02.12.13 le donne dei Sindacati della Paneuropa (PERC) l’8 marzo 2013 hanno mandato un importante messaggio di solidarietà per i diritti umani, i diritti sindacali, dignità e uguaglianza a tutte le donne nel mondo. Nell’ultimo consiglio regionale donne PERC si è fatto un appello a tutti i leader europei a non dimenticare l'impegno per le donne quando si formulano misure di austerità contro la crisi finanziaria ed economica mondiale.
L’insufficienza degli impegni sul genere legati alla crisi sottolineano il bisogno di definire un approccio nuovo, dove le persone e il pianeta devono essere più importanti del profitto. In questi anni di crisi abbiamo osservato in tutti i settori il peggioramento degli standard di vita per le donne. In molti paesi europei, la crisi economica è stata usata per concentrare ricchezza nelle mani di pochi, per sfruttare al massimo la forza di lavorolimitando le pratiche democratiche, riducendo i diritti sociali e civili, riducendo i diritti sindacali, aumentando le divisioni tra diverse fasce della popolazione: giovani e anziani, autoctoni e immigrati, donne e uomini.
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Negli anni passati, prima della crisi, avevamo assistito ad un miglioramento dei diritti legali e civili delle donne, all’aumento dell’istruzione e della partecipazione alla vita pubblica; le donne avevano fatto molti passi in avanti, anche aumentando la loro presenza nei posti di comando. Nonostante i progressi fatti, però, nessun paese può dire ancora, di essere completamente libero dalla discriminazione di genere, anzi, forse le condizioni delle donne sono peggiorate. L'ineguaglianza di genere persiste nelle differenze salariali, in Europa siamo tra il 10 e il 20, nell’est Europa supera il 25%, in opportunità lavorative e di carriera diverse, nella bassa rappresentanza di donne dirigenti sia nei settori pubblici che privati, nel traffico di esseri umani e – ancora più tragico- nelle continue violenze contro le donne in tutte le forme. Siamo tutti convinti che la piena ed uguale partecipazione delle donne in campo politico, economico e sociale è fondamentale alla democrazia e alla giustizia. Uguali diritti e opportunità sono la base di economie sane e sociali. Aprire a più opportunità per le donne eleverebbe significativamente la a crescita economica e ridurrebbe la povertà ovunque, ma tutto ciò è di difficile applicazione.
Come sindacalisti, ci sforziamo di negoziare salari equi e buone condizioni di lavoro , la conciliazione della vita privata con quella lavorativa, lottiamo contro le ineguaglianze e per la giustizia ma, nonostante questo impegno, le donne sono ancora concentrate nei lavori più bassi e meno pagati. Ovunque e in qualunque settore per le donne che lavorano è molto più duro bilanciare la vita della famiglia con il lavoro, visto che ancora non siamo arrivati a ripartire in modo equo le responsabilità della famiglia e che ancora ci spacchiamo la testa contro quel famoso soffitto di cristallo che sembra segnare il destino di tutte noi.
Ma noi che siamo il sindacato delle costruzioni cosa possiamo dire di diverso dagli altri sindacati? Cosa possiamo fare, cosa possiamo decidere per le donne dei nostri settori, oggi che siamo riunite al Congresso Mondiale?
La situazione che vivono le nostre lavoratrici nella Paneuropa non è molto diversa da quella di altri settori economici e da altre regioni continentali.
Vari studi di ricerca hanno evidenziato come ostacoli all’integrazione siano ancora: condizioni di lavoro inappropriate e di basso livello; orari lavorativi troppo lunghi; pratiche di assunzione discriminatorie, basate più sul “passaparola” che sulle reali qualifiche; la persistenza di una cultura conservatrice e maschilista che ritiene generalmente le donne meno produttive.
Le donne che rappresentiamo ancora lamentano difficili condizioni di lavoro, peggiori rispetto agli uomini. Non esistono nelle costruzioni sufficienti opportunità di lavoro per le donne, mancano in modo diffuso le opportunità di crescita professionale,le donne sono poche e presenti soprattutto in determinate professioni.
I salari a parità di mansioni sono più bassi, anche se questo non deriva tanto da situazioni diverse in partenza, ma piuttosto dalla difficoltà di avere stessi tempi e disponibilità di lavoro e prestazioni a causa degli impegni familiari.
Esistono ancora atteggiamenti scettici e ostili nei posti di lavoro verso l’occupazione femminile, a partire dagli imprenditori che preferiscono lavoratori uomini, ritenuti più affidabili e adatti a lavori tecnici. Nel sud ed est Europa, dove l’edilizia e la lavorazione del legno sono ancora visti come lavori da uomini e poco adatti alle donne, si verificano casi di offese esplicite e casi di mobbing e molestie psicologiche o sessuali, soprattutto nelle piccole imprese. Non esiste una elaborazione rispetto alla formazione professionale di ingresso e continua e rispetto alla prevenzione e sicurezza sul lavoro legata al genere e questi sono aspetti negativi e discriminatori in partenza. Le donne spesso non scelgono questi lavori, ma sono gli unici mestieri ai quali possono accedere rispetto alla loro situazione di formazione scolastica iniziale; più raramente e solo per le donne più scolarizzate è una scelta. Solo al nord Europa, è diffusa una formazione specifica al rientro dalla maternità o da periodi di part-time, molto meno o quasi del tutto assente nel centro-sud ed est dell’Europa. Al sud mancano piani seri e strumenti per la conciliazione, strumenti molto sviluppati invece nei paesi del Nord dove il carico familiare non è affidato alle sole donne, ma distribuito più equamente tra i generi. Solo in pochi paesi ci sono contratti nazionali che prevedono degli articoli specifici per le lavoratrici donne e, sebbene il ruolo dei sindacati nella tutela delle donne nei nostri settori è visto come una cosa importante, oggi ancora non è abbastanza diffusa in tutti i sindacati affiliati.
Le lavoratrici si sentono poco rappresentate nei nostri sindacati, le sindacaliste ci sono ma sono poche rispetto al numero delle lavoratrici occupate, infine sono troppo poche le donne che accedono a ruoli dirigenziali, nei board, segreterie e segreterie generali.
Le proposte che più spesso le lavoratrici ci fanno sono quelle per le quali abbiamo lavorato tanto negli ultimi anni come Comitato donne Europa BWI; vogliono strumenti per risolvano i problemi pratici nella loro vita, orari più flessibili; maggiore tutela della maternità, maggiori possibilità di accedere al part-time, maggiori strumenti per la conciliazione, ma anche maggiore formazione professionale soprattutto rivolta alle giovani lavoratrici che pagano due volte (donne e giovani quindi anche precarie); una più specifica ottica di sicurezza di genere; superamento del gap salariale e stessa possibilità di crescita professionale nei nostri settori.
Ma oggi, dicevo prima, noi siamo al Congresso e in questo Forum tematico globale dovremo fare qualche passo in più, “Lavoro per tutti, giustizia per tutti” è il titolo che dobbiamo interpretare in chiave di genere nei nostri settori, nella Paneuropa e a livello mondiale.