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Genovesi al Manifesto: dobbiamo riconquistare milioni di lavoratori all'azione collettiva, contrattuale e vertenziale, perché non è in crisi solo la rappresentanza politica ma anche quella sociale.                      

BONUS 110% E INFLAZIONE, TUTELARE IL LAVORO
intervista di Massimo Franchi

Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, i bonus edilizi hanno rilanciato il settore ma rischiano di avere conseguenze negative: le truffe sul 110% hanno portato molte banche a non accettare le cessioni dei crediti sui lavori di ammodernamento. Come risolvere il problema?

Le truffe ci sono state perché «cessione dei crediti senza controllo» vuol dire «moneta parallela». Però la successione di cessioni va mantenuta per permettere ai soggetti incapienti fiscalmente di migliorare casa, in termini di sicurezza e di efficienza energetica. Diamo certezze permettendo la cessione successiva dei crediti solo a soggetti inseriti in un Albo sottoposto alla vigilanza dell'Agenzia delle Entrate o di Bankitalia.

Una notizia positiva c'è: il ministro Orlando ha proposto di legare gli incentivi alla corretta applicazione dei contratti edili nei cantieri.

Si, la proposta di Orlando e che condividiamo tutti, sindacati e imprese, avrebbe un effetto positivo sotto molti aspetti. Quello più importante: garantirebbe che per i lavori edili oggetto di incentivi, cioè di soldi pubblici, la condizione sia applicare ai lavoratori i contratti nazionali dell'edilizia, con tutto ciò che questo comporta in termini di formazione obbligatoria per la sicurezza, di ruolo degli Rappresentanti per la sicurezza (Rlst) combattendo la giungla contrattuale e il dumping. Inoltre permetterebbe con un semplice "click" di interrogare per ogni bonus la banca dati Inps-Inail-Casse Edili, verificando che l'impresa esista veramente e abbia aperto un cantiere in quello specifico condominio. La maggioranza delle truffe infatti riguarda cantieri inesistenti. Voi siete stati i primi a denunciare l'aumento dei morti in edilizia del 30% a febbraio 2021.

Ora c'è il rischio che la fretta di sfruttare il bonus 110% porti alla nascita di nuove imprese senza regole e personale formato?

Il rischio è già certezza. Vi è una domanda superiore all'offerta, mancano almeno 100 mila operai e tecnici e quindi assistiamo ad un aumento degli orari di fatto, al ricorso esasperato ai cottimisti, con un aumento degli incidenti. In più siamo alle prese con aziende improvvisate, senza un'organizzazione minima, nate solo per speculare sul boom. Per aprire un'azienda edile serve invece una soglia minima di qualificazione che vada da avere dei dipendenti a possedere certificazioni diverse in base agli importi dei lavori.

Passiamo al tema caro gas. Se la fiammata non passerà e l'inflazione rimarrà al 5% si pone un problema nei rinnovi contrattuali: il "Patto della fabbrica" prevede di non conteggiare questi aumenti («Ipca al netto dell'energia»).

La Fillea ha sempre rivendicato aumenti salariali oltre l'inflazione in quanto il contratto nazionale deve sia difendere il potere d'acquisto sia redistribuire a fronte di innovazioni la «produttività di sistema». Tanto è vero che nei nostri rinnovi, dal Legno all'Edilizia, abbiamo sempre rivendicato cifre superiori all'Ipca non depurato. Lo stesso "Patto della Fabbrica", al di là del limite di aver indicato l'Ipca depurato, riconosce la possibilità di aumenti oltre l'inflazione.

Domani parte a Rimini la tre giorni della Conferenza di organizzazione della Cgil, una sorta di congresso di metà mandato. Lei a Bari appoggiava Vincenzo Colla. Ora con Landini andate d'amore e d'accordo. Come è possibile?

A Bari tutti abbiamo eletto Maurizio segretario generale con oltre il 90% e per la Fillea, che è sempre stata sul merito, il congresso è finito il giorno dopo. Poi ovviamente sulle singole questioni possiamo avere idee diverse ed è doveroso dirlo e battersi per quello in cui si crede. Insieme alla confederazione abbiamo fatto grandi battaglie in questi anni, alcune vittoriose: dagli appalti al Durc di Congruità, dalla parità di tutele nei sub appalti agli accordi sulla gestione delle opere Pnrr, dalle nuove norme sulla salute e sicurezza all'Ape Sociale, e tanto altro. Questo è quello che conta.

Quali sono gli obiettivi che si dà la Cgil nei prossimi due anni? Autonomia totale dalla politica?

Dobbiamo riconquistare milioni di lavoratrici e lavoratori all'azione collettiva, contrattuale e vertenziale, perché non è in crisi solo la rappresentanza politica ma anche quella sociale. La questione strategica oggi è governare la rivoluzione tecnologia, ambientale, demografica e migratoria verso maggiore giustizia sociale. Ma non giriamoci intorno: l'indipendenza del sindacato confederale dalla politica è una sciocchezza. Noi per primi dovremmo essere interessati agendo anche tutta la dialettica del caso alla costruzione di un fronte progressista, di un campo largo, dove vivano i nostri programmi di trasformazione della società. Del resto una politica che non assume il valore del lavoro, del lavoro che cambia, ecc. è una rappresentanza senza anima, ma una rappresentanza sociale come la nostra senza una forte rappresentanza politica progressista, faticherà sempre di più ad "acchiappare" i processi di trasformazione e redistribuzione, perché non ha chi traduce in legge, nei comuni, nelle regioni, in Parlamento, in Europa i nostri obiettivi, per rispondere ai bisogni che rappresentiamo.

Vai al pdf dell'intervista >

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