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 27.11.14 Fillea Filca Feneal convocati per il 9 dicembre ad un incontro con il Ministro delle Infrastrutture: questa la notizia che fa il giro delle 20 piazze della mobilitazione nazionale Fillea Filca Feneal #inlottaxilfuturo. Un primo importante risultato, che gli edili di Cgil Cisl Uil, e con loro le migliaia di lavoratori, cassaintegrati, disoccupati che hanno riempito le strade l'Italia per l'ennesima straordinaria giornata di protesta e mobilitazione, portano a casa.  Un risultato di cui è soddisfatto lo stesso segretario generale Schiavella, che ha ricordato nel suo intervento al presidio di Roma  "è dal 2008 che chiediamo ai governi di darci ascolto, sia come sindacati che come intera filiera delle costruzioni. Da allora chiediamo di usare la crisi per ridisegnare il settore su un nuovo modello di sviluppo sostenibile, di intervenire per contrastare illegalità e irregolarità, per estendere tutele e protezioni sociali, per avviare le opere infrastrutturali utili al paese e realizzare un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio. Se ci avessero dato ascolto, anziché girare la testa dall’altra parte, oggi il paese non sarebbe in queste condizioni.”

Schiavella, salutando la presenza in piazza dei segretari nazionali confederali Susanna Camusso, Carmine Barbagallo e Maurizio Petriccioli, ha ricordato come  “questa nostra mobilitazione conferma quanto sia importante, sopratutto in un momento in cui c’è un evidente attacco al ruolo delle rappresentanze sociali, una rinnovata e più forte unità delle forze del sindacalismo confederale. Nei prossimi giorni vivremo importanti ma distinti momenti di mobilitazione. Le nostre categorie sono convinte della bontà delle scelte che stanno compiendo le confederazioni, nel mio caso quella che condurrà allo sciopero generale del 12 dicembre” ha proseguito Schiavella “ma questo non ci fa perdere di vista la necessità di continuare a lavorare alla ricostruzione dell’unità del sindacato, per far fronte all'attacco al lavoro e ai diritti sferrato dal governo.”
Un governo che per il segretario Fillea “è assolutamente inadeguato. Dietro gli annunci di un cambiamento di verso solo a parole, il governo Renzi agisce in assoluta continuità con il passato, ostinandosi a curare la broncopolmonite con le aspirine.”
Che la cura non funzioni lo dimostrano i dati “dal 2008 al 2013 e il settore ha  ridotto del 40% occupazione e volumi produttivi, ed i dati dei primi 9 mesi del 2014  segnano un ulteriore calo del 10%” a conferma che “si continuano ad usare ricette sbagliate, come quelle contenute nel primo decreto Poletti, nello sblocca Italia, nella delega lavoro e nella legge di stabilità, che seguono lo stesso filo conduttore: rigore, pochi soldi per investimenti e politiche industriali, spesso neanche disponibili subito, semplificazioni che di fatto deregolamentano, deroghe emergenziali di vario tipo, riduzione di diritti e tagli ai sistemi pubblici di protezione sociale.”
Con queste ricette non si va da nessuna parte “noi continuiamo a chiedere che si cambi cura. In primo luogo chiediamo lavoro, e il lavoro non si crea se non riparte una vera, organica e strutturale politica di investimenti e una adeguata politica industriale” prosegue Schiavella “se stessimo agli annunci e ai numeri che ogni giorno il governo ripete in modo ossessionante, non ci sarebbe più neanche un edile disoccupato, ma purtroppo quelle sono chiacchiere. Come i 3miliardi citati nello Sblocca Italia, di cui in realtà dentro il 2015 sono disponibili solo 500 milioni” o come le risorse contenute nella legge di stabilita' “non ci sono vere risorse aggiuntive e dietro quei 9 miliardi annunciati per il piano nazionale sul dissesto idrogeologico il rischio è che si nasconda l’ennesimo bluff: il primo stralcio di quel piano, presentato alcuni giorni fa, per oltre 1 miliardo e 69 opere, vede due cantieri conclusi, 3 in corso per soli 107 mln di lavori, 5 opere in aggiudicazione per cifre analoghe e le restanti 50 opere sono alle diverse fasi di progettazione e difficilmente si apriranno cantieri nel 2015. Se il responsabile di missione perdesse meno tempo a fare conferenze stampa e parlare male del sindacato, dedicandosi invece a mettere sul tavolo risorse spendibili e rispondere alle nostre ripetute richieste di incontro per definire procedure che assicurino trasparenza degli appalti e regolarità del lavoro, scoprirebbe che i lavoratori dell’edilizia ed i loro sindacati non hanno paura del lavoro h24 su tre turni, lo fanno, lo contrattano, sono pronti a farlo da domani. Ma il tema è: dove sono le risorse?”
Critiche da Schiavella anche sugli altri provvedimenti. Insufficiente la sola riconferma dell'ecobonus “per avviare una vera politica industriale, occorre dare strutturalità agli incentivi, usarli anche per orientare la domanda aggregata e la qualificazione dell'offerta e vincolarli a strumenti di verifica della regolarità e qualità del lavoro” mentre da cambiare al più presto la norma contenuta nell’articolo 4 del decreto Poletti, che ha “disintegrato il ruolo del Durc, cioè lo strumento principe per contrastare l’irregolarità del lavoro”  e  indispensabile una vera riforma del sistema degli appalti “limitando i massimi ribassi, i subappalti e le revisioni prezzi.”  
Sulla delega lavoro, per Schiavella il governo  “va nella direzione sbagliata. Il nostro è il settore più flessibile, dove si può da sempre licenziare per fine fase o fine cantiere e dove, al contempo si sono persi 800mila posto di lavoro, bene proprio il nostro settore dovrebbe insegnare che il lavoro si crea con regole certe e trasparenti e con gli investimenti, non certo comprimendo diritti e tutele e togliendo l’articolo 18. Ma il governo non sembra interessato, né a questo nè a contrastare concretamente le false partite Iva, vera piaga del settore. E’ invece molto interessato ad estendere all’edilizia l’utilizzo dei voucher, così davvero saremmo alla barbarie. Quelle norme vanno cambiate in primo luogo affermando il principio della qualificazione delle imprese secondo le nostre proposte sulla patente a punti, strumento essenziale, insieme a controlli veri e sanzioni efficaci, per porre fine alla strage degli innocenti che si consuma ogni giorno nei cantieri.”
Da cambiare poi le norme sugli ammortizzatori sociali “a parole, il governo parla di una estensione universale degli ammortizzatori sociali. Ma dove sono le risorse, quanto pagano le imprese e quanto la fiscalità generale, a quali settori, a quali lavori saranno veramente estesi? Nella delega tutto ciò resta vago, ma una cosa e' chiara, non ci sono più né cassa in deroga ne la Cigs. Così non va, e se lo dicono gli edili che pagano di più per ricever meno, che da 4 anni si sono dotati di uno strumento bilaterale per fare orientamento e formazione, per favorire l' incrocio domanda e offerta di lavoro, se insomma lo dice qualcuno che non e' ancorato ne' a pregiudizi ne a ideologie, forse il cooperatore Poletti farebbe bene a starci a sentire.”  
Ma per Schiavella “il governo sembra più interessato ad ascoltare il mondo delle imprese, cui “regala miliardi di sgravi Irap, senza alcuna selettività e senza chiedere loro quella responsabilità sociale che dovrebbero esercitare anche nella gestione di complessi processi di riorganizzazione  come quelli che interessano l'edilizia industria e quella cooperativa” mentre al mondo del lavoro “con una mano dà e con l'altra toglie. Lo fa con il Tfr, quei soldi sono già nostri ed e' giusto che si possa scegliere come usarli, ma e' truffaldino che, quale che sia la scelta, in busta paga, nel fondo o nella previdenza integrativa, l'unica sicurezza e' che avranno un prelievo fiscale maggiore di quello attuale.
La scelta di colpire anche i fondi di previdenza complementare oltre che sbagliata e' doppiamente ingiusta per settori come il nostro che pagano il prezzo di forte discontinuità lavorativa insieme ad una gravosità del lavoro che non e' riconosciuta. I fondi definiti col CCNL, e le stesse scelte contenute nell'ultimo rinnovo dell'edilizia vanno proprio nella direzione di rafforzare quella gamba del sistema previdenziale.”
Scelte ancor più inique “se rapportate all'assenza di qualsiasi risposta alle nostre richieste di revisione della legge Fornero sulle pensioni” una legge che “va cambiata e aspettiamo ancora di sapere se su questo il premier che spende parole e battute su ogni argomento, ha qualcosa da dire.”

 

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