Sindacato Nuovo, Novembre 2020. Le riflessioni di Camillo De Berardinis, Amministratore delegato di CFI Cooperazione Finanza Impresa s.c.p.a. su azioni e strumenti da mettere in campo.
Il sequestro dei beni illegalmente detenuti, che ha raggiunto negli ultimi anni una dimensione economica e finanziaria sempre più rilevante e incisiva, è un forte ed efficace strumento di contrasto alla criminalità organizzata, ma, nello stesso tempo, è il primo passo di un percorso delineato dal codice antimafia con le norme relative alla gestione e alla destinazione dei beni, che ha la finalità di “risanare” e restituire il bene alla collettività.
Per realizzare questo obiettivo, molto complesso da perseguire, è importante che, fin dalla fase dell’amministrazione giudiziaria, si creino le migliori condizioni per arrivare con la confisca definitiva alla destinazione dei beni e che tutti gli attori coinvolti nelle varie fasi della “filiera” operino in modo integrato. I protocolli d’intesa sottoscritti tra i Tribunali di Roma e di Milano, l’Agenzia Nazionale per la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) alla criminalità organizzata, le organizzazioni imprenditoriali, sindacali e CFI si prefiggono proprio questo scopo.
Rafforzare la collaborazione tra istituzioni e forze economiche e sociali è essenziale, ma questa politica va sostenuta con strumenti di intervento e risorse in grado di rispondere a due esigenze prioritarie, l’accesso al credito e l’inserimento di competenze manageriali/imprenditoriali.
Per rispondere a queste esigenze, con Decreto del Ministro dello Sviluppo economico del 4 novembre 2016 è stato creato un fondo agevolato gestito da Invitalia destinato alle aziende sequestrate e confiscate, con la finalità di sostenere il fabbisogno finanziario circolante; gli interventi per la tutela dei livelli occupazionali, l’emersione del lavoro irregolare, la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro; gli investimenti produttivi e i processi di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale.