusi, ma questo non deve far dimenticare che l’immigrazione è sostanzialmente di segno positivo e concorre fortemente a porre rimedio alle lacune del nostro Paese. Anche nel settore delle costruzioni si registrano presenze di lavoratori stranieri e comunitari con percentuali rilevanti al Nord rispetto al resto del Paese. Oggi qui, non abbiamo nessun immigrato, abbiamo tentato di trovarne qualcuno ma non l’abbiamo fatta, conteremo di farlo più avanti non appena se ne presenterà l’occasione, abbiamo visto i numeri della cassa edile e l’esiguità degli immigrati scritti. Agrigento è terra di arrivo e di passaggio è ancora vivo il ricordo dei tanti morti nel mare di Lampedusa. LAVORO NERO E SICUREZZA SUL LAVORO I lavoratori immigrati, soprattutto gli irregolari, sono i soggetti più a rischio di lavoro nero e infortuni sul lavoro, l’ultimo rapporto di monitoraggio delle politiche occupazionali e del lavoro del Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali, ha mostrato che questo fenomeno è presente ovunque, ma, nel Mezzogiorno è molto rilevante, 1milione e 200mila su un totale di 2milioni 900mila. Il lavoro nero interessa prevalentemente secondi lavori e stranieri non regolarizzati, al Sud invece vede protagonisti irregolari e residenti, nel nostro settore, gli ultimi dati registrano che al Sud è irregolare il 22% a livello regionale in valori assoluti si stimano 296mila lavoratori in nero in Sicilia che rapportati alla percentuale si traducono in circa 60mila. SI stima da fonti varie che le attività delle costruzioni edili esprimono da sempre un elevato rischio infortunistico, secondo i dati elaborati da Ambiente Lavoro, dalla (Banca dati Statistica Inail, in Italia nel 2012), l'edilizia registra ben 52.046 (pari a circa l'8% del totale), la classifica vede la Sicilia al sesto posto con (2.369). Per quanto riguarda le malattie professionali, nel 2012, in edilizia, sono state 6.030 le denunce per patologie legate al lavoro con un +0,8%, dato leggermente in controtendenza rispetto all'andamento globale, nella classifica delle regioni italiane che si caratterizzano per il maggior numero di malattie professionali in edilizia, la Sicilia è al 13°posto con (201). I dati rilevati a fine 2013 rivelano il consolidarsi di un trend positivo in fatto d’infortuni, con il settore delle costruzioni in forte contrazione anche a causa del calo occupazionale, i dati concernenti, le morti bianche, confermerebbero, in ogni caso, il trend positivo già registrato nel quinquennio precedente da 198 morti del 2008 si è passati a 73 del 2013. Certamente questi dati ufficiali, sono sottostimati rispetto alla realtà se consideriamo che siamo in un territorio ad alta pericolosità per quanto attiene la criminalità organizzata, con una presenza consistente di lavoro nero, del moltiplicarsi dei lavori in subappalto, delle partite iva della mancanza di tutela contrattuale e di controllo nel fare rispettare le norme di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro per mancanza d’ispettori del lavoro preposti a tale scopo. Ciò non toglie che deve rimanere alta l'attenzione per la formazione e la sensibilizzazione degli addetti di un settore fortemente a rischio come quello edile. La sicurezza non è un gioco, non va sottovalutata, tantomeno presa sotto gamba dagli enti bilaterali di prevenzione e formazione della categoria del settore edile, tenuto conto dell’alto tributo che in termini d’infortuni e di morti bianche, per mancanza delle misure di prevenzione e di formazione del personale impegnato nei cantieri edili. I temi del lavoro nero, irregolare e dell’economia sommersa sono da diversi anni oggetto di particolare attenzione da parte nostra e delle istituzioni, diverse sono state le azioni di natura normativa intraprese al fine di ampliare gli strumenti di contrasto al lavoro nero e di favorirne l’emersione. La legge ha avuto il merito di introdurre norme che aiutano la lotta al lavoro nero e avviare un sistema di controllo incrociato fra enti previdenziali, l’Inail e Casse Edili (DURC), una’attenzione vera all’emersione e tutela dei rapporti di lavoro. Pertanto sia in edilizia, ma anche nelle aziende del legno e dei materiali per le costruzioni, abbiamo la necessità e il dovere di continuare sulla strada intrapresa rafforzando la rappresentanza per la sicurezza: dando continuità e diffusione al lavoro di studio e ricerca; adottando il meccanismo premiale per favorire l’adozione e l’uso di “buone prassi” per imprese e ai lavoratori garantire l’operatività dei C.P.T., soprattutto con la presenza e le visite di cantiere. Per limitare gli infortuni e ridurre il rischio di malattie professionali nel settore delle costruzioni, occorre innanzitutto innalzare la consapevolezza degli operatori del comparto, che riassume in sé quasi tutti i fattori di rischio: dai più evidenti, come quello legato alle cadute dall'alto a quelli più striscianti: rischio chimico, rischio da lavoro confinato. Occorre anche sviluppare la bilateralità di emanazione contrattuale, contrattazione e bilateralità devono assumere una nuova determinazione nella questione drammatica della salute e della sicurezza sul lavoro, a iniziare dal potenziamento del ruolo del RLS. WELFARE E AMMORTIZZATORI SOCIALI L’innalzamento dell’età pensionabile ha uno stretto legame con la salute e la sicurezza sul lavoro: piuttosto che una discussione di genere (età pensionabile uguale o diversa per uomini e donne) ci sembra più opportuno affrontare il problema dell’uscita dal lavoro in rapporto alla rischiosità, usura fisica, fatica e pesantezza dal punto di vista fisico. A tale scopo va ricordato che anche la continuità, la regolarità e la sicurezza del posto di lavoro giocano un ruolo preponderante e che, quindi, non possono essere considerati alla stessa stregua i lavori precari, stagionali, discontinui con situazioni lavorative continue e garantite. Occorre dunque rivedere la riforma Fornero, ripristinare la flessibilità dando la possibilità di andare in pensione senza penalizzazioni, in quanto, sono insite nel sistema di calcolo contributivo. Definire per sempre le attività usuranti, eliminare le penalizzazioni per i lavoratori precoci che chiedono di andare prima del compimento del 62° anno di età. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, deve finalmente trovare attuazione, come da qualche tempo propone la CGIL, la riforma, che li renda realmente universali, che superi i limiti della cassa integrazione in deroga, che assicuri a tutti i lavoratori a prescindere dai settori produttivi e dalla dimensione aziendale le tutele e il sostegno al reddito, che non abbia carattere d’assistenza, che aiuti la partecipazione alle politiche e alla ricerca attive del lavoro nelle diverse transizioni, a iniziare da quella dalla scuola. La riforma degli ammortizzatori sociali e delle tutele, deve finalmente trovare attuazione, come decisivo fattore di riequilibrio della flessibilità, destinata ad assicurare a tutti i lavoratori, a prescindere dai settori produttivi e dalla dimensione aziendale, un sostegno al reddito, non d’assistenza, per la partecipazione alle politiche e alla ricerca attive del lavoro nelle diverse transizioni, a iniziare da quella dalla scuola al lavoro. ENTI BILATERALI Un altro strumento importante della categoria è la bilateralità, in Edilizia è una realtà che va potenziata e salvaguardata contro i rischi di regressione dovuta alla posizione dell’ANCE in occasione del rinnovo del contratto nazionale di lavoro, che chiede di ridurre sotto il 2%, il contributo, vuole di fatto eliminare l’APE, proponendo di innalzare il requisito da 2100 a 3200 ore, oltre a non voler concedere nessun aumento salariale. È da ricordare che sono stati rinnovati tutti i contratti con buoni risultati, tranne quello dell’Edilizia, per cui, come risposta alla provocazione dell’ANCE, la F.L.C. ha proclamato lo sciopero nazionale del 13 Dicembre ultimo scorso, in difesa del salario ma soprattutto in difesa degli enti bilaterali. Sono da pochi giorni riprese le trattative interrotte, nell’unico incontro, l’ANCE ha fatto qualche timido segnale di apertura, il prossimo incontro, sarà il 4 marzo prossimo venturo,confidiamo di chiudere presto le trattative e arrivare alla firma del contratto con un buon risultato. Anche se con un po’ di ritardo, abbiamo chiuso con grande soddisfazione, il contratto integrativo provinciale, che rischiava di non essere rinnovato, con aumenti salariali di circa 30 euro mensili al terzo livello. Emergono sempre di più la necessità e l’obbligo di fare sistema: a livello locale fra Casse, Scuole e C.P.T., collaborando, facendo sinergia e mettendo in comune conoscenze, banche dati e attività, senza confondere gli obiettivi fondamentali, scopi e prerogative per cui sono nati e per una maggiore razionalizzazione delle risorse. Ai lavoratori, ma anche alle imprese, gli enti bilaterali devono garantire servizi veri, utili, percepibili come un vantaggio della presenza e permanenza nel sistema. E’ inoltre importante in questa fase di crisi, impegnare le esigue risorse a favore dei lavoratori e delle imprese per una maggior sicurezza, per una maggior regolarità, per maggiori prestazioni previdenziali, assistenziali, contrattuali. RAPPORTI UNITARI Rilanciare il ruolo degli EE. BB., è un compito che spetta a noi insieme a FILCA e FENEAL. Nella nostra provincia, ci sono stati sempre degli ottimi rapporti che in questo momento sono anche migliorati rispetto al passato, perché risentivano dell’influenza delle politiche nazionali, le ritrovate manifestazioni unitarie e l’accordo sulla rappresentanza firmato da CGIL, CISL e UIL hanno ulteriormente consentito di migliorarle. Per la FILLEA questo è sempre necessario, perché una buona parte della tutela contrattuale passa attraverso la gestione unitaria degli Enti Bilaterali. La FILLEA ritiene che, eventuali diverse posizioni o contrasti sulle linee sindacali, non debbano far venir meno il reciproco rispetto e riconoscimento della correttezza e onestà intellettuale e sull’obiettivo della tutela dei lavoratori. MODELLO ORGANIZZATIVO DELLA FILLEA SUL TERRITORIO Dai dati della Cassa Edile della provincia d' Agrigento del 2013, è emerso che vi è circa il 50 per cento di lavoratori non iscritti al sindacato. Questo dato sicuramente rilevante, è frutto della polverizzazione del settore, è un forte richiamo a tutta la dirigenza della categoria a misurarsi su nuovi metodi di perseguire il proselitismo e sulle nuove sfide che l’attuale situazione economica e sociale ci pone di fronte. Si tratta di rimettere al centro i diritti delle iscritte e degli iscritti nelle tutele e nei servizi in un impegno sempre più ricco nella pratica della democrazia, restituendo, nei processi decisionali, voce e ruoli rilevanti negli organismi dirigenti. Abbiamo la necessità di riprogettare i territori in cui viviamo alla luce delle compatibilità ambientali, dello sviluppo sostenibile, delle delocalizzazioni, dei flussi migratori, delle modificazioni sociali che riguardano la popolazione e di un lavoro che sia anch’esso sostenibile. Bisogna quindi domandarsi quale ruolo avrà la FILLEA nel proprio territorio per i prossimi quattro anni e quali interventi, azioni, indirizzi, dovrà porre in essere il nuovo gruppo dirigente rispetto alle controparti, alle imprese, alle aziende, alle istituzioni, alle stazioni appaltanti, alle scuole, alla società civile per tutelare il lavoro e per garantire ai lavoratori livelli dignitosi di vita e di partecipazione democratica alla luce anche delle novità che interverranno con l’eliminazione delle province. Vi è quindi la necessità di ripensare e progettare un’attività più continua e più efficace sia in termini di contrattazione e proselitismo sia in termini di coinvolgimento e partecipazione. In questa realtà disastrata che più soffre della presenza di una diffusa illegalità sul territorio, che coinvolge innanzitutto il settore dell’edilizia, assume particolare rilievo l’azione del sindacato, nel proprio ruolo di tutela del lavoro, un sindacato di categoria come la FILLEA che per sua natura è contrattualistica, con un’indiscutibile vocazione territoriale, va attuato non solo sul versante propositivo ma anche sul versante della formazione dei quadri. PROSELITISMO Sul piano interno, la FILLEA CGIL di Agrigento, ha la necessità di avviare un progetto organizzativo e di proselitismo, per essere presente sul territorio in modo adeguato, proprio per coniugare l’azione strategica della categoria col nuovo modello di sviluppo del territorio, la coesione sociale e il ruolo delle costruzioni. Nel 2010, la FILLEA ha intrapreso uno specifico progetto organizzativo nel territorio finalizzato a incrementare gli iscritti, in una realtà dove sussisteva forte potenzialità sul piano economico e sociale, nello stesso tempo vi erano ampi spazi di crescita del sindacato, sia perché era in corso la realizzazione del raddoppio della S.S. 640, quindi una forte presenza del mercato del lavoro degli edili, sia perche in questo territorio come abbiamo visto in precedenza, è sindacalizzato meno del 50 per cento dei lavoratori iscritti in cassa Edile. Pertanto gli obiettivi del progetto organizzativo in questo territorio sono: a) consolidare il rapporto con i propri iscritti; b) rafforzare i rapporti con le RSU, gli attivisti e i referenti delle camere del lavoro zonali; c) Migliorare ed estendere i servizi della Cgil anche attraverso una maggiore presenza nel territorio; d) Rendere più visibile l’azione del sindacato delle costruzioni, intensificando il rapporto con le istituzioni nei processi di sviluppo del territorio, in particolare attivando un percorso di controllo della legalità e sicurezza nei cantieri edili; e) Recuperare in termini di proselitismo al sindacato quella parte consistente di lavoratori non iscritti alla Cassa Edile di Agrigento che, pur non rappresentando l’intero settore edile, sono comunque un osservatorio espressivo della manodopera edile impegnata e della sua composizione, dei profili professionali richiesti e delle opere pubbliche e private appaltate in fase di realizzazione e/o completate. In questa situazione e in una logica di crescita organizzativa, si ha la necessità di consolidare le esperienze delle sedi comunali e zonali, migliorando i servizi della CGIL dall’INCA, dal CAF, dalla FEDERCONSUMATORI e dal SUNIA, che sono di supporto all’azione sindacale delle categorie, quindi con persone motivate e qualificate, in grado di fornire servizi e tutele individuali ai lavoratori, con esperienze sovrapponibili in tutte le zone. Per valorizzare e migliorare i servizi, agli operatori vanno offerti percorsi formativi, lasciando autonomia di scelta nell’appartenenza al sindacato di categoria. Alla Confederazione, tenuto conto del rapporto sinergico esistente, affermiamo lealtà e sostegno politico. Chiediamo, però, coerentemente a quanto contenuto nel documento organizzativo, di procedere in modo coraggioso a un rinnovamento dei Dirigenti, a sperimentare forme nuove di organizzazione in grado di portare nuovo vigore nella nostra Confederazione, che ben si coniughi con le esperienze vissute. La nostra categoria, d’altronde come dimostra la storia, ha nel suo D.N.A. geni molto confederali, validi dirigenti, assumono da qualche tempo massime Responsabilità a vari livelli. La FILLEA, è da sempre impegnata nell’azione di tutela dei lavoratori edili, dei materiali da costruzione e del legno, non è casuale il forte radicamento che i delegati di questo congresso hanno nei confronti della FILLEA Provinciale, è una cultura che si è radicata anche attraverso il contributo dato negli organismi dirigenti, è un valore che va condiviso col nuovo gruppo dirigente che condividerà il progetto politico che uscirà da questo congresso con il compito di portare avanti questa splendida esperienza nella FILLEA. Dopo otto anni lascio l’incarico di Segretario Generale della FILLEA CGIL d’Agrigento. Vi confesso che per me è stato sempre molto rilevante e originale il tempo trascorso al vostro fianco, ho sentito l’orgoglio e la fortuna di appartenere a una grande categoria, nella consapevolezza che l’azione svolta in questi anni, sia stata occasione di crescita come dirigente sindacale e come uomo. In queste circostanze si è soliti fare un bilancio descrivendo tutti i passaggi fatti durante il percorso di questi lunghi otto anni. Vi dico solo, che il bilancio del percorso vissuto con voi in questi otto anni, è notevolmente positivo, il saluto finale, è sempre un momento difficile ma vibrante di emozioni, di pensieri e di sentimenti profondi. Il Congresso rappresenta il momento più autentico per ringraziare Voi che, quotidianamente, tra molteplici difficoltà rendete grande questa Categoria. Desidero rivolgere a tutti voi, che siete stati l’anima di questa Categoria, in questi lunghi otto anni, per l’attenzione, la collaborazione, il lavoro che avete svolto nei luoghi di lavoro, per il supporto che quotidianamente mi avete dato e ogni qualvolta siete stati chiamati a tutte le iniziative e manifestazioni che con grandi sacrifici avete contribuito alla riuscita. In particolare sento di ringraziare la segreteria e il direttivo uscenti, che mi hanno sempre sostenuto con lealtà e con spirito di sacrificio. La storia di questi lunghi otto anni è scritta sui volti di tutti voi compagne e compagni, fatta di sacrifici, di piccoli passi, ma che riempie di soddisfazione e di orgoglio il nostro lavoro, un’esperienza che va diffusa e continuata nel sindacato, per dare il proprio apporto anche ad altri livelli dell’organizzazione. Vi voglio ringraziare sentitamente per avermi accompagnato in questa indimenticabile esperienza umana e professionale, ed esprimo i miei migliori auguri per le vostre attese e per tutto il bene che il vostro cuore desidera! Compagne e compagni, i temi affrontati nei nostri congressi, parlano di, “ IL LAVORO DECIDE IL FUTURO” e di “ CITTA’ FUTURE “, sono certo, che assieme al nuovo segretario e al nuovo gruppo dirigente, continueremo la battaglia quotidiana per una società di diritti e di Valori, io dopo questa esaltante esperienza nella FILLEA sarò chiamato ad altri incarichi ma resterò sempre a Vostra disposizione per qualsiasi cosa, sono certo che insieme ce la faremo a superare questi momenti difficili è nello stesso tempo a mantenere l’esaltante compito di difendere e tutelare i diritti di tutti i lavoratori che ripongono in noi la loro fiducia.
 
Grazie di Cuore.
 

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