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 Guida INAIL sulla rimozione in sicurezza delle tubazioni idriche interrate in cemento amianto - Istruzioni operative INAIL per la tutela dei lavoratori e degli ambienti di vita.

Con il documento “Rimozione in sicurezza delle tubazioni idriche interrate in cemento amianto - Istruzioni operative Inail per la tutela dei lavoratori e degli ambienti di vita” Inail ha prodotto una guida che contiene delle utili istruzioni operative da adottare per la rimozione di tali tubazioni. Il documento è frutto di un processo di sistematizzazione di cui Inail si fa promotore e di un complesso lavoro di sinergia tra enti pubblici e privati, il cui fine principale è quello di integrare ed armonizzare le procedure di intervento e sicurezza finora adottate a scala nazionale, indicando un criterio di pianificabilità, riproducibilità ed omogeneità di intervento per agevolare l’operato dei lavoratori addetti al settore e degli Organi di Controllo competenti per territorio.

Come già noto, l’Italia è stata tra le prime nazioni europee a mettere al bando l’amianto, con l’emanazione della legge 257/1992 ed è stata tra le prime ad emanare norme tecniche di settore, volte alla tutela dei lavoratori e degli ambienti di vita. Dal dopoguerra risultano complessivamente prodotte in Italia circa tre milioni e ottocento mila tonnellate di amianto grezzo, con un’importazione di circa un milione e novecento mila tonnellate. Tuttavia questa legge “pur stabilendo il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione, produzione di amianto, di prodotti di amianto, di prodotti contenenti amianto, non impone l’obbligo di dismissione di tale sostanza o dei materiali che la contengono”. Inoltre l’articolo 1, comma 2, “ha consentito l’utilizzo, tra gli altri, di tubi, canalizzazioni e contenitori per il trasporto e lo stoccaggio di fluidi, ad uso civile e industriale per due anni dalla data di entrata in vigore della legge”. E in conseguenza di varie “proroghe ed ‘interpretazioni’ normative (Allegato 3 del decreto ministeriale 14 maggio 1996) l’utilizzo in deroga di tali manufatti è stato consentito fino all’emanazione del decreto ministeriale 14 dicembre 2004, che ne ha vietato definitivamente il nuovo impiego, fermo restando la possibilità dell’utilizzo di quanto già in opera. Si calcola che l'amianto sia stato utilizzato per produrre 3.000 differenti tipi di manufatti, di cui 2.000 destinati all'uso in edilizia. Nei palazzi costruiti fra gli anni ’60 e ‘70, nelle tettoie, nelle canne fumarie, nell’aria condizionata, ecc, molti sono ancora i manufatti che contengono la fibra killer. Tra le tipologie di manufatti realizzati non si può omettere di citare le tubazioni in cemento amianto, impiegate per decenni per scopi civili e militari. Fino al recente passato tali tubazioni venivano impiegate oltre che per la costruzione di impianti industriali, anche per la realizzazione di reti di servizio (acqua, fognature, comunicazioni, gas, etc.). La nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima Ona), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500.000 totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992, quando l’amianto veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive)”.

Le tubazioni in cemento amianto non costituiscono di per sé una sorgente primaria di pericolo per la salute pubblica qualora interrate, integre ed ancora in posto; possono tuttavia generare situazioni di rischio se oggetto di interventi di rimozione o manutenzione che portano all’esposizione parziale o totale all’aria ambiente del manufatto con possibile aerodispersione di fibre. Questo, soprattutto nel caso in cui la superficie esterna del manufatto sia deteriorata, anche parzialmente, con dissoluzione della matrice cementizia ed esposizione di fibre, oppure durante interventi di taglio e/o manipolazione delle tubazioni in modo non corretto. Si possono dunque creare condizioni di rischio per i lavoratori addetti a tali operazioni e per gli ambienti di vita limitrofi alle aree d’intervento, qualora non vengano adottate specifiche misure di prevenzione e sicurezza. Infatti, l’operatore non può trovarsi a lavorare in presenza di tubazioni in cemento amianto senza essere stato debitamente formato sulle procedure da adottare e senza l’adozione di idonei Dispositivi di protezione individuale (Dpi) ai sensi del decreto legislativo 81/2008 e s.m.i.. Tenuto conto di quanto sopra riportato e dell’ampia diffusione delle condotte in cemento amianto utilizzate per la distribuzione dell’acqua (e non fognature), della loro vetustà e di una sempre più accentuata richiesta da parte dei Comuni di interventi di rimozione delle stesse, si comprende la necessità di poter disporre delle presenti Istruzioni tecnico-operative, al fine di tutelare i lavoratori addetti al settore e gli ambienti di vita limitrofi. Dette procedure, riferite ad attività “programmabili” ed “in pronto intervento”, vengono esplicitate nei capitoli all’interno dell’elaborato in oggetto.

 Per quanto riguarda l’ambiente di lavoro si deve far riferimento ai criteri ed agli adempimenti stabiliti dal decreto legislativo 81/2008 e s.m.i.. In particolare esso stabilisce la responsabilità del Datore di lavoro (Dl) riguardo la sicurezza e la salute nell’ambiente di lavoro. Si ricorda che il valore limite di esposizione per i lavoratori addetti ad attività di manutenzione, rimozione dell’amianto o dei materiali contenenti amianto, smaltimento e trattamento dei relativi rifiuti, nonché bonifica delle aree interessate, viene fissato in 0,1 fibre per centimetro cubo di aria, misurato come media ponderata nel tempo di riferimento di otto ore (articolo 254, comma 1 decreto legislativo 81/2008 e s.m.i.). I datori di lavoro devono provvedere affinché nessun lavoratore sia esposto a una concentrazione di amianto nell’aria superiore al valore limite.

 

  •           A pagina 72 della guida trovate il capitolo dedicato ad alcune frequenti domande e le relative risposte. (Frequently asked questions (Faq)) 

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