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Sindacato Nuovo, marzo 2020. Intervista a Fabrizio Curcio, a capo del Dipartimento Casa Italia della Presidente del Consiglio dei Ministri.

Con l’approvazione del nuovo Codice di protezione civile (dlgs 1/2018) sono stati introdotti nuovi elementi nella normativa di settore: quali sono gli aspetti innovativi collegati alla prevenzione nel nuovo codice?


Il nuovo codice approvato con il decreto legislativo 1 del 2018 in attuazione alla legge delega n. 30 del 2017, ha attualizzato la legge storica di protezione civile (legge 225 del 1992) nata dopo le tragiche conseguenze del sisma del 1980 che ha colpito l’Irpinia. La legge del 1992 già stabiliva che il sistema di protezione civile si occupasse di previsione e prevenzione dei rischi, del soccorso alle popolazioni colpite e delle attività connesse con il superamento della fase di emergenza. Nel tempo, con l’evolversi della nostra società e con l’aumento delle attività e competenze che si sono progressivamente sviluppate, si è reso necessario definire in maniera più chiara il concetto di prevenzione. Il codice riordina le disposizioni che disciplinano le attività di prevenzione che rientrano nel perimetro della protezione civile, precisando la differenza tra quelle a carattere non strutturale (come ad esempio la pianificazione di protezione civile) e quelle di carattere strutturale (che attengono alla realizzazione di infrastrutture). In particolare, il nuovo codice ribadisce la piena competenza del sistema di protezione civile sulle attività di prevenzione non strutturale limitando ed ancorando quelle di carattere strutturale alle mere azioni da attuare in caso di emergenza e comunque nell’ambito di una pianificazione preesistente che, in caso di evento emergenziale, si troverebbe in una sorta di accelerazione attuativa. Ovviamente il nuovo codice, esaminando e dettagliando le azioni dei soggetti che compongono il sistema di protezione civile, considera le attività di prevenzione elementi fondamentali di un sistema che non deve concentrarsi solo sulle attività in emergenza ma deve lavorare, pianificare e programmare prima che le stesse si verifichino.

Edilizia verde, bonus fiscali, coperture assicurative del rischio. Serve al nostro Paese una normativa di settore omogenea e unitaria, che scongiuri il rischio frammentazione, e aiuti il rilancio dell’economia?


La società moderna si caratterizza per una elevata frammentazione di competenze ma anche per una straordinaria possibilità di intervenire preventivamente con strumenti che possono essere tecnici, economici e finanziari. Tutti questi strumenti sono in costante e rapida evoluzione e costituiscono delle vere opportunità di crescita del nostro Paese. Necessitano tuttavia di una omogeneizzazione e di una integrazione con l’obiettivo di non vanificare il percorso prefissato e soprattutto evitare di inviare messaggi al cittadino che possano creare confusione. In sostanza, temi come lo sviluppo sostenibile, la trasformazione delle nostre città (e soprattutto delle nostre comunità) in città (e comunità) “intelligenti”, o come la reintroduzione di una edilizia sostenibile e “verde”, o la trasformazione dell’edilizia esistente in alternativa all’occupazione di spazi, non rappresentano temi “alternativi” o in antitesi alle azioni connesse con la prevenzione dei rischi. Tutt’altro, questi processi devono essere accompagnati dalla valorizzazione della ricchezza culturale del nostro paese e devono trovare nelle attività di prevenzione dei rischi una forma di realizzazione “eccellente”. Tutto ciò può e deve essere fatto se le azioni e gli strumenti di incentivazione previsti dalle norme troveranno un punto di sintesi ed una normativa unitaria che li organizzi e ne monitori l’efficienza non solo per il raggiungimento effettivo degli obiettivi previsti ma anche per il rilancio dell’economia del Paese. Uno degli obiettivi strategici del Dipartimento casa Italia è proprio quello di contribuire all’adozione di tali norme che favoriscano detto coordinamento.

La transizione ecologica e il green deal europeo incideranno profondamente nel prossimo futuro sulle politiche nazionali e sull’economia reale. In questo contesto quale sarà il ruolo di Casa Italia? 


Il green deal europeo rappresenta la programmazione delle attività da prevedere con l’ obiettivo di un uso efficiente delle risorse, grazie al passaggio ad una economia circolare, e l’intervento per limitare i cambiamenti climatici e ridurre l’inquinamento. Tale percorso riguarda tutti i settori dell’economia con l’intento di portare l’Europa ad essere il primo continente al mondo ad “emissioni zero” entro il 2050. Si tratta pertanto di un percorso che prevede la definizione di una serie di strumenti normativi ed attuativi, ancora in via di definizione. Non c’è dubbio che l’Italia farà la propria parte e tutti gli attori in gioco, enti, amministrazioni, organizzazioni, associazioni fino ad arrivare al singolo cittadino saranno chiamati a dare il proprio contributo. Tali obiettivi si potranno raggiungere solo se tutto il “sistema Paese” farà uno sforzo nella direzione indicata e se verrà condivisa l’importanza e di tale mission. Il Dipartimento Casa Italia, quale struttura di supporto al Presidente del Consiglio che opera con funzioni di indirizzo e coordinamento dell’azione strategica  del governo sulle funzioni che attengono allo sviluppo, all’ottimizzazione ed all’integrazione degli strumenti finalizzati alla cura ed alla valorizzazione del territorio e delle aree urbane, è pienamente coinvolta in tale processo e fornirà il proprio contributo alle attività già in corso ed in quelle in fase di pianificazione. Sarà una sfida alla quale parteciperemo convintamente nella consapevolezza che questa opportunità appare unica ed irripetibile per dare un segnale convinto di cambiamento nella direzione indicata dall’Europa e dal Governo. 

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