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La Fillea Cgil condanna gli attacchi contro l'Unione Unica delle Costruzioni e Industrie Simili di Panama – SUNTRACS. Firma la petizione.                 

La Fillea Cgil ha organizzato un incontro con l’on. Enrico Letta - ex premier italiano e presidente dell’Istituto Jacques Delors – il quale su incarico della Commissione europea, in primavera presenterà

L’Italia deve dire basta alla guerra! Purtroppo lo scenario drammatico che si sta sviluppando in questi mesi è sempre di più quello di una guerra globale. Per questo bisogna cambiare direzione, investire

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20.05.15 A pochi giorni dalle elezioni europee, l’appello ai candidati ed alle forze politiche della Federazione Europea dei Lavoratori Edili e del Legno (FETBB),  che rappresenta 2,3 milioni di lavoratori delle costruzioni, 73 federazioni sindacali nazionali di 31 paesi europei..
COSTRUIRE L’EUROPA INSIEME. LAVORO E GIUSTIZIA SOCIALE
MANIFESTO DELLA FETBB PER LE ELEZIONI EUROPEE 2014

La FETBB rappresenta lavoratori che lavorano spesso in condizioni precarie, come i lavoratori transfrontalieri, distaccati e immigrati, assunti attraverso agenzie interinali oppure che lavorano come falsi autonomi. Costoro lavorano molto spesso in condizioni difficili e non sono adeguatamente retribuiti. È deplorevole che le normative europee e nazionali non tutelino sufficientemente i diritti di tali lavoratori – come il diritto alla parità di trattamento basato sulle condizioni del paese ospitante – e durante l'ultima legislazione del Parlamento europeo la tendenza prevalente era verso un indebolimento delle normative comunitarie come strumenti di tutela dei diritti dei lavoratori all’estero.
Queste tendenze alla deregulation e alla flessibilizzazione oltre all’indebolimento dei diritti dei lavoratori nell’UE sono stati spesso giustificati dalle teorie neoliberali secondo le quali la riduzione del costo del lavoro avrebbe il risultato di rendere l’UE “più concorrenziale”. Ma ciò significa anche che alcuni elementi fondamentali del modello sociale europeo, in confronto ai modelli degli altri principali concorrenti globali come gli USA e la Cina – ovvero spesa sociale pubblica relativamente alta, disuguaglianza relativamente bassa, salari relativamente alti – sono stati gradualmente erosi.
Una tale compromissione del modello sociale europeo è deplorevole non solo dal punto di vista dei lavoratori che vengono sfruttati, ma anche da quello della competitività dell'economia europea e del funzionamento del mercato interno. Difatti, i paesi europei con la quota di spesa sociale più alta (espressa come percentuale del PIL), con la minor disuguaglianza tra lavoratori e cittadini, e con i salari più elevati, sono proprio i paesi ai posti più alti della classifica in termini di competitività stilata dal Forum economico mondiale.
La FETBB fa appello al Parlamento europeo affinché ripristini il modello sociale europeo, i diritti dei lavoratori e dei sindacati che sono stati erosi dalle sentenze della Corte Europea di Giustizia, dalle le direttive e i regolamenti dell'UE o attraverso l'aggiramento delle norme e dei regolamenti in vigore, e affinché introduca nuovi e migliorati regolamenti e meccanismi di attuazione per assicurare la parità di trattamento dei lavoratori, garantire parità di condizioni sul mercato interno e mantenere un sistema sostenibile per la protezione sociale negli Stati membri. L'Europa dovrebbe competere in termini di innovazione e progresso sociale, e non sui bassi salari.
OCCORRE CREARE POSTI DI LAVORO E REALIZZARE LA GIUSTIZIA SOCIALE

LAVORO
•    Si dovrebbe attuare il piano europeo di investimenti della CES, “Un nuovo cammino per l'Europa", mediante ulteriori investimenti annuali pari al 2% del PIL europeo su un periodo di 10 anni. Gli investimenti si dovrebbero concentrare su progetti europei di infrastrutture di trasporto, rinnovo energetico degli edifici, rinnovo urbano ed edilizia sociale.
•    I progetti d'investimento in Europa dovrebbero essere sviluppati congiuntamente ai progetti d'investimento nazionali. Si dovrebbe dare la precedenza agli investimenti con l'impatto più significativo sulle attività economiche nazionali e sulla creazione di posti di lavoro.
•     La direttiva sull'efficienza energetica dovrebbe essere attuata in maniera ambiziosa negli Stati membri, assicurando investimenti nel rinnovo energetico degli edifici per creare occupazione, ridurre l'inquinamento atmosferico e le emissioni di CO2, e incrementare le finanze pubbliche.
•     Se gli edifici vengono rinnovati a scopo energetico, gli Stati membri dovrebbero avviare progetti – parallelamente al rinnovo energetico – per la rimozione dell'amianto tuttora presente negli edifici. Questo andrebbe fatto in primo luogo per rimuovere le sostanze cancerogene dalle nostre abitazioni, in secondo luogo per garantire condizioni di lavoro sicure ai lavoratori del settore edile, e infine per creare lavoro.
•     Si dovrebbero realizzare piani ambiziosi di intervento urbano, rinnovando quartieri disagiati e sistemi fognari, e creando paesaggi urbani migliori, più sicuri e più accessibili. Tutto ciò andrebbe fatto in modo socialmente responsabile, assicurando alloggi a prezzi accessibili alle famiglie con basso reddito.
•     L'UE e gli Stati membri dovrebbero sviluppare politiche industriali basate sulle esigenze ambientali, sulla filosofia del ciclo di vita, nonché su ricerca e innovazione, per garantire una crescita economica di qualità con nuovi lavori "verdi" e per offrire alla forza lavoro la possibilità di sviluppare le proprie competenze.
•     I ricavi della messa all'asta delle quote di emissione nell'UE dovrebbero essere utilizzati per sostenere settori industriali in fase di trasformazione e a rischio di "carbon leakage", e inoltre per finanziare ricerca, sviluppo e innovazione nelle tecnologie a basso impatto di carbonio.
•    Si dovrebbe promuovere l'uso del legno – proveniente dalla gestione sostenibile delle foreste – come materiale da costruzione, tendendo conto della capacità di stoccaggio del carbonio presente nel legno e degli effetti positivi sulle emissioni di biossido di carbonio. Di conseguenza, un maggiore uso del legno come materiale da costruzione permetterebbe all'UE di rispettare gli impegni assunti sui cambiamenti climatici e creare posti di lavoro nel settore della silvicoltura.
•    Si dovrebbe rivedere il sistema di sussidi nel settore dell'energia allo scopo di incrementare l'uso del legno come materiale da costruzione raffinato, sostituendo gli attuali sussidi alla combustione del legno a scopo energetico. Si dovrebbero attuare misure efficaci volte a incrementare il consumo di prodotti ottenuti dall'estrazione del legno nell'UE.
•    E` possibile infatti creare occupazione anche fornendo ai lavoratori una formazione e un’istruzione in linea con le esigenze e le domande di un mercato del lavoro in trasformazione. Ogni lavoratore dovrebbe avere il diritto a una formazione adeguata e all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. In particolare nei settori in fase di transizione e ristrutturazione si dovrebbero offrire ai lavoratori possibilità di formazione e riqualificazione per adattare le loro conoscenze e competenze alle nuove esigenze e alle nuove condizioni. In ogni caso il diritto alla formazione dovrebbe applicarsi a tutti i lavoratori, a prescindere dal settore e dalla qualifica.

GIUSTIZIA SOCIALE
•    Si dovrebbe ripristinare nell'UE il pari trattamento tra lavoratori transfrontalieri e lavoratori nazionali sulla base delle condizioni del paese ospitante, e bandire la concorrenza strutturale sui salari come previsto dai documenti fondamentali dell'integrazione europea degli anni '50.
•    Si dovrebbe includere nel Trattato dell'Unione un protocollo sul progresso sociale che definisca obiettivi per accompagnare l'integrazione europea con un'armonizzazione verso l'alto delle condizioni sociali. Gli Stati membri dovrebbero condizionare il loro appoggio a qualsiasi futuro cambiamento del Trattato dell'Unione all'introduzione di un protocollo vincolante sul progresso sociale quale parte integrante del Trattato.
•    Le convenzioni fondamentali dell'OIL dovrebbero essere ratificate da tutti gli Stati membri e menzionate in qualsiasi versione futura del Trattato.
•    La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che è ora parte vincolante del Trattato dell'Unione, deve essere adeguatamente recepita e riflessa in ogni futura legislazione europea. Per coerenza, le nuove proposte di direttive e regolamenti devono essere verificate alla luce della Carta. Ai diritti fondamentali stipulati nella Carta si deve conferire l'importanza riflessa nel termine "fondamentali" e non subordinarli alle quattro libertà del mercato interno.
•     La Convenzione europea dei diritti dell’Uomo del Consiglio d'Europa deve essere accompagnata da un cambiamento nella struttura gerarchica tra la Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo (CEDU) e la Corte europea di Giustizia dell'Unione europea (CEG). In caso di vertenze relative alla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo, il privilegio dell'interpretazione definitiva va attribuito alla CEDU, considerato che questa Corte fu istituita dal Consiglio d'Europa nel 1959 per soprassedere all'osservanza della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo.
•     La direttiva sul distacco dei lavoratori (DSD) deve essere ripristinata alle sue originali intenzioni, come definite dal legislatore nel 1996, che prevedono una garanzia di tutela minima del lavoratore distaccato sulla base delle condizioni del paese ospitante, con trattamento totalmente paritario sulla base della legislazione nazionale e/o dei contratti collettivi stipulati tra le parti sociali, dove possibile. In quest'ottica, l'interpretazione della DSD data dalla CEG nelle sentenze Laval, Ruffert e Luxembourg dovrebbe essere resa obsoleta da nuove sentenze, conformemente alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che è ora parte integrante del Trattato dell'Unione.
•    Il lavoro autonomo fittizio dovrebbe essere efficacemente contrastato nella legislazione europea. Tutte le nuove direttive europee e i regolamenti che interessano i lavoratori transfrontalieri dovrebbero contenere disposizioni che garantiscono ai lavoratori autonomi fittizi i diritti basilari di qualsiasi lavoratore dipendente. I criteri per determinare se si tratta o meno di un vero lavoratore autonomo devono includere i concetti di "subordinazione" e di "dipendenza economica". Per i lavoratori transfrontalieri la legislazione nazionale applicabile in merito ai diritti dei lavoratori autonomi e dipendenti deve essere quella del paese ospitante.
•     Il diritto di sciopero va ripristinato a livello UE. Le sentenze Viking e Laval della CEG hanno limitato il diritto di sciopero in base a criteri di proporzionalità, e solo per le condizioni minime, nel caso dei lavoratori distaccati. Queste sentenze devono essere rese obsolete da nuove interpretazioni basate sulla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo.
•    Per evitare lo "shopping dei tribunali", in cui le imprese cercano di attribuire le vertenze su azioni industriali ai fori probabilmente più inclini alle loro argomentazioni, si dovrebbe rivedere il regolamento Bruxelles I, che determina la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni, al fine di attribuire la "giurisdizione esclusiva" in materia di vertenze industriali ai tribunali del paese in cui è prevista o si è svolta l'azione collettiva.
•    Il regolamento Roma I, sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali, dovrebbe essere rivisto onde garantire l'applicazione della legislazione del paese ospitante ai lavoratori transfrontalieri distaccati non coperti dalle disposizioni della DSD. Nel quadro dell'armonizzazione verso l'alto delle condizioni di lavoro, si dovrebbe applicare una clausola della "condizione più favorevole" in caso di conflitto tra le legislazioni del paese di origine e del paese ospitante.
•    L'agenda REFIT dell'UE dovrebbe essere stralciata, per ripristinare invece la competenza e la volontà politica dell'UE di adottare regolamenti relativi alla salute e alla sicurezza. Il diritto delle parti sociali europee di concludere accordi settoriali vincolanti sulla salute e la sicurezza, previsto dal Trattato dell'Unione, non dovrebbe essere inficiato dall'omissione della Commissione europea di inoltrare gli accordi all'esame del Consiglio.
•    La frode alla previdenza sociale nel quadro del lavoro transfrontaliero, che depriva i lavoratori dei diritti pensionistici e altre tutele di sicurezza sociale, dovrebbe essere contrastata in modo efficace a livello europeo. Gli Stati membri "accomodanti", che permettono a società di comodo installate nel loro territorio di distaccare lavoratori in altri paesi senza pagare i contributi di previdenza sociale nel paese in cui sono distaccati, dovrebbero essere sanzionati.
•    Le attività di agenzie interinali che operano in modo fraudolento nell'UE sono tra i maggiori responsabili del social dumping e dovrebbero essere contrastate a livello comunitario. Per i lavoratori defraudati dei loro diritti si dovrebbe introdurre un sistema di sanzioni e la possibilità legale di chiedere un indennizzo.
•    Le liste nere di lavoratori – che si tratti di liste nere per l'occupazione di lavoratori coinvolti in attività sindacali o di liste nere 'interne' ottenute spiando illegalmente la corrispondenza dei lavoratori – devono essere proibite in modo efficace dalla legislazione europea e nazionale, e con adeguate sanzioni per i trasgressori.
•    Gli accordi commerciali tra l'UE e le altre parti del mondo non devono contenere disposizioni sugli "ostacoli non tariffari agli scambi" che minano l'acquis sociale dell'Unione europea, o che permettono a certe aziende di impugnare i regolamenti europei sulla salute, la sicurezza e la protezione sociale, o che mettono in discussione le decisioni democratiche degli Stati membri dell'UE.
•     La libertà dei sindacati di partecipare al dialogo sociale sul piano nazionale ed europeo non dovrebbe essere ostacolata da decisioni europee – per esempio governance economica, raccomandazioni ai singoli paesi, condizioni dettate dalla Troika, ecc. – o decisioni degli Stati membri di limitare i diritti di contrattazione collettiva delle parti sociali. Le denunce contro le violazioni del diritto di libertà di associazione dovrebbero essere giudicate dalla CEDU.
 
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